I nuovi killer di batteri

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CA R PE DI E M
Giochi
Investire nella Qualità della vita
n
nn Medicina L’ossido di grafene in soluzione acquosa riesce a eliminarne il 90%
I nuovi killer di batteri
Già pronti inibitori degli enzimi di resistenza agli antibiotici
di Elena Correggia
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come la possibilità di acquistare
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Fashion
n
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Fotografia
U
n nanomateriale a base di carbonio che si trova anche
nella mina delle matite si è dimostrato un disinfettante
innovativo contro batteri e funghi ospedalieri. È il grafene, al centro di una ricerca condotta dalla facoltà di
medicina e chirurgia dell’Università Cattolica in collaborazione con
l’Istituto sistemi complessi del Consiglio nazionale delle ricerche
(Isc-Cnr). Dallo studio, presentato a Los Angeles in occasione del
sessantesimo convegno annuale della Società di biofisica, è emerso
come l’ossido di grafene, in foglietti di 200 nanometri in soluzione
acquosa, riesca a eliminare il 90%
circa dello staphylococcus aureus
e dell’enterococcus faecalis e il 50%
di escherichia coli e del fungo candida albicans in meno di due ore.
«L’efficacia del grafene nell’acqua è
dovuta soprattutto alla morfologia
di questo materiale, e quindi a un
triplice meccanismo d’azione, che
lo rende superiore ad altri agenti antibatterici già in uso», spiega
Claudio Conti, direttore dell’Isc-Cnr,
«i foglietti di grafene come una lama
sono in grado di tagliare i batteri, ma anche di intrappolarli come
un lenzuolo soffocandoli, e di avvelenarli distruggendo il loro
metabolismo». La ricerca sull’ossido di grafene in acqua e sulle
sue proprietà disinfettanti proseguirà passando dalla provetta
alla valutazione di una sperimentazione animale e poi clinica,
per verificarne la possibile interazione sul corpo umano, il profilo di sicurezza e di tollerabilità. «Stiamo inoltre studiando una
formulazione del grafene in gel da applicare a strumentazioni
mediche e chirurgiche, quali per esempio cateteri e protesi, per
inibire gli effetti dei batteri e degli altri patogeni», precisa Conti.
Un’applicazione che potrebbe contribuire a ridurre le infezioni,
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n
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nonché l’uso degli antibiotici e quindi la resistenza agli stessi. La
lotta alle infezioni prodotte da germi multiresistenti rimane uno
dei grandi problemi aperti di oggi, reso complesso dall’aumento
delle resistenze agli antibiotici e dalla riduzione nella ricerca di
nuovi farmaci da parte delle aziende farmaceutiche.
«L’Italia è uno dei Paesi europei in cui il problema dell’antibiotico
resistenza è maggiormente sentito perché da anni si prescrivono
troppi antibiotici», spiega il professor Ercole Concia, direttore
della clinica malattie infettive e tropicali dell’azienda ospedaliera
universitaria di Verona, «secondo i dati del Centro europeo di prevenzione e controllo delle malattie (Ecdc) nel nostro Paese il 45%
d
dei malati ricoverati è sottoposto a
tterapie antibiotiche». L’incremento
m
maggiore di resistenze si registra
n
nei ceppi batterici Gram-negativi,
ccome l’escherichia coli e la klebsiella
p
pneumoniae, responsabili di infezion
ni che colpiscono prevalentemente
ssoggetti già immunocompromessi
sspesso in ospedale o in strutture
d
di lungodegenza. Contro questi miccrorganismi è da poco disponibile
lla fosfomicina, somministrabile per
vvia endovenosa, da utilizzare in associazione con un altro antibiotico. «Questo farmaco, parente della
penicillina, è ben tollerato, presenta un ampio spettro d’azione e
si diffonde bene nell’organismo», continua Concia.
Entro la fine del 2016 dovrebbe inoltre entrare in commercio
ceftazidime-avibactam, una combinazione in cui avibactam
rappresenta l’inibitore degli enzimi di resistenza che ripristina
l’attività antibiotica di ceftazidime, farmaco già conosciuto. Contro
alcuni batteri Gram-positivi resistenti e, in particolare staphylococcus aureus e streptococcus pyogenes, fra pochi mesi sarà invece
disponibile dalbavancina, farmaco che richiede solo 1-2 somministrazioni per produrre i suoi effetti. (riproduzione riservata)
Streaming e mp3 anche sugli Hi-Fi
di Davide Fumagalli
A
nche nell’era di smartphone e servizi di musica digitale in streaming, non sono pochi gli amanti
della musica in possesso di un
impianto Hi-Fi di tipo tradizionale, privo cioè di schede Bluetooth per il collegamento senza fili a telefonini o dispositivi
mobili, così come di elettronica
interna per gestire direttamente
file digitali o il collegamento a
sorgenti web. Una soluzione per
ovviare a questo limite senza
dover cambiare amplificatore
o preamplificatore è dato dai
Bluetooth receiver, piccoli dispositivi capaci di connettersi
a smartphone, tablet e anche
computer senza fili, usando
invece un con-venzionale
cavetto audio
per il collegamento all’impianto Hi-Fi. Il
to dalla
vantaggio è dato
li ità d’
grande semplicità
d’uso
e di installazione, così come il
prezzo ormai davvero contenuto come nel caso del Bluetooth
music Receiver di One for all,
che ha mostrato nel corso della prova buone performance
audio considerando anche il
prezzo di 34,9 euro. Il dispositivo si presenta come un minuscolo adattatore
bia
bianco con due
ssole uscite
te, una per
l’l’alimentazi
zione e l’altra
per il col
collegamento
k standard
t d
con un jjack
da 3,5
millimetri, con un adattatore per connettori Rca stereo
standard. Il collegamento con
smartphone tramite Bluetooth
è semplicissimo e identico a
quello con sistemi auto o cuffie
e speaker senza fili, mentre la
resa acustica è più che discreta,
senza particolari rumori di fondo o armoniche (riproduzione
riservata)
Lampi
nel buio
Una medicina è una
sostanza che iniettata
in un ratto produce un
articolo
Arthur Bloch
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