Una nuova frontiera nel mantenimento della funzione motoria dell

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Una nuova frontiera nel mantenimento della funzione motoria dell'anziano
Nell’ ”aging” è di centrale importanza lo stato muscolare del soggetto. Da esso dipendono non
solo l’autonomia nelle attività quotidiane, ma il mantenimento efficiente delle articolazioni. Una
funzione neuromuscolare inadeguata può significare infatti lesioni articolari: dalla semplice
infiammazione fino a veri quadri artrosici. Il mantenimento della funzione muscolare
nell’invecchiamento significa quindi qualità della vita. Oltre a ciò, si ricordi che il trofismo
cutaneo dipende dall’irrorazione sanguigna e questa è a sua volta dipendente dalla funzione dei
muscoli sottostanti, che, se attivi, garantiscono un’irrorazione valida. Un cattivo stato muscolare
implica dunque non solo un deterioramento della qualità della vita, ma un accelerato
invecchiamento cutaneo.
Quanto sopra descritto è inoltre amplificato dall’innesco circoli viziosi e circoli virtuosi. Un
soggetto che non abbia l’abitudine al movimento andrà infatti incontro ad un progressivo quanto
rapido indebolimento, questo causerà un’ulteriore diminuzione dell’attività motoria che a sua
volta aumenterà la debolezza: un circolo vizioso che si autoalimenta. D’altro lato il cattivo stato
muscolare produrrà dolori articolari (le articolazioni saranno utilizzate male) e il dolore diminuirà
il movimento, aggravando i circoli viziosi. L’instabilità muscolo-articolare esporrà il soggetto a
cadute potendosi così fortemente aggravare il quadro. Viceversa, un buono stato muscolare
implica facilità nel movimento fisico e la muscolatura si manterrà efficiente e si rinforzerà, grazie
ad un circolo virtuoso.
Cruciale è quindi il mantenimento della funzione muscolare, ma questo si scontra spesso con
alcune problematiche quali una debolezza già instauratasi, uno stato muscolo-articolare già
compromesso. Inoltre l’attività fisica richiesta implica uno sforzo delle strutture articolari ed
ossee, se queste sono compromesse, se la muscolatura non lavora bene, ci si trova nella
paradossale, ma frequente situazione in cui “servirebbe dell’attività fisica, ma questa può
peggiorare il quadro”.
Un gruppo di istituti medico-universitari hanno da tempo volto l’attenzione alla possibilità di
utilizzare una nuova metodica per il ripristino o l’incremento della funzione neuromotoria. Sono
stati recentemente presentati i primi risultati di queste ricerche interuniversitarie (SIMFER,
Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione, Chieti 21-25 settembre 2004, Effetti della
stimolazione meccanica dei propriocettori in donne osteoporotiche in postmenopausa. O.
Brunetti, A.M. Scarponi, M. Roscini, E. Mannarino, V.E. Pettorossi, G.B. Azzena, G.M. Filippi)
circa l’efficacia di una tecnica assolutamente innovativa destinata a rinforzare il controllo della
muscolatura in soggetti anziani. Potenziare il controllo motorio significa infatti aumentare la
capacità di utilizzare la propria muscolatura, ridurre i rischi di cadute, utilizzare al meglio le
proprie articolazioni. La tecnica utilizza i principi dei riflessi condizionati, ovvero la possibilità di
potenziare selezionate funzioni nervose i tempi rapidissimi, con risultati di grande ampiezza,
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persistenti per settimane o mesi. tali metodiche sono di larghissimo uso nella ricerca
neurofisiologica, ma quasi sconosciute in ambito clinico per la loro complessità applicativa.
Quanto presentato dalla ricerca utilizza un prodotto, messo a punto da numerosi gruppi di
ricerca, costituito da uno strumento ed una tecnica denominati CRO®SYSTEM , coperto da
brevetto internazionale (NEMOCO srl). La tecnica si basa sull’applicazione di particolari
sequenze di microperturbazioni meccaniche (al soggetto appaiono come una sorta di
vibrazione) applicate su selezionati distretti muscolari. La vibrazione meccanica è considerata in
modo pressoché unanime (Kakosy T Clin Rheumatol 1989 Apr;3(1):25-50) come altamente
dannosa se estesa all’intero corpo (Whole Body Vibration), ma la letteratura internazionale non
ha evidenziato effetti collaterali per la vibrazione localizzata a singoli gruppi muscolari, in
particolare se la vibrazione è caratterizzata da microspostamenti (Necking LE et al. J Hand
Surg [Br] 1996 Dec;21(6):753-7.). Nella ricerca presentata l’applicazione è stata eseguita sui
soli muscoli Quadricipiti, essenziali nelle funzioni motorie. Il tempo applicativo è stato di 30
minuti al giorno per 3 giorni consecutivi. L’ampiezza della vibrazione ridotta a 15 millesimi di
millimetro, per evitare qualunque rischio di lesione. I risultati sono stati valutati a distanza di 24
ore e dopo 270 giorni dal trattamento. Sono stati analizzati parametri cruciali della funzione
motoria nell’ ”aging”: la stabilità statica (valutazione della capacità di stare in equilibrio su una
sola gamba, ad occhi chiusi), la stabilità dinamica o stiffness, misurata come la capacità di
mantenere la posizione senza vacillare dopo un salto, espressione della capacità di resistere ad
un’improvvisa perturbazione (ad es. una spinta), la potenza, ovvero la forza producibile in un
salto da fermo. Nella tabella sono riportati in percentuale i miglioramenti ottenuti e misurati
secondo tecniche internazionali di stabilometria.
24 ore
270 giorni
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Stabilità statica
+45,4
+65,7
Stabilità dinamica
+50,3
+85,8
Potenza
+33,6
+48,9
A distanza di 270 è stata effettuata anche una valutazione dell’andamento osteoporotico,
mentre le donne non trattate hanno evidenziato un peggioramento di +18,1 % del T-Score,
quelle trattate hanno mostrato un indice invariato (+ 0,3%). I risultati da poco raccolti a 12 mesi
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dal trattamento confermano completamente quanto riportato.
La tecnica applicata non ha evidenziato alcun effetto collaterale e dimostra la possibilità di
intervenire sulla funzione motoria di soggetti anziani in modo del tutto rapido, senza sottoporre
a carichi le articolazioni e spezzando quei tipici circoli viziosi dovuti alla scarsa attività fisica.
L’ulteriore incremento dei risultati a 270 giorni indica con forza la persistenza degli effetti e
l’instaurarsi di circoli virtuosi: i soggetti avendo maggiore capacità di muoversi, lo fanno e,
conseguentemente incrementano le loro funzioni neuromuscolari. Il sistema testato, basato su
appare quindi una metodica non invasiva, appare assolutamente innovativo, in grado di
produrre potenziamenti imponenti della funzione neuromuscolare ed evidenzia prospettive del
tutto inedite nel contrastare i fenomeni motori di “aging”.
Guido Maria Filippi, Professore Associato di Fisiologia Umana Università Cattolica di Roma
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