La legge di Stefan Boltzmann Appunti per la realizzazione dell’esperienza di laboratorio Premessa Tutti i corpi caldi emettono energia in modo simile a un corpo nero. La legge di Stefan Boltzmann afferma che la potenza totale irraggiata da un corpo per unità di superficie è proporzionale alla quarta potenza della temperatura assoluta π π = π΄π,π ππ 4 (1 dove σ=5,67β10-8 Wm2K-4 è la costante di Stefan-Boltzmann e Aν,T≤1 è il potere assorbente del corpo. Un piccolo foro praticato in una cavità, a causa delle numerose riflessioni interne, approssima al meglio il corpo nero ideale, per cui Aν,T=1, mentre la parete del corpo avrà Aν,T≤1 (spettro di “corpo grigio”). Come esempio la figura che segue riporta il grafico del rapporto tra l’emissione di una parete e quella di una cavità dello stesso materiale, tungsteno. Lo spettro dell’energia irraggiata in funzione della lunghezza d’onda è un po’ differente, ma il suo integrale obbedisce comunque alla (1). Per la verifica occorre comunque misurare l’energia emessa su un intervallo di lunghezze d’onda molto ampio mediante un bolometro, uno strumento costoso e delicato il cui uso richiede molte accortezze per non ottenere false misurazioni. Tuttavia, se ci limitiamo alla verifica della legge ad “alte” temperature, l’esecuzione dell’esperimento è molto più facile. Infatti, se consideriamo le diverse frazioni del calore perso da un corpo per conduzione, convezione e irraggiamento per unità di tempo attraverso tutta la superficie π = ππΆ + ππ + ππΌ (2 sappiamo che l’ultimo termine aumenta con la quarta potenza della temperatura mentre gli altri due aumentano linearmente. Ne segue che WI diviene assolutamente preponderante da una certa temperatura in poi. Potremo quindi considerare la potenza persa dal corpo ad alte temperature come dovuta esclusivamente all’irraggiamento e trascurare gli altri contributi. La temperatura dalla quale possiamo considerare valida quest’approssimazione sarà determinata per mezzo dell’esperimento stesso. Per la verifica sperimentale si presta molto bene l’utilizzo di una comune lampadina a filamento di tungsteno, materiale in grado sopportare temperature molto elevate. Inoltre la lampadina è progettata, al fine di aumentare l’efficienza, per disperdere poco calore per conduzione (tramite i fili di contatto) o convezione (il gas a bassa pressione nel bulbo) e massimizzare l’irraggiamento. Per un migliore risultato è consigliabile l’uso di una lampadina alogena: l’utilizzo del gas alogeno diminuisce l’evaporazione del tungsteno e consente di raggiungere temperature più elevate prima della distruzione della lampada. La temperatura del filamento sarà ricavata dalla misura della sua resistenza elettrica, che è funzione della temperatura. Scopo della misura è ricavare la potenza fornita alla lampada in funzione della temperatura, che in condizioni stazionarie è data dalla (2). Al di sopra di una certa temperatura possiamo trascurare i primi due termini della (2) che diviene π = Aν,T πππ 4 , (3 dove abbiamo trascurato l’energia irraggiata e riflessa dall’ambiente che colpisce il filamento e viene assorbita. Prendendo il logaritmo naturale di entrambi i membri della (3) πΏπ(π) = πΏπ(π΄π,π ππ) + 4πΏπ(π) (4 Il cui grafico in funzione di Ln(T) è una retta. Poiché in realtà la potenza misurata contiene tutti i termini della (2) il grafico non sarà una retta. Tuttavia ci aspettiamo che da una certa temperatura in poi il grafico assuma un andamento rettilineo: quello è il tratto in cui l’ultimo termine della (2) prevale sugli altri. La pendenza della retta tracciata sui dati ad alta temperatura ci permetterà di ricavare l’esponente della legge che ci siamo proposti di verificare. L’apparato sperimentale Il materiale occorrente per l’esperimento è il seguente: 1. 2. 3. 4. 5. 6. L, Lampadina alogena 12V 10W con portalampada e relativo sostegno RS, Resistenza a filo di precisione da 1,00 β¦ (errore 0,1%) di alto wattaggio A, Alimentatore regolabile in continua 30V 5A o superiore VL e VR, due voltmetri ρ(T), la relazione fra la resistività del tungsteno e la sua temperatura Un termometro per misurare la temperatura ambiente Si monta il circuito come in figura, con la resistenza RS in serie alla lampada, il voltmetro VL in parallelo alla lampada (collegato quanto più possibile vicino a essa) e il voltmetro VR in parallelo a RS . + - L1 0.000 1 12V_10W 3 R1 Una nota pratica: occorre assolutamente evitare di toccare la lampadina con le mani. Il grasso delle impronte digitali sporca il vetro che perde la sua trasparenza producendo due effetti. Il primo è il surriscaldamento della lampada e quindi la sua precoce distruzione, che spesso impedisce di 1.0 V1 30 V 2 + 0.000 V U1 DC 10M V VL DC 10M raggiungere le temperature più alte. Il secondo è la riflessione di parte dello spettro da parte del bulbo sporco, che falsifica i risultati. Se ci si accorge di aver sporcato la lampada si può tentare di pulirla con alcool e un fazzoletto di carta, tenendo presente che comunque rimarrà un alone che peggiorerà la prestazione della lampada. Svolgimento Misurare la temperatura ambiente T0 con il termometro quindi alimentare il circuito e prendere le misure nella seguente tabella: VL±Δ VL (V) VR±Δ VR (V) I±ΔI (A) R±ΔR (β¦) R/R0±Δ(R/R0) T±ΔT (K) P±ΔP (W) Ln(T/T0)±Er Ln(P/P0)±Er La resistenza elettrica del filamento a bassa temperatura è molto piccola, per cui non è consigliabile usare il multimetro come Ohmmetro, perché si aggiungerebbe la resistenza dei cavi di collegamento. Invece è consigliabile prendere qualche misura nella tabella con una corrente molto piccola (quanto piccola dipende dalla sensibilità del voltmetro a disposizione) ad esempio 50mA (che corrispondono a 50mV sul voltmetro VR) in modo che la corrente stessa non scaldi il filamento e questo rimanga effettivamente a temperatura ambiente. La resistenza R(T0) si calcola poi con la legge di Ohm. Eseguendo la misura della resistenza in questo modo non si aggiunge l’errore dovuto alla resistenza dei cavi del voltmetro (perché sui fili del voltmetro VL scorre pochissima corrente a causa dell’alta impedenza del voltmetro e non c’è caduta di tensione). La misura includerà i cavi e i contatti dal punto in cui è connesso il voltmetro: per questo è importante che i contatti dei fili di VL siano il più possibile prossimi alla lampada. Nelle ultime due colonne della tabella la scelta di calcolare le grandezze relative alla temperatura ambiente è data dalla volontà di utilizzare grandezze adimensionali e non dipendenti dalla temperatura iniziale e da altre caratteristiche peculiari della lampada utilizzata, ma non è una scelta obbligata. Elaborazione dei dati sperimentali Una volta raccolti i dati nelle prime due colonne della tabella è facile ricavare le grandezze derivate nelle altre colonne, tranne che per la temperatura che richiede un discorso a parte. Sappiamo che la variazione della resistenza elettrica, espressa per mezzo della seconda legge di Ohm è π (π) π (π0 ) π(π) π π0 0 0 π = π(π ) π (5 Che include quindi anche la variazione dimensioni del conduttore dovute alla dilatazione termica. Detto π = 5π₯10−6 πΎ −1 il coefficiente di dilatazione lineare del tungsteno, π (π) π (π0 ) π(π) 1 π(π) 1 1+πΔπ 0 = π(π ) (1 + πΔπ) ⋅ (1+πΔπ)2 = π(π ) 0 . (6 Dato che l’intervallo di temperatura raggiunge al massimo i 2500 K, il prodotto ο¬T può essere al massimo 0.0125, con una differenza massima fra il rapporto della resistenza e quello della resistività dell’1,3% che tralasciamo perché inferiore all’errore commesso dagli strumenti e per semplicità di calcolo. La legge della variazione della resistività del tungsteno vale π π΅ π0 π(π) π(π0 ) =( ) π= π(π) π΅ π0 [π(π )] 0 (7 Dove B=1,165. Quindi 1 1 ≅ π (π) π΅ π0 [π (π )] . 0 (8 Calcolo degli errori Per completare la tabella e fare il grafico dobbiamo valutare gli errori. Per le misure prese direttamente dobbiamo fare riferimento al manuale del voltmetro per individuare l’errore. Nel nostro caso VL è stata letta con un multimetro da banco con errore 0,05% sulla scala da 100mV, errore 0,03% sulla scala da 1V, errore 0,02% sulla scala da 10V, mentre VRS è stata letta con un multimetro di accuratezza 0,1%+2digit. Per le grandezze derivate utilizziamo la propagazione degli errori (con ΔA si intende l’errore sulla grandezza A): ΔπΌ Δπ π Δππ π = + πΌ π π ππ π Δπ ΔππΏ ΔπΌ ΔππΏ Δπ π Δππ π = + = + + π ππΏ πΌ ππΏ π π ππ π E analoga formula per R(T0), che è la prima misura della serie. Proseguendo Δπ π = 0,001 π π π (π) ) Δπ (π) Δπ (π ) π (π0 ) 0 = + π (π) π (π) π (π0 ) ( ) π (π0 ) Δ( 1 Δπ Δπ0 = + π π0 π (π) π΅ Δ[ ] π (π0 ) 1 π (π) π΅ [ ] π (π0 ) R(T) Δπ0 1 Δ (π (π0 )) Δπ0 1 Δπ (π) Δπ (π0 ) = + = + ( + ) π0 π΅ R(T) π0 π΅ π (π) π (π0 ) ( ) π (π0 ) Doev T0 è la misura eseguita con il termometro. Infine abbiamo Δπ ΔππΏ ΔπΌ ΔππΏ Δπ π Δππ π = + = + + π ππΏ πΌ ππΏ π π ππ π π Δπ Δπ0 Δ [πΏπ ( )] = + π0 π π0 π0 ΔT Δπ0 Δ [πΏπ ( )] = + π π π0 Con questi errori possiamo tracciare il grafico e ricavare la pendenza della retta con il relativo errore. Ln(P/P0) vs Ln(T/T0) 011 011 011 011 y = 3.9913x + 1.7089 R² = 0.9983 011 010 010 010 010 010 009 002 002 002 002 002 002 003