`Albero` genetico delle popolazioni e `albero` delle famiglie

‘Albero’ genetico delle popolazioni e ‘albero’ delle famiglie linguistiche secondo la proposta
di Cavalli Sforza
“Per il versante biologico i dati molecolari attestano
ormai con forza un’origine unica, recente, africana,
e a partire da un gruppo fondatore sorprendentemente ristretto”
(T. Pievani (2011), Evoluzione delle specie, evoluzione delle lingue: affinità, interazioni, cautele, in N.
Grandi (a cura di), Dialoghi sulle lingue e sul linguaggio, Bologna, Pàtron Editore, p. 73)
L’albero delle lingue non ha il tronco…
“Come i tassonomisti delle piante e degli animali, abbiamo ricostruito
gli alberi che i linguisti chiamano «genetici»; sono l’equivalente degli
alberi filogenetici o evolutivi in biologia.
Ma i linguisti hanno incontrato difficoltà a risalire più a monte delle
famiglie. Anche se molti di essi hanno cercato di stabilire parentele più
lontane, è stato finora impossibile arrivare a un accordo che
comprenda tutte le famiglie esistenti. Molti linguisti in effetti pensano
che non si possa nemmeno rispondere alla domanda se vi sia stata una
sola origine, o più d’una, delle lingue moderne.
La difficoltà deriva dalla grande velocità evolutiva delle lingue”
(L. L. Cavalli Sforza (1996), Geni, popoli e lingue, Milano, Adelphi, p. 202).
- Poligenesi o monogenesi?
- Solo delle lingue o anche del linguaggio?
- Massima profondità temporale raggiungibile nella ricostruzione
del passato linguistico:
- 5.000 anni con documenti diretti
- 6-7.000 anni con la ricostruzione
- Almeno 100.000 anni di… ‘buio assoluto’
- Il ruolo del ‘caso’:
“L’analisi del DNA degli uomini antichi è quindi ancora molto limitata. È
soggetta alle stesse probabilità che condizionano tutti i ritrovamenti di fossili”
(L. L. Cavalli Sforza (1996), Geni, popoli e lingue, Milano, Adelphi, p. 64).
- Più di va indietro nel tempo e più il ruolo del ‘caso’ si ridimensiona per le
testimonianze linguistiche:
- sono casuali il luogo del ritrovamento, la lingua attestata… ma non
è casuale il livello di lingua attestato dal ritrovamento
ritrovamento!
- ciò riduce ulteriormente la possibilità di una ricostruzione
attendibile di ciò che non è direttamente documentato
Trasmissione del genoma dai genitori: errori di copiatura = mutazioni
Questi errori di copiatura sono casuali e possono portare a conseguenze nocive,
favorevoli o essere privi di conseguenze. Su esse agisce la selezione naturale,
che è la forza che dirige l'evoluzione: mantiene le mutazioni favorevoli e scarta quelle
nocive. E' un processo automatico e casuale.
Anche le lingue si trasmettono per 'errori' di copiatura, che poi sono soggetti a
'selezione sociale'... ma questo processo non è casuale e automatico e neppure
cieco rispetto ai suoi esiti finali: ogni innovazione linguistica ha lo scopo di risolvere
un problema comunicativo e va nella direzione del ‘massimo risultato con il minimo
sforzo’
Ogni innovazione culturale (ad es. invenzioni) ha lo scopo di risolvere un problema
'pratico'...
In più le mutazioni linguistiche e culturali si trasmettono più spesso per via
orizzontale, che per via verticale:
- dai genitori ai figli
- all’interno del ‘gruppo dei pari’
“Quando impariamo qualcosa dai nostri genitori ci troviamo in una situazione che ha
molte analogie con la trasmissione genetica e quando impariamo una barzelletta da un
amico ci troviamo in una situazione statisticamente molto simile alla trasmissione
delle malattie infettive” (Cavalli Sforza, L. L. (2004), L’evoluzione della cultura, Torino,
Codice Edizioni, p. 59)
Origine individuale di ogni 'innovazioni': genetica, culturale (cfr. inventori), linguistica
Propagazione del mutamento linguistico
Area relitto
Area di transizione
Area focale
Propagazione delle ‘innovazioni’:
- nello spazio fisico
- negli ‘strati sociali’
- nelle varietà ‘situazionali’
> Diffusione diatopica
> Diffusione diastratica
> Diffusione diafasica e diamesica
Per ciascuna di queste forme di ‘propagazione’ esiste un’area focale,
un’area di transizione e un’area relitto
Questi tre tipi di ‘propagazione’ non sono sempre necessariamente
Compresenti!
L'emergere di una innovazione culturale e linguistica e la sua diffusione sono
molto più rapide rispetto al livello genetico.
La diffusione di una innovazione culturale e linguistica può essere imposta
“Anche la grammatica si evolve, benché in media più lentamente, e permette
quindi di ricostruire somiglianze più antiche.” (L. L. Cavalli Sforza (1996),
Geni, popoli e lingue, Milano, Adelphi, p. 207).
- La questione cruciale non è tanto la lentezza dell’evoluzione della
grammatica, quanto, piuttosto i vincoli sulla ‘variabilità’ della struttura delle
lingue: la variazione interlinguistica non è totalmente casuale…
- vincoli dovuti ad una ‘guida biologica’ legata alla architettura
funzionale del cervello (cfr. A. Moro (2006), I confini di Babele.
Il cervello e il mistero delle lingue impossibili, Milano, Longanesi)
- vincoli dovuti alla ‘language bioprogram hypotheis (Ipotesi del
programma biologico del linguaggio; D. Bickerton (1984) The
Language Bioprogram Hypothesis, ”The Behavioral and Brain
Sciences” 7).
- vincoli di natura funzionale: esclusione delle lingue
‘comunicativamente non efficaci’
- “La selezione naturale elimina, presto o tardi, tutte le mutazioni nocive” (L.
L. Cavalli Sforza (1996), Geni, popoli e lingue, Milano, Adelphi, p. 78)
- La selezione linguistica tende a eliminare, presto o tardi, le
‘grammatiche’ comunicativamente inefficaci (cfr. pressoché totale assenza di lingue OS)
- “La concezione darwiniana dell'evoluzione per sopravvivenza dei meglio
adattati dev'essere dunque integrata notando anche l'importanza del caso,
che il genetista Motoo Kimura ha sintetizzato nell'espressione sopravvivenza
dei più fortunati. In pratica, quindi, l'evoluzione è la sopravvivenza non
soltanto dei tipi genetici più adatti, ma anche di quelli che hanno avuto più
fortuna” (L. L. Cavalli Sforza (1996), Geni, popoli e lingue, Milano, Adelphi, p.
p. 84)
- In chiave linguistica:
- ad un primo: livello: sopravvivenza delle lingue che adottano
‘grammatiche’ comunicativamente più efficaci
- ad un secondo livello: sopravvivenza delle lingue più ‘fortunate’
-La fortuna (cioè successi e insuccessi dei parlanti) ha sempre la meglio,
anche a fronte di una certa incoerenza tipologica (cfr. inglese)
- predominanza dei ‘fattori esterni’ alla lingua nei processi di
evoluzione linguistica
Deriva genetica vs. linguistica
La deriva genetica è sempre cieca rispetto ai suoi
esiti finali
“La lingua si muove, scende lungo il corso del tempo seguendo una corrente
che essa stessa crea. La lingua, insomma, ha un movimento di deriva […]. La
lingua esiste solo in tanto in quanto è effettivamente usata: parlata e udita,
scritta e letta. Ogni cambiamento significativo che ha luogo in essa deve
esistere all’origine come variazione individuale […]. La deriva linguistica […]
ha una direzione. In altre parole, soltanto le variazioni individuali che si
muovono in una certa direzione realizzano o trasportano questa deriva […].
La deriva di una lingua è costituita dalla selezione inconscia, compiuta dai
suoi parlanti, di quelle variazioni individuali che si concentrano in una specifica direzione. In generale, questa direzione può essere dedotta dalla storia
passata della lingua”
(E. Sapir (1921