laboratorio 11 Claudia Vinassa La schiavitù a Roma Il problema: esseri umani o strumenti parlanti? Prerequisiti • conoscere i fatti relativi alla grande espansione di Roma • sapere che cosa furono le rivolte servili • orientarsi nel tempo e nello spazio Obiettivi • conoscere le caratteristiche della schiavitù nella società romana • leggere e analizzare fonti scritte e iconografiche • interpretare documenti storiografici • utilizzare carte geostoriche • memorizzare nozioni e lessico specifico La schiavitù è un fenomeno comune a tutte le civiltà antiche dell’ambiente mediterraneo: è presente fin dalle origini nella società greca e nel mondo romanoitalico. Nell’Italia romana gli schiavi sono molto numerosi e corrispondono all’incirca a un terzo della popolazione libera. Secondo gli antichi lo schiavo era un individuo che, privo della sua libertà, apparteneva a un altro come persona e come forza lavoro. Poteva quindi essere comprato e venduto, come un oggetto, un attrezzo agricolo o un animale. Ma non tutti furono sempre d’accordo con questa definizione, come potrai constatare dalla lettura di alcuni documenti. La schiavitù, come tutti i fatti sociali, conobbe molte variazioni nel corso del tempo: in questo laboratorio prenderemo in esame un periodo compreso tra il II secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C. In questo periodo, secondo gli studiosi, si verificò un enorme aumento di questo fenomeno. Cercheremo di capire da dove provenissero gli schiavi, quale lavoro svolgessero e come venissero considerati dai loro padroni. Poiché in questo laboratorio viene dato ampio spazio alla lettura dei testi antichi, ti presentiamo i principali autori che incontrerai: a. Marco Porcio Catone: politico romano soprannominato «il censore» per la serietà e la severità con cui ricoprì questa carica. Visse tra il 234 e il 149 a.C. b. Marco Terenzio Varrone: nativo di Rieti visse dal 116 al 27 a.C. Scrisse moltissime opere di carattere enciclopedico, andate quasi completamente perdute. c. Strabone: storico e geografo greco vissuto all’incirca tra il 64 a.C. e il 23 d.C. È andata perduta la sua opera storica, mentre è rimasta l’opera intitolata Geografia. d. Lucio Anneo Seneca: vissuto nella prima metà del I secolo d.C., filosofo spagnolo, famoso per essere stato l’insegnante dell’imperatore Nerone. Scrisse dialoghi, tragedie, lettere. e. Valerio Massimo: scrittore del I secolo d.C. Scrisse Fatti e detti memorabili, un’opera dedicata all’imperatore Tiberio. f. Plutarco: storico greco originario di Cheronea, in Beozia, vissuto all’incirca tra il 46 e il 120 d.C. Scrisse le Vite parallele, in cui confrontò tra loro famose personalità del mondo greco e romano. Dedicò una biografia anche a Catone. g. Tacito: storico e oratore romano vissuto nella seconda metà del I secolo d.C. Tra le sue opere più famose si ricordano le Storie e gli Annali. ■ Stele funeraria di un nobile romano con il suo liberto. In basso, a ricordo dell’origine del rapporto fra i due uomini, è scolpita la scena della compravendita di uno schiavo (Capua, Museo Campano). G. Solfaroli Camillocci - C. Grazioli, Chronostoria, vol. 1, © SEI 2010 Studente ........................................................................................................... Classe 2 ..................................................... Data laboratorio 11 ........................................... 1 Per collocare gli eventi nel tempo e nello spazio Qui sotto sono riportati alcuni dati forniti a pagina 348 del libro di testo; sono indicati il numero e la provenienza degli uomini ridotti in schiavitù dai Romani in un periodo di tempo compreso tra il 262 e il 142 a.C. Osserva attentamente le date della prima colonna: ciascuna di esse è riconducibile a una campagna militare di Roma; scrivi nell’apposito spazio l’evento militare corrispondente, scegliendo tra quelli indicati nel riquadro a destra. Attenzione: più date possono corrispondere a una stessa campagna militare. Data 262 a.C. 254 a.C. 241 a.C. 214 a.C. 209 a.C. 204 a.C. 197 a.C. 171 a.C. 167 a.C. 146 a.C. 142 a.C. Numero 25 000 13 000 10 000 3000 40 000 8000 5000 2500 150 000 55 000 9500 Provenienza Agrigento Palermo Lilibeo (Cartaginesi) Munda (Cartaginesi) Manduria (Puglia) Nord Africa (Cartaginesi) Macedonia Aliarto (Grecia) Epiro Cartagine Lusitania (Iberia) Campagna militare a. b. c. d. Prima guerra punica Seconda guerra punica Terza guerra punica Prima guerra macedonica e. Seconda guerra macedonica f. Conquista della penisola iberica ......................................................... ......................................................... ......................................................... ......................................................... ......................................................... ......................................................... ......................................................... ......................................................... ......................................................... ......................................................... ......................................................... La cartina riprodotta in basso illustra il movimento di importazione e di esportazione di beni e prodotti durante la fase di massima espansione territoriale di Roma (primi secoli dell’impero). Tra le merci più richieste ci sono anche gli schiavi. Scrivi sul tuo quaderno un breve testo in cui spieghi: a. da dove provenivano gli schiavi; b. a quali stati attualmente esistenti corrispondono le zone di provenienza degli schiavi. STRADE E ROTTE COMMERCIALI Sn Pb Fe Cu pelli schiavi vetro lana ATL ANTICO Au GALLIA Sn Pb vetro marmo tessuti vino ceramiche NARBONESE olio ceramiche vino marmo ambra SLAVONIA cavalli lana O CEANO Fe Ag ambra pelli BRITANNIA pelli SARMAZIA GERMANIA grano miele pelli NORICO PANNONIA Fe Au pelli Fe DACIA Fe Ag schiavi marmo Au Mar Nero cavalli legname Cu Fe Fe DALMAZIA SPAGNA tessuti Ag TRACIA ITALIA grano Pb dalla Cina BITINIA Au Roma vino Fe cavalli seta lana ceramiche tessuti ARMENIA olio vino Au Ag Fe ceramiche frutta grano Ag Au miele vetro garum marmo vino Gades - Ostia: 9 gior Au lana ni GRECIA CILICIA ASIA tessuti lana marmo legname legname grano ceramiche tessuti MAURITANIA SIRIA olio ceramiche ceramiche frutta Delo belve porpora tessuti marmo olio schiavi papiro Sn FENICIA Ales Ma AFRICA Oro lana Au s and CIPRO r ria porpora O M Argento Ag vetro Cart ag 3 - 5 ine g i Osti o r a: ni Fe Cu Fe Pb Sn schiavi Rame Ferro Piombo Stagno Mercato di schiavi Rete viaria dell'impero Esempi di rotte marittime edit avorio grano schiavi G. Solfaroli Camillocci - C. Grazioli, Chronostoria, vol. 1, © SEI 2010 olio ceramiche porpora lana marmo belve errane o stia: 15-2 ceramiche vetro 0 gio rni CIRENAICA tessuti vetro legname grano belve LIBIA papiro EGITTO legname dall’India spezie gemme avorio dall’Arabia profumi gemme droghe Studente ........................................................................................................... Classe ..................................................... Data ........................................... laboratorio 11 3 2 Per leggere e interpretare le fonti Leggi i seguenti documenti per conoscere quale fosse l’idea degli antichi sulla schiavitù e sulla definizione del termine «schiavo». (Catone) possedeva molti schiavi. Certamente li comprava alle vendite dei prigionieri di guerra, piccini, in modo che poteva ancora allevarli ed educarli a modo suo, come cuccioli o puledri. PLUTARCO, Catone, in Vite parallele, traduzione di C. Carena, Einaudi, Torino 1958 (Il padrone) venda all’asta a chi offre di più: venda l’olio se il prezzo è giusto; venda il grano che sopravvanza, i buoi vecchi, le bestie già svezzate, gli agnelli slattati, la lana, le pelli, il carro vecchio, gli arnesi vecchi, lo schiavo vecchio, lo schiavo ammalato. Venda tutto quello che è in eccedenza. Il padrone deve vendere piuttosto che comprare. CATONE, L’agricoltura, III, 2.7, traduzione di G. Gentili, in Storia civile di Roma: documenti, La Scuola, Brescia 1976 Ora vi dirò i mezzi con cui si coltivano i campi, mezzi che alcuni distinguono in due specie: uomini e attrezzi necessari alla loro lavorazione. Altri li distinguono in tre tipi: vocale, semivocale, e muto. Al primo tipo appartengono gli schiavi, al secondo i buoi, al terzo appartengono i carri. VARRONE, L’agricoltura, I, 17, traduzione di E. Gabba, UTET, Torino 1974 Non c’è uomo libero che non possieda almeno uno schiavo, compagno quotidiano della sua vita, a meno che non sia piombato nella miseria […] Non si può tuttavia parlare di amicizia nell’accezione antica del termine, che presuppone l’uguaglianza e la libertà dei due amici. VALERIO MASSIMO, Detti e fatti memorabili, VI, 7, 4, traduzione di R. Faranda, TEA, Milano 1993 Con piacere ho appreso dalle persone che vengono dalla tua casa, che tratti familiarmente i tuoi schiavi: ciò si addice alla tua saggezza e alla tua cultura. «Sono schiavi». Sì, ma anche uomini. «Sono schiavi». Sì, ma anche compagni di abitazione. «Sono schiavi». Sì, ma anche umili amici. «Sono schiavi». Sì, ma anche compagni di schiavitù, se rifletterai che gli uni e gli altri sono soggetti ai capricci della fortuna. SENECA, Lettere a Lucilio, 47, traduzione di U. Boella, TEA, Milano 1994 Segna con una crocetta a quale autore può essere attribuita ciascuna frase. a. Non c’è differenza tra l’educazione di un animale e quella di uno schiavo b. Lo schiavo è un essere umano, un compagno di abitazione, un amico c. Lo schiavo è un bene economico, che può essere comprato o venduto d. Lo schiavo non può essere un vero amico perché è inferiore a un cittadino e. Gli schiavi sono attrezzi parlanti f. Lo schiavo è un compagno quotidiano g. Un destino avverso rende un uomo schiavo Plutarco Catone Varrone Seneca ■ Valerio Massimo ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ G. Solfaroli Camillocci - C. Grazioli, Chronostoria, vol. 1, © SEI 2010 Studente ........................................................................................................... Classe 4 3 ..................................................... Data ........................................... laboratorio 11 Per conoscere le caratteristiche della schiavitù nella società romana L’approvvigionamento degli schiavi Claude Nicolet, studioso di storia romana, spiega quali fossero le fonti di approvvigionamento degli schiavi. Dopo aver letto il brano svolgi gli esercizi. Ce ne sono di tre tipi, che non pongono alcun problema sul piano teorico: i prigionieri di guerra, il commercio autorizzato (anche se alla sua origine c’erano vittime della pirateria e del brigantaggio), infine la riproduzione degli schiavi. Ma in altri periodi sono ricordate anche procedure diverse nel loro principio: la schiavitù per debiti, cioè una schiavitù provvisoria, e la schiavitù volontaria. Da notare anche in Asia la vendita di bambini da parte dei genitori […]. L’arrivo massiccio di schiavi barbari o stranieri in Italia, nel corso del II secolo ha permesso, senza possibilità di dubbio, lo sviluppo di un’agricoltura di nuovo tipo, ha favorito la concentrazione delle proprietà e ha dunque accentuato il conflitto tra piccoli e grandi proprietari, tra possessori della terra e di schiavi e uomini liberi spossessati dell’una e privati degli altri. […] La crescita del numero degli schiavi di lusso, utilizzati al servizio di grandi famiglie, o anche di schiavi artisti, che potevano raggiungere un prezzo molto elevato nel I secolo a.C., incoraggiava il traffico degli schiavi e la speculazione […] Inoltre, alla fine della repubblica vi era la possibilità per un uomo libero di farsi gladiatore o anche di vendere se stesso. L’esposizione dei bambini era una pratica corrente. C. NICOLET, Strutture dell’Italia romana, Jouvence, Roma 1984 Elenca tutte le fonti di approvvigionamento degli schiavi citate nel brano. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ Scrivi quali sono, secondo Nicolet, le cause e le conseguenze dell’enorme sviluppo della schiavitù nel II secolo a.C. Cause Conseguenze La condizione degli schiavi Molti Romani possedevano un grande numero di schiavi: la condizione, il trattamento loro riservato e le mansioni potevano essere molto diversi. In genere le condizioni di vita degli schiavi adibiti al lavoro nelle miniere o nei campi erano estremamente dure, mentre gli schiavi che vivevano in città godevano di maggiore libertà di movimento. G. Solfaroli Camillocci - C. Grazioli, Chronostoria, vol. 1, © SEI 2010 Studente ........................................................................................................... Classe ..................................................... Data ........................................... laboratorio 11 5 Fondamentale è la distinzione che i Romani facevano tra la familia rustica e la familia urbana. A capo della familia rustica era il fattore (vilicus) assistito dalla moglie (vilica), talvolta con un contabile alle sue dipendenze; quando non era contabile lo stesso fattore che si occupava, di regola, anche della tenuta dei libri. Sottoposti al fattore erano i sovrintendenti che dirigevano e sorvegliavano gli schiavi addetti ai lavori della campagna. Al servizio di tutti questi uomini erano destinati altri servi che preparavano loro da mangiare, ne curavano le vesti, facevano servizio di barbieri, e, nelle grandi aziende rustiche, persino di medici. Gli schiavi di campagna erano ben tenuti e nutriti con larghezza, ma soggetti a una rigorosa disciplina e legati al duro lavoro della terra, facevano una vita faticosa: il trasferimento dalla famiglia urbana a quella rustica era considerato una punizione […]. I servi di città, la famiglia urbana, erano direttamente sotto gli ordini del padrone o di uno schiavo posto a capo di tutta l’amministrazione: il procurator. Secondo le loro attitudini attendevano a uffici vari e d’importanza diversa: alcuni erano addetti all’amministrazione, come il dispensator, incaricato della tenuta dei libri, l’arcarius, il tesoriere, il sumptuarius, un contabile; altri si occupavano della pulizia della casa e delle suppellettili, o delle scuderie e dei cavalli; altri erano propriamente dei camerieri adibiti alla persona del padrone o della padrona, specialmente quando si vestivano o facevano il bagno, o incaricati di far servizio durante i banchetti. Dove c’erano dei bambini, un certo numero di servi era addetto alla loro cura. Vi era poi il personale di cucina: cuochi e sottocuochi, alle dipendenze dell’archimagirus che li comandava tutti. Addetti al servizio di corrispondenza erano gli amanuenses che ricopiavano le lettere, e i tabellarii, buoni e svelti camminatori, ai quali era affidato il recapito. La diversità dell’ufficio creava una distinzione tra schiavo e schiavo; è naturale che lo schiavo pagato più caro fosse trattato con maggior riguardo. Vi erano poi delle differenze gerarchiche. Gli schiavi si distinguevano in specializzati in un determinato ufficio e schiavi di fatica, tra i quali erano da mettere quelli addetti al servizio di altri schiavi. U.E. PAOLI, Vita romana, Mondadori, Milano 1962 Per ciascuno dei due tipi di familia descritti nel brano, inserisci nella tabella la definizione, il nome del responsabile, i ruoli e le funzioni ricoperte dagli schiavi. Familia rustica Familia urbana Definizione Responsabile Ruoli degli schiavi Le punizioni A pagina 361 del libro di testo (vol. 1) sono indicate le punizioni che venivano assegnate agli schiavi ribelli o fuggitivi. Uno schiavo non era padrone del suo destino e la sua condizione poteva sempre essere rimessa in discussione. Lo dimostra questo racconto dello storico Tacito, che riporta un episodio accaduto a Roma nel 61 d.C.: in seguito all’uccisione del padrone da parte di uno schiavo, venne applicata un’antica norma che stabiliva la condanna a morte di tutti gli schiavi appartenenti allo stesso padrone. Non molto tempo dopo il prefetto della città, Pedanio Secondo, fu ucciso da uno schiavo, […]. E, poiché in base a un’antica usanza tutti i servi che abitavano sotto lo stesso tetto avrebbero dovuto subire la pena di morte, la plebe insorse in difesa di tanti innocenti. Ne nacque una vera e propria rivolta e fu circondato persino il senato, nel cui ambito peraltro alcuni si opponevano a quelle misure ritenute di eccessiva durezza, G. Solfaroli Camillocci - C. Grazioli, Chronostoria, vol. 1, © SEI 2010 6 Studente ........................................................................................................... Classe ..................................................... Data ........................................... laboratorio 11 mentre la maggioranza voleva che non si introducesse nessuna innovazione. Di questo parere era Gaio Cassio, che, quando toccò a lui prendere la parola, tenne il seguente discorso: «[…] un ex console è stato ucciso in casa sua per tradimento di uno schiavo, senza che nessuno lo trattenesse o lo denunciasse, sebbene non fosse stata ancora intaccata la validità del senatusconsulto, che prevede la pena di morte per tutta la servitù. Deliberate pure l’impunità e poi sappiatemi dire chi troverà protezione nell’altezza del suo ufficio, dal momento che non è servita a nulla la carica di prefetto di Roma. Chi sarà protetto dal numero dei suoi schiavi, se quattrocento servi non bastarono a proteggere Pedanio Secondo? A chi darà aiuto una servitù che, neppure sotto la minaccia della pena, si dà pensiero dei nostri pericoli? […] Ogni delitto è preceduto da molti indizi: se gli schiavi si prendono cura di rivelarceli, noi possiamo vivere pur soli tra tanti servi, ma sicuri tra tanti uomini che temono per la loro vita, e infine con la certezza che, se proprio dovremo soccombere, non rimarremo invendicati in mezzo a dei traditori. I nostri avi diffidarono sempre dell’indole dei servi, anche quando questi nascevano nei loro poderi e nelle loro stesse case e fin dalla nascita crescevano devoti ai loro padroni. Ma, da quando nella nostra servitù abbiamo uomini di ogni razza che hanno costumi differenti e praticano religioni straniere o non ne hanno nessuna, una tale accozzaglia non si può tenere a freno se non con la paura. Mi si obietterà che così moriranno anche degli innocenti. È vero. Però, quando si punisce con la decimazione un esercito che sia fuggito davanti al nemico, dal sorteggio escono anche i nomi dei valorosi. Ogni punizione che voglia servire da monito agli altri implica qualche ingiustizia; ma il danno che ne viene ai singoli è compensato dal bene che ne deriva per tutti». Nessuno osò prendere la parola apertamente per controbattere il parere di Cassio, ma gli risposero in un mormorio confuso le voci anonime di quanti commiseravano il numero, l’età, il sesso delle vittime e l’indubbia innocenza della maggior parte di esse; tuttavia prevalse il partito di coloro che proponevano la condanna a morte. La sentenza però non si poteva eseguire, perché si era andata ammassando una folla minacciosa armata di pietre e di torce. Allora l’imperatore, dopo aver emanato un editto di duro biasimo per il popolo, fece disporre un cordone di armati lungo tutto il percorso seguito dai condannati verso il luogo del supplizio. TACITO, Annali, XIV, 42-45, traduzione di L. Pighetti, Mondadori, Milano 1994 Quanti erano gli schiavi che componevano la familia urbana di Pedanio Secondo? .... ................................................................................................................................................................................................................................................................ Elenca i motivi per cui Gaio Cassio propone la condanna a morte di tutti gli schiavi. 1. 2. 3. 4. ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ Elenca le ragioni che vengono avanzate contro la condanna a morte. 1. 2. 3. 4. ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ Facciamo un gioco di ruolo: prova a immaginare di rivivere il dibattito del senato. La classe viene divisa in due parti; un gruppo presenterà le motivazioni dei senatori favorevoli alla condanna a morte e l’altro gruppo, cercando di controbattere alle argomentazioni degli avversari, presenterà i propri motivi a favore della salvezza degli schiavi. Due persone scriveranno su un cartellone le argomentazioni presentate dalle due parti. G. Solfaroli Camillocci - C. Grazioli, Chronostoria, vol. 1, © SEI 2010 Studente ........................................................................................................... Classe 4 ..................................................... Data ........................................... laboratorio 11 7 Per leggere e interpretare fonti iconografiche: i liberti A pagina 1 di questo laboratorio è raffigurata la stele funeraria di un nobile romano con un suo liberto, cioè uno schiavo liberato. Tra ex padrone e liberto si manteneva una stretta relazione, basata sul rispetto che il liberto doveva al padrone, simile a quello che il figlio doveva al padre. Osserva attentamente l’immagine, poi rispondi alle domande. Come vengono raffigurati i due uomini? Abito: ............................................................................................................................................................................................................................................................... Posizione: ...................................................................................................................................................................................................................................................... Gesto della mano: .................................................................................................................................................................................................................................. Da quali caratteristiche della raffigurazione emerge il profondo rispetto del liberto verso il suo ex padrone? ............... ................................................................................................................................................................................................................................................................ ............... ................................................................................................................................................................................................................................................................ Qual è, secondo te, la condizione economica del liberto? Perché? ............... ................................................................................................................................................................................................................................................................ ............... ................................................................................................................................................................................................................................................................ 5 Per collegare il presente con il passato Dall’antichità fino ai tempi più recenti il commercio degli schiavi è stato uno dei più redditizi. Leggi questi due brani: il primo è di Strabone, il secondo è di uno studioso contemporaneo, che mette in evidenza i guadagni della tratta degli schiavi neri, che a partire dal XVI secolo furono deportati dall’Africa verso il Nuovo Mondo. La spinta maggiore alla disonestà venne dal commercio degli schiavi, che era fonte di grandissimi guadagni. Era facile fare degli schiavi ed era a portata di mano il porto più grande e più ricco, l’isola di Delo, che in un solo giorno poteva accogliere e smistare miriadi di schiavi. STRABONE, Geografia, XIV, 5, 2, traduzione di G. Gentili, in Storia civile di Roma: documenti, La Scuola, Brescia 1976 Gli schiavi negri cominciarono ad arrivare nel Nuovo Mondo almeno fin dal 1502 e intorno al 1513 la vendita di permessi per l’importazione di negri era una fonte di guadagno per il governo spagnolo […]. Per tre secoli le più grandi potenze marittime gareggiarono tra di loro nel redditizio commercio degli schiavi e portarono almeno 15 milioni di negri nel Nuovo Mondo […]. Nelle colonie più produttive, gli schiavi negri erano adibiti al lavoro nelle miniere e al dissodamento delle terre vergini, oppure lavoravano nelle piantagioni che fornivano all’Europa zucchero, riso, tabacco, cotone e indaco. […] Il commercio degli schiavi fu lo sprone a costruire navi, a stipulare assicurazioni, a fare investimenti, a intraprendere la professione bancaria, e, come tale, allargò il campo delle possibilità di lavoro e favorì lo sviluppo di scali portuali al di là dell’Atlantico. D.B. DAVIS, Il problema degli schiavi nella cultura occidentale, SEI, Torino 1971 Perché, secondo Strabone, il commercio degli schiavi era causa di disonestà? ............... ................................................................................................................................................................................................................................................................ ............... ................................................................................................................................................................................................................................................................ G. Solfaroli Camillocci - C. Grazioli, Chronostoria, vol. 1, © SEI 2010 Studente ........................................................................................................... Classe 8 Data ........................................... laboratorio 11 Elenca le fonti di guadagno collegate alla tratta degli schiavi. 1. 2. 3. 4. 5. 6. ..................................................... ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ ........ ................................................................................................................................................................................................................................................................ A quali attività erano destinati gli schiavi deportati nel Nuovo Mondo? ............... ................................................................................................................................................................................................................................................................ ............... ................................................................................................................................................................................................................................................................ 6 Per concludere Leggi il brano seguente, poi svolgi gli esercizi. […] lo schiavo rimane, per secoli, il negativo del cittadino. Per Aristotele, mentre l’uomo è innanzitutto un animale politico, lo schiavo è sprovvisto della facoltà di deliberare. Il modo di vivere del cittadino implica il tempo libero, che permette di dedicarsi alle attività creative, a cominciare dalla politica; la condizione di schiavo è caratterizzata essenzialmente dall’assenza di tempo libero: come un animale domestico, egli lavora, e, per ricostituire le sue forze per il lavoro, mangia e dorme. Si identifica con la sua funzione: è per il padrone ciò che il bue è per il povero, è un oggetto animato che fa parte della proprietà. La stessa idea si ritrova costantemente nel diritto romano, dove il caso dello schiavo viene frequentemente associato a quello di altri elementi patrimoniali: è venduto con le stesse norme di un appezzamento di terreno, è incluso, in un lascito, tra utensili e animali. Rimane anzitutto un oggetto. Contrariamente al salariato, la sua persona non viene distinta dalla sua capacità lavorativa. Y. THEBERT, Lo schiavo, in L’uomo romano, a cura di A. Giardina, Laterza, Roma-Bari 2001 Scrivi tre caratteristiche specifiche del cittadino e tre dello schiavo. Cittadino Schiavo .............................................................................................................................. ........................................................................................................................................... .............................................................................................................................. ........................................................................................................................................... A che cosa veniva associato lo schiavo nel diritto romano? ............... ................................................................................................................................................................................................................................................................ Con l’aiuto di questo brano e degli esercizi precedenti, scrivi sul tuo quaderno un testo (circa 30 righe) in cui sviluppi almeno quattro dei seguenti argomenti: a. Periodo di fioritura della schiavitù e luogo di provenienza degli schiavi b. Definizione del termine «schiavo» e differenza tra schiavo e cittadino c. Fonti di approvvigionamento degli schiavi e vantaggi economici d. Ruoli e funzioni degli schiavi nella familia rustica e nella familia urbana e. Trattamento e punizioni f. Possibilità di liberazione G. Solfaroli Camillocci - C. Grazioli, Chronostoria, vol. 1, © SEI 2010