Herbert Spencer (1820-1903)
Dopo avere esercitato la professione di ingegnere ferrioviario, avendo ricevuto un’eredità, si dedicò
interamente agli studenti filosofici e scientifici e alla scrittura di saggi. Ebbe molto successo, infatti il suo
positivismo evoluzionistico esercitò una grande influenza sulla cultura nella seconda metà dell’Ottocento,
soprattutto nei paesi anglosassoni. Fece anche una tournée di conferenze negli Stati Uniti dove fu accolto
con grande favore.
Opere di Spencer: Primi principi (1862), Principi di biologia, Principi di psicologia, Principi di sociologia, Principi di
etica.
Differenze tra Herbert Spencer (positivista inglese) e Auguste Comte (positivista francese):
Spencer:
 Ammette la validità scientifica della psicologia ;
 esiste un'entità inconoscibile ma è misteriosa e non potrà mai essere conosciuta dall'uomo neanche
attraverso la scienza, l’inconoscibile rimarrà sempre nonostante il progresso continuo della scienza;
 la funzione della religione è quella di tenere vivo il senso di “mistero” dell'inconoscibile, ma non quella
di spiegarlo o di definirlo. Neanche la religione può definire l'inconoscibile. La religione continua ad
esistere accanto alla scienza.
Comte:
 non considera la psicologia una scienza; secondo Comte il comportamento umano è interamente
compreso dalla biologia (fattori fisici) e dalla sociologia (fattori ambientali).
 non parla dell'inconoscibile, non pone limiti alla scienza, anche se afferma che la scienza non conosce le
cause prime, ma solo le relazioni tra i fenomeni.
 la religione fa parte dello stadio teologico della storia dell’umanità e viene soppiantata dalla scienza nel
momento in cui si passa allo stadio scientifico (o positivo). Considera la religione, quindi, solo come
un’espressione di ignoranti e ataviche credenze precedenti allo sviluppo della scienza.
Nel complesso il positivismo di Spencer appare meno dogmatico e rigido di quello di Comte.
TEORIA EVOLUZIONISTICA.
L’aspetto più importante del pensiero di Spencer è l’utilizzazione e la reinterpretazione delle teorie
evoluzionistiche di Lamarck e Darwin nell’ambito della filosofia
Nell’Ottocento la scoperta di fossili che attestavano l’esistenza di specie animali ormai estinte e scomparse
dalla faccia della terra aveva portato alla formulazione di teorie evoluzionistiche: contro la teoria fissista
che sosteneva che le specie animali non avevano mai subito modifiche dal momento della creazione, le
teorie evoluzionistiche sostenevano che gli esseri viventi si erano trasformati adattandosi all’ambiente (si
pensi per esempio ai mammuth e agli elefanti, animali molto simili ma con alcuni caratteri che li
differenziano, p.e. la folta pelliccia, e che dipendono evidentemente dall’adattamento a climi diversi).
Lamarck pensava che gli animali acquistassero con il loro comportamento certi caratteri che li
rendevano più adattati all’ambiente, e che questi caratteri acquisiti poi si trasmettevano da una
generazione all’altra sommandosi e rinforzandosi; p.e. un erbivoro allunga di pochi millimetri il collo
sforzandosi di arrivare alle foglie più alte, e genera figli con un collo leggermente allungato, e di
generazione in generazione il collo si allunga continuamente, fino ad arrivare alla giraffa attuale.
La teoria di Lamarck è sbagliata, perché i caratteri acquisiti non si trasmettono alle generazioni
successive (p.e. se io divento muscoloso facendo ginnastica, non per questo i miei figli nasceranno più
muscolosi).
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Pertanto Darwin propose un’altra spiegazione dell’evoluzione. Secondo Darwin l’evoluzione avveniva
attraverso variazioni casuali dei caratteri e attraverso la loro selezione determinata dalla lotta per la
sopravvivenza. Ciò significa che in una popolazione di animali si presentano continuamente piccole
differenze casuali tra i caratteri genetici degli individui (p.e. possono nascere alcune giraffe con il collo
leggermente più lungo delle altre) e la lotta per la sopravvivenza fa sì che abbiano maggiori possibilità di
sopravvivere e di riprodursi (trasmettendo i caratteri genetici alla progenie) gli individui che possiedono i
caratteri più favorevoli all’adattamento all’ambiente (p.e. le giraffe con il collo più lungo sopravvivono e
si riproducono più delle altre perché hanno maggiori possibilità di nutrirsi arrivando alle foglie più alte). I
caratteri genetici, che non sono acquisiti, si trasmettono alle generazioni successive e possono sommarsi e
rinforzarsi nel corso di più generazioni.
Mentre la teoria di Lamarck venne accantonata, la teoria e le opere di Darwin (L’Origine delle specie,
1859, L’origine dell’uomo, 1874) ebbero un enorme successo, ma suscitarono anche un grande scandalo,
anche perché Darwin ipotizzava che anche l’uomo fosse un prodotto dell’evoluzione e discendesse dai
primati.
Mentre Darwin riteneva che l'evoluzione riguardasse solo le specie viventi (animali e piante), Spencer
afferma che l'evoluzione è una legge cosmica: essa, cioè, si estende a tutti gli aspetti della realtà, non
riguarda solo le specie viventi. Inoltre Darwin considera l’evoluzione solo un processo di adattamento
all’ambiente (non c’è nessun progresso inteso come miglioramento assoluto, perfezionamento, crescita ecc.
). L’adattamento all’ambiente potrebbe anche diventare molto dannoso e catastrofico se l’ambiente si
modificasse all’improvviso. Spencer invece identifica l'evoluzione con il progresso: l'evoluzione è
progresso, cioè miglioramento costante e irreversibile.
Spencer enuncia tre principi generali della natura, desunti dalle scienze naturali:
 persistenza della forza (o conservazione dell'energia)
 indistruttibilità della materia
 continuità del movimento: la forza agisce su ogni elemento e ne determina il movimento.
I tre principi elencati danno origine a un processo di differenziazione e organizzazione, in quanto agiscono
producendo un passaggio dall'omogeneo all'eterogeneo, dal semplice al complesso, dal disorganico
all'organizzato, dall'indifferenziato al differenziato.
Tale processo evoluzionistico è applicabile a qualsiasi ambito: per esempio, con la crescita del bambino il
linguaggio passa da suoni disconnessi e disorganici a parole vere e proprie e al linguaggio che costituisce
un sistema. Allo stesso modo nella crescita dell’embrione le cellule, prima indifferenziate, si differenziano
e si specializzano (formando tessuti e organi diversi), ma allo stesso tempo entrano in relazione le une con
le altre formando l’organismo vivente. Un altro esempio può essere tratto dalla società: possiamo
immaginare che nella preistoria gli uomini vivessero isolati (o in piccoli gruppi) facendo tutti le stesse
attività, poi hanno iniziato a differenziarsi e a svolgere lavori diversi, ma nello stesso tempo hanno dovuto
iniziare a collaborare, così sono nate società più complesse e città. Un altro esempio ancora può essere
fornito dall’evoluzione dell’universo, dove i corpi celesti si differenziano (stelle, pianeti, satelliti, comete
ecc. ) e nello stesso tempo si integrano formando sistemi (come il sistema solare).
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