ORIGINE DELLA VITA ED EVOLUZIONE Le rocce che contengono le più antiche tracce fossili hanno un’età di 3,5 milioni di anni, si tratta di impronte di colonie batteriche che comunque testimoniano la presenza di esseri viventi. L’ipotesi più fondata (Oparin 1922 – esperimento di Miller 1953) è che la comparsa della vita sia stata preceduta da un’evoluzione chimica che dai composti inorganici presenti nell’atmosfera primitiva e nell’acqua del mare abbia portato ad una seppur primitiva struttura cellulare. Principali tappe: - atmosfera riducente (CH4, NH3, CO2, H2O) - piccole molecole organiche (idrocarburi, alcoli, aldeidi, chetoni….) - molecole organiche più grandi e complesse (amminoacidi, monosaccaridi, basi azotate….) - macromolecole e polimeri (proteine, acidi grassi, polisaccaridi, acidi nucleici….) - coacervati: aggregati sferoidali formati dall’incontro casuale di polimeri diversi - protocellula: sistema autonomo dotato di un rudimentale metabolismo in cui le proteine che catalizzano la duplicazione del DNA vengono prodotte sulla base dell’informazione contenuta nello stesso DNA. Secondo l’ipotesi eterotrofa i primi organismi unicellulari dovevano essere eterotrofi anaerobi in quanto, in mancanza di ossigeno libero, erano in grado di utilizzare le molecole organiche presenti in gran quantità nell’oceano primitivo (brodo primordiale). La successiva comparsa degli autotrofi (chemiosintetici e fotosintetici) è legata ad una diminuzione di sostanze nutritizie per il rapido moltiplicarsi ed accrescersi degli eterotrofi. Gli autotrofi con il loro metabolismo incrementano la quantità di ossigeno atmosferico che consentirà la comparsa di meccanismi respiratori con una resa energetica superiore rispetto a quelli fermentativi. L’ossigeno inoltre produce uno strato di ozono che assorbe parte dei raggi UV e consentirà il passaggio della vita nelle terre emerse. Secondo l’ipotesi endosimbiotica le cellule procariote avrebbero inglobato altre cellule che si sarebbero differenziate in organelli intracellulari (mitocondri, cloroplasti) e avrebbero aumentato di dimensioni e compartimentazione con estensione delle membrane fino alla struttura eucariote. Principali tappe evoluzione biologica: - cellule procarioti eterotrofe e poi autotrofe (REGNO MONERE) - cellule eucarioti eterotrofe e poi autotrofe (REGNO PROTISTI) - pluricellularità eucariote aerobia (REGNO ANIMALE, REGNO VEGETALE, REGNO FUNGHI) - passaggio della vita nella terra emersa EVOLUZIONE BIOLOGIA complesso di fatti accertati dal punto di vista paleontologico, comparatistico ed embriologico secondo cui le specie estinte hanno preceduto con graduale diversificazione quelle attuali. Le teorie evoluzionistiche sono le spiegazioni del fenomeno dell’evoluzione che si sono sostituite alle teorie fissiste del passato a partire dal 18° secolo. FISSISTI: Linneo, Cuvier, Buffon secondo cui le specie sono state create (creazionismo) e poi non hanno subito modificazioni, si spiegano i resti fossili di organismi estinti come eventi catastrofici. EVOLUZIONISTI: J.B. LAMARCK Con la pubblicazione nel 1809 dell'opera Philosophie zoologique, Lamarck giunse alla conclusione che gli organismi, così come si presentavano, fossero il risultato di un processo graduale di modificazione che avveniva sotto la pressione delle condizioni ambientali. Nonostante le ipotesi di Lamarck siano state in seguito dimostrate infondate, Lamarck rimane il primo scienziato ad affermare la trasformazione dei viventi. In questo modo Lamarck portava la biologia fuori dal creazionismo e fondava una prospettiva dinamica della storia della natura. Lamarck individua due forze responsabili dei cambiamenti: - una forza interna dell’organismo che tende ad adattarsi all’ambiente - ina forza esterna dell’ambiente sull’organismo che lo modifica l’insieme delle due forze determina la comparsa di nuovi “caratteri acquisiti ereditabili” C. DARWIN è stato un biologo, geologo, zoologo e botanico britannico, celebre per aver formulato la teoria dell'evoluzione delle specie animali e vegetali fornendo come spiegazione il meccanismo della selezione naturale di mutazioni casuali congenite ereditarie (origine delle specie), e per aver teorizzato la discendenza di tutti i primati (uomo compreso) da un antenato comune (origine dell'uomo). Pubblicò la sua teoria sull'evoluzione delle specie nel libro L'origine delle specie (1859), che è rimasto il suo lavoro più noto. Raccolse molti dei dati su cui basò la sua teoria durante un viaggio intorno al mondo sulla nave Beagle, e in particolare durante la sua sosta alle Isole Galápagos. T. H. HUXLEY Convinto sostenitore dell'evoluzionismo darwiniano, tanto da essere soprannominato il "mastino di Darwin" si batté incessantemente per il superamento del fissismo teologico. In prima persona, durante un soggiorno in Australia dal 1846 al 1850, ha verificato e confermato quanto già anticipato privatamente da Darwin. Il Neodarwinismo (o sintesi moderna) è la teoria evoluzionistica attualmente più accreditata in campo scientifico. Essa deriva dall'integrazione tra: la teoria dell'evoluzione delle specie per selezione naturale di Charles Darwin; la teoria dell'ereditarietà di Gregor Mendel sulle basi dell'eredità biologica rivista alla luce della moderna genetica, comprese le mutazioni genetiche casuali come sorgente della variazione; la forma matematica della genetica delle popolazioni. l'analisi dei dati della paleontologia Gli scienziati che hanno contribuito allo sviluppo principale del neodarwinismo sono numerosi biologi e genetisti. In breve, il neodarwinismo si fa carico di una specifica concezione che consiste nel considerare come unità fondamentale dell'eredità il gene come bersaglio del meccanismo dell'evoluzione (la selezione naturale). La sintesi neodarwiniana unifica diverse branche della biologia che in precedenza avevano pochi punti di contatto, in particolare la genetica, la citologia, la sistematica, la botanica e la paleontologia.