Economia Politica (Mod I) Nota integrativa n. 5 Il

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ECONOMIA POLITICA (MOD I)
Docente: Martina Marian
Anno accademico 2006/2007
Economia Politica (Mod I)
Nota integrativa n. 5
Il monopolio
Mankiw, Capitolo 15
Definizione e caratteristiche
Il monopolio è una forma di mercato in cui esiste un unico venditore di un prodotto, per il
quale non esistono beni sostituti.
Ciò che caratterizza il monopolio è la presenza di barriere all’entrata, cioè l’impossibilità
che altre imprese venditrici entrino nel mercato e competano con l’unica impresa
venditrice del mercato.
Le diverse cause a cui sono ricondotte le barriere all’entrata inducono a tre tipi diversi di
monopolio. In particolare:
1- se la risorsa è detenuta da un’unica impresa abbiamo un monopolio delle risorse;
2- se lo Stato concede a un’unica impresa il diritto esclusivo di produrre un bene
abbiamo un monopolio di stato;
3- se la struttura dei costi di produzione rende la singola impresa più efficiente di una
molteplicità di produttori abbiamo un monopolio naturale.
Monopolio delle risorse
Un monopolio delle risorse si realizza quando una singola impresa ha la proprietà
esclusiva di una risorsa naturale (es. acqua, petrolio, ecc.). Questa condizione è una
causa potenziale di monopolio, in quanto nella pratica le economie reali sono grandi, le
risorse di proprietà di molti soggetti e i mercati delle risorse naturali hanno quasi sempre
una dimensione mondiale.
Monopolio di Stato
Un monopolio di Stato si realizza quando lo Stato si riserva il diritto esclusivo di vendere
un determinato bene o servizio (es. monopolio del tabacco) o offre ad una sola impresa il
diritto esclusivo di vendere un determinato bene o servizio. Le leggi per la tutela della
proprietà intellettuale (es. brevetti, opere dell’ingegno) sono un esempio di come lo Stato
possa creare un monopolio.
Monopolio naturale
Un monopolio naturale si realizza quando una singola impresa può fornire il bene o il
servizio all’intero mercato a costi inferiori rispetto a quelli di una molteplicità di imprese.
Questo tipo di monopolio di crea quando si realizzano economie di scala rilevanti nella
produzione del bene o distribuzione del servizio, cioè quando la funzione di costo medio
totale è sempre decrescente (es. distribuzione acqua potabile, energia elettrica).
Se entrasse una nuova impresa e la produzione venisse quindi divisa tra le due imprese,
ognuna dovrebbe produrre una quantità inferiore e dovrebbe affrontare costi medi totali più
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elevati. Ne consegue che una singola impresa è in grado di produrre qualsiasi quantitativo
al costo medio più basso.
L’equilibrio di monopolio
Al fine di determinare l’equilibrio, l’impresa monopolista dovrà prendere due decisioni:
- la quantità da produrre;
- il prezzo al quale vendere la quantità prodotta.
L’impresa monopolistica, a differenza dell’impresa in concorrenza perfetta (che prende il
prezzo come dato dal mercato), può far variare il prezzo di ciò che produce adeguando la
quantità che offre sul mercato.
Il monopolista, essendo l’unico produttore, ha una curva di domanda che corrisponde alla
domanda di mercato (curva con pendenza negativa). Questa curva di domanda è il limite
della capacità del monopolista di sfruttare il proprio potere di mercato: ciò significa che il
monopolista potrà scegliere di offrire sul mercato qualsiasi quantità e per ogni livello di
quantità offerta corrisponderà un determinato prezzo (quantità elevata Æ prezzo basso;
quantità bassa Æ prezzo elevato).
Come in concorrenza perfetta, il monopolista farà le sue scelte perseguendo il medesimo
obiettivo: la massimizzazione del profitto.
• Profitto economico del monopolista
Differenza tra il ricavo totale che l’impresa monopolista riceve dalla vendita della sua
produzione e il costo totale che essa deve sostenere per produrla.
Profitto = RT – CT
Iniziamo dall’analisi del ricavo del monopolista:
• Ricavo totale del monopolista (RT)
Prodotto tra il prezzo di vendita unitario e la quantità venduta dall’impresa
monopolista.
RT= P x Q
Per analizzare la struttura dei ricavi dell’impresa monopolista è necessario porci due
domande essenziali:
- qual è il ricavo medio di una quantità venduta sul mercato?
- a quanto ammonta il ricavo aggiuntivo relativo alla vendita sul mercato di un’unita in più
di prodotto?
Per rispondere a queste due domande è necessario partire dai concetti di ricavo medio e
ricavo marginale:
• Ricavo medio (RMe)
Rapporto tra il ricavo totale e la quantità venduta.
RMe = RT/Q
• Ricavo marginale (RM)
Aumento del ricavo totale causato dall’aumento unitario della quantità venduta.
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Come visto studiando la concorrenza perfetta, anche in monopolio il ricavo medio è
sempre uguale al prezzo del bene. In monopolio quindi il ricavo medio corrisponde alla
curva di domanda.
Il ricavo marginale di un’impresa monopolista invece, a differenza di quanto succede in
concorrenza perfetta, è sempre inferiore al prezzo del bene che produce. Questa realtà è
spiegabile da due ragioni:
- il monopolista si confronta con una curva di domanda con pendenza negativa e quindi,
per poter vendere una quantità superiore del bene, è necessario abbassarne il prezzo;
- il prezzo si abbassa per tutta la quantità venduta e non solo per l’ultima (ciò significa
che se il monopolista vuole vendere un’unità in più di prodotto deve accontentarsi di un
prezzo più basso anche per le altre unità).
A livello grafico la curva di domanda (ricavo medio) e la curva di ricavo marginale si
originano dallo stesso punto, in quanto il ricavo marginale per la prima unità venduta è
logicamente uguale al suo prezzo di vendita. Poi la curva di ricavo marginale è sempre
sottostante alla curva di domanda (ricavo medio), in quanto per tutte le successive unità, il
ricavo marginale è sempre inferiore al prezzo.
Funzioni di
domanda e
ricavo
Domanda
e RMe
RM
Quantità
Esaminato il ricavo del monopolista, e riprendendo i concetti, già noti, di costo marginale e
costo medio totale: è possibile ora esaminare il comportamento del monopolista teso alla
massimizzazione del profitto.
In particolare possiamo affermare che il monopolista aumenterà la quantità da offrire sul
mercato fino a quando il ricavo marginale sarà superiore al costo marginale. In altre parole
il monopolista andrà ad analizzare se l’ultima unità venduta sul mercato gli permette di
ottenere un ricavo aggiuntivo maggiore, uguale o inferiore al costo che ha dovuto
sostenere per produrre quell’unità.
Se il RM è maggiore del CM Æ ha convenienza ad espandere la produzione.
Se il RM è minore del CM Æ ha convenienza a ridurre la produzione.
• Quantità di equilibrio del monopolista
La quantità di prodotto che massimizza il profitto del monopolista viene determinata
dall’intersezione della curva di costo marginale con quella di ricavo marginale.
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• Prezzo di equilibrio del monopolista
Il prezzo di mercato applicato dal monopolista è il prezzo individuato sulla curva di
domanda che corrisponde alla quantità di equilibrio di monopolio.
Funzioni di
costo e ricavo
CM
CMeT
Prezzo di
Monopolio
Domanda
RM
Quantità
Quantità di Monopolio
• Profitto del monopolista
Il profitto del monopolista è pari alla differenza tra il prezzo e il costo medio totale
moltiplicato per la quantità venduta.
Profitto = (P – CmeT) x Q
Funzioni di
costo e ricavo
Profitto di
Monopolio
CM
CMeT
Prezzo di
Monopolio
Costo medio
totale
Domanda
RM
Quantità di Monopolio
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Quantità
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L’inefficienza del monopolio
Dalla parte dell’impresa, il monopolio è una organizzazione di mercato molto desiderabile
in quanto il monopolista realizza un profitto grazie alla possibilità di praticare prezzi più
elevati del costo marginale.
Da parte del consumatore invece, l’applicazione di un prezzo più alto non è molto
desiderabile. Inoltre una parte di consumatori, disposti a pagare il bene ad un prezzo
maggiore del suo costo marginale, non sono soddisfatti dall’impresa monopolista.
Per queste due ragioni la quantità prodotta e venduta in regime di monopolio è al di sotto
del livello socialmente efficiente. La perdita secca viene graficamente individuata dall’area
del triangolo compreso tra la curva di domanda (che descrive il valore del bene per il
consumatore), quella di costo marginale (che riflette il costo di produzione) e il livello della
produzione.
La quantità socialmente efficiente si trova, invece, in corrispondenza dell’intersezione della
curva di domanda con quella di costo marginale, questa sarebbe scelta dal pianificatore
saggio che cerca di massimizza il surplus totale.
Funzioni di
costo e ricavo
Perdita secca
di Monopolio
CMeT
CM
Prezzo di
Monopolio
Domanda
RM
Quantità di Quantità
Monopolio efficiente
Quantità
Il legislatore può intervenire per eliminare la perdita secca derivante dal monopolio in tre
modi:
1) Incentivando la concorrenza nei settori monopolistici.
La concorrenza viene stimolata attraverso la normativa antitrust che ha il potere di
impedire le fusioni tra aziende che rischiano di dare origine a nuovi monopoli, di imporre il
frazionamento di imprese considerate monopoli, e di impedire alle imprese di porre in
essere azioni tese a rendere i mercati meno concorrenziali (formazione di cartelli).
2) Regolamentando il comportamento delle imprese monopolistiche.
All’impresa non è permesso di determinare il prezzo di ciò che vendono autonomamente,
ma devono applicare la tariffa imposta dall’autorità statale di controllo (i monopoli che
vengono regolamentati sono normalmente i monopoli naturali).
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3) Trasformando i monopoli privati in imprese pubbliche.
Lo Stato decide direttamente di gestire il monopolio (nella maggior parte dei casi si tratta
di monopoli naturali).
La discrimininazione di prezzo in monopolio
Il monopolista riesce ad attuare la discriminazione di prezzo se riesce a vendere lo stesso
bene o servizio a prezzi diversi a consumatori diversi.
La discriminazione di prezzo è possibile se:
- è possibile suddividere i consumatori sulla base della rispettiva disponibilità a pagare;
- non devono esistere possibilità di arbitraggio, cioè possibilità di trarre vantaggio dai
differenziali di prezzo (ad esempio comprando su un mercato a basso prezzo e poi
rivendendo sull’altro mercato ad un prezzo più elevato).
Con la perfetta discriminazione di prezzo si riesce a massimizzare il benessere economico
nel mercato e quindi ad eliminare la perdita secca di monopolio.
L’intero surplus che deriva dalla discriminazione di prezzo va, però, a vantaggio del
monopolista che vede aumentare il proprio profitto sia per l’ammontare della perdita secca
che per il surplus del consumatore.
Nella realtà la discriminazione di prezzo non è mai perfetta, ma avviene per gruppi e
categorie di consumatori che si riescono a distinguere in base a determinate
caratteristiche (fasce d’età, zone geografiche, interessi, ecc.)
Le differenze tra concorrenza perfetta e monopolio
•
Nei mercati concorrenziali il prezzo è uguale al ricavo medio che è uguale al ricavo
marginale; nei mercati monopolistici, invece, il prezzo è uguale al ricavo medio, ma è
maggiore del ricavo marginale.
•
Nei mercati concorrenziali il prezzo è uguale al costo marginale, mentre nei mercati
monopolistici il prezzo è maggiore del costo marginale.
•
La quantità di equilibro in monopolio è inferiore alla quantità di equilibrio in
concorrenza perfetta. Il prezzo di equilibrio in monopolio è maggiore al prezzo di
equilibrio in concorrenza perfetta. In monopolio si genera una perdita secca di
benessere sociale, in concorrenza invece il benessere sociale è massimizzato.
•
La discriminazione di prezzo applicata dal monopolista non è possibile sia realizzata
in concorrenza perfetta, in quanto per poter praticare prezzi differenziati è necessario
godere di un potere di mercato.
•
La curva di domanda per una singola impresa in concorrenza perfetta è
rappresentata come una linea retta parallela all’asse delle ascisse (rappresenta un
piccolo frammento di mercato), mentre per il monopolista la curva di domanda è
quella di mercato e quindi è inclinata con pendenza negativa.
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