Cap.4 IL DOPO GUERRA: UN NUOVO SCENARIO MONDIALE 1. LA PACIFICAZIONE IMPOSSIBILE 1.1 La contraddittoria ricerca di un nuovo equilibrio: i 14 punti di Wilson La conclusione della guerra provocò una serie di disastri irreparabili, come: La perdita di 10 ML di vie umane; Quattro dei grandi imperi vennero soppressi (austro-ungarico, ottomano, tedesco e russo); L’economia europea doveva affrontare un periodo di profonda crisi. Nel 1919 ebbe inizio a Parigi la Conferenza di pace alla quale vi parteciparono solo i rappresentanti delle potenze vincitrici, mentre i vinti erano stati esclusi da ogni trattativa. I trattati presero il nome delle città in cui vennero firmati gli accordi: Versailles (sulla Germania), SaintGermain (sull’Austria), Sèvres (sull’impero ottomano). Da questa conferenza emersero quattro principali strategie, che ebbero delle connotazioni difformi: 1) Stalin nel 1915, alla conferenza di Zimmerwald, sostenne che la pace sarebbe dovuta avvenire senza annessioni e senza indennità. Questo suo pensiero trovò sempre più consensi all’interno dei paesi belligeranti. 2) Wilson per rispondere alle pressioni del pacifismo europeo, enunciò i 14 punti su cui doveva fondarsi “la guarigione” dell’equilibrio internazione una volta conclusa la guerra. Tra questi punti ricordiamo la soppressione delle barriere economiche fra gli stati e la libertà di navigazione in tutti i mari, un disarmo generale, lo sviluppo autonomo dei popoli dell’impero austro-ungarico e ottomano, rispettando il diritto di autodeterminazione delle nazionalità. 3) Clemenceau il suo obbiettivo è quello di annientare la Germania, e quindi ottenere l’egemonia della Francia per far sì che diventi l’unica grande potenza continentale. Già nell’armistizio di Rèthondes alla Germania erano state imposte clausole durissime: consegnare ai vincitori tutto l’armamento pesante, i sommergibili, parte della flotta, le truppe furono disarmate, l’oro sottratto ai paesi invasi venne restituito e inoltre, la Germania, dovette cedere tutti i suoi possedimenti coloniali. 4) Lloyd George a differenza della Francia, l’Inghilterra impose due sole condizioni alla Germania: annientarla come potenza coloniale e commerciale, ma non come nazione. 1.2 Il trattato di Versailles: l’annientamento della Germania La strategia francese di Clmenceau fu quella vincente, perché gli inglesi, più moderati, non diedero molte soluzioni alternative. Così, con la firma del trattato di Versailles, i confini tedeschi vennero ridimensionati (persero il 13% del territorio e il 10% della popolazione) e la Germania restituì alla Francia l’Alsazia-Lorena. Inoltre dovette pagare una somma d’indennità di 132 miliardi di marchi d’oro (circa il doppio del valore totale dei metalli estratti dopo la scoperta dell’America) in trent’anni. Conclusione: La strategia francese risultò comunque fallimentare e non riuscì a creare un ordine europeo stabile e duraturo. Nonostante la situazione di grande crisi, l’Europa rappresentava ancora il centro degli equilibri internazionali, in quanto gli Stati Uniti fecero prevalere il loro tradizionale isolazionismo. Cap.4 1.3 Il trattato di Saint-Germain: la spartizione dell’impero austro-ungarico Anche l’Austria, ritenuta colpevole tanto quanto la Germania, ricevette una dura punizione: il suo impero venne smembrato tanto che dell’Austria non rimase altro che un’entità regionale, circondata da tanti nuovi stati (Polonia, Cecoslovacchia, Jugoslavia e Ungheria). La creazione di questi ultimi, regolata dal principio di nazionalità, contribuiva ad aumentare instabilità. Come scrisse Lloyd, il fatto che la Germania fosse circondata da tanti piccoli stati, aventi popoli che non hanno avuto mai un governo stabile e buona parte di tedeschi bramosi di riunirsi con la propria madrepatria, sarebbe stato di sicuro un motivo futuro per scatenare una nuova guerra. 1.4 Il trattato di Sèvres: la spartizione dell’ex impero ottomano Con questo trattato l’impero ottomano venne smembrato a tal punto che rimase soltanto un lembo di terra comprendente Costantinopoli e l’Anatolia settentrionale. Parte dei territori ex ottomani fu consegnata nelle mani della Francia e dell’Inghilterra secondo il sistema dei mandati. L’obbiettivo di questa spartizione fu quello di trasformare i territori ex ottomani in aree coloniali facili da tener sotto controllo. 1.5 Il riassetto dei confini italiani La delegazione italiana era guidata da Vittorio Emanuele Orlando e da Sidney Sonnino, i quali volevano ottenere l’annessione dei territori previsti dal patto di Londra (1915), ovvero La Dalmazia eccetto Fiume. Quando, però, il patto fu firmato, non era stato previsto il crollo dell’impero asburgico, tanto meno la nascita della Jugoslavia. Orlando e Sonnino chiesero che tutte le clausole del patto venissero rispettate, nonostante quest’ultime andassero contro i 14 punti del Presidente Wilson, il quale aveva previsto un riassetto delle frontiere italiane secondo le linee di nazionalità. Proprio in quel periodo, la città di Fiume dichiarò la sua volontà di far parte del regno d’Italia. Questo fatto permise a Clemenceau e a Lloyd di poter mettere in discussione il patto di Londra, dal momento che Fiume non rientrava nei territori promessi all’Italia. Così, Orlando e Sonnino abbandonarono la conferenza. Il presidente Wilson non si preoccupò tanto di questa protesta dal momento che sapeva bene che l’Italia fosse legata all’America per una questione economica e finanziaria.