Tempesta nimesulide e non solo…cosa sta succedendo ai FANS?

Brescia 10 luglio 2007
Sala Convegni
Istituto Clinico Città di Brescia
Università degli Studi
Istituto Clinico Città di Brescia
di Brescia
Tempesta nimesulide e non solo…cosa sta
succedendo ai FANS?
Sandra Sigala, Daniela Carli
Scuola di Specializzazione in Farmacologia Medica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Brescia
Farmacologia Medica, Istituto Clinico Città di Brescia
Centro di Studio e Ricerca D.I.F.F.
1899
Felix Hoffman
1999-2007
FARMACI ANTI-INFIAMMATORI NON STEROIDEI
(FANS)
EFFETTI FARMACOLOGICI
Anti-infiammatorio
Analgesico
Antipiretico
USI TERAPEUTICI
Artrite reumatoide
Spondilite anchilosante
Osteoartrite
Dolori muscolo-scheletrici
Cefalea
Dolore postoperatorio
Dismenorrea primaria
CLASSIFICAZIONE DEI FANS
FANS NON SELETTIVI: Azione su COX 1 E COX 2
• Derivati dell’acido salicilico: acido salicilico, acido acetilsalicilico, salicilamide, diflunisal
• Derivati dell’anilina: paracetamolo
• Derivati dell’acido indolacetico: indometacina, sulindac
• Derivati dell’acido pirrolacetico: tolmetina
• Derivati dell’acido fenilacetico: diclofenac, etodolac, ketorolac
• Derivati dell’acido naftilacetico: nabumetone
• Derivati dell’acido antranilico: acido mefenamico, acico flufenamico, acido niflumico,
acido meclofenamico
• Derivati dell’acido
flurbiprofene,
propionico:
ibuprofene,
naproxene,
fenoprofene,
• Derivati dell’acido enolico: piroxicam, tenoxicam, meloxicam
• Sulfonanilidi: nimesulide
FANS INIBITORI SELETTIVI DELLA COX2
• celecoxib
• etoricoxib
• lumiracoxib (non in commercio in Italia)
ketoprofene,
L’ENZIMA CICLOSSIGENASI
COX-1 (Enzima costitutivo)
COX-2 Enzima inducibile
(costitutivo in alcuni tessuti)
IL CASO NIMESULIDE
Perchè l’IMB (Irish Medicine Board)
ha preso questo provvedimento?
•dal National Liver Transplant Unit del St Vincent’s Hospital: 6
segnalazioni di insufficienza epatica seguiti da
trapianto dopo
assunzione orale di nimesulide.
• Dal 1995 sono pervenute 53 segnalazioni di reazioni avverse
epatiche. In 9 casi si trattava di insufficienza epatica, di cui 6
provenivano dal National Liver Transplant Unit. Tre casi di insufficienza
epatica hanno avuto esito fatale e l’IBM è venuto a conoscenza di un
altro caso di morte da cause epatiche.
Dopo aver valutato tali informazioni, l’IMB ha deciso che la
nimesulide presenta un rischio significativo e ha sospeso la
commercializzazione della nimesulide per via orale in Irlanda.
Inoltre, l’IMB ha chiesto che l’EMEA analizzi il profilo di sicurezza
della nimesulide a livello europeo.
Nimesulide story…
La storia della nimesulide si intreccia con quella di un altro
antinfiammatorio: il benoxaprofene.
In Inghilterra, nel 1982 il benoxaprofene (Opren) viene ritirato dal
commercio dopo la morte di 61 pazienti, prevalentemente anziani,
per danno epatotossico secondario all’assunzione del farmaco…
…il caso benoxaprofene portò ad un
irrigidimento delle Autorità Sanitarie
inglesi, con conseguente difficoltà
per i farmaci antiinfiammatori ad
ottenere
l’autorizzazione
alla
commercializzazione….
Helsinn Healthcare SA
3M
Boehringer Mannheim
1985
AULIN
ITALIA e FRANCIA
Rispettivamente 1985 e 1998: commercializzazione nimesulide
marzo 2002: riportati 30 casi di danno epatico di cui 3 gravi
(in questi casi l’imputabilità della nimesulide era dubbia senza
tuttavia poter essere esclusa), non la ritirano dal commercio in
attesa della rivalutazione dell’EMEA
FINLANDIA
marzo 2002: Autorità sanitarie sospendono la
commercializzazione della nimesulide per l’aumento di
segnalazioni di reazioni epatiche (66 casi di danni
epatici che hanno portato a due trapianti di fegato e
un decesso)
SPAGNA
1996: commercializzazione Nimesulide
1999: modificata la scheda tecnica a causa della
descrizione dei primi casi di epatotossicità.
maggio 2002: sospesa a scopo cautelativo la vendita
della Nimesulide
Definizione di epatotossicità da farmaco
N Engl J Med 2006; 354: 731-739
Il danno epatico è caratterizzato da:
livelli di alanina-aminotrasferasi (ALT) superiori di 3 volte il limite
superiore della norma
livelli di fosfatasi alcalina (ALP) superiori di 2 volte il limite superiore
della norma
oppure
livelli di bilirubina totale (TBL) superiori di 2 volte il limite superiore
della norma con aumento dei livelli di ALT o ALP
Il meccanismo dell’epatotossicità della nimesulide non è ancora
ben noto, anche se i dati raccolti sembrano indicare una
reazione di tipo idiosincrasico, cioè non prevedibile ed
indipendente dalla dose.
Numerosi prelievi bioptici da fegati con danno da nimesulide
mostrano, al riscontro anatomopatologico, un abbondante
infiltrato infiammatorio mononucleato, ricco in eosinofili e
linfociti T, reattivi contro possibili nuovi apteni proteici forse
indotti dallo stress ossidativo della nimesulide o dei suoi
metaboliti sulle proteine dell’epatocita.
Donne ed anziani risultano i più esposti al rischio epatotossico, anche
in considerazione del fatto che in tali soggetti il danno epatico si può
accompagnare a nefrotossicità, con possibile comparsa di necrosi
tubulare acuta, indotta probabilmente dallo stesso meccanismo di
stress ossidativo ipotizzato per gli epatociti
EPATOTOSSICITA’ DA NIMESULIDE: CASI CLINICI
Sbeit W, Krivoy N, Shiller M, Farah R, Cohen HI, Struminger L, Reshef R.
Ann Pharmacother 2001; 35: 1049-1052.
Donna, 54aa, affetta da discopatia lombare, trattata con nimesulide 200mg/die
per 2 mesi. Presenta addominalgia in ipocondrio dx, nausea, febbre > 38°C
comparsi da tre giorni, ittero e lieve tensione addominale, anamnesi negativa
per patologie maggiori. Terapia concomitante: enalapril (5mg/die) e nifedipina
(30mg/die)
BIOPSIA EPATICA: esteso processo necroinfiammatorio centrale, con infiltrato
mononuleare ed eosinofilo, che confermò la diagnosi di epatopatia iatrogena
Tutti i farmaci furono sospesi e, nei successivi 12 giorni, vi fu un graduale
miglioramento dei sintomi e dei parametri ematochimici.
Il giorno dopo la dimissione, riprese la terapia antiipertensiva con enalapril e
nifedipina.
Le conclusioni degli autori sono che il caso descritto è un esempio di necrosi
epatocellulare acuta reversibile, la cui diagnosi è stata confermata dalla biopsia
e dal dosaggio di laboratorio in vitro e che si è risolta un mese dopo la
sospensione del farmaco.
Merlani G, Fox M, Oehen HP, Cathomas G, Renner EL, Fattinger K, Schneemann M,
Kullak-Ublick GA.
Eur J Clin Pharmacol 2001; 57: 321-326
Donna, 57aa, assume nimesulide 100mg/die per lombalgia, restante anamnesi
negativa. Dopo 3 mesi viene ricoverata per presenza di febbricola (37.5°C) ed
ittero.
Esami ematochimici: significativa epatite colestatica, la funzione di sintesi del
fegato risultò severamente compromessa, insufficienza renale, leucocitosi
neutrofila. La diagnosi posta fu un'insufficienza epatica indotta da farmaci.
Inizialmente tutti i farmaci furono sospesi e venne iniziata una terapia i.v. con
vitamina K e glucosio. Malgrado questo supporto, la paziente sviluppò insufficienza
epatocellulare, oliguria, edema e ascite. Il quadro clinico si deteriorò rapidamente
fino alla morte della paziente.
Biopsia epatica: notevole necrosi epatocellulare acuta, parzialmente confluente
con distribuzione pericentrale. Nel parenchima epatico periportale indenne,
l'attività proliferativa era aumentata indicando rigenerazione. All'autopsia, venne
rilevata una tipica immagine di distrofia epatica con pronunciata necrosi
epatocellulare.
Gallelli, M. Ferraro, G.F. Mauro, S. De Fazio e G. De Sarro
Clin Drug Invest, 25: 421-424, 2005
Donna di 70aa, per il resto in buona salute sviluppa nausea, vomito ed
intensa astenia a distanza di 8 ore dall’assunzione di 100mg di nimesulide.
All’accesso in P.S. è stata evidenziata ipertransaminasemia non giustificabile
da altre cause.
L’ecografia e la biopsia epatica hanno evidenziato i segni di un’epatite acuta
iatrogena
La paziente è stata immediatamente idratata con soluzione salina e trattata
con agenti anti-ossidanti come l’acido ascorbico (vit C) ed il tocoferolo (vit
E). Dopo la normalizzazione dei parametri di laboratorio, la paziente è stata
dimessa con la raccomandazione di non assumere nimesulide.
Nel 2003 l’EMEA, allertata dalle Autorità Sanitarie finlandesi,
sottopose la nimesulide a riesame, giungendo alla conclusione
che il rapporto rischio-beneficio è favorevole e che la frequenza
di reazioni avverse a livello epatico è molto rara. (British Medical Journal,
2003; Pharmabiz.com,
Pharmabiz.com, 2004; EMEA, 2003)
INTRODUSSE PERO’ UNA SERIE DI RESTRIZIONI
NEL FOGLIETTO ILLUSTRATIVO…
1. indicazioni d'uso per le formulazioni destinate ad un impiego sistemico:
o
trattamento sintomatico del dolore acuto
o
trattamento sintomatico dell'osteoartrite dolorosa
o
trattamento della dismenorrea primaria;
per le formulazioni ad uso topico:
o
trattamento sintomatico del dolore associato a distorsioni e tendiniti
traumatiche acute.
2. la posologia massima giornaliera non deve superare 100 mg x 2 volte al
giorno.
3. la durata del trattamento deve essere il più breve possibile.
4. non deve assolutamente essere utilizzato in: bambini, donne nel terzo
trimestre di gravidanza e in allattamento, persone con ridotta funzionalità
epatica, con sintomi di danno epatico o che assumono altri farmaci
epatotossici e i soggetti che fanno abuso di alcolici.
La nimesulide è il FANS più utilizzato in Italia
E’ stato stimato che in Italia vi siano oltre 10 milioni di utilizzatori di
questo farmaco (dati del Ministero della Salute).
http://www.helsinn.com/pages/licensing/70_20_news.php
…E GLI ALTRI FANS…?
Il Centro Antiveleni di Milano riceve ogni anno circa 800 richieste di
consulenza per esposizioni a PARACETAMOLO
Consulenze nel periodo 1 gennaio - 28 febbraio 2007:
PARACETAMOLO
Epatotossicità
È
molto rara a dosi terapeutiche, quasi sempre causata da
sovradosaggio (accidentale o intenzionale)
Fattori che aumentano il rischio: disidratazione, malnutrizione cronica,
epatopatie
I dati sugli effetti dell’assunzione di paracetamolo negli alcolisti sono
contraddittori: è comunque più sicuro rispetto ai FANS, anche se è
opportuno un monitoraggio delle quantità assunte.
Attenzione!
Il paracetamolo è contenuto in numerosi prodotti da
banco (da solo o in associazione)
rischio di sovradosaggio !!!
A dosi elevate (> 150 mg/kg in un’unica somministrazione, oppure, > 90 mg/kg
nelle 24 ore, per somministrazioni ripetute), aumenta la produzione di n-acetil-pbenzoquinoneimina ed il glutatione disponibile può risultare insufficiente a
garantirne un’adeguata inattivazione.
Il metabolita rimasto libero è in grado di formare legami covalenti con le
macromolecole epatiche e causare necrosi.
Meccanismi del danno epatico da
paracetamolo
Meccanismo idiosincrasico
Tale ipotesi è avvalorata da quei case report che dimostrano un
repentino aumento degli enzimi epatici durante un rechallenge con
singole dosi ed anche in un caso, dal rash cutaneo durante
l'esposizione iniziale.
Meccanismi
di
deplezione
di
fattori
di
detossificazione
Tale ipotesi è avvalorata dai casi in cui il rechallange non scatena l'epatopatia,
ma dove la malnutrizione (e quindi la deplezione di glutatione) sembra essere il
fattore patogenetico responsabile.
Il digiuno, inoltre, non solo determina deplezione di glutatione, ma ha effetti sul
mantenimento del glucosio epatico. Ciò può portare alla depressione del
metabolismo non-tossico (glucuronidazione e solfatazione) e ad uno shift verso il
metabolismo tossico e verso la formazione del NAPQI.
Il digiuno riduce anche i livelli di citocromo P450, incluso il CYP2E1, che
neutralizzano la formazione del NAPQI e l'epatotossicità.
EPATOTOSSICITA’ DA PARACETAMOLO:
CASI CLINICI
Due pazienti trattati con paracetamolo (500-1500 mg/die)
svilupparono
epatotossicità,
attraverso
un
meccanismo
idiosincrasico, poichè il rechallenge con dosi singole di 500 mg
rideterminò la manifestazione della tossicità epatica.
9
Un uomo sano di 25 anni arruolato in un trial clinico
sull'interazione tra paracetamolo e warfarina dopo 18 giorni di
trattamento con 4g/die di paracetamolo, presentò elevati livelli di
aminotrasferasi che si normalizzarono rapidamente dopo la
sospensione del farmaco. Venne ipotizzato un meccanismo di
ipersensibilità ma non venne eseguito un rechallenge.
9
Un uomo di 53 anni, dopo un anno di trattamento cronico con
paracetamolo (4g/die) sviluppò epatotossicità e la biopsia mise in
evidenza una epatite cronica attiva ed una cirrosi. Dopo il
rechallenge con una singola dose di paracetamolo (1,3 g), i livelli di
aminotrasferasi cominciarono ad alzarsi durante le successive 12-18
ore, supportando l'ipotesi di una reazione di ipersensibilità.
9
In una donna, dopo trattamento di una settimana con
paracetamolo (1.5g/die) si manifestò un grave danno
epatocellulare acuto ed un rash cutaneo pruriginoso. La risomministrazione del farmaco indusse una repentina rimanifestazione della tossicità epatica.
9
Un uomo di 67 anni con malattie cardio-polmonari, ma senza
una storia di abuso di alcool o malnutrizione, manifestò danno
epatico grave e danno renale moderatamente grave dopo tre
giorni di trattamento a base di paracetamolo a dosi terapeutiche
(1-3 g/die). Indagini sul metabolismo del farmaco ed indagini di
altro tipo, eseguite 5 mesi dopo l'evento clinico, mostrarono una
riduzione del metabolismo del paracetamolo a metaboliti non
tossici ed una diminuzione della funzionalità renale che risultò
ulteriormente compromessa dall'assunzione del paracetamolo. I
livelli epatici e plasmatici di glutatione risultarono bassi.
9
L’ATENZIONE DELL’EMEA SU
KETOPROFENE, KETOROLAC E PIROXICAM
L’ULTIMA SEGNALAZIONE IN ORDINE DI TEMPO…
Il CHMP, in seguito all’esame delle segnalazioni ha stabilito che:
• Il piroxicam non deve più essere usato per il trattamento delle
condizioni dolorose ed infiammatorie di breve durata
• Può essere prescritto per il trattamento sintomatico delle
osteoartriti, artrite reumatoide, spondilite anchilosante, ma non
come FANS di prima scelta
• Può essere somministrato alla dose massima di 20 mg/die
IL CASO COXIB
1999
2000
2001
2002
2003
2004
ROFECOXIB
1999: Viene approvato l’uso del rofecoxib per il trattamento di artrosi,
dismenorrea e dolore acuto negli adulti.
Un membro di FDA manifesta perplessità sulla sicurezza del farmaco, osservando
che “in studi di 6 settimane, gli eventi tromboembolici sono più frequenti nei
trattati con rofecoxib [12/1.780 (0,67%)] vs placebo [1/412 (0,24%)]”. (Villalba ML.
FDA medical officer review of VIOXX (rofecoxib), http://www.fda.gov/cder/foi/nda/index.htm
Eventi CV nello studio VIGOR
Incidenza annuale di
IMA più elevata nei
trattati con rofecoxib
(0,4%), rispetto a
naprossene (0,1%)
2001: L’FDA avanza l’ipotesi di un effetto
protettivo del naprossene a livello CV e non
di un’azione diretta del rofecoxib, anche se
nessuno dei dati di cui dispone l’FDA è a
sostegno di questa ipotesi. Merck conferma il
profilo di sicurezza CV del Vioxx®.
Intanto un confronto tra gli studi VIGOR e
CLASS
ed
altri
studi
epidemiologici
ribadiscono la tossicità CV dei coxib e la
mancanza di effetto antiaggregante del
naprossene e di tutti i FANS non-selettivi
(tranne ASA a basse dosi).
2004: Lo studio APPROVe, progettato per
studiare gli effetti di rofecoxib nella
prevenzione di recidive in soggetti con
precedente adenoma colorettale, è
interrotto precocemente. Un’analisi ad
interim evidenzia che nei trattati con
rofecoxib è quasi raddoppiato il rischio di
eventi cardiovascolari maggiori rispetto a
placebo (3,5% vs 1,9%).
2002: L’FDA impone a MERCK di
modificare i foglietti illustrativi di rofecoxib
inserendo una serie di precauzioni relative
ad un aumentato rischio di gravi eventi
cardiovascolari (infarto ed ictus)
2003: L’EMEA richiede modifiche al
materiale informativo dei COXIB. Deve
essere aggiunto:
-Tali farmaci possono provocare aumento
del rischio cardiovascolare
- Non è dimostrato il beneficio
gastrointestinale dei Coxib rispetto ai
FANS tradizionali e che sono state
riscontrate complicazioni a carico del tratto
gastrointestinale superiore, alcune delle
quali fatali. Inserita un’avvertenza relativa
all’ipersensibilità e alle gravi reazioni
cutanee.
30 settembre 2004: La
MERCK sospende volontariamente la
commercializzazione delle specialità a base di rofecoxib.
Gastrolesività nello studio CLASS
Incidenza cumulativa di ulcere complicate
(secondo la definizione FDA)
Linea gialla: risultati a 6 mesi
Linea rossa: risultati a 12 mesi
BMJ 2002;324:1538
CELECOXIB
2004: Viene annunciata l’interruzione di APC trial. I pz trattati con celecoxib
presentano rischio più che raddoppiato e, in certi casi triplicato, di eventi
cardiovascolari vs placebo. Tuttavia, PFIZER sostiene che in uno studio dal
protocollo simile (PreSAP trial, sponsorizzato dall’azienda) non si è osservata alcuna
differenza di rischio cardiovascolare tra celecoxib e placebo.
Da parte del NIH è annunciata l’interruzione a scopo precauzionale dello studio
ADAPT, in cui si confronta l’efficacia di celecoxib e naprossene nel ridurre il rischio di
malattia di Alzheimer in pazienti anziani.
2005: Public Citizen chiede all’FDA il ritiro dal mercato di celecoxib e valdecoxib
perché più pericolosi e costosi di farmaci antalgici di più vecchia data e “certamente
non migliori come gastroprotettori”.
ETORICOXIB
2001: MERCK fa richiesta all’FDA di registrare etoricoxib.
2002: MERCK ritira la domanda di registrazione di etoricoxib per aggiungere altri dati di
efficacia e sicurezza, nonché la richiesta di un’ulteriore indicazione (spondilite anchilosante).
2003: MERCK ripresenta all’FDA una nuova domanda di registrazione per etoricoxib
2004: FDA rimanda l’approvazione di etoricoxib condizionandola all’acquisizione di ulteriori
dati, soprattutto sulla sicurezza cardiovascolare.
2005 (Febbraio): L’FDA pubblica on line un rapporto che riassume i dati derivati da 15 studi
NDA ( New Drug Application: gli studi che le aziende sottopongono all’autorità regolatoria per
la registrazione del farmaco) evidenziando un aumento del rischio cardiovascolare
(Marzo): MERCK ritira la richiesta di registrazione di etoricoxib negli USA
VALDECOXIB/PARECOXIB
2001: FDA autorizza valdecoxib, lanciato sul mercato americano
nel marzo 2002.
2002: Parecoxib, profarmaco di valdecoxib somministrabile per
via ev per il trattamento del dolore post-operatorio a breve
termine, ottiene l’AUC dall’EMEA.
2004: Un comunicato di PFIZER ammette un aumento di eventi
cardiovascolari, anche gravi, indotti da parecoxib/valdecoxib in 2
RCT.
2005: L’FDA chiede a PFIZER di ritirare volontariamente
valdecoxib dal mercato. Le ragioni sono rappresentate dal
rapporto rischio/beneficio non favorevole.
PFIZER, pur dichiarandosi “in rispettoso disaccordo”
con la valutazione del profilo rischio/beneficio
dell’FDA, decide di aderire alla richiesta di sospendere
le vendite del farmaco.
Analoga misura viene adottata anche in tutti i Paesi
della Comunità Europea su richiesta dell’EMEA.
PERCHE’ GLI INIBITORI SELETTIVI DELLA COX-2
HANNO EFFETTI CARDIOVASCOLARI?
L’ipotesi più accreditata e già segnalata poco dopo
l’introduzione dei coxib è lo spostamento
dell’equilibrio tra PGI2 e TXA2:
Science 296:539-41, 2002; NEJM 345: 433-442, 2001
La PGI2 prodotta principalmente
nell’endotelio ad opera delle
COX2, ha un effetto
vasodilatante, inibisce
l’aggregazione piastrinica e la
proliferazione cellulare
Il TXA2 prodotto principalmente nelle
piastrine ad opera delle COX1, invece
ha una azione contraria in quanto
favorisce l’aggregazione piastrinica,
determina vasocostrizione e
proliferazione cellulare
Mentre i FANS non selettivi, inibiscono la produzione di entrambi, i COXIB
inibiscono la PGI2 e non il TXA2 e questo renderebbe ragione dell’innalzamento
della pressione arteriosa e della azione pro-trombotica
Il 16 febbraio 2005 inizia una riunione congiunta
di 2 commissioni consultive dell’FDA
Arthritis Advisory Committee
Drug Safety Risk Management Advisory Committee
A loro (32 esperti complessivamente) il compito di pronunciarsi in merito al
profilo rischio/beneficio dei COXIB presenti negli USA. Le commissioni
producono un documento (18 febbraio) in cui affermano che i benefici attesi
dai COXIB sono superiori ai loro potenziali rischi e quindi:
• ROFECOXIB (17 favorevoli, 15 contrari), pur essendo stato
volontariamente ritirato dalla casa produttrice per gravi rischi cardiovascolari,
può tornare in commercio;
• CELECOXIB (31 favorevoli, 1 contrario) può rimanere in commercio, ma,
dato l’aumentato rischio di infarto e di ictus, nel materiale informativo deve
riportare avvertenze più severe all’uso;
• VALDECOXIB (14 favorevoli, 10 contrari, 8 astenuti) può rimanere in
commercio nonostante i gravi effetti indesiderati cardiovascolari e
dermatologici.
Una curiosità…
il 25 febbraio sul New York Times compare questo articolo:
“10 Voters on Panel Backing Pain Pills Had Industry Ties”
Harris G, Berenson A.
“…tra i componenti della commissione, 10 avevano
legami con le aziende produttrici dei Coxib: 9 di
questi hanno votato per la permanenza sul
mercato di valdecoxib e per il ripristino del
rofecoxib”
Febbraio 2005: l’EMEA segnala che l’aumento del
rischio CV è comune a tutta la classe
Tutti i coxib sono controindicati nei pazienti affetti da
insufficienza cardiaca congestizia (NYHA II-IV),
cardiopatia ischemica, malattia cerebrovascolare
conclamata.
I pazienti con fattori di rischio significativi per
eventi
cardiovascolari
(es.:
ipertensione,
iperlipidemia, diabete mellito, fumo) o arteriopatia
periferica devono essere trattati solo dopo attenta
valutazione.
La durata del trattamento deve essere la più breve
possibile e deve essere utilizzato il dosaggio
giornaliero minimo efficace.
Tutti i coxib possono causare reazioni di
ipersensibilità e reazioni cutanee rare, ma gravi e
talvolta fatali.
COSA ABBIAMO IMPARATO DA QUESTA VICENDA?
….La Novartis ha sviluppato e ottenuto la
commercializzazione di un nuovo coxib: LUMIRACOXIB
Lumiracoxib is sold in 21 countries, including the United Kingdom, Mexico, Germany,
South Africa, Australia, Argentina and Brazil, under the trade name Prexige®.
The TARGET study (Therapeutic Arthritis Research and Gastrointestinal Event Trial)
was conducted with more than 18.000 patients to test its gastrointestinal and
cardiovascular safety against naproxen and ibuprofen and also study its efficacy against
these two NSAIDs.
In November 2006, Prexige received marketing approval for all European Union
countries through a common procedure called MRP. As of 2007, the Food and Drug
Administration (FDA) has not yet granted approval for its sale in the United States.
Lumiracoxib has a different structure from the standard COX-2 inhibitors. It more
closely resembles the structure of diclofenac, making it a member of the arylalkanoic
acid family of NSAIDs. It binds to a different site on the COX-2 receptor than the
standard COX-2 inhibitors. It displays extremely high COX-2 selectivity