Diversità linguistica e diversità genetica Cambiamento delle lingue

Diversità linguistica e diversità genetica
Cambiamento delle lingue ed evoluzione delle specie
Due tipi di diversità linguistica:
‘orizzontale’
orizzontale’: diversità tra lingue parlate nella stessa
epoca e tra varietà della stessa lingua
‘verticale’
verticale’: diversità tra fasi storiche diverse della
stessa lingua
Monolinguismo e invariabilità storica (immobilismo linguistico)
due scenari ugualmente insostenibili
- le lingue hanno seguito e seguono gli spostamenti dell’uomo,
adattandosi a diversi ‘ecosistemi’
- le lingue si adattano alle mutate condizioni di vita dell’uomo
Evoluzione delle specie ed evoluzione delle lingue: un’attrazione antica (e
pericolosa?) (T. Pievani (2011), Evoluzione delle specie, evoluzione delle
lingue: affinità, interazioni, cautele, in N. Grandi (a cura di), Dialoghi sulle
lingue e sul linguaggio, Bologna, Pàtron Editore, p. 57)
‘Albero’ genetico delle popolazioni e ‘albero’ delle famiglie linguistiche secondo la proposta
di Cavalli Sforza
“Per il versante biologico i dati molecolari attestano ormai con forza
un’origine unica, recente, africana, e a partire da un gruppo fondatore
sorprendentemente ristretto”
(T. Pievani (2011), Evoluzione delle specie, evoluzione delle lingue:
affinità, interazioni, cautele, in N. Grandi (a cura di), Dialoghi sulle
lingue e sul linguaggio, Bologna, Pàtron Editore, p. 73)
L’albero delle lingue non ha il tronco…
“Come i tassonomisti delle piante e degli animali, abbiamo
ricostruito gli alberi che i linguisti chiamano «genetici»; sono
l’equivalente degli alberi filogenetici o evolutivi in biologia.
Ma i linguisti hanno incontrato difficoltà a risalire più a monte delle
famiglie. Anche se molti di essi hanno cercato di stabilire parentele
più lontane, è stato finora impossibile arrivare a un accordo che
comprenda tutte le famiglie esistenti. Molti linguisti in effetti
pensano che non si possa nemmeno rispondere alla domanda se vi
sia stata una sola origine, o più d’una, delle lingue moderne.
La difficoltà deriva dalla grande velocità evolutiva delle lingue”
(L. L. Cavalli Sforza (1996), Geni, popoli e lingue, Milano,
Adelphi, p. 202).
- Poligenesi o monogenesi?
- Solo delle lingue o anche del linguaggio?
- Massima profondità temporale raggiungibile nella ricostruzione
del passato linguistico:
- 5.000 anni con documenti diretti
- 6-7.000 anni con la ricostruzione
Almeno 100.000 anni di… buio assoluto!
- Il ruolo del ‘caso’:
“L’analisi del DNA degli uomini antichi è quindi ancora molto limitata. È
soggetta alle stesse probabilità che condizionano tutti i ritrovamenti di
fossili” (L. L. Cavalli Sforza (1996), Geni, popoli e lingue, Milano,
Adelphi, p. 64).
- Più di va indietro nel tempo e più il ruolo del ‘caso’ si ridimensiona per le
testimonianze linguistiche:
- sono casuali il luogo del ritrovamento, la lingua attestata… ma
non è casuale il livel
lo di lingua attestato dal ritrovamento!
ritrovamento
- ciò riduce ulteriormente la possibilità di una ricostruzione
attendibile
di ciò che non è direttamente documentato
“Anche la grammatica si evolve, benché in media più lentamente, e
permette quindi di ricostruire somiglianze più antiche.” (L. L. Cavalli
Sforza (1996), Geni, popoli e lingue, Milano, Adelphi, p. 207).
delle
- La questione cruciale non è tanto la lentezza dell’evoluzione della
grammatica, quanto, piuttosto i vincoli sulla ‘variabilità’ della struttura
lingue: la variazione interlinguistica non è totalmente casuale…
- vincoli dovuti ad una ‘guida biologica’
legata alla architettura
funzionale del
cervello (cfr. A. Moro (2006), I confini di Babele. Il cervello e il
mistero delle
lingue impossibili, Milano, Longanesi)
- vincoli dovuti alla ‘language bioprogram hypotheis (Ipotesi del
programma
biologico del linguaggio; D. Bickerton (1984) The
Language Bioprogram
Hypothesis, ”The Behavioral and Brain
Sciences” 7).
- vincoli di natura funzionale: esclusione delle lingue ‘comunicativamente
non
efficaci’ (es. lingue OS)
- “La selezione naturale elimina, presto o tardi, tutte le mutazioni nocive”
(L. L. Cavalli Sforza (1996), Geni, popoli e lingue, Milano, Adelphi, p. 78)
- La selezione linguistica tende a eliminare, presto o tardi, le ‘grammatiche’
comunicativamente inefficaci
- “La concezione darwiniana dell'evoluzione per sopravvivenza dei meglio
adattati dev'essere dunque integrata notando anche l'importanza del caso,
che il genetista Motoo Kimura ha sintetizzato nell'espressione
sopravvivenza dei più fortunati. In pratica, quindi, l'evoluzione è la
sopravvivenza non soltanto dei tipi genetici più adatti, ma anche di quelli
che hanno avuto più fortuna” (L. L. Cavalli Sforza (1996), Geni, popoli e
lingue, Milano, Adelphi, p. p. 84)
- In chiave linguistica:
- ad un primo: livello: sopravvivenza delle lingue che adottano
‘grammatiche’ comunicativamente più efficaci
- ad un secondo livello: sopravvivenza delle lingue più ‘fortunate’
- Però la fortuna (cioè successi e insuccessi dei parlanti) ha sempre la
meglio, anche a fronte di una certa incoerenza tipologica (cfr. inglese)
- predominanza dei ‘fattori esterni’ alla lingua nei processi di
evoluzione linguistica
Deriva genetica vs. linguistica
Con ‘deriva genetica’ si indica la variazione, casuale, delle frequenze geniche
in una piccola popolazione. E’ una componente dell’evoluzione sempre cieca
rispetto ai suoi esiti finali!
Deriva linguistica: “La lingua si muove, scende lungo il corso del tempo
seguendo una corrente che essa stessa crea. La lingua, insomma, ha un
movimento di deriva […]. La lingua esiste solo in tanto in quanto è
effettivamente usata: parlata e udita, scritta e letta. Ogni cambiamento
significativo che ha luogo in essa deve esistere all’origine come variazione
individuale […]. La deriva linguistica […] ha una direzione. In altre parole,
soltanto le variazioni individuali che si muovono in una certa direzione
realizzano o trasportano questa deriva […]. La deriva di una lingua è
costituita dalla selezione inconscia, compiuta dai suoi parlanti, di quelle
variazioni individuali che si concentrano in una specifica direzione. In
generale, questa direzione può essere dedotta dalla storia passata della
lingua”
Sapir, E. (1921), Language : an Introduction to the Study of Speech, New York,
Harcourt, Brace and Company (trad. it. (1969) e (2007), Il linguaggio. Introduzione
alla linguistica, Torino, Einaudi).
Trasmissione del genoma dai genitori: errori di copiatura = mutazioni
Questi errori di copiatura sono casuali e possono portare a conseguenze nocive,
favorevoli o essere privi di conseguenze. Su esse agisce la selezione naturale,
che è la forza che dirige l'evoluzione: mantiene le mutazioni favorevoli e scarta quelle
nocive. E' un processo automatico e casuale.
Anche le lingue si trasmettono per 'errori' di copiatura, che poi sono soggetti a
'selezione sociale'... ma questo processo non è casuale e automatico e neppure
cieco rispetto ai suoi esiti finali: ogni innovazione linguistica ha lo scopo di risolvere
un problema comunicativo e va nella direzione del ‘massimo risultato con il minimo
sforzo’
Ogni innovazione culturale (ad es. invenzioni) ha lo scopo di risolvere un problema
'pratico'...
In più le mutazioni linguistiche e culturali si trasmettono più spesso per via
orizzontale, che per via verticale:
- dai genitori ai figli
- all’interno del ‘gruppo dei pari’
“Quando impariamo qualcosa dai nostri genitori ci troviamo in una situazione che ha
molte analogie con la trasmissione genetica e quando impariamo una barzelletta da un
amico ci troviamo in una situazione statisticamente molto simile alla trasmissione
delle malattie infettive” (Cavalli Sforza, L. L. (2004), L’evoluzione della cultura, Torino,
Codice Edizioni, p. 59)
Origine individuale di ogni 'innovazioni': genetica, culturale (cfr. inventori), linguistica
Propagazione del mutamento linguistico
Area relitto
Area di transizione
Area focale
Propagazione delle ‘innovazioni’:
- nello spazio fisico
- negli ‘strati sociali’
- nelle varietà ‘situazionali’
> Diffusione diatopica
> Diffusione diastratica
> Diffusione diafasica e diamesica
Per ciascuna di queste forme di ‘propagazione’ esiste un’area focale,
un’area di transizione e un’area relitto
Questi tre tipi di ‘propagazione’ non sono sempre necessariamente
Compresenti!
L'emergere di una innovazione culturale e linguistica e la sua diffusione sono
molto più rapide rispetto al livello genetico.
La diffusione di una innovazione culturale e linguistica può essere imposta
Dati linguistici e dati genetici per ‘datare’ la separazione tra due rami
dell’albero
“Dato che nell’albero genetico ci sono 42 popolazioni […] e 16 famiglie
linguistiche, vi saranno in media numerose popolazioni di quest’albero che
dovranno confluire in una sola famiglia linguistica. Quando ciò accade, si
trova che quelle appartenenti alla stessa famiglia linguistica sono molto
vicine nell’albero genetico. Si può riassumere questo comportamento
dicendo che le famiglie linguistiche hanno la tendenza ad attaccarsi ai
rami più recenti dell’albero genetico, poiché le popolazioni biologiche
corrispondenti hanno una parentela biologica più elevata. Si potrebbe
dunque utilizzare l’albero genetico per datare approssimativamente
l’origine di una famiglia linguistica; si trova che, con poche eccezioni […],
queste date sono comprese tra i 6.000 e i 25.000 anni, a seconda delle
famiglie.” (L. L. Cavalli Sforza (1996), Geni, popoli e lingue, Milano,
Adelphi, p. 216-217).