PRINCIPI DI PERFUSIONE CARDIOPOLMONARE Augusta Pelosi, DVM, Diplomate ACVS Dipartimento di Cardiologia – Sezione di Cardiochirurgia Michigan State University, East Lansing, Michigan Lo sviluppo attuale di questa tecnologia ha una storia lunga che comincia nel 1930 con il Dott. Gibbon, ma dobbiamo aspettare fino al 6 maggio 1953 per avere la prima chirurgia a cuore aperto compiuto dallo stesso Dott John Gibbon all'Università del Minnesota. In ambiente ospedaliero e’ un tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare a far funzionare la macchina. Il sistema bypass come si evince dal termine stesso, ha la funzione di sostituire il cuore come pompa e i polmoni per le funzioni di scambio di gas durante un intervento a cuore aperto. La macchina per il cardiopulmonary bypass puo’ essere accessoriata con molteplici parti aggiuntive ma ci sono componenti di base, fondamentali per il suo funzionamento: 1. Pompe 2. Ossigenatori 3. Heater and cooler 4. Serbatoio artero-venoso 5. Tubatura 6. Cannule Pompe Esistono due tipi principali di pompe usate in percentuali diverse in America e Europa. Rotatorie Possono essere singole, doppie o multiple. La pompa ha all’interno un meccanismo rotatorio che permette la compressione costante di una parte di tubo del circuito. L’occlusione continua del tubo permette di generare sia pressione negativa che positiva, rendendo pertanto possibile la propagazione del sangue in avanti ma anche il suo uso per l’aspirazione di liquidi dall’area chirurgica. Gli svantaggi di questo sistema sono: eccessiva o inappropriata occlusione, miscalibration, frattura del tubo, perdita di energia, tromboembolismo. Radiali o centrifughe 1 Consiste in un nido di coni lisci di plastica o una ventola localizzati in un contenitore di plastica. Il principio di funzionamento si basa sulla capacita’ di creare un gradiente pressorio tra l’entrata e l’uscita della pompa. La pressione differenziale provoca il movimento di fluido. Questo gradiente e’ creato da un vortice generato dalla rotazione della pompa ad alti rpm. Il vortice determina un’ area di bassa pressione nel centro e una zona di alta pressione all’ esterno. E’ in genere associato a un rischio contenuto di embolismo. I principali svantaggi sono il bisogno di un misuratore di flusso, la possibilita’ di flusso retrogrado quando la pompa rallenta o si ferma. A causa del suo principio di funzionamento, la pompa, fortemente dipendente dall’afterload, e’ pertanto fortemente influenzata da cambi in resistenza sia nel paziente che nel circuito. I maggiori vantaggi nell’uso di queta pompa risiede nell’essere non-occlusiva e pertanto non indurre il fenomeno chiamato ”spallation”. Ossigenatori Rappresentano la parte del circuito responsabile dello scambio gassoso dando ossigeno e una percentuale di gas anestetico e rimuovendo anidride carbonica. Gli ossigenatori usati nelle normali chirurgie cardiache, dovrebbero essere limitate a 6 ore. Ossigenatori usati per periodi piu’ lunghi sono chiamati extracorporeal life support (ECLS) o extracorporeal membrane oxygenator (ECMO). Esistono delle differenze fondamentali rispetto al processo di ossigenazione che avviene a livello polmonare a cui provvede l’ingegneria nella costruzione di queste componenti. Ossigenatori a “Bubble”. L’ossigenatore e’ diviso in due parti. Il sangue privo di ossigeno entra passivamente in una zona dove viene mescolato. L’ ossigeno viene immesso nel flusso ematico causando la formazione di piccole bollicine. L’ossigeno si unisce al sangue spiazzando l’anidride carbonica. A questo punto il sangue entra in una seconda area, un serbatoio arterioso, dove le bollicine di gas che hanno assunto un aspetto di schiuma gassosa, vengono rimosse dall’azione di una liquido a base di silicone che destabilizza le bolle facendole implodere. In questo sistema lo scambio di calore avviene nello stesso momento in cui avviene lo scambio gassoso. Ossigenatori “a membrana”. Rappresentano l’ unica forma attualmente usata di ossigenatori, in cui una barriera semipermeabile produce una separazione tra il sangue e l’ossigeno. Questi ossigenatori assomigliano a polmoni veri e propri ed offrono una barriera completa tra l’ ossigeno e le 2 fasi di sangue. Le membrane sono per lo piu’ formate con polivinilcloride (PVC) che offre le migliori caratteristiche per lo scambio gassoso. Nei sistemi a lungo termine come ECMO e il ECLS, il silicone e’ invece il materiale preferito. La membrana e’ costruita con fibre vuote di PVC, precedentemente trattate per creare microcanali. La porosita’ di questo materiale si perde quando la membrana entra a contatto con le proteine ematiche. Lo scambio di calore avviene prima ed e’ seguito dallo scambio gassoso. Heater and cooler Aggiunge o rimuove calore dal sangue. Lo scambio avviene mediante acqua non - sterile che circola attraverso un calorifero o unità refrigerante. Serbatoio venoso E’ un contenitore rigido, non collassabile dove viene accumulato il sangue di ritorno dalle cannule venose. Da questo serbatoio si diparte il tubo che va alla pompa per poi ritornare nell’ossigenatore e venir pompato attraverso la cannula arteriosa. Una prima eliminazione di bolle di aria avviene a questo livello prima che il sangue venga pompato nell’ossigenatore. Questo deposito rappresenta il centro di molte attivita’ durante il bypass. Trasfusioni di sangue, farmaci e campioni di sangue per valutare ossigenazione etc, avvengono in questo serbatoio. Tubatura Il diametro interno dei tubi e’ il fattore piu’ importante per la determinazione del massimo flusso ematico ottenibile con un particolare circuito. La tubatura deve essere costruita con materiale biocompatible: atossico, nonimmunogenico, nonallergico, nonmutageno. Il materiale piu’ usato per i circuiti bypass e’ il silicone o il PVC. Da un punto di vista meccanico il PVC sembra essere superiore per la sua durata nel tempo ma da un punto di vista di biocampatibilita’ e resistenza a basse temperature, il silicone e’ superiore. La compressione costante puo’ produrre “fatigue” del materiale con rilascio di microparticelle, questo processo di usura del materiale e’ chiamato “spallation”. Cannulazione Esistono diversi tipi di cannulazione fatti a livello vascolare per permettere un normale flusso durante il bypass. Per comodita’ si possono dividere in questo modo: Cannulazione arteriosa Per questo tipo di cannulazione possono essere scelte diverse combinazioni dipendendo dalle necessita’ e dal tipo di intervento. La piu’ comune e’ la cannulazione dell’aorta ascendente. Delle altre forme di cannulazione, l’ arteria femorale e’ considerata come 3 prima scelta in pazienti umani che vanno incontro a interventi ripetuti e in pazienti veterinari in cui si ha limitato spazio nella cavita’ toracica o se si sospetta che la parete aortica non riuscirebbe a tollerare la presenza di una cannula. La cannula viene mantenuta mediante una sutura a “purse string” nel muro aortico. Attraverso un’ incisione nel vaso, la cannula e’ introdotta e diretta verso l’arco. Cannulazione venosa Queste cannule devono garantire il ritorno venoso al bypass. Le dimensioni devono pertanto rispettare il normale ritorno venoso stimato per un paziente di un determinato peso. La tipica cannulazione usata in pazienti umani e’ chiamata bicava, perche’ due cannule sono inserite in ciascuna vena cava. In alcuni casi, la cannulazione singola dell’ atrio viene preferita. Altre forme di cannulazione prevedono l’uso di vene periferiche come la giugulare e la femorale, raramente usate sia per un fattore estetico ma anche perche’ necessitano l’uso di un sistema aspirante. In pazienti veterinari, la cannulazione atriale singola sembra essere la piu’ semplice da un approccio laterale mentre una bicava e’ probabilmente preferita nel caso di una sternotomia mediana. Una “purse string” viene usata per fissare la cannula a livello della vena cava o dell’ atrio. La sutura viene poi chiusa intorno alla cannula a mo’ di laccio emostatico per evitare che una parte del sangue passi intorno alla cannula e raggiunga la parte destra del cuore. LV vent Normalmente la zona di entrata e’ nelle vene polmonari, ma puo’ anche essere inserita a livello aortico o direttamente nel ventricolo sinistro. Mentre la parte destra del cuore e’ normalmente drenata dalla cannula venosa, la funzione di questa cannula nella parte sinistra e’ di evitare un’ eccessiva dilatazione del cuore sinistro, un eccessivo aumento di temperatura dovuto alla presenza di sangue, evitare l’espulsione di bolle d’aria e un miglioramento della visualizzazione chirurgica. In condizioni normali, una quantita’ di sangue dalle vene bronchiali e tebesiane e una piccola quantita’ di sangue dal cuore destro si accumula nel ventricolo destro. Inoltre esistono condizioni patologiche che possono rendere l’accumulo nel ventricolo sinistro ancora piu’ drammatico, le piu’ importanti sono un dotto arterioso pervio o uno shunt sistemico-arteria polmonare (come un Blalock Taussig, Potts or Waterston), setti ventricolari o atriali, un drenaggio venoso anormale nel cuore sinistro, rigurgitazione aortica. 4 Cannula per amministrazione della cardioplegia La cardioplegia puo’ essere somministrata in maniera anterograda o retrograda con una cannula nell’aorta ascendente o nel seno coronarico. Cannula per aspirazione Il sangue presente nel campo chirurgico e nelle cavita’ cardiache che, viene aspirato durante la chirurgia, viene reintrodotto nel circuito mediante l’uso di cannule per la suzione. Ne esistono di diversi modelli, vengono messi in funzione da una pompa che permette l’aspirazione del sangue e il trasporto nel deposito venoso, dove si unisce al resto del sangue. Cardioplegia L’infusione permette di ridurre al minimo il danno miocardico durante il clampaggio aortico mediante infusione di una soluzione fredda nel letto vascolare coronarico. In caso di mancata protezione, il danno miocardico irreversibile puo’ manifestarsi dopo solo 20 minuti, anche se esiste un certo margine di protezione garantito dal livello di ipotermia raggiunto. In questo modo i tempi di ischemia possono essere sensibilmente prolungati al punto che periodi di arresto di tre-quattro ore vengono tranquillamente tollerati dai tessuti senza che vi sia la minaccia di un danno irreversibile. Diverse tipologie di soluzioni cardioplegiche sono attualmente usate. Per convenienza è possibile distinguerle in due principali gruppi: Cardioplegia cristalloide Cardioplegia cristalloide-ematica La cardioplegia cristalloide fredda è stata la prima ad essere sperimentata ed e’ caratterizzata da una componente completamente cristalloide e da una temperatura di somministrazione di circa 4°C. Nella famiglia delle cristalloidi è possibile distinguere fra soluzioni intracellulari ed extracellulari. Le soluzioni intracellulari, caratterizzate dalla bassa concentrazione di sodio e procaina e dall'assenza dello ione calcio, inducono l'arresto cardiaco riducendo i gradienti ionici transmembrana. L'osmolarità viene mantenuta con l'aggiunta di mannitolo nella soluzione. Le soluzioni extracellulari agiscono variando le concentrazioni ioniche extracellulari aumentando nello specifico le concentrazioni extracellulari di potassio. In tal modo si produce un'iperpolarizzazione di membrana che arresta il cuore in diastole mantenendo uno stato di quiescenza elettrica. 5 Questa soluzione è stata successivamente modificata a costituire una parte ematica ed una cristalloide secondo un rapporto che tipicamente e’ di 4:1. La parte ematica è rappresentata dal sangue autologo proveniente dall'ossigenatore che si combina direttamente con la composizione cristalloide. Il raffreddamento della soluzione avviene per passaggio in uno specifico scambiatore di calore, impostato a seconda del protocollo ad una temperatura tra i 4-12°C. Ciò permette una somministrazione di tipo intermittente. Attualmente questa soluzione e’ probabilmente la piu’ usata in ambiente clinico. I vantaggi sono rappresentati dalle seguenti proprieta’ della soluzione: Sangue: veicolo di ossigeno, sistema tampone, proprietà osmotiche, substrato metabolico; Cristalloide: composizione elettrolitica e pH fisiologici, presenza di antiossidanti e stabilizzatori di membrana; Temperatura: il freddo induce riduzione del metabolismo, riduzione richiesta di O2, miglioramento della protezione miocardica. Bibliografia Gravlee GP, Davis RF, Stammers AH, Ungerleider RM. Cardiopulmonary Bypass. Principles and practice. 3rd edizione; Philadelphia PA: Lippincott Williams & Wilkins 2008 Orton EC, McCracken TO. Small Animal Thoracic Surgery. Malvern, PA: Williams and Wilkins 1995 Mavoudis C, Backer CL Pediatric Cardiac Surgery. 3rd edizione Mosby 2003 6