FRA UNA SETTIMANA ANDREMO A VISITARE EXPO 2015 A MILANO https://prezi.com/fjl9sfz6ibc4/untitled-prezi/ L’ Expo del 2015 si svolge in un contesto di crisi economica grave e prolungata, con un’economia in stagnazione che ha prodotto disoccupazione e in molti casi l’emergenza alimentare; ma non possiamo fare a meno del cibo, il cibo è energia per la vita, anche se occorre molta energia per produrlo e distribuirlo, in modo sostenibile ed equo. Nel 2040 saremo 9 miliardi di abitanti sul pianeta; ci sarà abbastanza cibo per tutti? Sono evidenti a tutti problemi come il riscaldamento climatico globale, il consumo del territorio e una scarsità crescente di risorse naturali; alcune, essenziali come l’acqua, non sono riproducibili in eterno e con facilità. Molte specie viventi sono in pericolo di estinzione e l’impronta dell’uomo sul pianeta rischia di essere insostenibile. Anche i cambiamenti climatici eccezionali sembrano più frequenti: pochi anni fa una nevicata eccezionale ha trasformato l’Inghilterra in una zona artica. Consumiamo più risorse di quelle che la terra riesce a produrre, il pianeta rischia di sgonfiarsi come un pallone bucato, mentre la complessità dei temi scoraggia chi cerca soluzioni definitive e globali. La mappa concettuale che stiamo vedendo mostra tre grandi aree tematiche; i dati del problema, la posta in gioco, le squadre in campo. In un rapido assaggio, a spot come si dice oggi, vediamo alcuni dati del problema: anche quando osserviamo un alimento che pensiamo di conoscere bene, a un’osservazione più attenta scopriamo molti aspetti interessanti e imprevisti. Prendiamo una delle colture più diffuse nel nostro territorio lodigiano, il mais; il verde nei suoi campi irrigati con le turbine si è trasformato in semi gialli, ma per arrivare al termine della filiera del mais per alimentazione umana è occorsa molta energia, molta acqua e molto lavoro. Il mais a questo punto può essere trasformato in farina gialla per la polenta, ma può anche diventare mangime per animali: il mais viene mangiato dai bovini e diventa latte, con cui facciamo p.es il parmigiano reggiano, o è il mangime per i suini e diventa carne, con cui fabbrichiamo i salumi. In questo contesto uno sguardo alle condizioni delle monoculture e degli allevamenti intensivi è obbligatorio; quanta chimica c’è in un campo di mais? Come trattiamo gli animali d’allevamento siano essi i suini, i bovini o il pollame? C’è anche un problema etico; riserviamo a molti animali una vita breve e di bassissima qualità, come si vede bene in queste immagini impressionanti di allevamenti intensivi. Qui ad esempio vediamo un contadino che nutre a forza un’oca per fare ingrossare il suo fegato e ottenere il paté di fegato d’oca. Il pollo arrosto che mangiamo oggi, quaranta giorni fa era solo un uovo come questo. Come è possibile? Questo significa che un pollo oggi vive in media poco più di un mese, ma anche un maiale o un bovino da carne superano a stento, in genere, i sei-otto mesi di vita. In ultima analisi alimentarsi oggi significa anche porsi il problema di una dieta carnivora, vegetariana o addirittura vegana; a Expo si potranno vedere i cibi del futuro, compresi gli insetti commestibili, visti da molti come un’alternativa all’impatto sull’ambiente degli allevamenti da carne. Due parole anche sulla educazione alimentare; siamo tormentati dal dubbio se sia meglio una dieta sana o una dieta gustosa, ma la scelta fra cibi sani, come frutta e verdura, o saporiti, come un bell’hamburger con le patatine fritte, è davvero difficile. Guardando queste immagini, sono evidenti i danni di una alimentazione sbagliata. Il sovrappeso o una cattiva nutrizione affliggono una fetta considerevole dell’umanità e spesso dietro a questi problemi ci sono le stesse cause di povertà che stanno alla base della scarsa nutrizione: si mangia cibo di bassa qualità perché non ci si può permettere di spendere di più per mangiare sano. L’alimentazione mondiale è prodotta da otto - nove multinazionali o “corporation”; si dividono il 90% del mercato alimentare, dettano le condizioni di produzione e commercializzazione, stabiliscono i prezzi delle materie prime. Sviluppano ricerca per produrre alimenti in grado di generare profitti sempre maggiori. E’ notizia di questi giorni che il marchio Grom, i gelati di qualità, è stato acquistato da UNILEVER. Un cenno anche agli OGM. Creano enormi ripercussioni sia sulla biodiversità, sia sul benessere economico di chi li produce e su chi li consuma: nessuno vuole demonizzarli, la ricerca per esempio di nuovi semi OGM è necessaria in zone aride, ma occorre chiarire bene in quali termini vengono creati e soprattutto come tutelare un diritto fondamentale, quello della proprietà dei semi; o come proteggere le economie deboli, che dalla diffusione degli OGM vengono schiacciate. Chi lavora la terra per produrre i cibi di cui ci nutriamo, spesso la coltiva in condizioni di scarso guadagno; molte popolazioni del globo vengono sfruttate per produrre le materie prime alimentari. I dati e le quantità in gioco sono enormi, ma il diritto all’alimentazione è un diritto primario, senza il quale non ha senso parlare di diritto alla libertà, all’emancipazione, all’istruzione, al lavoro, alla qualità della vita: il diritto al cibo viene prima. Fortunatamente anche la valorizzazione di uno sguardo “verde” sul pianeta è in forte crescita; Expo può essere un punto di partenza per una visione più rispettosa degli ambienti naturali; si sviluppano i green jobs, c’è attenzione nell’uso delle risorse naturali, rispettare tutte le specie viventi fa parte di uno stile di comportamento di molti individui sul nostro pianeta. Stanno cominciando a nascere le smart cities, che hanno un impatto energetico sul pianeta molto ridotto e creano occasioni stimolanti di co-housing e co-working, sostenibili e ripetibili. Riduci, riusa, ricicla, ripara, ripensa e ricrea; le magiche “R” sono alla base del pensiero globale di molte associazioni ambientaliste e propongono uno sviluppo sostenibile, a scala umana, che ha dato vita ai tetti verdi, agli orti verticali, alla rinaturalizzazione delle città e delle vie di comunicazione, agli stili di alimentazione della piramide alimentare e dello slow food, alla tutela e al potenziamento delle eccellenze alimentari, di cui l’Italia è una patria giustamente orgogliosa. A Expo incontreremo molte domande e alcune risposte e scopriremo che, spesso, le molte risposte a un determinato problema sono tutte plausibili, ma non vanno d’accordo. Sarà una sfida che noi studenti e futuri scienziati e ricercatori accettiamo volentieri, nella convinzione che la sostenibilità ambientale e l’equità sociale possano essere parametri da includere in ogni futura ricerca scientifica.