Luis Garicano: in Spagna la partita decisiva per spezzare il circolo vizioso banche-debiti sovrani L'omelette euro si salva tutti insieme i § Visto che la Spagna sarà cruciale per la sopravvivenza dell'euro, uno spagnolo al Festival non poteva mancare. E Luis Garicano è uno spagnolo simpatico, che parla inglese senza il solito travolgente accento latino, e che per la salvezza dell'Europa (prima ancora della moneta) comune, propone una soluzione meritocratica: «Abbiamo costruito un'unione monetaria senza un'unione economica e senza una vigilanza comune, dunque è un'unione zoppa. Varrà la pena di salvarla solo se siamo disponibili a pagare: cioè, se i Paesi indebitati si impegneranno a lavorare per migliorarsi e quelli più forti a pagare. Se nessuno vuole pagare, non sarà possibile salvare l'euro». Garicano ha mostrato nelle sue slide il diabolica! loop, il cortocircuito demoniaco tra debito sovrano (da dove è cominciato in Italia) e crisi finanziaria delle banche (da dove è partito in Irlanda) che bisogna interrompere e che nel giugno 2012 l'Unione europea ha deciso di spezzare. Per ora. La differenza con gli Usa è che una banca dell'Arizona non ha titoli del debito dell'Arizona, ma degli States, del livello federale. Mentre in Europa non è ancora così. Ma il ministro delle finanze tedesco Schaiible dice: «L'Unione bancaria sarà solo cambiando i trattati». «L'Europa vivrà o morirà in Spagna, e poi in Italia», chiosa nel suo piccolo il professor Garicano, che ha insegnato a Chicago e ha lavorato alla Commissione Uè prima di anglizzarsi alla Lon- • • • don School of Economics: «Sappiamo che quattro Paesi - Irlanda, Grecia, Spagna e Portogallo - sono stati salvati». Un poker di Paesi accomunati dall'esposizione debitoria con l'estero. Espana docet. «All'inizio della crisi spagnola le banche hanno prestato denaro al governo: 80 miliardi. Oggi sono diventati 250 miliardi, il 25% del pil spagnolo, il diabolica! loop si è rafforzato: le banche sono più esposte verso lo Stato e se lo Stato peggiora, peggiorano le banche. E addio crescita». Dunque in Spagna «l'Europa ha la possibilità di vincere o di perdere», ma «non ci sarà ripresa senza riforme istituzionali. Finché c'è un debito così, l'economia non può risollevarsi e i nostri Paesi non possono fronteggiare da soli la crisi. Anche l'integrazione finanziaria ha accentuato i problemi che derivano dalla mobilità dei capitali». Abbiamo trovato un supervisore, a partire dal marzo 2014 - ha proseguito Garicano - e la possibilità di chiudere le banche che non funzionano, ma manca ancora un meccanismo di garanzia dei depositi. «L'euro lo salviamo solo se i Paesi debitori si impegnano a migliorare, e se i Paesi forti sosterranno questo sforzo. Va bene la sorveglianza concordata, ma non sappiamo ancora da dove verrà il denaro. In Spagna non è arrivato un singolo euro». Espana docet, ancora: «Da noi le aziende che lavorano con banche deboli hanno perso il 20% di occupati, quel- le che hanno rapporti con banche più strutturate solo il 10%». Un altro circuito diabolico: il credito non scorre, l'economia non cresce, non c'è più un andamento parallelo tra tasso di finanziamenti alle imprese ed Euribor. Si sono disaccoppiati, ora lo spread è del 4%. Insomma, il problema restano le banche, e i loro problemi che non sono stati ancora risolti. La soluzione del problema passa da una parziale mutualizzazione del debito pregresso, che non può assolutamente essere assorbito dal singolo Stato indebitato: la garanzia sui depositi deve entrare a far parte dell'Unione. Le banche devono comprare debito europeo, non italiano. Garicano propone di utilizzare due strumenti cartolarizzati: uno european senior bond, e un junior bond. Il junior è più rischioso: ti dà il 10% di rendimento, ma se qualcuno fallisce ci rimetti il 30% (il capitalismo non è un socialismo per i ricchi, non ci sono pasti gratis). Il senior è molto sicuro, ma ti dà solo il 2%. Conclusione storico-gastronomica: «L'omelette euro è fatta, non possiamo disfarla, non possiamo saltare giù dalla montagna. Semmai la Germania potrebbe uscire. Intanto l'unica istituzione sovrana rimasta è la Bce, e Draghi è l'imperatore, siamo tornati ai tempi dei romani: dice all'Italia che deve fare la riforma flessibile del lavoro e l'Italia la fa. Obbedisce all'imperatore che sta nel suo ufficio di Francoforte senza rispondere a nessuno». pgh