16 Il campo dei numeri complessi Consideriamo lo spazio vettoriale IR2 = {(a, b) : a ∈ IR, b ∈ IR} , con le usuali operazioni: addizione di due vettori, (a, b) + (a! , b! ) = (a + a! , b + b! ) , e prodotto di un numero reale α per un vettore, α(a, b) = (αa, αb) . Introduciamo in esso un’ulteriore operazione interna, la moltiplicazione, cosı̀ definita: (a, b) · (a! , b! ) = (aa! − bb! , ab! + ba! ) . Nel seguito, ometteremo spesso di scrivere il “ · ”. Si può verificare che valgono le seguenti proprietà: a) (associativa) (a, b) · ((a! , b! ) · (a!! , b!! )) = ((a, b) · (a! , b! )) · (a!! , b!! ) ; b) esiste un “elemento neutro” (1, 0): si ha (a, b) · (1, 0) = (a, b) ; −b a c) ogni elemento (a, b) #= (0, 0) ha un “reciproco” (a, b)−1 = ( a2 +b 2 , a2 +b2 ): si ha " ! −b a , = (1, 0) ; (a, b) 2 a + b 2 a2 + b 2 d) (commutativa) (a, b) · (a! , b! ) = (a! , b! ) · (a, b) ; e) (distributiva) (a, b)·((a! , b! )+(a!! , b!! )) = ((a, b)·(a! , b! ))+((a, b)·(a!! , b!! )) . In questo modo, (IR2 , +, · ) risulta essere un campo, che verrà indicato con C C e si dirà il “campo complesso”. I suoi elementi si chiameranno “numeri complessi”. Cosı̀ come il simbolo 0 è stato usato per indicare l’elemento neutro (0, 0) per l’addizione, indicheremo ora con il nuovo simbolo 1 il numero complesso (1, 0), elemento neutro per la moltiplicazione. Ogni numero complesso (a, b) si può scrivere come combinazione lineare degli elementi (1, 0) e (0, 1) della base canonica; se introduciamo il simbolo i per indicare il numero complesso (0, 1), abbiamo quindi (a, b) = a(1, 0) + b(0, 1) = a1 + bi . 38 Questa scrittura viene spesso abbreviata scrivendo semplicemente (a, b) = a + bi o anche a + ib. Il numero a si dice “parte reale” di z e si scrive a = Re(z). Il numero b si dice “parte immaginaria” di z e si scrive b = Im(z). Ecco allora che si può pensare C C come un’estensione di IR in questo modo: si identificano tutti gli elementi della forma (a, 0), ossia a1, con il corrispondente numero reale a. Si può vedere che, cosı̀ facendo, le operazioni di somma e moltiplicazione indotte su IR sono quelle preesistenti. Osserviamo ora che si ha i2 = (0, 1)(0, 1) = (−1, 0) = −1 . Usando questa semplice informazione, possiamo verificare che valgono le usuali proprietà simboliche formali: ad esempio, (a + ib)(a! + ib! ) = aa! + aib! + iba! + ibib! = (aa! − bb! ) + i(ab! + ba! ) . L’insieme dei numeri complessi eredita da IR2 la norma e la distanza euclidea. Se z = a + ib, la norma si scrive √ |z| = a2 + b2 , e si chiama piuttosto “modulo” di z. La distanza tra due numeri complessi z e z ! è data da d(z, z ! ) = |z − z ! | . Rispetto a tale distanza, C C risulta, come IR2 , uno spazio metrico completo. Dati due numeri complessi z e z ! , si può verificare che |zz ! | = |z| |z ! | . Ne segue che, per n ∈ IN , |z n | = |z|n . Inoltre, se z #= 0, essendo |z −1 z| = 1, si ha |z −1 | = |z|−1 . Dato un numero complesso z = a + ib, si introduce il numero z ∗ = a − ib, detto il “complesso coniugato” di z. Valgono le seguenti proprietà: (z1 + z2 )∗ = z1∗ + z2∗ ; 39 (z1 z2 )∗ = z1∗ z2∗ ; z ∗∗ = z ; zz ∗ = |z|2 ; 1 Re(z) = (z + z ∗ ) ; 2 1 Im(z) = (z − z ∗ ) . 2i Se z #= 0, è 17 z −1 = z∗ . |z|2 Le radici quadrate Sia z = a + ib un numero complesso fissato. Cerchiamo le soluzioni in C C dell’equazione u2 = z . Queste verranno dette “radici quadrate” di z. Se b = 0, ho # √ ± √a se a ≥ 0 , u= ±i a se a < 0 . Se invece b #= 0, scriviamo u = x + iy. Allora x2 − y 2 = a , 2xy = b . Essendo b #= 0, si ha x #= 0 e y #= 0. Posso quindi scrivere y = b , 2x e ottengo b2 = 0, x − ax − 4 4 da cui 2 √ a2 + b 2 . 2 Determinati cosı̀ x e y, abbiamo due soluzioni della nostra equazione: 2 x = & a+ u = ± a+ √ a2 + b 2 b . + i' √ 2 2 2 2 (a + a + b ) 40 Possiamo ora considerare un’equazione del secondo grado Au2 + Bu + C = 0 , dove A, B, C sono numeri complessi fissati, con A #= 0. Come facilmente si vede, l’equazione è equivalente a * u+ B 2A +2 = B 2 − 4AC . (2A)2 2 B −4AC , ci si riconduce al problema delle radici Ponendo v = u + 2A e z = B(2A) 2 quadrate che abbiamo già risolto. 18 Forma trigonometrica dei numeri complessi z Ogni numero complesso z #= 0 si può scrivere come z = |z| |z| . Indicheremo z con ρ il modulo di z; Siccome |z| appartiene alla circonferenza unitaria, esiste z un unico θ ∈ [0, 2π[ per cui |z| = (cos θ, sin θ). Tale θ si dice “argomento principale” di z e si indica con Arg(z). Avremo quindi z = ρ(cos θ + i sin θ) . In realtà ogni θ che verifichi questa relazione si chiama “argomento” di z. Due argomenti dello stesso numero complesso differiscono quindi per un multiplo intero di 2π. Dati due numeri complessi z = ρ(cos θ + i sin θ), z ! = ρ! (cos θ! + i sin θ! ) , avremo che zz ! = ρρ! [(cos θ cos θ! − sin θ sin θ! ) + i(sin θ cos θ! + cos θ sin θ! )] = ρρ! [cos(θ + θ! ) + i sin(θ + θ! )] . Quindi, moltiplicando due numeri complessi, gli argomenti corrispondenti si sommano. In particolare, z 2 = ρ2 [cos(2θ) + i sin(2θ)] , e, per induzione, si ha la formula di De Moivre: z n = [ρ(cos θ + i sin θ)]n = ρn [cos(nθ) + i sin(nθ)] . 41 19 Le radici n-esime Dato un numero complesso z = ρ(cos θ + i sin θ), consideriamo l’equazione un = z , con n ≥ 1. Le soluzioni di questa equazione sono dette “radici n-esime” di z; esse saranno della forma u = r(cos φ + i sin φ), e si avrà: rn = ρ , nφ = θ + 2πk , con k ∈ ZZ. Allora sarà r= √ n ρ, φ= θ 2πk + . n n Si noti però che gli argomenti φ di questo tipo individuano solamente n angoli distinti che, al variare di k in ZZ, si ripetono ciclicamente con periodo n. In conclusione, le radici n-esime di z sono in numero di n e si possono scrivere come segue: u= √ n , ! θ 2πk + ρ cos n n " ! θ 2πk + i sin + n n "- , k = 0, 1, ..., n − 1 . Per concludere, consideriamo l’equazione più generale An un + An−1 un−1 + ... + A1 u + A0 = 0 , dove A0 , A1 , ..., An sono numeri complessi fissati, con An #= 0. In altri termini, vogliamo trovare le radici di un polinomio a coefficienti complessi. Il seguente teorema, che enunciamo senza dimostrazione, è noto come teorema fondamentale dell’algebra. Teorema. Ogni polinomio di grado n ≥ 1 ha, nel campo complesso, almeno una radice. Il problema di trovare una formula generale che fornisca le soluzioni è però tutt’altro che facile. Lo abbiamo affrontato nel caso n = 2 e si può risolvere anche se n = 3 o 4. Se n ≥ 5, però, è stato dimostrato che non esiste alcuna formula di questo tipo. 42 20 Funzioni e successioni Sia E uno spazio metrico, x0 ∈ E e f : E → C C una funzione. I concetti di continuità e di limite non presentano qui alcuna novità, in quanto C C, dal punto di vista metrico, è del tutto equivalente a IR2 . Possono differire le notazioni: scriveremo eventualmente f (x) = f1 (x) + if2 (x) , invece di f (x) = (f1 (x), f2 (x)). Le componenti f1 e f2 si diranno “parte reale” e “parte immaginaria” della funzione f , rispettivamente. Pertanto, i teoremi sulla continuità e i limiti, in questo caso, si traducono come segue. Teorema. La funzione f è continua in x0 se e solo se lo sono la sua parte reale e la sua parte immaginaria. Teorema. Il limite di f (x) per x che tende a x0 esiste in C C se e solo se esistono, in IR, i rispettivi limiti della parte reale e della parte immaginaria di f . In tal caso, si ha: lim f2 (x) . lim f1 (x) + i x→x lim f (x) = x→x x→x0 0 0 Quest’ultimo teorema si applica in particolare alle successioni (zn )n di numeri complessi; scriveremo zn = xn + iyn dove xn , yn sono reali (parte reale e parte immaginaria di zn ). Corollario. La successione (zn )n ha limite in C C se e solo se le successioni (xn )n e (yn )n hanno limite in IR. In tal caso, si ha lim zn = lim xn + i lim yn . n 21 n n Serie numeriche Data una successione (ak )k di numeri reali o complessi, chiameremo “serie numerica” (ad essa associata) la successione (sn )n cosı̀ definita: 43 s 0 = a0 , s 1 = a0 + a1 , s 2 = a0 + a1 + a2 , ... sn = a0 + a1 + a2 + ... + an , ... La terminologia differisce da quella delle successioni, in generale, essenzialmente per motivi di tradizione. Il numero ak si dice “termine k−esimo”, . mentre sn = nk=0 ak si dice “somma parziale n−esima” della serie. Nel caso in cui esiste il limite di (sn )n ed è un numero S (reale o complesso), si dice che la serie “converge”. In tal caso, il numero S si dice “somma della serie” e si scrive ! n " ∞ S = lim n o talvolta anche / ak = k=0 / ak , k=0 S = a0 + a1 + a2 + ... + an + ... Se si tratta di una serie a termini reali e lim sn = +∞, si dice che la serie n “diverge a +∞”. Analogamente per il caso −∞. Se la successione non ha limite, si dice che la serie è “indeterminata”. Con un abuso di notazioni, si usa spesso indicare la serie stessa con i simboli ∞ / ak , oppure a0 + a1 + a2 + ... + an + ... , k=0 rischiando di confondere la serie con la sua eventuale somma. Seguendo la tradizione, ci adegueremo anche noi a queste notazioni. Esempi. 1) Per α ∈ IR, la serie geometrica 1 + α + α2 + α3 + ... + αn + ... ha termine k−esimo ak = αk . Se α #= 1, la somma parziale n−esima vale sn = n / αk = k=0 44 αn+1 − 1 , α−1 mentre se α = 1, si ha sn = n + 1. Quindi la serie converge se e solo se |α| < 1, nel qual caso la sua somma è ∞ / αk = k=0 1 . 1−α Se α ≥ 1, la serie diverge a +∞. Se α ≤ −1, la serie è indeterminata. 2) Sempre per α ∈ IR, abbiamo già stabilito nella prima parte del corso che la serie α2 α3 αn 1+α+ + + ... + + ... 2! 3! n! converge e ha per somma ∞ / αk = eα . k! k=0 Cominciamo con una semplice conseguenza della proprietà associativa e distributiva di addizione e moltiplicazione. . . ∞ Teorema. Supponiamo che le due serie ∞ k=0 ak e k=0 bk convergano e abbiano somma A e B, rispettivamente. Allora converge anche la serie .∞ vale A + B. Inoltre, per ogni numero fissato k=0 (ak + bk ) e la sua somma .∞ α, converge anche la serie k=0 (αak ) e la sua somma vale αA. Scriveremo brevemente ∞ / (ak + bk ) = k=0 ∞ / ak + k=0 Dimostrazione. Siano sn = sn + s!n = ∞ / bk , k=0 .n k=0 n / ∞ / (αak ) = α k=0 ak e s!n = .n (ak + bk ) , k=0 ak . k=0 k=0 bk . αsn = ∞ / Allora n / (αak ) , k=0 da cui segue la tesi. Formuliamo in questo contesto la caratterizzazione del limite di una successione di numeri complessi con la sua parte reale e immaginaria. . Teorema. Se ak = xk +iyk , la serie ∞ k=0 ak converge se e solo se convergono .∞ .∞ le serie k=0 xk e k=0 yk . In tal caso, la somma della serie è data da ∞ / k=0 ak = ∞ / xk + i k=0 45 ∞ / k=0 yk . .n Dimostrazione. Sia sn = ak . Allora k=0 n / sn = (xk + iyk ) = n / xk + i yk . k=0 k=0 k=0 n / . Pertanto, si ha sn = s!n + is!!n , dove s!n = nk=0 xk è la parte reale di sn e . s!!n = nk=0 yk è la sua parte immaginaria. Usando il corollario sul limite di una successione di numeri complessi, si ha la tesi. Vediamo come si adatta a questo tipo di successioni il criterio di Cauchy. Teorema. Una serie .∞ k=0 ak converge se e solo se ∀ε > 0 ∃n̄ : n > m ≥ n̄ ⇒ 0 0 0 / 0 0 n 0 0 ak 00 < ε . 0 0k=m+1 0 Dimostrazione. Essendo sia IR che C C completi, abbiamo che la successione (sn )n ha limite finito se e solo se è di Cauchy, ossia ∀ε > 0 ∃n̄ : m ≥ n̄ e n ≥ n̄ ⇒ |sn − sm | < ε . Non essendo restrittivo supporre m < n, sostituendo sn = .m k=0 ak si ha la tesi. Corollario 1. Se la serie .∞ k=0 .n k=0 ak e s m = ak converge, allora lim ak = 0. k Dimostrazione. Basta prendere n = m + 1 nel teorema precedente e ricordare la definizione di limite di una successione. . . Corollario 2. Se la serie ∞ |ak | converge, allora anche ∞ k=0. k=0 ak converge. ∞ In tal caso, si dice che la serie k=0 ak “converge assolutamente”. Dimostrazione. Se .∞ k=0 |ak | converge, per il criterio di Cauchy si ha: ∀ε > 0 ∃n̄ : 0. 0 n Ma, essendo 0 k=m+1 0 0 ak 0 ≤ ∀ε > 0 ∃n̄ : n > m ≥ n̄ .n k=m+1 n / k=m+1 |ak |, ne segue che n > m ≥ n̄ Quindi, per il criterio di Cauchy, ⇒ .∞ k=0 ⇒ 0 0 0 / 0 0 n 0 0 ak 00 < ε . 0 0k=m+1 0 ak converge. 46 |ak | < ε . Esempio. Per z ∈ C C, consideriamo la serie ∞ / zk k=0 Si ha che k! . 0 0 ∞ 0 k0 ∞ / / |z|k 0z 0 0 0= 0 0 k=0 k! k=0 k! e sappiamo che questa serie converge e ha per somma e|z| . Pertanto, la serie data converge assolutamente. Il criterio della convergenza assoluta enunciato nell’ultimo corollario ci porta a studiare più attentamente le serie a termini reali e positivi. 22 Serie a termini positivi Se per ogni k si ha che ak ≥ 0, la successione (sn )n è crescente e pertanto ha limite. In questo caso, la serie ha due sole alternative: o converge, o diverge a +∞. È molto utile il seguente criterio di confronto. Teorema. Siano Se la serie .∞ .∞ k=0 bk k=0 ak e ∃k̄ : .∞ k=0 bk k ≥ k̄ due serie a termini reali tali che ⇒ 0 ≤ ak ≤ b k . converge, allora converge anche la serie .∞ .∞ k=0 ak . Dimostrazione. Se la serie k=0 bk converge, per il criterio di Cauchy si ha che, fissato ε > 0, esiste un n̄ tale che n > m ≥ n̄ 0 0 0 n 0 0 / 0 0 0 b k0 < ε . 0 0k=m+1 0 ⇒ Essendo la serie a termini positivi, possiamo togliere il simbolo di valore assoluto. Sia n̂ = max{n̄, k̄}. Allora n > m ≥ n̂ ⇒ 0≤ n / k=m+1 ak ≤ n / bk < ε k=m+1 e quindi, sempre per il criterio di Cauchy, anche la serie 47 .∞ k=0 ak converge. Corollario 1. Siano tali che esista il limite .∞ k=0 ak e .∞ k=0 bk ' = lim k due serie a termini reali e positivi ak . bk Si possono verificare tre casi: 1. ' ∈ ]0, +∞[ ; allora le due serie convergono o divergono contemporaneamente. . . 2. ' = 0; se la serie ∞ bk converge, allora converge anche la serie ∞ ak . k=0 .∞ .k=0 ∞ 3. ' = +∞; se la serie k=0 bk diverge, allora diverge anche la serie k=0 ak . Dimostrazione. 1. Se ' ∈ ]0, +∞[ , esiste un k̄ tale che ' ak 3' k ≥ k̄ ⇒ ≤ , ≤ 2 bk 2 ossia 3' 2 k ≥ k̄ ⇒ ak ≤ b k e b k ≤ ak . 2 ' La conclusione segue allora dal criterio di confronto. 2. Se ' = 0, allora esiste un k̄ tale che, se k ≥ k̄, allora ak ≤ bk . Si applica quindi direttamente il criterio di confronto. 3. È analogo al caso 2, con i ruoli di ak e bk scambiati. Il seguente corollario ci fornisce il cosiddetto criterio del rapporto. Corollario 2. Sia il limite .∞ k=0 ak una serie a termini reali e positivi per cui esista L = lim k ak+1 . ak Se L < 1, allora la serie converge. Dimostrazione. Fissiamo un α ∈ ]L, 1[ . Allora esiste un k̄ tale che ak+1 k ≥ k̄ ⇒ ≤ α. ak Pertanto, si ha ak̄+1 ≤ αak̄ ak̄+2 ≤ αak̄+1 ≤ α2 ak̄ ak̄+3 ≤ αak̄+2 ≤ α3 ak̄ ... ak̄+m ≤ αak̄+m−1 ≤ αm ak̄ ... , 48 ossia, con un cambio di indici, ak̄ k α . αk̄ La conclusione segue per confronto con la serie geometrica di base α, che converge, essendo 0 < α < 1. k ≥ k̄ ⇒ ak ≤ αk−k̄ ak̄ = Abbiamo infine il seguente criterio dell’integrale. Teorema. Sia f : [1, +∞[ → IR una funzione continua, positiva e decre. scente. Allora la serie ∞ k=1 f (k) converge se e solo se f è integrabile su [1, +∞[ . In tal caso, si ha 1 ∞ / +∞ f ≤ 1 k=1 f (k) ≤ f (1) + 1 +∞ 1 f. Dimostrazione. Per x ∈ [k, k + 1], si ha f (k + 1) ≤ f (x) ≤ f (k). Quindi f (k + 1) ≤ 1 f (k + 1) ≤ 1 k+1 f ≤ f (k) . k Sommando, si ha n / k=1 ossia, ponendo sn = .n k=1 n+1 f≤ 1 n / f (k) , k=1 f (k), sn+1 − f (1) ≤ 1 1 n+1 f ≤ sn . 2 Essendo f positiva, la successione (sn )n e la funzione c ,→ 1c f sono entrambe crescenti e perciò hanno limite. Dalle disuguaglianze trovate, i due limiti sono entrambi finiti o entrambi +∞. Esempio. La funzione f : [1, +∞[ → IR definita da f (x) = x−α è integrabile su [1, +∞[ se e solo se α > 1, nel qual caso si ha 1 +∞ 1 Ne segue che: ∞ / 1 k=0 kα dx 1 = . xα α−1 converge 49 ⇔ α > 1. 23 Il prodotto alla Cauchy .∞ Date due serie in questo modo: k=0 ak e .∞ k=0 bk ∞ / k=0 , si definisce la serie “prodotto alla Cauchy” k / j=0 ak−j bj . . Teorema (di Mertens). Se la serie ∞ k=0 ak converge e ha somma A, la .∞ serie k=0 bk converge e ha somma B e almeno una delle due converge assolutamente, allora la serie prodotto alla Cauchy converge e ha somma AB. . Dimostrazione. Supponiamo, per fissare le idee, che sia la serie ∞ k=0 ak a con. vergere assolutamente. Indichiamo con ck = kj=0 ak−j bj , il termine k−esimo . . . della serie prodotto. Siano sn = nk=0 ak , s!n = nk=0 bk e s!!n = nk=0 ck . Sia inoltre rn! = B − s!n . Allora s!!n = a0 b0 + (a1 b0 + a0 b1 ) + ... + (an b0 + an−1 b1 + ... + a1 bn−1 + a0 bn ) = a0 s!n + a1 s!n−1 + ... + an−1 s!1 + an s!0 ! = a0 (B − rn! ) + a1 (B − rn−1 ) + ... + an−1 (B − r1! ) + an (B − r0! ) ! = sn B − (a0 rn! + a1 rn−1 + ... + an−1 r1! + an r0! ) . Siccome lim sn B = AB, la tesi sarà dimostrata se n ! lim (a0 rn! + a1 rn−1 + ... + an−1 r1! + an r0! ) = 0 . n Fissiamo ε > 0. Essendo lim rn! = 0, esiste un n̄1 tale che n n ≥ n̄1 ⇒ |rn! | < ε . . Poniamo inoltre R̄ = max{|rn! | : n ∈ IN }. Per ipotesi, la serie ∞ k=0 |ak | converge: sia Ā la sua somma. Per il criterio di Cauchy esiste un n̄2 tale che n̄2 ≥ n̄1 e n ≥ n̄2 Allora, se n ≥ n̄2 , ⇒ |an−n̄1 +1 | + |an−n̄1 +2 | + ... + |an | < ε . ! |a0 rn! + a1 rn−1 + ... + an−1 r1! + an r0! | ≤ ≤ |a0 | |rn! | + ... + |an−n̄1 | |rn̄! 1 | + |an−n̄1 +1 | |rn̄! 1 −1 | + ... + |an | |r0! | ≤ ε(|a0 | + ... + |an−n̄1 |) + R̄(|an−n̄1 +1 | + ... + |an |) ≤ εĀ + R̄ε = (Ā + R̄)ε , 50 il che completa la dimostrazione. 24 La funzione esponenziale complessa Si definisce la funzione esponenziale complessa ponendo, per ogni z ∈ C C, ez = ∞ / zk k=0 k! (si ricordi che la serie a secondo membro è assolutamente convergente). Teorema. Per ogni z1 , z2 si ha ez1 +z2 = ez1 ez2 . . zk . zk ∞ 1 2 Dimostrazione. Le serie ∞ k=0 k! e k=0 k! convergono assolutamente e hanno z2 z1 per somma e e e , rispettivamente. Pertanto, la serie prodotto alla Cauchy converge e ha per somma ez1 ez2 . Ma il prodotto alla Cauchy è la serie ! " ∞ k ∞ z1k−j z2j / 1 / k k−j j / (z1 + z2 )k = , z1 z2 = k! k=0 j=0 (k − j)! j! k=0 k! j=0 j k=0 ∞ / k / che ha per somma ez1 +z2 . Da qui la tesi. Sia ora z = a + ib. Allora ez = ea+ib = ea eib ; vediamo quest’ultimo: (ib)2 (ib)3 (ib)4 (ib)5 + + + + ... 2! 3! 4! 5! b2 b3 b4 b5 = 1 + ib − − i + + i − ... 2! 3! 4! 5! 2 4 b b b3 b5 = (1 − + − ...) + i(b − + − ...) 2! 4! 3! 5! = cos b + i sin b . eib = 1 + ib + Abbiamo cosı̀ la formula di Eulero ez = ea+ib = ea (cos b + i sin b) . 51 Si possono allora verificare le seguenti uguaglianze: per ogni t ∈ IR, cos t = eit + e−it , 2 sin t = eit − e−it . 2i Queste formule possono essere utilizzate, ad esempio, per estendere anche le funzioni trigonometriche al campo complesso. Il fatto che, per ogni z ∈ C C, ez+2πi = ez e2πi = ez , si può interpretare dicendo che la funzione esponenziale complessa è periodica di periodo 2πi. Questo fatto compromette la possibile definizione di una funzione “logaritmo” nel campo complesso: dato z ∈ C C, con z #= 0, l’equazione eu = z , vista la periodicità della funzione esponenziale, presenta molteplici soluzioni. Precisamente, se scriviamo z = ρ(cos θ + i sin θ), il numero complesso u = x + iy ne è soluzione se e solo se ex (cos y + i sin y) = ρ(cos θ + i sin θ) , ossia x = ln ρ , y = θ + 2πk , con k ∈ ZZ. Pertanto, eu = z ⇔ u ∈ {ln |z| + i(Arg(z) + 2πk) : k ∈ ZZ} . Talvolta si interpreta il “logaritmo complesso” come una “funzione multivoca” che assume in questo caso infiniti valori, riservando il nome di “logaritmo principale” al particolare valore ottenuto scegliendo k = 0. Ad esempio, il logaritmo complesso del numero i assume tutti i valori dell’insieme + 8 7 * π + 2πk : k ∈ ZZ . i 2 Il logaritmo principale di i vale pertanto π2 i. 52