Paralisi cerebrale infantile. Quali risposte dalle cellule staminali? Evento organizzato da SSCB - Swiss Stem Cell Bank www.stembank.ch In collaborazione con Associazione Italiana Famiglie con Bambini con Paralisi Cerebrale Infantile MILANO, CIRCOLO DELLA STAMPA - 2 OTTOBRE 2013 C=70 M=86 Y=0 K=0 C=0 M=99 Y=100 K=0 Dr. Consuelo Mancias Guerra Responsabile trial clinico, Hospital Universitario Dr. José E. Gonzalez, Monterrey, Messico LE CELLULE STAMINALI AUTOLOGHE DEL MIDOLLO NEL TRATTAMENTO DELLA PARALISI CEREBRALE: STATO DEL TRIAL E PRIMI RISULTATI * È noto che le cellule staminali possono essere utilizzate nel trattamento delle patologie ematiche, ma non è solo quella l’unica possibile applicazione terapeutica. Sappiamo infatti che queste cellule hanno la capacità di reagire attraverso le citochine che, a loro volta, sono attirate da diversi tessuti danneggiati, compreso quello cerebrale (effetto homing). La loro azione è legata principalmente alla secrezione di fattori di crescita e possono servire a trattare le cause del danno tissutale, oppure diventare piattaforma per il rilascio di segnali molecolari senza peraltro integrarsi con il tessuto stesso, o ancora, possono agire in entrambe i modi. La loro peculiarità di rigenerarsi è stata indagata in vari tessuti: cardiaco, scheletrico, nervoso ecc.; in particolare i campi di indagine riguardano la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), la paralisi cerebrale infantile (PCI), lesioni al midollo, distrofia di Duchenne, Parkinson, autismo e diabete di tipo I. Nella SLA si è potuto apprezzare un discreto miglioramento della funzione motoria, diminuzione della dispnea e, in generale, un miglioramento rispetto alle condizioni iniziali, più rilevante nei pazienti giovani. Queste cellule sono state impiegate anche in fase acuta, come dimostra uno studio condotto su 30 pazienti con infarto cerebrale, trattati con cellule staminali attraverso iniezione intracranica, esattamente nel punto danneggiato: si è assistito a un notevole miglioramento della funzionalità cerebrale (descritta anche attraverso PET) e alla ricomparsa della risposta elettrofisiologica ai potenziali motori evocati, nonché ad un aumento del recupero delle fibre cortico-spinali. Protocolli di terapia cellulare nel trattamento della paralisi cerebrale infantile sono un esempio di un approccio nuovo a una condizione difficile da trattare. Nel nostro studio clinico, abbiamo trattato bambini con paralisi cerebrale infantile che non avevano disponibilità di cellule staminali cordonali autologhe; abbiamo dunque utilizzato cellule staminali autologhe ematopoietiche (CD34+) derivanti dal midollo osseo. Scopo del seguente studio di efficacia è quello di determinare se la plasticità delle cellule ematopoietiche autologhe, somministrate a livello intratecale, possa migliorare l’evoluzione neurologica in pazienti pediatrici affetti da lesione cerebrale ipossica/ischemica. Esistono, infatti, evidenze che dimostrano che il posizionamento di cellule ematopoietiche nel cervello può aumentare i fattori che promuovono la crescita di assoni e generare neuroni attivi nel * La presente trascrizione rappresenta una sintesi dell’intervento originale e non è stata rivista dall’autrice. Il video integrale della relazione, in inglese, è disponibile sul sito www.stembank.ch Consuelo Mancias Guerra - p. 1/2 recettore. Si è trovato che dopo l’introduzione di queste cellule nello spazio subaracnoideo del midollo spinale esse possono essere trasportate attraverso il fluido cerebrospinale e possono arrivare alla zona lesa in modo più efficiente rispetto alla via endovenosa. L’età dei pazienti coinvolti è compresa tra 1 e 18 anni, tutti con una diagnosi di danno cerebrale, compresa la PCI. I pazienti arruolati hanno ricevuto per quattro giorni consecutivi (via sottocutanea) un farmaco che stimolasse il midollo osseo a produrre cellule staminali, il quinto giorno è stato prelevato un campione di midollo, successivamente concentrato in laboratorio (al fine di ottenere cellule nucleate e minimizzare la quantità di eritrociti), e reinfuso con un inoculo (da 5 a 10 ml) mediante iniezione lombare (al quinto giorno si rende necessaria quindi una sedazione, ma non si è fatto ricorso ad anestesia generale). Molto importante è il consenso informato in quanto i genitori devono essere consapevoli delle procedure che verranno effettuate e dovranno avere la possibilità di porre domande. È stata condotta una valutazione approfondita di ogni paziente a intervalli regolari di tempo: prima della procedura, a uno e a sei mesi dopo il trattamento; una RNM è stata effettuata prima e sei mesi dopo infusione. In particolare si è utilizzata la scala di Battelle per valutare il livello neurologico-cognitivo di questi bambini, tale scala prevede la valutazione di cinque aree (personale-sociale, adattiva, motoria, comunicazione e sviluppo, cognitiva) ed arriva a fornire un punteggio legato all’età del bambino. La procedura si è dimostrata complessivamente ben tollerata, le complicanze sono state emicrania, febbre e vomito, di risoluzione spontanea e per lo più dovute alla sedazione. Si è rilevato che i bambini potevano tornare alla vita quotidiana dopo 2-4 giorni. I risultati sono promettenti e assistiamo, in alcuni pazienti, a un miglioramento già dal primo mese successivo al trattamento. Riteniamo che tale miglioramento sia dovuto all’azione delle citochine piuttosto che ad una differenziazione di queste cellule, che avviene successivamente. Le RNM iniziali e a sei mesi sono risultate sostanzialmente sovrapponibili, tuttavia occorre rilevare che tale tecnica non riesce a mostrare le micro-variazioni che possono avvenire nel tessuto cerebrale di questi pazienti. I risultati ottenuti non sembrerebbero essere correlati all’età del paziente o alla quantità di cellule infuse. Durante il follow-up non si sono rilevate regressioni e i risultati si sono, ad ora, mantenuti. Vi sono, naturalmente, molte domande aperte: possiamo essere cautamente ottimisti, ma dobbiamo necessariamente attendere la fine di questo e di altri studi clinici che saranno certamente stimolo per la progettazione di altre sperimentazioni e che potranno fornirci alcune di queste risposte. Consuelo Mancias Guerra - p. 2/2