Alfred Marshall Domanda Offerta Benessere Alfred Marshall (1842-1924) Biografia: – 1871: padronanza dell’apparato marginalista – 1890: Principles of Economics Neoclassicismo – Marginalista e storico – continuità con l’approccio classico: non c’è rivoluzione – economia nell’ambito delle altre scienze sociali Metodologia • usa la matematica, ma non la pone al centro dell’esposizione. • Interesse per l’economia applicata: politica economica e scelte imprenditoriali • finalità sociali dell’economista: vincere la povertà obiettivo dell’economia • economics: cassetta degli attrezzi Il metodo degli equilibri parziali – Complessità del sistema economico: • Interrelazione assai complessa di cause ed effetti • Modello di equilibrio economico generale nelle appendici ai Principles • Fattore tempo – Ceteris paribus – Equilibrio parziale – Orientato alla politica economica Teoria del valore in Marshall La pretesa rivoluzione marginalista: la domanda crea il valore dei beni e dei fattori (imputazione) Marhgall: il valore dipende dal periodo: – Periodo di mercato: solo domanda – Breve periodo: entrambe – Lungo periodo: (costi costanti): costo di produzione • Il prezzo si determina al margine ma non è determinato dal margine La forbice Marshalliana “Discutere se il valore sia regolato dall’utilità o dal costo di produzione, sarebbe altrettanto ragionevole quanto discutere se, di un paio di forbici, sia la lama superiore o quella inferiore che taglia un foglio di carta. E’ vero che quando una delle due lame è tenuta ferma e il taglio è operato muovendo l’altra, possiamo dire brevemente, benché senza precisione, che il taglio è operato dalla seconda; ma tale affermazione non ha alcuna pretesa di precisione , e può essere scusata soltanto finché intenda essere una versione di ciò che accade, in linguaggio comune e niente affatto scientifico”, Marshall, Principles of Economics, p. 489. La trattazione della domanda in Alfred Marshall (1890) • La trattazione della domanda in Marshall è molto più avanzata di quella di Jevons: le curve di domanda (Q e P) vengono derivate da quelle di utilità individuale (Q e Um). Le curve di domanda di mercato sono la somma in ascissa di quelle individuali. • Marshall concepisce la curva di domanda come il prezzo massimo che gli individui sono disposti a pagare per acquistare una determinata quantità. • Dato che l’utilità è decrescente al crescere del consumo anche il prezzo che gli individui sono disposti a pagare per una quantità aggiuntiva di bene deve essere decrescente. La curva di domanda ha inclinazione negativa. I Legge di Gossen L’utilità marginale di un bene diminuisce al diminuire del suo consumo Utilità marginale Unità consumate II legge di Gossen Il consumatore massimizza la propria soddisfazione quando: • Le utilità marginali di tutti i beni, ponderate con il loro prezzo sono eguali • Il rapporto fra le utilità marginali è uguale al rapporto fra i prezzi. • L’utilità marginale dell’ultimo euro speso per l’acquisto di un bene è uguale all’utilità marginale dell’ultimo euro speso per l’acquisto di ogni altro bene. MUa = MUb = …..= MUn Pa Pb Pn II Legge di Gossen • I rapporti fra le utilità marginali di tutti i beni e i prezzi danno l’utilità marginale della moneta. • MUA = PA x MUM • Una volta raggiunto l’equilibrio se Pa diminuisce, l’MUa deve anch’essa diminuire per mantenere invariato il rapporto. Data la I legge di Gossen, MUa diminuisce se la sua quantità aumenta. • Se Pa diminuisce l’euro in mano al consumatore aumenta di valore in relazione all’acquisto di quella merce e allora l’individuo sarà incentivato a comprarne una unità aggiuntiva. • Dalla II legge di Gossen deriva la legge della domanda fondata sull’utilità. Legge della domanda • La domanda di un bene si riduce all’aumentare del suo prezzo. Prezzo Quantità domandata Elasticità della domanda • Un contributo molto originale di Marshall è il concetto di elasticità della domanda. L’elasticità è il rapporto tra le variazioni percentuali del prezzo (variabile indipendente) e della quantità domandata dai consumatori (variabile dipendente). • L’elasticità indica quanto varia la domanda di un bene al variare del prezzo. Elasticità della domanda ε = - (Q2- Q1)/Q1 (P2- P1)/P1 • Elasticità e sostituibilità • Tanto più un bene è sostituibile, tanto più l'elasticità è alta. Se aumenta il prezzo della carne di pollo, i consumatori potranno scegliere di consumare più carne di tacchino, riducendo molto il loro consumo di pollo a fronte di un aumento anche piccolo del suo prezzo. Se invece ad aumentare di prezzo è l'acqua, i consumatori non avranno sostituti e dovranno accettare di pagare un prezzo più alto senza poter ridurre molto la quantità consumata. • La sostituibilità si fonda sulla capacità di due o più beni di soddisfare uno stesso bisogno. Elasticità e valore della produzione • Quando ε < 1 un aumento del prezzo del 10% causa una riduzione della domanda di meno del 10%. Il valore totale delle vendite di quel bene aumenta, grazie all’aumento più che proporzionale del prezzo. • Quando ε > 1 un aumento del prezzo del 10% mi causa una riduzione della domanda maggiore del 10%. Il valore totale delle vendite di quel bene diminuisce, grazie alla riduzione più che proporzionale delle quantità. • Quando ε = 1 un aumento del prezzo del 10% causa una riduzione della domanda del 10%. Il valore totale delle vendite di quel bene rimane invariato. Elasticità della domanda ε<1 B P2 P1 A O Q2 Q1 Elasticità della domanda ε>1 B P2 A P1 O Q2 Q1 Elasticità della domanda ε=1 B P2 P1 A O Q2 Q1 Limiti della trattazione della domanda in Marshall 1) Effetto reddito • Una diminuzione di Pa ha anche l’effetto di aumentare il reddito reale dell’individuo. L’aumento del reddito reale dell’individuo, porta ad una riduzione di UMM e questo spinge gli individui a disfarsi della moneta in eccesso e ad acquistare tutti i beni. • Marshall ipotizza che non ci sia effetto reddito. Egli sostiene che l’utilità marginale della moneta è uguale nella maggior parte dei casi. Limiti della trattazione della domanda in Marshall 2) Effetto complementarietà: una diminuzione del prezzo di A fa aumentare la domanda di A (es. Pizza) ma anche di B (Birra) • Funzione di utilità generale che includa anche gli effetti di reddito e di complementarietà (Fisher, Pareto, Edgeworth) • U = f (qa, qb , qc,…, qN) Limiti della trattazione della domanda in Marshall Marshall discute degli effetti di reddito, complementarietà e sostituzione nel testo ma non li formalizza e non li integra nella funzione di utilità. • Suppone che per piccole variazioni del prezzo di un bene, l’utilità marginale della moneta (ovvero il reddito reale) non cambi. • Gli mancano gli strumenti analitici Funzione di utilità additiva • Forma additiva: Marshall somma l’utilità che mi dà un determinato bene senza preoccuparsi dell’utilità che danno altri beni (le funzioni di domanda dei beni sono fra loro indipendenti) • U = f1qa + f2qb + f3qc +…+ fnqN Curve di Costo di Breve e Lungo periodo A. Marshall (1890), Principles of economics J. Viner (1931), Cost curves and supply curves Il tempo nell’analisi dell’offerta di Marshall • Nel brevissimo periodo o periodo di mercato, l’impresa non è in grado di variare la quantità prodotta: il prezzo è interamente determinato dalle variazioni della domanda. • Il breve periodo è definito come quel lasso di tempo in cui l'impresa è in grado di aggiustare la produzione variando l’impiego dei fattori di produzione variabili (materie prime, lavoratori), ma non gli impianti. • Nel lungo periodo l’impresa può variare gli impianti e determinarne la dimensione alla domanda che essa prevede negli anni successivi. • Nel lunghissimo periodo cambiano la tecnologia, la popolazione e i gusti. Condizione di massimo profitto: Costo Marginale = Ricavo Marginale • L’impresa massimizza il profitto quando il ricavo marginale (MR=prezzo di domanda) è uguale al costo marginale (MC=prezzo d’offerta). • In concorrenza perfetta, l’impresa è price taker, non influenza il prezzo. Il MR coincide con il prezzo di domanda. • Finché il MC è inferiore al MR i profitti totali aumentano. Quando MC supera MR, i profitti totali diminuiscono. • Per ogni quantità l’impresa confronterà il proprio MC per quella quantità con il prezzo di domanda (P=MR) presente sul mercato e deciderà se aumentare o diminuire la produzione. L’offerta dell’impresa nel breve periodo (Fig. 1) • • • • Nel breve periodo la curva d’offerta coincide con la porzione dei costi marginali (MC) che sta sopra la curva dei costi medi totali (ATC). Data la produttività marginale decrescente ogni aumento di quantità domandata nel breve periodo può essere assecondato soltanto a costi di produzione crescenti e dunque ad un prezzo via via crescente. Poiché la curva di offerta esprime il prezzo minimo che l’impresa può accettare per produrre una determinata quantità. L’impresa massimizza i proprio profitti quando il costo marginale eguaglia il ricavo marginale e dato che l’impresa non può influenzare il prezzo (è cioè, price taker) essa produrrà quella quantità per cui il costo marginale è uguale al prezzo. Se tuttavia il prezzo è uguale al costo marginale per quella quantità, ma superiore al costo medio di produzione, l’impresa guadagnerà su tutte le unità di prodotto inframarginali, godendo di profitti positivi. Fig. 1 Curva di costo dell’impresa (Breve periodo) MC ATC AVC P1 P2 P3 AFC Q Curva di offerta dell’industria nel breve periodo (Fig. 2) • • • • • Un’industria è composta da imprese che producono uno stesso bene, o beni molto simili fra loro. Marshall suppone che all’interno dell’industria vi sia competizione e che non vi siano imprese di dimensioni significativamente diverse dalle altre. Un aumento della quantità prodotta dall’industria comporta un aumento di produzione da parte di tutte le imprese, e in particolare la possibilità per le imprese più inefficienti di attivare la loro produzione, aumentando dunque l’offerta totale. Ogni impresa ha regimi di costo diversi. Quando la quantità domandata sale occorre che il prezzo salga in modo da permettere anche alle imprese più inefficienti di attivare la produzione, coprendo i loro costi medi totali. Le imprese più efficienti, che hanno costi più bassi, sperimenteranno extra-profitti, pari alla differenza fra i loro costi medi e il prezzo di mercato. La curva di offerta di mercato (Is) passa per i punti di minimo delle curve dei costi medi totali di breve periodo delle imprese che compongono l’industria (ATC). Essa esprime il prezzo minimo necessario affinché quella data quantità venga prodotta. FIG. 2 Curve di offerta dell’industria (Breve periodo) Is P3 P2 P1 Q1 Q2 Q3 Curva di offerta dell’impresa nel lungo periodo (Jacob Viner 1931)(Fig. 3) • • • • • Nel lungo periodo l’impresa può variare gli impianti e, prevedendo una data domanda, sceglierà di costruire quella dimensione degli impianti che gli permettono di produrre quella quantità massimizzando i profitti totali. Nel primo tratto l’ampliamento degli impianti permette un aumento più che proporzionale del prodotto e dunque una riduzione dei costi medi minimi (rendimenti di scala crescenti). La curva del costo marginale di lungo periodo (MCL) è inferiore a quella dei costi marginali di breve periodo (MC). La curva ATC trasla in avanti: Ia curva dei costi medi di lungo periodo (ACL) è data dall’insieme dei punti di minimo delle curve di costo medio totale di breve periodo (ATC1, ATC2, ATC3,….). Nella prima parte essa mostra rendimenti di scala crescenti, nella seconda decrescenti, intervallati da una fase di rendimenti costanti nel punto di minimo (impianto 3). La curva di offerta dell’impresa coincide con il tratto discendente della curva di ACL fino al suo punto di minimo e prosegue lungo il tratto ascendente della curva MCL. Curve di costo dell’impresa nel lungo periodo (Jacob Viner 1931) FIG. 3 MC1 MCL AC1 MC2 ACL AC2 MC3 P1 P2 P3 AC3 Q1 Q2 Q3 Curva di offerta dell’impresa nel lungo periodo con rendimenti decrescenti (Fig. 4) • • • Se il prezzo aumenta (P4), l’impresa ha convenienza a realizzare un impianto 4 capace di produrre la quantità Q4 ad un costo medio minore di quanto sarebbe possibile muovendosi lungo la curva dei costi marginali dell’impianto 3. Il questa situazione la curva di offerta di lungo periodo è data dal tratto ascendente di MCL (MCL>MC). Nel tratto ascendente di MCL l’impresa sperimenta profitti nel lungo periodo, pari alla differenza fra P e ACL. Ma questo attirerà altre imprese, che entreranno nel mercato, aumentando l’offerta, e il prezzo si abbasserà. Tuttavia se il prezzo torna a scendere al di sotto di MCL4 l’impianto 4 viene abbandonato fino a tornare in 3. Nell’equilibrio di lungo periodo l’impresa rappresentativa sperimenta costi costanti di scala (ACL=MCL) e produce nel punto di minimo della curva dei costi medi di lungo periodo (curva a U di lungo periodo). Non vi sono dunque profitti, se non quelli normali, dovuti al normale lavoro di direzione ed assunzione del rischio. (Fig. 5) Curve di costo dell’impresa (lungo periodo)(Jacob Viner 1931) FIG. 4 MC1 P4 MCL AC1 MC4 MC3 ACL AC3 AC4 P1 P3 Q1 Q3 Q4 Curve di costo dell’impresa a rendimenti costanti (Lungo periodo) FIG. 5 MC1 AC1 MC2 AC2 MC3 P AC3 ACL = MCL M1 M2 M3 Curve di costo dell’impresa a rendimenti decrescenti (lungo periodo)(fig. 6) • • • Vi possono essere tuttavia situazioni nelle quali le imprese sperimentano costi medi crescenti (con la quantità prodotta) o decrescenti, a seconda che vi siano diseconomie o economie di scala. Queste possono essere sia interne (originate all’interno dell’impresa) o esterne (originate all’interno dell’industria). Una curva dei costi medi di lungo periodo (ACL) decrescente crea incentivo all’impresa ad aumentare continuamente la quantità prodotta. Dato che il costo scende, anche il prezzo può scendere comportando un aumento della domanda. Tuttavia su questi punti l’analisi di Marshall non è del tutto chiara e ha aperto la strada ad ampi dibattiti relativi alla compatibilità fra ipotesi di concorrenza all’interno dell’industria e rendimenti di scala variabili. FIG. 6 Curve di costo dell’industria a rendimenti crescenti (lungo periodo) MC1 AC1 MC2 AC2 MC3 P1 AC3 P2 ALC MCL M1 M2 M3 Il problema dei rendimenti crescenti • La curva di offerta è inclinata negativamente (come la curva di domanda): se l’inclinazione della curva di offerta è maggiore di quella di domanda, si hanno equilibri instabili. • Una curva di offerta inclinata negativamente significa che l’impresa può influenzare il prezzo di vendita aumentando la quantità prodotta. Cade l’ipotesi di concorrenza. • Queste analisi verranno sviluppate da Piero Sraffa (1925, 1926), Joan Robinson (1933) e Edward Chamberlin (1933) teoria della concorrenza monopolistica. Due possibili soluzione al problema dei rendimenti crescenti 1) Usando la metafora del bosco e degli alberi, Marshall afferma che le imprese stesse si trovano nell’arco della loro vita in punti diversi della curva di lungo periodo, senza che le condizioni di produzioni normali dell’industria cambino. L’impresa rappresentativa ha le condizioni di costo e di profitto “normali” rispetto all’insieme dell’industria. Soluzione adottata da Dennis Robertson (1930), ma con scarso rigore analitico. Viene fortemente criticato da Sraffa 2) Economie interne all’industria ma esterne all’impresa: l’impresa continua ad essere nella condizione di non poter influenzare il prezzo variando la quantità prodotta (la concorrenza è garantita) e la sua curva di offerta di breve periodo continua ad essere crescente. Le economie di scala sono nell’industria. Soluzione ripresa da Arthur C. Pigou e Jacob Viner 1931. L’analisi Marshalliana delle economie dell’industria inspira Economia dei distretti industriali: Giacomo Becattini (1989) in Italia Economia del Benessere • A. Marshall (1890), Principles of Economics • A.C. Pigou (1912), Wealth and welfare • A.C. Pigou (1920)The economics of Welfare Economia del benessere • L’economia del benessere cerca di misurare i benefici e i costi, per consumatori e produttori, di variazioni delle condizioni di mercato o di misure di politica economica (imposte, dazi, ecc.). • Il surplus del consumatore è dato dalla differenza fra il prezzo massimo che il consumatore è disposto a pagare per un bene e il prezzo effettivo che egli trova sul mercato. • La sua misurazione si basa sull’ipotesi che l’utilità marginale della moneta sia la stessa per tutti i consumatori, che l’utilità sia misurabile in termini di prezzo e che siano possibili confronti interpersonali di utilità. Il surplus dei consumatori • Il surplus dei consumatori si misura allineando i vari consumatori sull’asse delle ascisse, ordinati in modo decrescente in base al prezzo massimo che essi sono disposti a pagare per una unità del bene. • Il consumatore marginale è quel consumatore che, se il prezzo salisse anche solo di 1 euro, deciderebbe di non acquistare quel bene. • Ogni consumatore inframarginale sperimenta un beneficio che è pari alla differenza fra il suo prezzo massimo di acquisto e il prezzo di mercato. La somma di questi benefici, pari all’area verde nella figura successiva, è il surplus dei consumatori. Surplus del consumatore P1 A O Q1 Il surplus dei produttori • Il surplus dei produttori si misura allineando i vari produttori sull’asse delle ascisse, ordinati in modo crescente in base al prezzo minimo che essi sono disposti a richiedere per produrre una unità del bene. Tale prezzo minimo dipende ovviamente dai loro costi. I produttori più efficienti saranno quelli più vicini all’origine. • Il produttore marginale è quel produttore che, se il prezzo scendesse anche solo di 1 euro, deciderebbe di non produrre quel bene. • Ogni produttore inframarginale sperimenta un beneficio che è pari alla differenza fra il suo prezzo minimo d’offerta e il prezzo di mercato. La somma di questi benefici, pari all’area gialla nella figura successiva, è il surplus dei produttori. Surplus del produttore P1 A O Q1 Effetti di benessere di una imposta • L’imposizione di una imposta (es. una tassa di 5 euro su ogni bene acquistato) provoca un gettito fiscale che è pari all’entità della tassa per la quantità di bene venduto (area azzurra). • L’aumento del prezzo totale (prezzo + imposta), provoca lo spiazzamento dei consumatori marginali. La domanda si riduce e dunque anche la quantità prodotta. • Sia i produttori che i consumatori vedono ridotto il loro benessere in misura pari ai due triangoli neri nella figura successiva. Mentre il gettito fiscale può essere utilizzato a vantaggio della collettività (es. finanziare la costruzione di un ospedale o di una strada), l’area nera costituisce una perdita secca di benessere per il sistema economico. Effetti di una tassa sul benessere P1 A O Q1 Distribuzione del reddito E’ il prezzo del prodotto che determina il prezzo dei fattori o il costo di produzione che determina il prezzo dei fattori e dunque del prodotto? La produttività marginale dei fattori determina non il loro prezzo, ma la loro domanda per ogni livello di prezzo. Il prezzo dei fattori è determinato congiuntamente dal loro costo di produzione (che ne determina l’offerta) e dalla loro produttività (che ne determina la domanda). Revisione della teoria classica della rendita • • • Per i classici la rendita è determinata dal prezzo del grano. Tale teoria è vera nell’ipotesi che non vi sia uso alternativo della terra e che l’offerta di terra sia inelastica. Ma per il singolo imprenditore non è così: l’affittuario della terra che vuole continuare a produrre grano dovrà pagare un affitto che sia tale da coprire i costi di produzione ed evitare che la terra possa avere usi alternativi. Anche nel caso del sistema economico nel suo complesso, può darsi che l’offerta della terra non sia in elastica (es. USA) Il valore delle concessioni incorporava i costi necessari ad esplorarla, coltivarla, etc. oltre ai guadagni futuri che sarebbe stato possibile ottenere da quella terra. Quasi rendita L’analisi temporale vale anche nel caso dei fattori: • Nel breve periodo tutti i fattori godono un reddito che è molto simile a quello della rendita ricardiana: la loro offerta è fissa ed un aumento della domanda provoca un aumento corrispondente dei loro redditi. • Nel lungo periodo, un reddito più alto stimolerà l’offerta di quel fattore: il reddito si ridurrà fino a raggiungere il suo costo di produzione, sufficiente ad impedire che esso sia impiegato in usi alternativi.