Corso di bendaggio elastocompressivo

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IL BENDAGGIO ELASTOCOMPRESSIVO ARTO INFERIORE Leonesio Laura, Fisioterapista 2012 ANATOMIA ED EMODINAMICA VASCOLARE (cenni) I 3 SISTEMI CIRCOLATORI 1.Sistema arterioso 2.Sistema venoso 3. Sistema linfatico Funzione • Trasporto di ossigeno e di molecole nutritive ai tessuti. • Trasporto di anidride carbonica e altri prodotti metabolici di scarto fuori dai tessuti. • Termoregolazione. • Trasporto di molecole (tra cui gli ormoni) e di cellule (es. cellule del sistema immunitario). . In condizioni basali il flusso complessivo di sangue nel sistema circolatorio è 5l/min: *  5l/min escono dal cuore come GITTATA CARDIACA si distribuiscono ai vari organi in percentuale diversa, a seconda delle singole esigenze metaboliche e tornano al cuore come RITORNO VENOSO. VOLUME DI SANGUE CONTENUTO NELLE DIVERSE SEZIONI: Vene + Venule 64% Arterie 21% Vene + Venule 64% Arterie 21% Da notare che cuore destro e
cuore sinistro contengono la
stessa quantità di sangue.
Circolo sistemico: Ventricolo sinistro , aorta,arterie,arteriole, capillari, venule, vene, vene cave. Circolo polmonare: Ventricolo destro , arteria polmonare, arterie,capillari polmonari, vasi venosi, vene polmonari La pompa (cuore) e i vasi sono collegati a formare un circuito Chiuso Aorta Pressione media 90mmHg Vena cava in prossimità congiunzione con il cuore è prossima a 0 mmHg. Questo crea un gradiente di pressione di 90 mmHg che rappresenta la forza complessiva che fa scorrere il sangue attraverso il circolo sistemico STRUTTURA DEI VASI Il Sistema Arterioso comprende una rete di vasi di diametro via via decrescente che portano il sangue dal cuore ai capillari, che rappresentano i principali siti di scambio tra i tessuti e il sangue. Le arterie hanno pareti robuste ed elastiche , trasportano sangue ad elevata pressione. Il Sistema Venoso Riporta il sangue dai capillari al cuore. Le vene hanno pareti sottili ed elastiche con componente muscolare che consente variazioni calibro. La pressione è minore Il Sistema Vascolare Linfatico E’ un sistema di drenaggio passivo che permette il ritorno al sistema ematico del fluido extravascolare in eccesso, chiamato Linfa. Esso ha meccanismi di propulsione intrinseci (linfangioni) è dotato di valvole.. CARATTERISTICHE Arterie: pareti robuste ed elastiche trasportano sangue ad elevata pressione Arteriole: pareti con componente muscolare che consente variazioni calibro controllano il passaggio del sangue ai capillari Capillari: pareti sottili e permeabili permettono scambi plasma Venule: raccolgono il sangue refluo dai capillari Vene: pareti sottili ed elastiche con componente muscolare che consente variazioni calibro funzionano da serbatoi IL SISTEMA LINFATICO Cos’è? La Linfa è costituita da acqua e soluti : -­‐ proteine derivanti dal plasma -­‐ Ormoni,emzimi -­‐ prodotti di rifiuto dalle cellule Funzione del Sistema Linfatico Ø Assorbe gli elettroliti e le proteine dai capillari e dai tessuti attraverso i capillari linfatici e diviene linfa; Ø Assorbimento grasso ed altre sostanze dal tratto digerente; Ø Filtrazione dei microorganismi ed altre sostanze nei linfonodi e dal sangue nella milza. La linfa si forma alla fine della porzione arteriosa dei capillari, dove la pressione è elevata ed acqua, elettroliti ed alcune proteine trasudano nel tessuto.
.
L'inversione di pressione nella porzione venosa, non è in grado di produrre un completo riassorbimento nelle vene. In presenza di stasi venosa, la fuoriuscita di liquidi dai vasi dagli spazi interstiziali, causa la formazione di edema.
Valvola chiusa impedisce riflusso Fluido entra nel capillare Linfa Valvola aperta Flusso linfatico Cellule epiteliali sovrapponenti Arteriola
Capillare
Venula Cellule del tessuto Fluido entra nel capillare Al sistema venoso linfatico Capillare linfatico IL SISTEMA VENOSO Le funzioni del circolo venoso sono diverse: Ø ritorno venoso al cuore Ø drenaggio dei prodotti del metabolismo cellulare dei vari organi Ø serbatoio ematico Ø termoregolazione. Agli arti inferiori tale circolo è schematicamente costituito da tre settori : ANATOMIA
ü Superficiale
ü Profondo
ü Vene comunicanti o perforanti
Il sistema venoso superficiale DRENA CIRCA IL 10%: Le principali sono la grande safena e la piccola safena tutte le vene sono fornite di valvole di tipo bicuspide (ad eccezione di quelle del piede) SONO SPROVVISTE DI VALVOLE: § VENA CAVA INFERIORE § VENE ILIACHE Le valvole servono ad impedire il reflusso di sangue. PROFONDO sistema profondo, la cui vena principale è la femorale, che drena il 90% del sangue venoso della gamba Questa è una vera riserva di sangue mobilizzabile solo dalla pressione interna e dalla pressione esterna esercitata dai muscoli e dalle variazioni posturali. COMUNICANTI Mettono in relazione due vasi dello stesso sistema . PERFORANTI E’ costituito da vasi che, perforando la fascia muscolare la direzione è quindi dalla superficie alla profondità. CIRCOLO
PROFONDO
PERFORANTI
CIRCOLO SUPERFICIALE
LE PERFORANTI
Dal punto di vista anatomo clinico i più importanti punti di contatto tra il circolo superficiale ed il circolo profondo sono rappresentati dagli sbocchi della safena lunga nella vena femorale comune (giunzione o crosse safeno femorale), e dallo sbocco della safena esterna nella vena poplitea (crosse safeno poplitea), posta in genere al cavo popliteo. L’incontinenza di una o più perforanti comporta un incremento pressorio ed una dilatazione delle vene malleolari con conseguente eritema venoso alla caviglia fino allo sviluppo di discromie cutanee, lipodermatosclerosi ed ulcerazioni.
TELEANGECTASIE Le teleangectasie trovano origine sempre da un reflusso di una perforante incontinente Sono clinicamente rilevanti le numerose vene comunicanti sovra-­‐malleolari mediali, le cosiddette vene di Cokett, la cui insufficienza è di particolare significato nella comparsa della lesione ulcerativa.
SUOLA VENOSA DI LÈJAR Nella suola venosa plantare la direzione del flusso venoso è dal profondo alla superficie. Nella gamba e coscia la direzione è, in condizioni fisiologiche, dalla superficie verso la profondità. MECCANISMI DEL RITORNO VENOSO Esistono diversi i meccanismi che rendono possibile il ritorno venoso: 1.VIS A TERGO Il sangue "è spronato" a scorrere nei vasi perchè il cuore continua ad immetterne. A livello arterioso c'è una pressione che lo fa progredire per cui il sangue che dal compartimento arterioso passa al venoso, ha una spinta da dietro verso avanti. Vis a tergo significa infatti "forza/spinta da dietro". 2.VIS A FRONTE solo in prossimità dell'atrio destro, è data dalla forza aspirante del cuore. Significa "forza dal davanti“.
3.VALVOLE permettono l’unidirezionalità del flusso Valvole a nido di rondine 4. LA COMPRESSIONE MUSCOLARE 5. PRESSIONE INTRATORACICA NEGATIVA Inspirazione Espirazione L’attività dei muscoli respiratori provoca ritmiche variazioni del flusso nelle vene cave e funge da pompa ausiliaria per promuovere il ritorno venoso come conseguenza di variazioni della pressione intratoracica Ddu In posizione supina: Il flusso di sangue è sempre diretto verso il cuore (sia nel circolo superficiale che profondo) Il flusso è spinto dalla “vis a tergo” In posizione eretta:
La pompa muscolare del polpaccio riporta il sangue al cuore contro la forza di gravità. (meccanismo di propulsione-­‐espirazione)
ALCUNE PATOLOGIE DEL SISTEMA VENOSO LE VENE VARICOSE DEFINIZIONE Le varici (più conosciute come vene varicose) sono dilatazioni delle vene superficiali degli arti inferiori, che conseguono a un difetto circolatorio del circolo venoso con ristagno del sangue e rallentamento del flusso ematico. Nella maggior parte dei casi i vasi interessati da varici sono le vene grande safena (che decorre lungo la faccia interna della gamba e della coscia) e la piccola safena (che sale posteriormente lungo il polpaccio fino al cavo del ginocchio). Si formano per lo sfiancamento delle pareti venose e si accompagnano a incontinenza delle Valvole venose caratteristiche anatomiche e funzionali: -­‐ Aumento del calibro -­‐ Aumento della lunghezza -­‐ Decorso tortuoso / serpiginoso -­‐ Insufficienza valvolare con flusso ematico non più unidirezionale VARICI ARTI INFERIORI NORMALE
FUNZIONE
VALVOLE
REFLUSSO
INSUFFICIENZA VENOSA CRONICA I.V.C. DEFINIZIONE Insufficienza venosa cronica” non I.V.C.
deve indurre a pensare semplicisticamente alla vena varicosa ed alle varici essenziali. Bisogna intendere con questo termine l’alterazione delle funzioni di un sistema nel suo complesso: il sistema venoso degli arti inferiori. Insufficienza venosa
scarsa tonicità della parete venosa
valvole venose inefficienti
(ipossia da stasi).
insufficienza del circolo venoso
(I.V.L.C. - Insufficienza Veno-Linfatica Cronica)
rallentamento del flusso sanguigno
ristagno della colonna ematica
(stasi) con conseguente
aumento pressorio
ridotto l’apporto di ossigeno e di sostanze nutritive
alle pareti del vaso venoso
La mancanza di ossigeno a livello
endoteliale genera l’instaurarsi di
un processo infiammatorio.
edema
(il momento scatenante di questa patologia)
della pressione intravasale
lo sfiancamento della
parete venosa con
conseguente
compromissione della
funzionalità delle valvole e
aggravamento della stasi
venosa.
SEGNI E SINTOMI I sintomi e i segni dell'insufficienza venosa possono manifestarsi in qualsiasi periodo dell'anno, ma si accentuano soprattutto durante i mesi estivi e consistono in: • gambe "senza riposo" •s  enso di pesantezza alle gambe •f  ormicolii •d
  olori o bruciori al polpaccio •g
  onfiore, specie alla fine di una giornata in cui si sia state in piedi a lungo • crampi notturni agli arti inferiori •d
  olori che aumentano vicino a fonti di calore •d
  olori che regrediscono camminando •c  apillari visibili I FASE: INSUFFICIENZA VENOSA LIEVE II FASE: INSUFFICIENZA VENOSA MODERATA Comparsa di
varici:
Comparsa dei sintomi:
crampi a riposo
stasi venosa
atonia parietale
insufficienza
valvolare
stato pre-varicoso
formicolii
varici
dolore e pesantezza
alle gambe
edema serale
III FASE: INSUFFICIENZA VENOSA GRAVE Comparsa di
complicazioni:
trombosi venosa
superficiale
edema
turbe trofiche:
dermatiti, ulcere
venose
ULCERE L’insufficienza venosa rappresenta senza dubbio la causa più frequente di insorgenza di ulcere degli arti inferiori (70% circa dei casi), seguita dall’insufficienza arteriosa (10% dei casi); le ulcere a patogenesi mista artero-­‐venosa rappresentano il 15% dei casi, mentre il restante 5% delle lesioni riconosce altre cause più rare, come le vasculiti, o il linfedema. FLEBITE DEFINIZIONE La FLEBITE è una malattia che consiste in una condizione infiammatoria che colpisce in special modo le vene superficiali. Privilegia l'attacco contro una vena già varicosa, solitamente degli arti inferiori , ma talora anche di quelli superiori.
CAUSE Alcune delle cause più comuni di flebiti sono: traumi locali o lesioni alla vena prolungata inattività, come lunghi viaggi in aereo. inserimento di cateteri per via endovenosa periodi, dopo un intervento chirurgico (periodo post-­‐operatorio), soprattutto in interventi di ortopedia immobilità prolungata, come in ospedale o pazienti costretti a letto vene varicose neoplasie sottostanti o disturbi della coagulazione interruzione del normale sistema di drenaggio venoso a causa della rimozione dei linfonodi, per esempio, dopo mastectomia per tumore al seno I sintomi consistono in un ingrossamento dell'arto interessato, in un arrossamento e innalzamento della temperatura del derma circostante, in una sensazione di sofferenza spesso acuta. La sua pericolosità è, purtroppo, alta, non ultimo per le complicazioni che ad essa si associano, fino addirittura alla trombosi, e cioè un coagulo nella parete interna del vaso sanguigno. . TROMBOSI VENOSA PROFONDA La Trombosi venosa profonda (TVP) è l’occlusione, parziale o totale, di una o più vene da parte di un coagulo di sangue detto Trombo. La TVP colpisce prevalentemente le vene degli arti inferiori, ma può manifestarsi anche in altri distretti corporei; sopraggiunge soprattutto in presenza di specifici fattori di rischio, ma a volte colpisce anche soggetti sani. Nel sangue sono costantemente attivi una serie di meccanismi che stimolano la coagulazione e altri che la contrastano; l’equilibrio tra i diversi meccanismi mantiene la fluidità del sangue circolante ma garantisce al tempo stesso la coagulabilità come fattore di difesa antiemorragico. Se questo equilibrio si altera a favore dei fattori che stimolano la coagulazione si ha la formazione del Trombo. Un elemento che può alterare l’equilibrio suddetto e quindi favorire la formazione del Trombo a livello venoso è il rallentamento del flusso ematico, detto anche Stasi venosa, per cui tutte le condizioni che inducono una stasi venosa costituiscono dei fattori di rischio per la TVP.
Nella metà dei casi circa, la trombosi non manifesta sintomi evidenti. Se i sintomi della trombosi si manifestano, tra di essi possiamo ricordare: • Gonfiore della gamba colpita, della caviglia e del piede. • Male alla gamba, che può estendersi anche alla caviglia e al piede. Il dolore di solito si manifesta all’altezza del polpaccio e assomiglia a un crampo o ad uno stiramento. • Rossore e aumento della temperatura della zona colpita. I principali fattori di rischio associati a un aumento del rischio trombotico sono: • età avanzata • gravidanza • assunzione della pillola anticoncezionale o della terapia ormonale sostitutiva in menopausa • presenza di tumori maligni • presenza di alcune malattie del sangue (es. mieloma multiplo) • fattori genetici Dunque in caso di situazioni a rischio come: -­‐ un intervento chirurgico (soprattutto ortopedico) -­‐periodi di immobilità, per esempio per l’applicazione di un gesso -­‐traumi agli arti inferiori è importante valutare il livello di rischio legato alla storia personale del soggetto per decidere il tipo di prevenzione da attuare prima di affrontare una situazione che andrà ad aumentare il rischio stesso. Prevenzione T.V.P. • Mobilizzazione post-­‐operatoria • Elastocompressione • Prevenzione farmacologica (anticoagulanti) Grazie per la pazienza ORA PASSIAMO AL SODO… 
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