Progetto M.A.I.S. Multistakeholder Activities and Initiatives for sustainable food Systems La cultura dell’alimentazione nell’America centrale Viviano Domenici Testo tratto dalla relazione “Il cibo degli altri. Un incontro difficile che poi diventa amore”, tenuta dall’autore durante il seminario “Storia e cultura dell’alimentazione”, realizzato nell’ambito del Progetto M.A.I.S. – 15 maggio 2010, Nocetum - Milano I primi marinai e soldati che sbarcarono sulle coste americane incontrarono un universo alimentare che era loro totalmente estraneo. Allo stesso modo, ancora oggi noi non conosciamo la cultura alimentare dell’America centrale prima della Scoperta. Rarissimi erano i cibi condivisi tra Vecchio e Nuovo Mondo, tra questi vi era la palma da cocco, la patata dolce e un tipo di zucca, tutti prodotti che comunque non apparivano di frequente sulle tavole europee. L’incontro con la cultura alimentare mesoamericana è stato quindi l’inizio di un cammino particolarmente difficile che è importante oggi ripercorrere per capire come quei cibi, un tempo completamente estranei agli europei abbiano acquisito negli anni lo status di protagonisti della nostra tradizione alimentare. Per percorrerlo descriveremo i principali alimenti che componevano la dieta delle popolazioni del Nuovo Mondo, la loro produzione, preparazione e significato culturale e religioso, l’esistenza di pratiche non diffuse ma di grande impatto come quella del cannibalismo, la penetrazione dei prodotti portati dai conquistadores, così come la lenta adozione di quelli americani in Europa; prodotti americani che rappresentano oggi nel mondo circa un terzo delle colture alimentari per uomini e animali. Mais Protagonista dell’alimentazione centroamericana è senz’alcun dubbio il mais, la cui fondamentale importanza venne sottolineata da uno storico di grande fama come Fernand Braudel che la definì felicemente la vera e propria “pianta di civiltà” dell’America indigena. La parola mais, adottata nel Vecchio Mondo, deriva dalla lingua arawak parlata nelle Antille dove gli europei entrano in contatto con la pianta e con i suoi diversi usi alimentari. I termini utilizzati dagli Atzechi e dai Maya sono rispettivamente cintli e ixi’ im. Viviano Domenici: Il cibo degli altri. Un incontro difficile che poi diventa amore Seminario “Storia e cultura dell’alimentazione”, 15 maggio 2010 - Progetto M.A.I.S. - www.progettomais.net 1 Progetto M.A.I.S. Multistakeholder Activities and Initiatives for sustainable food Systems Il mais viene coltivato a partire dal 5000 a.C. e si impone gradualmente come alimento fondamentale, il suo valore tuttavia non è solo alimentare ma anche culturale, tanto da costituire l’essenza stessa dell’umanità. Narra infatti la mitologia Maya che gli dei trovarono nella montagna sacra, magazzino universale della fertilità, il mais bianco e il mais giallo, che macinato nove volte e reso finissimo e mescolato con l’acqua diede origine alla carne dei primi quattro uomini. Anche l’impiego alimentare del mais ha un’origine divina, narrata dal mito atzeco di Quetzalcóatl, il Serpente Piumato che incaricò le divinità della pioggia e della fertilità di aprire una breccia nella Montagna del Sostentamento per estrarne quegli alimenti che da allora le suddette divinità garantiscono agli uomini. Alimento di base per numerosi piatti e bevande, il mais viene trasformato in modi numerosi e molto vari. Fondamentale è nixtamalizzazione, ovvero la bollitura dei grani con la calce per ammorbidirne la cuticulta esterna e favorire l’assimilazione delle vitamine che altrimenti andrebbero perdute, come accade successivamente in Europa, causando gravi malattie quali la pellagra. Così trattato il mais viene macinato per produrre un impasto umido, la masa, base di molti piatti, tra i quali il tamalli, una sorta di piccola pagnotta avvolta in una foglia di mais e cotta al vapore in una pentola con poca acqua sul fondo e diversi tipi di tortilla, cotta a secco su un disco di ceramica posto sul fuoco e utilizzata come pane. Sciolte in acqua fredda o calda, le farine di mais sono ingredienti base anche di molte bevande. Zucca Unico alimento già presente nella cultura europea fin dall’antichità con la varietà Lagenaria siceraria, la zucca, termine con cui si fa riferimento a frutti molto diversi tra loro, è largamente presente nella cucina mesoamericana. Fagioli I fagioli, definiti etl nella lingua Azteca, vengono domesticati nelle diverse specie del genere Phaseolus e utilizzati nella gastronomia azteca dove, bolliti, entravano spesso a far parte di zuppe, tamales e tortillas. Viviano Domenici: Il cibo degli altri. Un incontro difficile che poi diventa amore Seminario “Storia e cultura dell’alimentazione”, 15 maggio 2010 - Progetto M.A.I.S. - www.progettomais.net 2 Progetto M.A.I.S. Multistakeholder Activities and Initiatives for sustainable food Systems Peperoncino Il peperoncino, chilli per gli Aztechi, è il condimento più comune della cucina mesoamericana e decine di specie diverse sono usate virtualmente in ogni preparazione. Amaranto Numerosi sono gli altri alimenti, tra questi l’amaranto, la chía (un tipo di salvia), il fico d’India, il pomodoro, l’avocado, l’arachide, la manioca, molti tipi di erbe, funghi, fiori e frutti, oltre a dolcificanti o aromatizzanti come il miele e la vaniglia. Il più importante tra questi è l’amaranto, detto huautli, i cui semi altamente proteici erano utilizzati nella preparazione di tamales, tortillas e bevande; il pomodoro, detto tómatl, era spesso usato insieme al peperoncino per produrre salse, dette molli, molto comuni: così il chilmolli, salsa di peperoncino e l’ahuacamolli, salsa di avocado, progenitore del ben noto guacamole della cucina messicana odierna. Fico d’India Originale è l’impiego del fico d’india, nopalli: i frutti vengono consumati come è consueto in Europa, ma la parte più pregiata della pianta è rappresentata dalle foglie spinose che, una volta pulite e cotte per liberarle dall’abbondante e densa linfa, costituiscono una verdura prelibata. Larve e insetti I carboidrati e le proteine del mais, le proteine dei fagioli e le vitamine del peperoncino si combinano per garantire un’alimentazione equilibrata e nutriente. Rare le proteine animali. Tra gli animali domestici l’unico di una certa importanza tra quelli giudicati commestibili è il tacchino. Più presenti nella dieta mesoamericana sono i prodotti della caccia e della pesca come cervi, piccoli cinghiali, conigli, armadilli, iguana, tartarughe, uccelli acquatici, pesci, gamberi, rane e girini. Un ruolo non secondario hanno anche larve e insetti: gli Aztechi mangiano infatti formiche, cavallette, libellule, farfalle, uova di mosca e diverse varietà di vermi che raccolgono generalmente sulle piante di agave e che ancora oggi costituiscono una prelibatezza della cucina messicana. Visto sotto questa luce, il Viviano Domenici: Il cibo degli altri. Un incontro difficile che poi diventa amore Seminario “Storia e cultura dell’alimentazione”, 15 maggio 2010 - Progetto M.A.I.S. - www.progettomais.net 3 Progetto M.A.I.S. Multistakeholder Activities and Initiatives for sustainable food Systems verme isolato nella bottiglia di mezcal che ogni turista riporta a casa dalla vacanza messicana appare forse meno originale. Bevande Tra le bevande alcoliche, la più importante è octli, di origine atzeca, oggi conosciuto come pulque. Esso è il prodotto della fermentazione di un succo viscoso prodotto dal cuore dell’agave. Spesso il suo consumo è legato a pratiche tribali, così come quello dell’amaranto i cui semi tostati venivano mischiati con uno sciroppo di agave per ottenere lo tzoalli, un impasto modellabile con il quale si creano effigi di divinità utilizzate nei rituali. Cacao L’alimento più ricco di significati simbolici è il cacao, pianta tipica delle aree tropicali del Centro America, il cui nome attuale deriva dal maya cacaw. I suoi semi vengono tostati e macinati; la polvere di cacao viene poi miscelata con acqua per produrre una densa spuma sulla superficie della bevanda, spuma che è considerata la parte più prelibata. Gli Aztechi chiamano questa bevanda acqua di cacao, cacaoatl, termine dal quale deriverebbe l’attuale cioccolato. Spesso alla bevanda di cacao vengono mischiate altre sostanze come masa di mais, peperoncino, vaniglia, miele d’api o petali aromatici di diversi fiori. Il cacaoatl viene metaforicamente associato al sangue. Il suo consumo è limitato alle classi nobiliari e ad esso sono associati effetti ubriacanti ed eccitanti. L’imperatore Moctezuma ne avrebbe fatto uso prima di visitare le sue mogli. Al termine dei sontuosi banchetti nobiliari la bevanda viene servita in eleganti zucche dipinte o in vasi di ceramica, insieme a un cucchiaio in carapace di tartaruga per mescolarla. Il cacao gode di grande popolarità tra i Maya e gli alti bicchieri cilindrici usati per berlo sono tra i più grandi capolavori dell’arte maya. Le iscrizioni sui vasi indicano diverse varietà di cacao che suggeriscono l’esistenza di diverse forme di preparazione e che in alcuni casi si consumino anche altre parti della pianta, come la bianca polpa che avvolge i semi all’interno del frutto. I semi di cacao sono preziosi, tanto da essere utilizzati anche come moneta di scambio. Viviano Domenici: Il cibo degli altri. Un incontro difficile che poi diventa amore Seminario “Storia e cultura dell’alimentazione”, 15 maggio 2010 - Progetto M.A.I.S. - www.progettomais.net 4 Progetto M.A.I.S. Multistakeholder Activities and Initiatives for sustainable food Systems Cannibalismo Prendevano poi gli schiavi già morti e se li portavano a casa (…) dove condivano il corpo e lo cuocevano. Prima cuocevano il mais che avrebbero servito con la carne e della carne ne servivano poca, poggiata sul mais; nessun peperoncino si mischiava né con il mais né con la carne, solo sale; poi, mangiavano questa carne quelli che avevano organizzato il banchetto e i loro parenti. È dalla voce di Bernardino di Sahagún che apprendiamo la diffusione tra gli Aztechi della pratica del cannibalismo. Essa è stata naturalmente oggetto di infiniti dibattiti tra gli studiosi. L’ipotesi più accreditata è tuttavia che le sue origini vadano cercate nella sfera rituale e religiosa. Le vittime erano di sovente abbigliate in modo da impersonare specifiche divinità: cibarsi dei loro corpi voleva quindi dire cibarsi del corpo di quegli stessi dèi alla quale la vittima era offerta. Ci troviamo di fronte a un atto di teofagia che pare obbedire a un principio di reciprocità: gli uomini offrono agli dèi i loro corpi e in cambio ottengono il corpo degli dèi, in uno scambio continuo che permette l’esistenza del cosmo e dell’umanità. Moctezuma e lo scambio dei cibi La reazione di Moctezuma di fronte a una galletta che i suoi ambasciatori hanno avuto in dono dagli spagnoli è un vivido esempio della reazione di meraviglia provata dai popoli americani di fronte a ciò che veniva dall’Europa: cavalli, armi da fuoco, armature metalliche e il cibo li indussero a credere di trovarsi di fronte a vere e proprie divinità. Scrive il domenicano Diego Durán: avendo timore di mangiarla, disse che era cosa degli dèi, che non voleva essere irriverente e chiamò allora i sacerdoti e comandò loro di portarla alla città di Tula con molta solennità e di interrarla nel tempio di Quetzalcóatl, i cui figli erano coloro che erano arrivati. I sacerdoti presero la galletta e la misero in una elegante zucca, molto dorata, coperta con ricchi panni e la portarono in processione a Tula con molti incensieri, con i quali incensavano e intonavano canti appropriati alla solennità di Quetzalcoatl, del quale dicevano fosse il cibo; e portatala a Tula la interrarono nel detto tempio con molta solennità. Bernardino de Sahagún narra che il sovrano ordina ai suoi ambasciatori di tornare dagli spagnoli per offrire loro tortillas cosparse di sangue umano, per capire se il dio che viene Viviano Domenici: Il cibo degli altri. Un incontro difficile che poi diventa amore Seminario “Storia e cultura dell’alimentazione”, 15 maggio 2010 - Progetto M.A.I.S. - www.progettomais.net 5 Progetto M.A.I.S. Multistakeholder Activities and Initiatives for sustainable food Systems chiede sangue. Gli spagnoli rifiutano e insieme mangiano pane bianco, uova, uccelli e frutta. Penetrazione dei prodotti americani in Europa L’importazione degli alimenti americani in Europa ha una storia complessa e molto differenziata secondo i diversi alimenti. In generale, comunque, l’accettazione dei cibi americani da parte delle popolazioni europee dipende dalla somiglianza, vera o presunta, che gli animali stranieri hanno con alimenti già noti: più questa somiglianza è stretta più rapida è l’accettazione, e viceversa. Tipica in questo senso è la rapida accettazione del cacao e del peperoncino che sono infatti associati alla categoria delle spezie e dei cibi di lusso. Questo ne favorisce subito grande popolarità tra la nobiltà europea. Differente è il discorso per il mais e la patata. Mais e patata Il mais viene adottato come coltivazione ortiva nella Spagna del Cinquecento, per poi diffondersi lentamente in tutta l’Europa meridionale come cibo per gli animali. Trova il suo adeguato impiego quando sostituisce il miglio nella preparazione di polente e si diffonde dal Portogallo a Danubio, passando dalla Spagna, ai Balcani e alla valle del Po. A nord di questa fascia si diffonde invece la patata andina che affianca e sostituisce la segale, come elemento protagonista della dieta popolare nel Centro e Nord Europa. L’introduzione del mais nell’alimentazione degli europei, ma non del processo di nixtamalizzazione, è all’origine della diffusione della pellagra che per secoli miete vittime tra i contadini europei. Fagioli I fagioli penetrano con una celerità in Europa, dove diffusi sono altri legumi come fave e lenticchie. I fagioli sono presenti in diversi ricettari del Cinquecento. Viviano Domenici: Il cibo degli altri. Un incontro difficile che poi diventa amore Seminario “Storia e cultura dell’alimentazione”, 15 maggio 2010 - Progetto M.A.I.S. - www.progettomais.net 6 Progetto M.A.I.S. Multistakeholder Activities and Initiatives for sustainable food Systems Pomodoro Ardua è al contrario la penetrazione del pomodoro, a lungo considerato una pianta ornamentale, i cui frutti sono a lungo ritenuti a volte tossici, altre afrodisiaci. La sua importante presenza nella dieta europea ha inizio solo nella seconda metà Ottocento ed è in gran parte favorita dalla nascita dell’industria conserviera. La prima ricetta di spaghetti al pomodoro pubblicata in un ricettario napoletano risale solo al 1837. Arachidi Differente il percorso delle arachidi che sono accolte con difficoltà in Europa, mentre vengono diffusamente adottate nella dieta asiatica, come in Cina dove sono assimilate agli anacardi. Avocado e amaranto I prodotti che più fatica hanno fatto a penetrare i sistemi alimentari europei sono l’avocado, introdotto solo agli inizi del Novecento e l’amaranto, giunto solo in anni recenti grazie alla cucina macrobiotica e alla diffusione di tavolette energetiche composte da impasti simili allo tzoalli azteco. Cibi europei nelle Americhe Cristoforo Colombo giunge alle Antille nel suo secondo viaggio del 1493 con 17 navi cariche di semi di frumento, meloni, cipolle, insalata, viti, canna da zucchero, alberi da frutta, cavalli, cani, maiali, bovini, polli, pecore e capre. Questi prodotti invadono rapidamente il Nuovo Mondo e ne mutano il paesaggio, gli stili di vita e le pratiche alimentari. Vero protagonista della conquista è il maiale, che si adatta con grande facilità ai climi tropicali. La sua diffusione comporta non solo l’ingresso della carne suina nella dieta locale, ma l’affermazione di nuove tecniche di cottura, ovvero la frittura nel lardo. Viviano Domenici: Il cibo degli altri. Un incontro difficile che poi diventa amore Seminario “Storia e cultura dell’alimentazione”, 15 maggio 2010 - Progetto M.A.I.S. - www.progettomais.net 7