Leggere vuol dire vivere
Leggere vuol dire vivere: lo afferma uno studio dell’Università di Washington.
L’emozioni e le sensazioni della lettura comportano nel nostro cervello processi
simili a quelli della vita reale.
In un mondo sempre più tecnologico e furiosamente istantaneo, sembra non
esserci tempo per la lettura. Rinunciare ai libri, però, porta a grandi svantaggi per
il proprio divertimento. Senza mettere in discussione l’indubbia utilità di manuali
e testi di apprendimento, la narrativa, in ogni suo genere, regala emozioni e
sensazioni uniche.
Uno studio dell’Università di Washington condotto su adulti e bambini lettori ha
confermato almeno tre grandi potenzialità della lettura. Attraverso l’osservazione
sperimentale, è stato dimostrato come una sana esperienza di lettura si traduce
nel nostro cervello come un’esperienza di vita reale.
Lo stesso libro è diverso per ogni lettore
Durante lo studio, i ricercatori hanno utilizzato dispositivi di analisi delle
immagini cerebrali per poter effettivamente comprendere cosa accadde nel nostro
cervello mentre si è impegnati nella lettura. Accanto allo studio prettamente
neurologico, un team di psicologi ha seguito le reazioni emotive dei soggetti in
studio.
I risultati combinati delle due equipe di ricerca hanno mostrato come nel corso
della lettura, si attivino aree dell’ippocampo, la regione cerebrale tipicamente
dedicata alla memoria. La cosa straordinaria è l’azione di fusione delle immagini
svolta dal nostro cervello. I nostri circuiti cerebrali immaginano quello che stiamo
leggendo e lo combinano con i ricordi personali. In questo modo un personaggio
di una storia o un luogo di un romanzo assumono caratteristiche peculiari per
ogni lettore.
Il vantaggio di questo lavoro pare essere lo sviluppo di nuove connessioni
cerebrali. In termini pratici, è quasi come se leggere permettesse di creare nuovi
ponti tra memoria e immaginazione.
Più leggi, più sei empatico
Un’attenta lettura può essere davvero utile per capire chi ci sta intorno. Secondo i
ricercatori, infatti, i soggetti soliti a leggere con attenzione, hanno un maggiore
sviluppo delle capacità empatiche.
Non ci sono dati a sufficienza per sostenerlo, ma pare che la diversa attitudine sia
legata a un maggior numero di connessioni realizzate dai neuroni specchio.
Quest’ultimi sono degli speciali neuroni che permettono di far provare le stesse
sensazioni di un soggetto posto davanti a noi. Il team di psicologi ha poi
rispolverato una vecchia concezione in voga nei primi anni 200, secondo la quale
i libri possono essere l’alternativa ai videogiochi e alla realtà virtuale. Senza
entrare nel merito, l’ipotesi (non confermata) è che le attività video ludiche
portino all’isolamento, mentre la lettura sproni alla compassione e all’interazione.
I libri costruiscono la nostra personalità
Il processo di modellamento e fusione dei ricordi personali con personaggi e
luoghi di una lettura porta con sé conseguenze importanti. Non si tratta soltanto
di una caratterizzazione peculiare di un libro per ogni singolo lettore, ma i brani
letti con attenzione diventano dei ricordi veri e propri, al pari di esperienze
realmente vissute.
La potenza dei libri, quindi, si traduce nella costruzione della nostra personalità.
Leggere una romantica avventura d’amore può regalare le stesse emozioni di
un’appassionante incontro sentimentale. Entrami gli elementi, poi, possono offrire
lo stesso contributo alla nostra personalità, fornire maggiore sicurezza in se stessi
o portare il lettore a una timidezza infinita. Gli esempi possibili sono infiniti. Il
fulcro dello studio è comunque riassumibile in poche parole: leggere vuol
dire vivere.
Referenze:
Readers build vivid mental simulations of narrative situations, brain scans
suggest; Gerry Everding; Newsroom; Washington University; 6 Gennaio 2009.