Quattro meccanismi evolutivi fondamentali, verticali e
orizzontali:
- mutazione
- selezione
- migrazione
- deriva
Evoluzione delle specie, cambiamento delle lingue
Opera naturale è ch’uom favella;
ma così o così, natura lascia
poi fare a voi secondo che v’abbella
Paradiso, XXVI, 130-132
(Facoltà di) linguaggio
Lingue
Hardware
Software
Fra il considerare le vicende umane come puro prodotto della
nostra biologia e come totalmente svincolate da questa
esistono un’infinità di posizioni intermedie. L’unico
atteggiamento razionale e costruttivo è quello di vedere di
volta in volta quanto di biologico e quanto di culturale
contribuisce ad una specifica funzione e ha contribuito a
condizionare una specifica vicenda storica.
Boncinelli, E. (2003), I presupposti biologici del linguaggio I.
Aspetti evolutivi, «Lingue e linguaggio», 1, p. 148
E le lingue?
it follows from the arbitrariness of linguistic signs […] that the
matter of which language one speaks is firmly a question of
culture. And indeed children learn the sounds, morphology,
syntax and lexicon of their particular native language or
languages from their parents and older peers by imitation, much
as they would learn what to wear, eat, and laugh or cry about
Schrijver, P. (2009), Population continuity across language shift in NorthWestern Europe, in Cotticelli Kurras, P. / Graffi, G. (a cura di) (2009), Lingue,
ethnos e popolazioni: evidenze linguistiche, biologiche e culturali. Atti del
XXXII Convegno della Società Italiana di Glottologia, Verona 25-27
ottobre2007, Roma, Il Calamo: 123).
Lingue e linguaggio: diverso grado di stabilità
ché nullo effetto mai razionabile,
per lo piacere uman che rinovella
seguendo il cielo, sempre fu durabile.
(Paradiso XXVI, 127-129).
‘Albero’ delle popolazioni e
‘albero’ delle famiglie linguistiche
secondo la proposta di Cavalli
Sforza
Analogie
- specie e lingua sono accomunate dalla loro
natura popolazionale: “entrambe le entità sono
prodotte da (o corrispondono a) comunità di
individui storicamente connotate, delimitate da un
qualche confine di appartenenza (biologico o
culturale) e caratterizzate da ‘polimorfismi’ e da
varietà interne che di solito sono il sintomo di
vitalità”
(T. Pievani (2011), Evoluzione delle specie, evoluzione
delle lingue: affinità, interazioni, cautele, in N. Grandi
(a cura di), Dialoghi sulle lingue e sul linguaggio, Bologna,
Pàtron Editore, p. 58)
- incrocio tra individui sul piano biologico /
comunicazione efficace sul piano linguistico
(specie = sistema chiuso dal punto di vista
riproduttivo / lingua = sistema chiuso dal punto
di vista comunicativo)
- differenziazione per isolamento geografico e
migrazione
- meccanismi di estinzione in parte simili
- origine individuale del mutamento
- La percezione della stabilità: “per una specie, o più in
generale per una comunità, la norma è la stabilità” (Eldredge
/ Gould, 1972 [1991: 260])
Eldredge, N. / Gould, S. J. (1972), Punctuated equilibria: an alternative to
phyletic gradualism, in T. Schopf (ed.), Models in Paleobiology, San
Francisco, Freeman, Cooper and Co., 82-115 (trad. it. (1991), Gli
equilibri punteggiati: un’alternativa al gradualismo filetico, in N. Eldredge,
Strutture del tempo, Firenze, Hopeful Monster Editore, 260).
- quando ci guardiamo intorno e osserviamo l’uso corrente, non
ci capita facilmente di pensare che la nostra lingua ha
un’«inclinazione», che i cambiamenti dei prossimi secoli sono,
in un certo senso, prefigurati in certe oscure tendenze del
presente e che questi cambiamenti, una volta completati,
appariranno come semplici continuazioni di cambiamenti che si
sono già realizzati. La nostra impressione è piuttosto che
la nostra lingua sia praticamente un sistema fisso.
Sapir, E. (1921), Language : an Introduction to the Study of Speech, New
York, Harcourt, Brace and Company (trad. it. (1969), Il linguaggio.
Introduzione alla linguistica, Torino, Einaudi, P. 156).
Differenze
“Per il versante biologico i dati molecolari
attestano ormai con forza un’origine unica,
recente, africana, e a partire da un gruppo
fondatore sorprendentemente ristretto”
(T. Pievani (2011), Evoluzione delle specie,
evoluzione delle lingue: affinità, interazioni, cautele,
in N. Grandi (a cura di), Dialoghi sulle lingue e sul
linguaggio, Bologna, Pàtron Editore, p. 73)
L’albero delle lingue non ha il tronco…
tronco…
“Come i tassonomisti delle piante e degli animali,
abbiamo ricostruito gli alberi che i linguisti
chiamano «genetici»; sono l’equivalente degli
alberi filogenetici o evolutivi in biologia.
Ma i linguisti hanno incontrato difficoltà a risalire
più a monte delle famiglie. Anche se molti di essi
hanno cercato di stabilire parentele più lontane,
è stato finora impossibile arrivare a un accordo
che comprenda tutte le famiglie esistenti. Molti
linguisti in effetti pensano che non si possa nemmeno rispondere alla domanda se vi sia stata una
sola origine, o più d’una, delle lingue moderne.
La difficoltà deriva dalla grande velocità evolutiva
delle lingue”
(L. L. Cavalli Sforza (1996), Geni, popoli e lingue, Milano,
Adelphi, p. 202).
- Poligenesi o monogenesi?
- Solo delle lingue o anche del linguaggio?
- Massima profondità temporale raggiungibile
nella ricostruzione del passato linguistico:
- 5.000 anni con documenti diretti (vincolo: la
nascita della scrittura)
- 6-7.000 anni con la ricostruzione
- Almeno 100.000 anni di… ‘buio assoluto’
(nella migliore delle ipotesi…)
- Il ruolo del ‘caso’:
“L’analisi del DNA degli uomini antichi è quindi ancora molto limitata. È
soggetta alle stesse probabilità che condizionano tutti i ritrovamenti di
fossili” (L. L. Cavalli Sforza (1996), Geni, popoli e lingue, Milano,
Adelphi, p. 64).
- Più di va indietro nel tempo e più il ruolo del ‘caso’
si ridimensiona per le testimonianze linguistiche:
- sono casuali il luogo del ritrovamento, la lingua attestata…
ma non è casuale il livello di lingua attestato dal ritrovamento
ritrovamento!
- ciò riduce ulteriormente la possibilità di una ricostruzione
attendibile di ciò che non è direttamente documentato
- Il mutamento linguistico è sempre la risposta a
un bisogno comunicativo
Deriva genetica vs. linguistica
La deriva genetica è sempre cieca rispetto ai suoi esiti finali
“La lingua si muove, scende lungo il corso del tempo seguendo una corrente
che essa stessa crea. La deriva linguistica […] ha una direzione. In altre
parole, soltanto le variazioni individuali che si muovono in una certa direzione
realizzano o trasportano questa deriva […]. La deriva di una lingua è
costituita dalla selezione inconscia, compiuta dai suoi parlanti, di quelle
variazioni individuali che si concentrano in una specifica direzione. In
generale, questa direzione può essere dedotta dalla storia passata della
lingua”
Sapir, E. (1921), Language : an Introduction to the Study of Speech, New
York, Harcourt, Brace and Company (trad. it. (1969), Il linguaggio.
Introduzione alla linguistica, Torino, Einaudi, P. 151).
- Percezione / imposizione della diversità
“Circa quarant’anni fa, dopo aver acquisito una certa competenza della
lingua degli Shuar (shuar chicham, famiglia linguistica Aents dell’alta
Amazzonia dell’Ecuador meridionale e del Perù settentrionale) che avevo
già studiato da due anni, mi ero spinto nel territorio dei loro vicini e (allora)
nemici Achuar, che parlano una lingua molto affine, con divergenze
fonologiche, lessicali e in piccola parte morfologiche fra le due. Mi
accompagnavano due giovani shuar, miei coetanei, assai timorosi per
l’avvicinamento ed il contatto con gli Achuar, che consideravano dei
pericolosi guerrieri. Quando, dopo giorni di marcia nella selva riuscimmo
finalmente ad entrare in una capanna achuar e a stabilire qualche
scambio verbale con i suoi abitanti, io che fino a quel momento non
sapevo nulla della loro lingua, mi accorsi con soddisfazione che sulla base
dello shuar che conoscevo potevo comprendere buona parte di quello che
i nostri nuovi interlocutori ci dicevano,
limitandomi solo a porgere qualche domanda di chiarimento lessicale. Al
contrario, i miei compagni di viaggio, parlanti nativi dello shuar, erano
convinti di non capire niente di quella lingua di ‘pericolosi selvaggi’ come
essi categorizzavano mentalmente i nostri interlocutori. Costruivano
dunque una distanza simbolica, ed erigevano una barriera di
incomprensione e, quando affermavano di comprendere, mi dicevano: “ma
noi diciamo così…”, sottolineando le differenze, non le somiglianze su cui,
invece, mi concentravo io”
M. Gnerre (2011), L’inafferrabile diversità delle lingue, in N. Grandi (a cura
di), Dialoghi sulle lingue e sul linguaggio, Bologna, Pàtron Editore
Glottocronologia: Sulla base di confronti statistici tra i lessici di
lingue diverse, si cerca di stimare il tempo durante il quale tali lingue
si sono sviluppate ‘staccandosi’ da una comune lingua madre.
La glottocronologia presuppone che la velocità con cui si modifica il
patrimonio lessicale di una lingua sia costante: ogni lingua
sostituisce interamente il proprio lessico ogni 10.000 anni.
ASSUNTO INDIMOSTRABILE
Gudschinsky, S. C. (1956), The ABC’s of Lexicostatistics, «Word»,
12.2, 175-210
Guy, J. B. M. (1980a), Experimental Glottochronology: Basic Methods
and Results, «Pacific Linguistics», Series B, 75, The Australian
National University, Canberra, Dept. of Linguistics, Research School
of Pacific Studies, Australian National University.
Guy, J. B. M. (1980b), Glottochronology without cognate recognition,
«Pacific Linguistics» Series B – No. 79, The Australian National
University, Canberra, Dept. of Linguistics, Research School of Pacific
Studies, Australian National University.
Lees, R. B. (1953), The Basis of Glottochronology, «Language», 29,
113-127
Dati linguistici e dati genetici per ‘datare’ la separazione tra due rami
dell’albero
“Dato che nell’albero genetico ci sono 42 popolazioni […] e 16 famiglie
linguistiche, vi saranno in media numerose popolazioni di quest’albero
che dovranno confluire in una sola famiglia linguistica. Quando ciò
accade, si trova che quelle appartenenti alla stessa famiglia linguistica
sono molto vicine nell’albero genetico. Si può riassumere questo
comportamento dicendo che le famiglie linguistiche hanno la tendenza
ad attaccarsi ai rami più recenti dell’albero genetico, poiché le
popolazioni biologiche corrispondenti hanno una parentela biologica più
elevata. Si potrebbe dunque utilizzare l’albero genetico per datare
approssimativamente l’origine di una famiglia linguistica; si trova che,
con poche eccezioni […], queste date sono comprese tra i 6.000 e i
25.000 anni, a seconda delle famiglie.” (L. L. Cavalli Sforza (1996), Geni,
popoli e lingue, Milano, Adelphi, p. 216-217).
“Anche la grammatica si evolve, benché in media più lentamente, e
permette quindi di ricostruire somiglianze più antiche.” (L. L. Cavalli Sforza
(1996), Geni, popoli e lingue, Milano, Adelphi, p. 207).
- La questione cruciale non è tanto la lentezza dell’evoluzione della
grammatica, quanto, piuttosto i vincoli sulla ‘variabilità’ della struttura
delle lingue: la variazione interlinguistica non è totalmente casuale…
- vincoli dovuti ad una ‘guida biologica’ legata alla architettura funzionale
del cervello (cfr. A. Moro (2006), I confini di Babele. Il cervello e il mistero
delle lingue impossibili, Milano, Longanesi)
- vincoli dovuti alla ‘language bioprogram hypotheis (Ipotesi del
programma biologico del linguaggio; D. Bickerton (1984) The Language
Bioprogram Hypothesis, ”The Behavioral and Brain Sciences” 7).
- vincoli di natura funzionale: esclusione delle lingue ‘comunicativamente
non efficaci’
- “La selezione naturale elimina, presto o tardi, tutte le mutazioni nocive”
(L. L. Cavalli Sforza (1996), Geni, popoli e lingue, Milano, Adelphi, p. 78)
- La selezione linguistica tende a eliminare, presto o tardi, le
‘grammatiche’ comunicativamente inefficaci (cfr. pressoché totale
assenza di lingue OS)
- “La concezione darwiniana dell'evoluzione per sopravvivenza dei meglio
adattati dev'essere dunque integrata notando anche l'importanza del
caso, che il genetista Motoo Kimura ha sintetizzato nell'espressione
sopravvivenza dei più fortunati. In pratica, quindi, l'evoluzione è la
sopravvivenza non soltanto dei tipi genetici più adatti, ma anche di quelli
che hanno avuto più fortuna” (L. L. Cavalli Sforza (1996), Geni, popoli e
lingue, Milano, Adelphi, p. p. 84)
- In chiave linguistica:
- ad un primo livello: sopravvivenza delle lingue che adottano
‘grammatiche’ comunicativamente più efficaci
- ad un secondo livello: sopravvivenza delle lingue più
‘fortunate’
-La fortuna (cioè successi e insuccessi dei parlanti) ha sempre la
meglio, anche a fronte di una certa incoerenza tipologica (cfr. inglese)
- predominanza dei ‘fattori esterni’ alla lingua nei processi di
evoluzione linguistica
La diversità non è proliferazione anarchica, e le lingue non
possono appartenere a qualsiasi tipo ci piaccia di immaginare:
la forma assunta da tali tratti sarà pertanto quella di proprietà
soggette a variazioni contenute entro limiti determinati.
Variazioni prevedibili, non fortuite, perché anche se le pressioni
esterne, relative alla storia delle società, sono contingenti, non
è contingente il modo in cui le lingue reagiscono ad esse.
Hagège, C. (1985), L’homme de paroles. Contribution linguistique aux
sciences humaines, Paris, Libraire Arthèeme Fayard (trad. it. (1989),
L’uomo di parole. Linguaggio e scienze umane, Torino, Einaudi:).
Esistono lingue ‘primitive’?
Le lingue di popolazioni con scarso sviluppo
tecnologico, con pochi contatti, con demografie
ridotte, con scarsa densità di reti sociali e
di interazioni hanno conservato tratti arcaici?
concreto > astratto
Malese
muka
belakang
kaki
hulu
ecc.
viso > davanti
schiena > dietro
piede > giù
testa > su
Ricostruzione di elementi lessicali su base
comparatistica:
*ba ‘venire’: baule ba, dinka bo, afar ba, kannada ba, jakuto ba, papua del
Murray River ba, kei ba;
*lak ‘andare’: semitico laka, maleopolinesiaco laku, Caucaso lak,
indoeuropeo *lagh-, cinese lai ‘venire’, ecc.
*ma / wad ‘acqua’: bantu ma (prefisso di liquidi: swahili maji), arabo ma’,
egizio mw, hittita waddar, germanico AN wair;
*kap ‘prendere’: maleo-polinesiano (malese tangkap), somalo qab, latino
cap-io, ecc.;
*pat ‘piede’: sanscrito pad, georgiano phex, andamanese pag, ecc.;
*kul ‘udire’: pitjantjatjara kuli, finnico kuule, georgiano qur-, ecc.;
*mar ‘uomo’: arabo mar', ceceno mar, latino maritus, ecc.;
*dil ‘lingua’: turco dil, austronesiano dila, ecc.;
Trasmissione del genoma dai genitori: errori di copiatura = mutazioni
Questi errori di copiatura sono casuali e possono portare a conseguenze nocive,
favorevoli o essere privi di conseguenze. Su esse agisce la selezione naturale,
che è la forza che dirige l'evoluzione: mantiene le mutazioni favorevoli e scarta quelle
nocive. E' un processo automatico e casuale.
Anche le lingue si trasmettono per 'errori' di copiatura, che poi sono soggetti a
'selezione sociale'... ma questo processo non è casuale e automatico e neppure
cieco rispetto ai suoi esiti finali: ogni innovazione linguistica ha lo scopo di risolvere
un problema comunicativo e va nella direzione del ‘massimo risultato con il minimo
sforzo’
Ogni innovazione culturale (ad es. invenzioni) ha lo scopo di risolvere un problema
'pratico'...
In più le mutazioni linguistiche e culturali si trasmettono più spesso per via
orizzontale, che per via verticale:
- dai genitori ai figli
- all’interno del ‘gruppo dei pari’
“Quando impariamo qualcosa dai nostri genitori ci troviamo in una situazione che ha
molte analogie con la trasmissione genetica e quando impariamo una barzelletta da un
amico ci troviamo in una situazione statisticamente molto simile alla trasmissione
delle malattie infettive” (Cavalli Sforza, L. L. (2004), L’evoluzione della cultura, Torino,
Codice Edizioni, p. 59)
Origine individuale di ogni 'innovazioni': genetica, culturale (cfr. inventori), linguistica
Propagazione del mutamento linguistico
Area relitto
Area di transizione
Area focale
Propagazione delle ‘innovazioni’:
- nello spazio fisico
- nelle generazioni
- nelle varietà della lingua
L'emergere di una innovazione culturale e linguistica e la sua diffusione sono molto
più rapide rispetto al livello genetico.
La diffusione di una innovazione culturale e linguistica può essere imposta
Usare il mutamento linguistico
come strumento di datazione
Sistema vocalico del latino:
ă vs. ā, ŏ vs. ō, ĕ vs. ē, ĭ vs. ī, ŭ vs. ū
(es. mălum ‘il male’ vs. mālum ‘mela’ o pŏpulus ‘popolo’ vs. pōpulus ‘pioppo’)
Passaggio dal latino alle lingue romanze:
distinzioni di durata > distinzioni di timbro e qualità
(es. it. ['pesca] ‘cattura di animali che vivono in ambiente acquatico’ vs. ['pεsca]
‘frutto del pesco’)
3) ă
a
ā
ĕ
ē
ε
e
ĭ
ī
ŏ
i
o
ō
Area balcano-romanza (es. latino fŭrca > rumeno furcă;
latino nĭve(m) > rumeno nea)
ŭ
u
ū
Area italo-romanza Area
balcano- sardo
romanza
ĭ>e
Sì
Sì
No
ŭ>o
Sì
No
No
ĭ>e
ŭ>o