APPLICAZIONI ILLUMINOTECNICHE: LAMPADINE[14] Lampadine ad incandescenza La lampada ad incandescenza è la più comune nelle nostre case. Sfrutta l'effetto Joule in quanto un filamento di tungsteno viene riscaldato dal passaggio della corrente elettrica e diviene incandescente. Il bulbo in vetro permette di creare il vuoto all'interno della lampada in modo che il filamento non possa bruciare. L'impiego è molto semplice poichè la loro accensione è immediata, non sono richieste apparecchiature ausiliarie e la resa dei colori è ottima. Purtroppo hanno una bassa efficienza luminosa (8-15 lm/W) e una vita limitata (1000 ore), se confrontata con altri tipi di lampade. La temperatura di colore è 2700 K con elevata emissione di calore. Variazioni nella tensione di alimentazione si riflettono sensibilmente sul flusso luminoso. Lampadina ad incadescenza. Foto di Tomasz Sienicki, copyright dell’autore. Fonte: www.wikipedia.com Lampadine ad incandescenza a ciclo di alogeni L'introduzione, nel bulbo vuoto di una lampada ad incandescenza, oltre che dei soliti gas inerti, anche di una miscela di sostanze alogene (il termine significa generatrici di sali), di norma iodio o bromo, determina un sensibile incremento dell'efficienza luminosa, della qualità dell'emissione e della durata della lampada. Il filamento di tungsteno, infatti, può essere portato a temperature più elevate di quelle normali per le lampade ad incandescenza. Le sorgenti cosiddette "a ciclo di alogeni" sono fornite di un filamento doppiamente spiralizzato di tungsteno ma hanno bulbi più piccoli, di dimensioni calcolate per rendere stazionario il regime termico interno. Nello spazio delimitato dal bulbo, che si trova a temperature comprese tra 1700 K e 500 K, pertanto a una certa distanza dal filamento (che raggiunge i 3000 K), le sostanze alogene si combinano con il vapore di tungsteno proveniente dal filamento dando origine agli alogenuri di tungsteno, che sono gas trasparenti e non hanno l'attitudine a fissarsi sulla faccia del bulbo. Trasportati dai moti convettivi interni, gli alogenuri tendono a tomare nello spazio vicino al filamento, a temperatura superiore a 1700 K. Poiché gli alogenuri di tungsteno sono composti stabili solo entro l'intervallo di temperature indicato (1700 - 500), avviene la dissociazione: il tungsteno ritorna libero e si deposita casualmente sul filamento mentre il gas alogeno si rende disponibile per un nuovo ciclo rigenerativo. Uno dei risultati del ciclo è che la tensione parziale del vapore di tungsteno intorno al filamento si mantiene su valori prossimi a quelli della tensione del vapore saturo. Ciò inibisce notevolmente il fenomeno della sublimazione. Il tungsteno libero si deposita sul filamento dal quale ciclicamente si separa. Ogni volta, ovviamente, non ritorna esattamente nel punto dal quale si è volatilizzato, ma si depone casualmente. Il filamento perciò non si rigenera mai integralmente ed è sempre soggetto a logoramenti localizzati, là dove il tungsteno, durante tutti i cicli di vita della lampada, non torna mai a depositarsi. Il ciclo degli alogeni necessita di un regime termico stazionario, con differenze di temperature costanti tra il filamento e la parete del bulbo, che sono gli estremi del campo termico che deve permanere all'interno della lampada. Con la temperatura dei gas introdotti si eleva anche la pressione da essi esercitata sulle pareti del bulbo. A differenza delle normali lampade ad incandescenza, le lampade alogene hanno un bulbo in pressione con pareti ad alta temperatura. Le prestazioni fornite dalle sorgenti a ciclo di alogeni sono sotto molteplici aspetti nettamente superiori a quelle delle tradizionali incandescenti. Per alcuni tipi l'efficienza luminosa raggiunge i 25 lm/W e la durata media il valore massimo di 4000 ore. La temperatura di colore è di 2900 K-3200 K e la resa cromatica ottima. (a) (b) (a) Lampada alogena e (b) lampada alogena con riflettore incorporato. Copyright di Zanino Temaluce S.p.A. Fonte: www.zanino.it.