Emma Merlin RICORDATI DI RICORDARE L`importanza della

ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE
ALDO MORO
Liceo Scientifico
Istituto Tecnico
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ANNO SCOLASTICO 2015/2016
ESAME DI STATO
Emma Merlin
Classe 5^C
Sezione Scientifica
RICORDATI DI RICORDARE
L'importanza della memoria
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ABSTRACT
La memoria e il suo rapporto con l'uomo mi hanno da sempre incuriosito. Per varie
vicende, sia familiari sia puramente casuali, mi sono ritrovata a riflettere spesso sul ruolo
dei ricordi per l'uomo e per la sua identità. Era per me importante pensare all'importanza
di ricordare, ma anche di dimenticare, di trattenere il giusto e l'utile. I meccanismi del
cervello da sempre mi affascinano e il suo modo di agire è perfetto, quasi sempre. Da
queste situazioni in cui sbaglia possiamo capire meglio come funziona e la grande
importanza del suo giusto funzionamento per la nostra identità.
Nella stesura della tesina ho riscontrato delle difficoltà nel riuscire a trovare il giusto mezzo
necessario per una buona memoria, cosa che mi ha portato a dare sì peso al ricordo ma
anche alla dimenticanza. Numerose sono state le informazioni che ho trovato a riguardo ed
essendo ancora un campo in grande espansione e di continui studi, spesso non mi è stato
possibile parlare con certezza, trattandosi solamente di ipotesi.
ABSTRACT IN ENGLISH
The memory and its relationship with man have always intrigued me. For various events, I
often found myself thinking about the role of memories for the man and for his identity. It
was important for me to reflect on the importance of remembering as well as of forgetting,
in order to withhold the correct and the useful. The mechanism of the brain has always
fascinated me, since its ways of acting are always, or almost, perfect. Pondering carefully
the situations in which it makes mistakes, we can understand better how it works and the
importance of its proper functioning, in order to define better our identity.
Writing the dissertation, I encountered some difficulties, especially when I had to find the
right means necessary for good memory, which led me to give weight to both memory and
forgetfulness. Since it still is a field in great expenasion, featured by incessant studies, there
were many contraddictory information useful to my dissertation: in several cases, it was
not possible to express certain statements but only hypotheses.
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MAPPA CONCETTUALE
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Definizione di memoria
Definizione e formazione di ricordo
Varie tipologie di memoria
Ruolo delle varie parti del cervello per la memorizzazione di informazioni e
l'importanza dell'oblio
Freud: la nascita della psicoanalisi, l'inconscio
Falsi ricordi
Sheri J.Storm
•
Importanza e ruolo della memoria
◦ “Eveline” J.Joyce
◦ “La coscienza di Zeno” I.Svevo
◦ “Cent'anni di solitudine” G.G. Marquez
•
Esempi di esperienze di vita di persone con anomalie mnemoniche per capire meglio
i disturbi che esse provocano e le difficoltà di queste persone nella vita quotidiana
◦ troppa memoria
Solomon Shereshevsky; Jill Price; Rebecca Sharrock; Ireneo Funes
◦ poca memoria
Alzheimer – William Utermohlen e “Still Alice”; HM e “Memento”; Signora K.; John
e Smemorato di Collegno
•
Conclusione
L'importanza di equilibrio nella memoria tra ricordo e oblio
Lettera di Umberto Eco al nipote : l'uso della memoria ai giorni nostri e la necessità
di allenarla per non perdere il controllo della propria vita
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“Se guardi a me son nulla; se guardi a te, son l'intera anima tua”
La memoria è la capacità del cervello di conservare informazioni. È quella funzione psichica
o mentale che ci permette di assimilare, mantenere e richiamare informazioni apprese
durante l'esistenza sotto forma di ricordo.
Ogni nostra azione, ogni nostra esperienza e ogni nostro pensiero esistono grazie e tramite
la memoria.
Un'informazione diventa ricordo grazie alle sinapsi, minuscoli spazi vuoti in cui le estremità
dei neuroni formano tra loro connessioni.
L'espressione genica ha un'importanza cruciale per la formazione della memoria: gli alti e i
bassi dell'attività dei neuroni spingono alla sintesi di nuove proteine che contribuiscono a
rafforzare o creare alcune delle connessioni tra le cellule nervose.
Se una sinapsi scarica in raffiche brevi e frequenti si crea un rinforzo temporaneo; se più
sinapsi scaricano assieme, invece, lo sforzo combinato riesce a modificare il potenziale di
membrana del neurone a sufficienza affinché il messaggio si trasmetta al neurone
successivo e così via.
Il consolidamento è il processo per cui un ricordo passa dalla memoria a breve termine alla
memoria a lungo termine ed è una fase molto fragile influenzata da numerosi fattori.
Un elevato stato di attenzione o di stress favoriscono il consolidamento del ricordo.
Lo stress agisce in modo positivo per la formazione o l'aggiornarsi di ricordi in quanto, se
sottoposti a una situazione di stress, è per noi fondamentale mantenere un ricordo lucido
per preservare la nostra sopravvivenza.
Parte fondamentale del processo di costruzione del ricordo è il sonno.
Mentre dormiamo, infatti, si verificano dei rialzi periodici di alcuni degli stessi ormoni e
neurotrasmettitori che attiviamo in caso di allarme o di stress.
Inoltre, durante il sonno avviene il rafforzamento, un processo attivo in cui i ricordi
vengono riplasmati nel cervello. I ricordi più freschi vengono integrati con altri ricordi e,
grazie a queste associazioni che il cervello fa tra nuovo e vecchio, siamo in grado di
aggiornare le memorie e nei momenti di necessità richiamare immediatamente tutti i dati
utili.
La memoria è dinamica e fluida, questo ci permette di creare una nostra personale idea
condizionata da chi siamo e dalle nostre emozioni. La malleabilità dei ricordi è uno degli
aspetti più belli dell'intelligenza umana. Lo stesso evento può essere narrato in modo
diverso, i particolari cambiano, cambia il suo significato come se la memoria, anziché
corrispondere a una precisa fotografia della realtà, fosse un qualcosa che cambia
gradualmente forma in base al soggetto di cui entra a far parte.
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“La memoria è il diario che portiamo sempre con noi”
Tramite lo studio scientifico effettuato su individui con disturbi della memoria e la
creazione di macchinari sempre più all'avanguardia, nell'ultimo secolo si è riusciti a scoprire
e a decifrare meglio il cervello e le componenti necessarie al ricordo.
Si è capito che la memoria non dipende da un sistema neuronale particolare, ma è
distribuita in modo diffuso nel cervello. Ci sono, quindi, dei sistemi di memoria multipli,
ognuno con funzioni proprie particolari da cui si formano ricordi diversi.
È importante cercare di distinguere le varie tipologie di memoria per poterne capire meglio
l'influenza sulla vita umana.
La memoria può essere divisa in due grandi categorie: la memoria a breve termine e quella
a lungo termine.
La memoria a breve termine è caratterizzata da un continuo ricambio delle informazioni al
suo interno ed è resa possibile da una attività bioelettrica instabile dei neuroni. Trattiene
per breve tempo i dati acquisiti dall'esterno per permettere, così, il flusso costante di
percezioni sempre nuove. Ciò che è custodito nella memoria a breve termine se non passa
in quella a lungo termine, consolidandosi, andrà perduto per sempre. È compito del
cervello, influenzato dagli stimoli che riceve dall'esterno, decidere quali informazioni
ritenere più importanti e quindi trattenere e quali invece abbandonare.
La memoria a breve termine a sua volta può essere suddivisa in: memoria di lavoro,
memoria iconica e memoria ecoica.
La memoria di lavoro contiene quelle informazioni che devono essere ricordate per uno
scopo ben preciso; la memoria iconica trattiene informazioni visive anche dopo che lo
stimolo è terminato mentre quella ecoica conserva i dati uditivi.
In particolare, si intende con memoria di lavoro quello spazio, o meccanismo di deposito
temporaneo, che consente di tenere a mente nello stesso tempo varie informazioni, così
che queste possano essere paragonate, opposte, o comunque messe in relazione.
Si tratta quindi di un accumulo temporaneo di informazioni, che ha anche la capacità di
elaborare tali dati. I tanti depositi temporanei di informazioni, che formano la memoria di
lavoro, vengono chiamati “memoria tampone”. L'informazione di queste memorie tampone
specializzate sosta temporaneamente nello spazio di lavoro polivalente, dove una quantità
limitata di informazioni viene messa in relazione con ciò che sappiamo e con le esperienze
compiute in passato. Analizzando questo meccanismo è possibile capire come la memoria
già immagazzinata influenzi le successive percezioni sensoriali.
La parte del cervello che si occupa della memoria di lavoro è la corteccia prefrontale
laterale. La corteccia prefrontale è connessa con i vari sistemi sensoriali, con altri sistemi
della neocorteccia che fungono da memoria tampone e con l'ippocampo e le altre aree
corticali della memoria a lungo termine.
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Ha inoltre connessioni con le aree della corteccia coinvolte nel controllo del movimento,
consentendo alle decisioni prese di trasformarsi in azioni volontarie. Per questo, affinché si
diventi consapevoli di qualcosa è necessario che il qualcosa in questione si trovi nella
memoria di lavoro. L'amigdala può influire sull'informazione contenuta nella memoria di
lavoro, sulle percezioni attuali, sulle immagini mentali, e quindi su tutti i processi di
pensiero di ordine superiore.
La memoria a lungo termine conserva le esperienze e le conoscenze acquisite nel corso
della vita, oltre a quelle che fanno parte del nostro patrimonio genetico, in modo quasi
illimitato e permanente.
Al suo interno possono essere individuati due sistemi di memoria: uno esplicito o
dichiarativo e uno implicito o inconscio.
In un cervello integro questi due sistemi lavorano contemporaneamente e in accordo,
mantenendo la propria indipendenza e formando così ognuno i propri ricordi. I due sistemi
lavorano in parallelo, specialmente in situazioni difficili in cui è necessaria una risposta
efficace e sicura.
La memoria dichiarativa o esplicita contribuisce a formare il ricordo di esperienze fatte;
questi ricordi possono essere poi riportati alla mente e descritti a parole, rimanendo a
disposizione della coscienza.
Fa parte della memoria esplicita la memoria episodica che si occupa del ricordo di eventi e
che, al tempo stesso, comprende la memoria autobiografica.
La memoria dichiarativa è la prima ad essere colpita dalle malattie neurodegenerative.
Alcune regioni del sistema limbico, ippocampo e aree affini della corteccia, sono coinvolte
nella formazione e nel richiamo di ricordi espliciti.
Tutte le componenti del sistema limbico, infatti, regolano i comportamenti relativi ai
bisogni primari per la sopravvivenza dell'individuo e della specie: gestiscono le nostre
emozioni, i sentimenti e quindi la nostra percezione della realtà.
L'ippocampo, in particolare, è il collegamento chiave nella memoria del lobo temporale,
unico sistema mediatore della memoria dichiarativa. È una formazione nervosa situata sul
margine inferiore dei ventricoli laterali, sopra il cervelletto e si occupa dell'apprendimento
e della memoria di forme che dipendono da indicazioni spaziali. Infatti, forma delle
rappresentazioni spaziali che hanno la funzione di creare il contesto in cui collocare i
ricordi: questo contesto è ciò che li rende autobiografici.
Si tratta della struttura indispensabile alla fissazione della traccia di memoria: pur non
essendo la sede dell'immagazzinamento, partecipa alla codificazione delle informazioni che
lo raggiungono. Con il passare del tempo, l'ippocampo affida il controllo dei ricordi,
revisionati e un po' imprecisi, alla corteccia dove rimangono finché esiste memoria.
Ogni informazione viene memorizzata grazie alla formazione di una specifica rete
neuronale, prima nell'ippocampo e poi nella corteccia, dove viene definitivamente
conservata.
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La memoria implicita o inconscia opera fuori dalla coscienza e controlla il comportamento,
senza una consapevolezza esplicita dell'apprendimento avvenuto. Rappresenta la nostra
prima forma di registrazione dell'esperienza ed è l'ultimo sistema ad esser colpito dalle
malattie neurodegenerative. Ha una memoria che non accenna a diminuire con il passare
del tempo, mantenendo sempre vivido il ricordo, anche se inconscio.
Nella memoria inconscia, inoltre, distinguiamo la memoria procedurale e quella emotiva.
La prima consiste nell'apprendimento e nella memorizzazione di abilità manuali ed è
mediata da molti sistemi neurali; la seconda è mediata dall'amigdala e aree collegate, si
attiva con l’esperienza sensoriale dell’ambiente e non è accompagnata dalla coscienza di
ricordare.
Attraverso il sistema dell'amigdala gli stimoli provocano tensione muscolare, variazioni di
pressione sanguigna, aumento della frequenza cardiaca, rilascio di ormoni e altre risposte
fisiologiche e cerebrali.
Il punto iniziale dello sviluppo della memoria nel corso del ciclo della vita è la memoria
motoria, successivamente la memoria iconica e poi la memoria semantica o linguistica.
Non abbiamo ricordi espliciti dell'infanzia semplicemente perché le cellule dell'ippocampo,
fino ai tre anni circa, si devono ancora formare e collegarsi alle altre aree con cui
comunicano. L'ippocampo non è ancora maturato completamente e così gli elementi
mnestici a lungo termine non possono essere memorizzati in modo conscio; quindi i ricordi
si formano mescolando ricordi reali con suggestioni altrui, spinti da una forte pressione
sociale e familiare e in assenza di autocritica da parte del soggetto.
Inoltre, l'immaturità dell'ippocampo e delle aree orbito-frontali (fino circa ai 5/7 anni)
provocano un'incompleta maturazione del senso di sé, del tempo e delle capacità verbali e
narrative, impedendo la formazione di ricordi chiari e certi.
L'amigdala invece matura molto
velocemente nel cervello del
bambino e alla nascita è molto
più vicina di altre strutture allo
sviluppo completo.
Dal momento che il sistema che
forma i ricordi inconsci degli
eventi traumatici, cioè appunto
l'amigdala,
matura
prima
dell'ippocampo,
i
traumi
precoci, sebbene non ricordati
in modo cosciente, possono
avere una influenza duratura.
Ecco perché le nostre esplosioni emozionali a volte ci sconcertano.
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“Per ogni agire ci vuole oblio, come per la vita di ogni essere organico
non ci vuole soltanto luce, ma anche oscurità”
Ma la memoria non è soltanto ricordo, è anche oblio.
L'oblio è la dimenticanza delle esperienze passate e può essere causato da un processo di
decadimento cerebrale, oppure dall'interferenza tra ricordi passati e futuri.
La rievocazione immediata di un ricordo può mancare se questo non è stato consolidato
attraverso il passaggio da memoria a breve termine a memoria a lungo termine. Può non
essere possibile riattivare un ricordo se non ci sono abbastanza legami per metterlo a fuoco
e richiamarlo dalla memoria a lungo termine. O, ancora, se il subconscio evita che le
associazioni necessarie si formino per non permettere di evocare un ricordo che potrebbe
causare nel soggetto ansia o sentimenti di colpa.
Inoltre, una fondamentale capacità della memoria è quella di saper distinguere e
classificare le informazioni che riceve e decidere quali assimilare e mantenere e, invece,
quali lasciar andare via. La capacità di poter ricordare è strettamente legata alla capacità di
poter dimenticare, le due devono essere bilanciate per assicurare un'esistenza equilibrata
all'individuo. Non solo non si trattengono tutte le esperienze vissute ma ogni dettaglio di
ogni fatto è memorizzato con un valore, con un'importanza diversa. La capacità di poter
dimenticare ci permette di non sovraccaricare il nostro cervello e di poter prendere
decisioni ponderate nel più breve tempo possibile.
Le informazioni e le percezioni sono archiviate tramite associazioni libere, i ricordi non sono
mai fissi e statici ma vengono aggiornati e ricostruiti di continuo.
I ricordi espliciti, a loro volta, sono ricostruzioni imperfette dell'esperienza in quanto
vengono ricreati nel momento del loro richiamo e, quindi, lo stato del nostro cervello in
quel momento, influisce sul modo in cui rivediamo ricordi lontani. Queste reminiscenze
vengono semplificate, elaborate, razionalizzate, con aggiunte e omissioni. Il ricordo si forma
in uno schema cognitivo che comprende aspettative, pregiudizi e preconoscenze di una
persona.
Proprio perché i ricordi vengono riattivati, rielaborati e aggiornati si discute sulla loro
affidabilità, anche perché possono essere influenzati facilmente da situazioni esterne
all'individuo o da altre persone. È impossibile, quindi, definire il ricordo di una singola
esperienza oggettivo. Il contesto, le emozioni provate, lo stress, il livello di attenzione e di
stanchezza, sia nella situazione da dover ricordare sia nel momento del recupero,
influenzano il ricordo stesso.
Il rievocare un ricordo lo porta temporaneamente in una condizione di instabilità, in cui la
reminiscenza può essere arricchita, modificata o addirittura cancellata. La memoria è
dinamica, fluida e malleabile e questo ci permette di creare una nostra personale idea dei
fatti condizionata da chi siamo, ma permette anche agli altri di intervenire nei nostri ricordi,
e nel peggiore dei casi di modificarli radicalmente o addirittura crearne di nuovi.
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Primo tra tutti fu Sigmund Freud a capire come i ricordi e l'inconscio venivano lentamente
in superficie se il soggetto, divenuto paziente, veniva lasciato libero di raccontare ciò che
era nella sua mente. Tutto ebbe inizio nel 1895 quando Freud e Breuer, entrambi medici
specializzati in neurologia, pubblicarono “Studi sull'isteria”.
Per giungere ai contenuti profondi dell'inconscio inizialmente venne adottato il metodo
ipnotico-suggestivo, che venne perfezionato poi nel metodo ipnotico-catartico. L'ipnosi,
però, incideva solamente sui sintomi, senza intaccare minimamente le cause degli stessi, ed
emerse, pertanto, che i sintomi patologici non avrebbero potuto essere eliminati se non si
fossero scoperte le cause che li determinavano, così da poter agire su di esse.
In seguito, in un lento processo avvenuto tra il 1892 e il 1895, Freud passò alla tecnica delle
libere associazioni, nella quale la ragione non poteva operare nessuna censura.
Inevitabilmente queste associazioni conducevano molto spesso a ricordi di sogni.
Freud capì ben presto che questi sogni dei pazienti, a cui le libere associazioni così spesso
rimandavano, dicevano molte cose al riguardo di ciò che egli andava da tempo cercando al
di là del singolo paziente: nacque così la psicoanalisi.
La psicoanalisi è una teoria che si propone di interpretare e di spiegare la struttura e la
dinamica del nostro apparato psichico, nei suoi tratti normali e patologici e, nello stesso
tempo, è un metodo terapeutico per curare alcune forme di malattia mentale.
La psicoanalisi nasce intorno alla memoria, al problema del ricordo. La memoria è la base
su cui poggia l'edificio psicoanalitico, nello stretto intreccio tra aspetti teorici e clinici, ed è
il concetto che attraversa tutta l'opera di Freud.
La prima descrizione che ne dà, nel “Progetto di una psicologia” (1895), è centrata sul ruolo
di due sistemi di neuroni nel processo di eccitamento: i “permeabili” che presiedono alle
funzioni della percezione, e gli “impermeabili” coinvolti invece in quelle della memoria.
In tal modo, spiega la capacità del sistema nervoso di ritenere restando allo stesso tempo
ricettivo, di conservare tracce mantenendo allo stesso tempo la possibilità di realizzare ogni
volta un approccio alla realtà non predeterminato.
Freud distingue quattro tipi di ricordi:
• dimenticati, sbarrati dall'oblio;
• di copertura, risultato di uno spostamento di scene, eventi, impressioni su altri
contigui e simbolicamente collegati;
• inconsci, sperimentati di nuovo attraverso angoscia
• costituiti da elementi non ricordati ma agiti nella dinamica della coazione a ripetere
Nel sottolineare l'importanza condizionante di eventi ed impressioni traumatici della prima
infanzia, dimenticati perché rimossi, ma capaci di lasciare tracce indelebili nella nostra
mente, Freud sembra anticipare il concetto di memoria implicita, anche se vi si riferisce per
validare la sua ipotesi di rimozione, alla base dell'inconscio.
Freud divide l'inconscio in due zone:
• la prima comprende l'insieme di quei ricordi che, pur essendo momentaneamente
inconsci, possono, in virtù di uno sforzo dell'attenzione, divenire consci: è la zona del
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preconscio;
• la seconda comprende quegli elementi psichici stabilmente inconsci, che sono
mantenuti tali da una forza specifica, la cosiddetta rimozione, la quale può venire
superata solo in virtù di tecniche apposite: è la zona del rimosso
Attraverso l'ipnosi prima e le associazioni libere poi, era possibile, secondo Freud, giungere
a un ampliamento della coscienza e far riaffiorare ricordi, pensieri e impulsi fino a quel
momento esclusi dalla vita consapevole del paziente.
L'atto costitutivo della psicanalisi è pertanto fondato sull'amnesia del paziente e sulla
labilità della memoria.
Gli scienziati hanno ritenuto per decenni che i ricordi a lungo termine fossero immutabili:
instabili per alcune ore e poi scolpiti indelebilmente nel cervello. Le ricerche attuali
affermano invece che rievocare un ricordo lo riporta temporaneamente in una condizione
di instabilità, in cui la reminiscenza può essere arricchita, modificata o addirittura
cancellata. Per creare, o consolidare, i ricordi stabili a lungo termine, il cervello deve
sintetizzare specifiche proteine nelle ore immediatamente successive all'evento. Queste
proteine fanno parte di una serie di processi chimici che rimodellano le sinapsi,
aumentando l'efficienza della loro comunicazione. Ma ogni volta che il soggetto rievoca un
ricordo, lo rende temporaneamente instabile e perturbabile. Questa instabilità rappresenta
l'accesso alla memoria, e quindi la possibilità che questa sia modificata.
Alcuni esperti hanno scoperto che una sostanza usata per trattare l'ipertensione rimuove i
ricordi, altri stanno provando nuovi strumenti biochimici o interventi comportamentali che
interferiscono con i ricordi. La possibilità di cancellare, o quanto meno modificare, parti
della memoria umana con i farmaci o con terapie mirate può essere però un'arma a doppio
taglio. Intervenire sui nostri ricordi può danneggiare la nostra mente, la nostra identità, la
nostra personalità.
Cancellare i ricordi può essere utile e positivo, in quei casi in cui eventi traumatici
continuano a rivivere nel soggetto non permettendogli di vivere liberamente. Per esempio,
questa tecnica può essere usata con i veterani di guerra o con quelle persone che hanno
subito un grave trauma e che non riescono a controllare le loro reminiscenze.
La possibilità di intervenire nella memoria assume una valenza negativa se, invece, si cerca
di controllare e condizionare le persone, instaurando nella loro memoria falsi ricordi o
inducendoli a compiere azioni deplorevoli che poi verranno cancellate dalla loro mente.
Acceso è il dibattito tra gli esperti di bioetica sul limite che bisogna porsi nella ricerca e,
quindi, sulla possibilità di poter intervenire sulle persone e sulla loro libertà.
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Il trauma dei falsi ricordi
Triste e terribile è la storia di Sheri J.Storm, uguale a quella di Nadean Cool e a molte altre
persone, che ci permette di capire quanto il limite tra giusto e sbagliato nell'uomo e nella
scienza sia sottile.
Sheri fu sottoposta, dal suo fidato psicoterapeuta Kenneth Olson, alla recovered-memory
therapy, terapia che si basa essenzialmente sull'idea che alcuni ricordi sono così indicibili
che la mente li rimuove per proteggersi.
Lo psicoterapeuta diagnosticò alla donna un disturbo di personalità multiple. Tramite
lunghe sedute di ipnoterapia, farmaci psicotropi, isolamento dalla famiglia e ricoveri in
centri psichiatrici, fu in grado di costruire e consolidare nella donna vari falsi “ricordi”.
Uno psicoterapeuta, infatti, può facilmente creare associazioni emotive, e queste
connessioni mentali possono essere tanto forti da estendersi a stimoli simili, condizionando
il soggetto nella sua totalità. Olson si servì della tecnica dell'abreazione per creare
associazioni emotive in Sheri.
La donna si era rivolta allo psicoterapeuta poiché, durante il divorzio e l'inizio di una nuova
carriera, soffriva di insonnia e di stati d'ansia. Olson le impiantò alcuni “ricordi”, tra cui
quello del padre che aveva abusato sessualmente di lei quando aveva tre anni e che l'aveva
costretta a partecipare a riti satanici. La portò a credere che queste esperienze traumatiche
avevano generato nella sua mente personalità alternative.
A parecchi anni di distanza le associazioni condizionate sono ancora forti e la donna è
tormentata dai ricordi e dalle memorie implicite, che provocano in lei reazioni fisiche
riflesse.
Prima di iniziare la terapia la donna soffriva di una leggera insonnia e pochi stati d'ansia.
Dall'inizio della terapia cominciò a soffrire di emicranie, vertigini, mal di schiena, nausea e
disturbi intestinali, mentre l'insonnia peggiorava. Per contrastare questi sintomi iniziò ad
assumere grandi quantità di farmaci.
Ora, dopo anni dall'interruzione della terapia, Sheri continua ad assumere farmaci
psicotropi, vede immagini e pensieri intrusivi, è senza lavoro, sola, isolata e fa fatica a
fidarsi di chiunque.
L'esempio di questa donna e di tutti i pazienti dello psicoterapeuta Olson, devono farci
riflettere sul ruolo della scienza, sull'importanza delle nuove scoperte e sull'utilizzo
circoscritto che l'uomo deve farne in quanto non in grado di porsi un limite morale.
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“Memoria, coscienza delle cose”
La nostra memoria si forma assieme a noi e rispecchia, più di qualsiasi altra cosa, chi noi
siamo. Avere memoria significa avere sé stessi.
Senza la capacità di ricordare tutto ciò che facciamo non avrebbe senso o fine, tutto ciò che
siamo non avrebbe luogo in cui rimanere. Agiamo, e lo facciamo secondo le nostre idee,
che si sono formate grazie ai ricordi di esperienze passate.
Una vita di sole esperienze, che scorrono ma non sono trattenute, non forma l'uomo. Se le
esperienze vengono trattenute, ricordate e fatte proprie allora permettono all'individuo di
caratterizzarsi e farsi coscienza.
La memoria ci rende ciò che siamo e ci permette di ricordare il percorso di una vita che ci
porta sempre verso nuovi punti di partenza.
A partire dai primi anni del Novecento, a causa delle scoperte scientifiche di Sigmund
Freud, Henri Bergson e William James sull'interiorità e il tempo, la memoria diventa un
tema ricorrente nella letteratura italiana a europea.
Eveline – James Joyce
James Joyce was one of the greatest practitioners of stream of consciousness fiction. He
focused his attention on the protagonist's interior world: memories, thoughts, desires,
future plans. Consequently the narrative aspects related to objective data are not the
dominant elements in the narration and they are only literary devices. Joyce was deeply
concerned about the flowing of memories and emotions in the protagonist's mind.
Joyce's first short stories were published in 1914 in a collection called Dubliners. These
stories form a realistic and evocative portrait of the lives of ordinary people in Dublin, and
are arranged in four groups that correspond to four “phases” of life: childhood,
adolescence, maturity, public life. A significant theme in all the stories is the feeling of
paralysis that many of the characters experience as a result of being tied to antiquated and
limited cultural and social traditions. Also, in their relationships, free expression is inhibited
by repressive moral codes.
Eveline was one of the stories contained in the second phase, adolescence. It treats about
the decision of a girl, Eveline, to leave or not her house and her family in order to sail to
Buenos Aires with her love. To make this decision, which will compromise her future, she
abandons herself to her consciousness. The flowing of her emotions and memories takes
her back to the past and convinces her to stay in her limited and paralyzed reality.
Through the interior monologue, the author reproduces the chaotic flow of thoughts and
emotional states, creating a mix between past, present and future, without respecting the
chronological order. The use of interior monologue, on the one hand, allows the reader to
get an insight into the mind of the character, emphasizing his rational and irrational sides;
on the other hand, it frees the novel by the presence of the narrator, sometimes
overwhelming.
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In conclusion, the memory was for Joyce what allows you to connect with the three vital
stages of life: past, present and future, and to connect them together. The memory is what
contains our past, is what emerges in our mind and, consequently, what determines our
future. In Eveline we see how the memory of the mother and the promise she had made,
lead to the decision not to leave and remain bound to her difficult life.
La coscienza di Zeno – Italo Svevo
Tema del romanzo è la vita di Zeno Cosini, ma non quale essa fu effettivamente, bensì
quale essa si rivela e si fa nel momento in cui viene rivissuta dal protagonista, intrecciata
indissolubilmente con il presente e con le interpretazioni soggettive, consce ed inconsce,
del vecchio Zeno. Lo scrittore chiama il tempo della narrazione “tempo misto” proprio per
la caratteristica del racconto che non presenta gli avvenimenti nella loro successione
cronologica lineare, ma inseriti in un tempo tutto soggettivo che mescola piani e distanze,
un tempo in cui il passato riaffiora continuamente e si intreccia con infiniti fili al presente in
un movimento incessante, in quanto resta presente nella coscienza del personaggio
narrante. Il personaggio si costruisce attraverso il suo ricordare e non esiste, in ultima
analisi, che in questo prendere coscienza di sé stesso, così che Zeno non è che “La
coscienza di Zeno”.
Tema ricorrente è quello della memoria come tentativo di rievocare un passato impossibile
da ricostruire nella sua integrità. Infatti il ricordo viene, quindi, definito come
frammentario, e insieme all'immagine fa pervenire alla mente tutte le sensazioni ed
emozioni provate in un singolo momento del passato.
Cent'anni di solitudine – Gabriel Garcia Marquez
Nel romanzo del 1967, Cent'anni di solitudine, il tema della memoria viene trattato in modo
particolare e un po' a sé stante. Non si tratta infatti della funzione della memoria come nei
casi precedenti, ma i personaggi del romanzo a un certo punto perdono la memoria e
l'autore definisce cosa questa perdita provoca. Il romanzo narra le vicende delle sette
generazioni della famiglia Buendia, il cui capostipite José Arcadio fonda, alla fine del XIX
secolo, la città di Macondo.
Il tema della perdita della memoria viene associato alla malattia dell'insonnia, non a caso,
forse, in quanto nel sonno avviene la fase di rafforzamento dei ricordi. La malattia viene
portata a Macondo dalla piccola orfana Rebeca, inviata da lontani parenti che nessuno
ricorda ed è allevata con Arcadio.
“...Significava che quando il malato si abituava al suo stato di veglia, cominciavano a
cancellarsi dalla sua memoria i ricordi dell'infanzia, poi il nome e la nozione delle cose, e
infine l'identità delle persone e perfino la coscienza del proprio essere, fino a sommergersi
in una specie di idiozia senza passato. […] A poco a poco, studiando le infinite possibilità di
dimenticare, si accorse che poteva arrivare un giorno in cui si sarebbero individuate le cose
dalle loro iscrizioni, ma non se ne sarebbe ricordata l'utilità. […] Così continuarono a vivere
in una realtà sdrucciolosa, momentaneamente catturata dalle parole, ma che sarebbe
fuggita senza rimedio quando avessero dimenticato il valore delle lettere scritte.”
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“I ricordi fanno profonda l'anima”
Storie particolari e quasi assurde di alcuni uomini, ci permettono di capire molto bene
quanto sia importante la memoria e quanto sia fondamentale un costante equilibrio tra
ricordo e oblio.
Lo studio scientifico di queste vite ha permesso di individuare alcune zone in cui vengono
trattenuti ricordi specifici e simili. Innumerevoli possono essere le cause di un'alterazione
dei processi che controllano i delicati meccanismi della memorizzazione, a cui poi si
aggiungono le malattie cerebrali e degenerative dei processi neuronali.
Uno squilibrio o una disfunzione delle zone cerebrali, che si occupano di trattenere le
informazioni e di metterle a disposizione dell'individuo, provocano una vera e propria
incapacità ad agire, una difficoltà nel vivere e nel pensare.
Lo studio clinico dei disturbi delle funzioni mnestiche, anomalie che si possono rintracciare
in varie sindromi, malattie cognitive o degenerative hanno permesso uno studio sempre
più approfondito sulla memoria e quindi una sua maggiore conoscenza.
Studiare le capacità mnemoniche può essere fatto seguendo due metodi diversi: uno
diretto, ossia tramite prove di rievocazione e prove di riconoscimento; l'altro indiretto,
ossia tramite compiti cognitivi che non testano direttamente la memoria, ma il cui risultato
dipende dal livello di funzionamento di questa.
Tra i disturbi della memoria possiamo incontrare:
• Paramnesia, falsificazione della memoria attraverso una distorsione del ricordo
• Ipermnesia, esagerata ritenzione mnestica
• Allomnesia, ricordi falsati in termini di spazio e tempo per errore di locazione
• Ecmnesia, trasformazione di ricordi in esperienze attuali
• Immagine eidetica, ricordo visivo vissuto talmente vividamente da sembrare
un'allucinazione
• Ricordo paravento, ricordo che a livello conscio è tollerabile ma che nasconde,
inconsciamente, un evento traumatico
• Rimozione, dimenticanza inconsapevole di eventi considerati inaccettabili
• Letologia, temporanea incapacità di ricordare un nome proprio o di un oggetto
• un disturbo della memoria di fissazione non permette ai nuovi ricordi di fissarsi e
sostituire per aggiornamento quelli vecchi; mentre un disturbo alla memoria di
rievocazione non permette ai vecchi di tornare in mente e tutti i ricordi sono
continuamente aggiornati, fino alla scomparsa della percezione del proprio
passato
• Amnesia, perdita, temporanea o permanente, della memoria
Il ricordare male, poco, o il non poterlo più fare, è realtà nota alla nostra società e per
questo siamo indotti a pensare che il poter ricordare tutto sia un beneficio.
In ogni caso è necessario che la mente dimentichi qualcosa, o meglio non lo trattenga a
lungo, per permetterci di poter ragionare, pensare e agire con coscienza di pensieri e non
invasi nella mente da miliardi di ricordi.
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Ma, qualsiasi tipo di disturbo della memoria causa difficoltà nel riconoscimento da parte
dell'individuo della sua personalità e nel mantenimento dell'individualità della stessa.
Ci viene difficile ritenere che esistano persone con la capacità di ricordare tutto, con la
capacità di non dimenticare nulla. Invece sono numerosi i casi di individui con una grande
capacità nel ricordare e mantenere vividi i particolari e le situazioni.
Differentemente da quanto potremmo immaginarci, le loro facoltà non sono un beneficio
per la loro esistenza. Il loro cervello va contro il naturale modus operandi.
L'oblio è una delle funzioni più importanti della nostra materia grigia. Solo grazie a questa
facoltà è possibile strutturare i contenuti della memoria e separare le cose irrilevanti da
quelle significative.
Sovraccarichi, raramente riescono a prendere decisioni sensate e ancor meno a correggere
informazioni sbagliate.
Il cervello interpreta continuamente, collega ogni nuovo elemento in riferimento a quelli
conosciuti e così crea ordine. Ogni volta che dimentichiamo qualcosa il cervello elimina
informazioni simili che potrebbero interferire. I ricordi non più richiamati si indeboliscono
con il tempo per svanire infine completamente.
Così la loro incapacità di dimenticare delinea un carattere ossessivo, un voler rimuginare
perpetuo di elementi disparati che non hanno in realtà grande interesse.
Numerose sono le storie difficili di queste persone, che per la loro capacità sono stati
portati all'alienazione stessa di sé stessi.
Non esistono differenze strutturali significative tra il cervello di un individuo medio e quello
dei supercampioni (i cosiddetti Savant), anche se questi usano in modo particolare
strategie mnemoniche basate sullo sfruttamento della memoria spaziale.
In queste persone dalla supermemoria si sono verificati disturbi dello sviluppo o handicap. I
Savant sembrano essere incapaci di selezionare i ricordi.
Hanno una memoria straordinaria ed inconsciamente sfruttano delle tecniche per cui è più
facile ritrovare qualcosa se si sa dove cercare. Indubbiamente noi non siamo in grado di
sfruttare al meglio queste tecniche ma intelligenza e memoria non sono collegate.
Solomon Shereshevsky
Celebre mnemonista affetto da sinestesia. Solomon ricordava ogni cosa grazie ad un
continuo gioco di specchi tra i suoi sensi, una voce veniva ricordata come un gusto o un
odore e una parola come un colore. Creava così delle forti associazioni che gli
permettevano di ricordare un'informazione anche a distanza di anni attraverso
l'espressione dei cinque sensi. Questo modo di memorizzare però mostrava dei limiti nel
processo di ragionamento. Aveva difficoltà a capire il significato delle parole che non
riusciva a rappresentare, non capiva le metafore e aveva anche difficoltà a elaborare
ragionamenti in maniera logica e astratta. Non riusciva a distinguere tra il reale e
l'immaginario, tra presente e passato. Poteva dimenticare solo immaginando di scrivere
l'informazione che voleva eliminare su una lavagna, e poi cancellarla.
15
Jill Price
Jill è una donna americana di 51 anni a cui, per prima, è stata diagnosticata l'ipertimesia.
Non dimentica nulla. Ricorda per un tempo lunghissimo una straordinaria quantità di
eventi passati fin nei minimi dettagli. Gode, o soffre, di una memoria autobiografica
superiore, ipertimesia appunto. I suoi ricordi sono poco dettagliati ma durano molto più a
lungo e sono molto più organizzati. Del tutto contro la sua volontà, le esperienze trascorse
continuano a emergerle nella mente senza tregua, al punto che spesso, per ore e ore, non
è in grado di fare altro che seguire quel flusso di immagini. La sua memoria autobiografica
è straordinariamente efficiente, ma ha difficoltà a compiere i compiti più semplici. Queste
funzioni esecutive sono presiedute dalla corteccia prefrontale, situata nel lobo frontale del
cervello, da dove recuperiamo le informazioni della memoria. L'incessante processo di
ristrutturazione associato all'apprendimento di nuove informazioni potrebbe impedire di
richiamare alla mente le informazioni imparate in precedenza.
Nel 2006 venne pubblicato un articolo sulle capacità straordinarie della donna, e nel 2008
lei stessa pubblicò un libro “The woman who can't forget”.
La sua storia ebbe così risonanza, e numerose furono le persone che si presentarono
dicendo di avere le stesse capacità. A seguito di numerosi e specifici test, solo undici
soggetti risultarono davvero in grado di ricordare tutto.
Ad oggi sono circa 80 le persone al mondo che hanno questa sindrome.
Tramite la risonanza magnetica, è stato possibile notare come molte regioni cerebrali dei
soggetti HSAM (Highly Superior Autobiographical Memory) erano differenti da quelle dei
soggetti di controllo. Alcune aree di materia grigia e la materia bianca erano diverse per
forma e dimensione rispetto a quelle standard. Inoltre la struttura delle fibre della materia
bianca indicava maggiore efficienza nel trasferire le informazioni tra regioni cerebrali. Le
regioni cerebrali e i percorsi delle fibre nervose che risaltano nei soggetti HSAM sono
implicati nel ricordare gli eventi della vita.
Rebecca Sharrock
Rebecca è una ragazza 25enne australiana che ricorda nei dettagli qualsiasi cosa le sia
accaduta dall'età di 12 giorni. La sua memoria prodigiosa consiste soprattutto nel ricordare
ogni avvenimento della propria vita, insieme all'esperienza ritornano anche le emozioni che
ogni ricordo custodisce. Rebecca non può né sa dimenticare ed è un archivio mobile di
un'intera vita: si ricorda dettagliatamente tutta la sua esistenza e rievocando determinati
episodi ritorna in lei la percezione dei sentimenti provati in quel frangente.
È condannata a portarsi dietro questa mole di ricordi invadenti ogni giorno, tanto che alla
notte deve dormire con la radio accesa e la luce soffusa, perché altrimenti i ricordi la
invadono e le impediscono di dormire.
Oggi Rebecca è seguita da una psicoterapeuta perché tutti questi ricordi impetuosi possono
essere in grado di minarle l'equilibrio, proprio per la loro violenza emotiva. Ogni minimo
particolare è in grado di innescarle la memoria e un flusso continuo e interminabile di
ricordi.
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Ireneo Funes
Ireneo Funes è un personaggio, frutto dell'immaginazione e degli studi, dello scrittore Jorge
Luis Borges. Protagonista de “Funes el memorioso”, è un giovane che porta sulle spalle
l'insopportabile peso dei propri ricordi indelebili e invadenti. Non solo tutto quello che
prova ma anche tutto quello che pensa rimane per sempre impresso nella sua mente e non
può più cancellarsi dalla sua memoria.
Borges analizza quanto sia difficile e quasi inimmaginabile per Funes svegliarsi ogni mattina
e riattivare la sua mente con tutti quei miliardi di ricordi insostenibili.
Arriva al punto di non credere più a sé stesso, né al proprio essere. Tutti i dettagli precisi di
ogni singolo evento rivivono in lui in ogni istante. Ogni minimo cambiamento lo percepisce
e lo ricorda fino al punto di vedersi come una persona diversa in ogni momento. Incapace
di astrazione, di pensiero logico e di svilupparsi come persona non riesce a riassumere o
selezionare nulla e nella sua mente vi è la riproduzione infinita e rigorosa di dettagli che
non hanno nessuno scopo. Tutto questo causa infelicità e desolazione, dolore
nell'incapacità di dimenticare. Funes è immerso in un modo caotico, sommerso
ininterrottamente da innumerevoli stimoli che non gli lasciano la possibilità di apprezzare e
vivere a pieno qualsiasi vicenda umana o situazione.
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“In ogni sguardo lampeggiano segretamente mille sguardi
che non vogliono apparentarglisi;
ogni stupore, per bello e puro che sia, è turbato da mille ricordi,
e persino nel dolore più silenzioso si avverte il sussurro di mille quesiti”
Con amnesia si intende la perdita della memoria; può essere anterograda o retrograda.
Si ha un'amnesia anterograda quando non è più possibile apprendere e ricordare eventi
dopo l'evento lesivo; non preclude completamente la capacità di apprendere in chi ne è
colpito, infatti alcuni tipi di apprendimento sono comunque conservati ed il vero danno
avviene a livello della memoria dichiarativa o esplicita.
Si ha un'amnesia retrograda quando vengono cancellate memorie relative ad anni
precedenti rispetto alla data della lesione, e può essere di due tipi: organica e psicogena.
A causa dell'amnesia retrograda organica si perdono particolari periodi della propria vita,
ma rimane comunque impossibile perdere completamente la propria identità; a causa di
quella psicogena si ha la perdita selettiva di ricordi traumatici ma viene mantenuta la
capacità di assorbire nuove informazioni e di svolgere le normali attività quotidiane.
Alzheimer
L'Alzheimer è una malattia degenerativa causata dalla distruzione di cellule nervose in
diverse regioni cerebrali. Questa distruzione causa sia problemi di memoria, sia deficit in
altre funzioni cognitive come la parola, l'attenzione, l'orientamento spaziale, il pensiero, il
calcolo. Una diagnosi precoce di tale malattia è importante in quanto permette di seguire
l'andamento della malattia sin dalle prime fasi e quindi sperare di poter comprendere di
più sulle cause e quindi sulle cure possibili, ora ancora sconosciute.
Man mano che la popolazione invecchia ci troviamo di fronte a un'epidemia globale del
morbo. Nel 2050 si pensa che una persona su 85 nel mondo sarà affetta da questa malattia.
La distruzione della memoria in un procedimento lento e consapevole porta alla perdita
della conoscenza di sé stessi: si è privi della propria memoria e quindi della propria identità.
Non si è più in grado di vivere normalmente, di inseguire i propri sogni o di soddisfare le
proprie necessità. Totalmente alle dipendenze degli altri e della malattia, lo stato d'animo è
confuso e disorientato.
William Utermohlen
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William Utermohlen è un artista britannico a cui, nel 1995, è stato diagnosticato il morbo di
Alzheimer. Prima della sua morte, avvenuta nel 2007, durante tutta la malattia, ha creato
una seria straziante di autoritratti che documentano il graduale decadimento della sua
mente a causa di questa malattia invalidante. È difficile stabilire se i cambiamenti nelle sue
opere siano dovuti alla perdita delle sue capacità artistiche o di quelle psichiche ma, in ogni
caso, documentano la lotta interna emotiva di un uomo e di un artista, che vede la sua
mente abbandonarlo lentamente.
La sua arte si fece sempre più astratta, le sue immagini sempre più sfocate e vaghe fino a
quando non fu più del tutto capace a dipingere. La malattia porta via anche questo: la
possibilità da parte dell'artista di sapere cosa vuole dire e di riuscire ad esprimerlo sulla
tela.
Still Alice
Still Alice è un film drammatico del
2014,
è
l'adattamento
cinematografico
del
romanzo
“Perdersi” scritto nel 2007 dalla
neuroscenziata L.Genova.
Alice Howland è una donna dalla
vita completa: moglie e madre di
tre figli, con una brillante carriera
da linguista. Alla soglia dei
cinquant'anni
le
viene
diagnosticata una forma presenile
di Alzheimer di matrice genetica.
Nel film emerge in modo inequivocabile come la figura della donna organizzata, precisa e
sicura crolli drasticamente, divenendo fragile e indifesa. Viene raccontato come sia difficile
affrontare una malattia che ti porta a un progressivo e inarrestabile decadimento cognitivo
di cui ti rendi conto ma che non puoi affrontare in alcun modo.
Simile è il caso di Kassie Rose, trent'anni. Nella sua famiglia è rincorrente una mutazione
che provoca la malattia di Alzheimer.
Dei sei fratelli DeMoe, cinque – tra cui il padre di Rose – hanno la mutazione. La
generazione successiva è indecisa se sottoporsi al test.
L'Alzheimer è una malattia incurabile, saperlo prima offrirebbe ai ricercatori l'opportunità
di osservare la progressione del male sin dalle primissime fasi, di correlare i cambiamenti
che si verificano nel cervello ai problemi cognitivi, e di individuarne le basi biologiche.
Ma niente di tutto ciò permetterà di opporsi alla perdita di memoria, di identità e della
capacità di vivere normalmente che sconvolgeranno le vite dei parenti di Rose e forse,
probabilisticamente, anche la sua.
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H.M.
Si tratta del caso di disturbo della memoria più studiato.
Nato nel 1926 e mancato nel 2008, all'età di nove anni H.M. (Henry Gustav Molaison), a
seguito di un trauma cranico, ha iniziato a soffrire di epilessia invalidante. I medici che lo
seguivano decisero che l'unica possibilità di ridurre le crisi epilettiche era un intervento a
livello cerebrale. Il dottor W.Scoville riuscì a localizzare l'origine dei suoi attacchi di epilessia
nel lobo temporale mediale. Nel 1953 asportò al paziente entrambi i lobi temporali: quindi
gran parte dell'ippocampo (ciò che lasciò si atrofizzò), il giro paraippocampale e l'amigdala,
oltre a parte della corteccia temporale anterolaterale. L'intervento ridusse la frequenza
delle crisi ma recise il misterioso legame tra memoria a breve termine e memoria a lungo
termine. Risultava incapace di formare nuove memorie di eventi e di nozioni semantiche: la
sua vita era nel passato. I ricordi remoti erano rimasti nitidi ma ogni esperienza di eventi
presenti svaniva nel nulla: si trattava di un caso di amnesia anterograda gravissima,
accompagnata da una moderata amnesia retrograda.
Lo studio di H.M. ha rivoluzionato le conoscenze sull'organizzazione della memoria umana.
Le sue lesioni erano estremamente precise e circoscritte: le sue carenze cognitive potevano
essere fatte risalire proprio alla mancanza di tali aree.
Memento
Memento, film del 2000, prende
ispirazione dal caso H.M.
In inglese la parola “memento”
indica qualsiasi oggetto utilizzato
per ricordarsi di qualcosa,
(foglietti,
note,
appunti)
continuamente usati nel film.
Leonard Shelby è affetto da
amnesia anterograda a causa di
un attacco subito da due uomini con il volto coperto, che hanno stuprato e ucciso sua
moglie. Dopo l'incidente la sua vita ha un unico scopo: trovare chi ha ucciso la sua amata e
gli ha provocato il deficit della memoria e ucciderlo. Non potendo però trattenere le
informazioni e ricordarle per più di un quarto d'ora, Leonard elabora un metodo preciso.
Scrive e prende appunti il più possibile su post-it, foto e addirittura sul proprio corpo.
Parallela alla storia di Leonard è la vicenda di Sammy Jankis, anche lui malato di amnesia
anterograda e la cui vicenda in certo senso anticipa quella di Leonard.
“A livello di pensiero il cervello di Sammy funziona solo che non riesce ad assimilare ricordi
per più di due minuti. La cosa assurda è come riesca a fare le cose più complicate ma solo
se le ha imparate prima dell'incidente, in quei casi riesce a concentrarsi. Ogni volta che lo
vedo colgo questo lampo, come se mi riconoscesse ma ogni volta si comporta che se non si
ricordasse di me.”
“Non riesco a ricordarmi di dimenticarti.”
“Tutti abbiamo bisogno di rammenti che ci ricordano chi siamo.”
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Spesso gli studi cinematografici si sono serviti di storie di soggetti con disturbi alla
memoria, spesso in modo sbagliato. Improbabile è infatti, per esempio, che un nuovo
trauma cerebrale possa causare un recupero istantaneo delle capacità cognitive, o che vi
sia un cambiamento radicale della personalità, dei valori e dei comportamenti.
Uno dei pochi film nel quale viene trattato in modo scientificamente corretto un disturbo
mnestico, stranamente, è un cartone: Alla ricerca di Nemo.
Pur trattandosi di una storia marginale e di contorno a quella principale, gli autori del film
hanno dato un'idea corretta e reale. Infatti la piccola pesciolina Dory, che aiuta il papà di
Nemo nella sua lunga ricerca, soffre di amnesia anterograda.
È incapace di assimilare e ricordare nuove informazioni, non sa mai dove sta andando e
perché. Quando è da sola, è persa e confusa. La frustrazione degli altri pesci, costretti a
ripeterle all'infinito lo stesse cose, rispecchia fedelmente la sensazione delle altre persone
che vivono a contatto con questi malati.
Signora K.
Donna 64enne, dopo un bagno nel lago durante una gita con il marito improvvisamente
non ricorda più nulla. Sottoposta a test neurologici nella Clinica universitario SchleswigHolstein di Kiev, emerge che la sua memoria a breve termine è gravemente danneggiata.
Dopo qualche ora però i ricordi ritornano e entro la giornata riesce a memorizzare di nuovo
ogni cosa. Rimangono nel buio però le fasi immediatamente successive al tuffo nel lago.
Si tratta di un caso di amnesia globale transitoria, una perdita di memoria completa ma
limitata nel tempo. Interessa uomini e donne con età superiore ai cinquant'anni e consiste
in una perdita totale o parziale della memoria dichiarativa, per un intervallo breve,
massimo di un giorno. Si tratta di amnesia “globale” in quanto non riescono né a
richiamare i ricordi passati, né a fissare quelli nuovi. Tuttavia, le facoltà pratiche non
causano problemi, in quanto richiedono l'utilizzo della memoria procedurale.
Questo tipo di anomalia si presenta di solito una sola volta nella vita. Le cause scatenanti
possono essere diverse e improvvise, anche se molti casi si sono manifestati dopo la
“manovra di Valsava” in cui l'espirazione è forzata tappando il naso e la bocca. Anche
attività legate a un improvviso aumento della pressione nelle vie respiratorie o fattori
psicologici come lo stress possono causare questo blackout della memoria. Si pensa che la
parte danneggiata nel caso di questa amnesia sia l'ippocampo, area cruciale per il
consolidamento dei ricordi, che nei pazienti di TGA (amnesia globale transitoria) presenta
delle microlesioni.
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John
John è un esempio emblematico di un raro disturbo della memoria: la fuga dissociativa.
La fuga dissociativa è una forma molto particolare e rara di amnesia.
Di solito, colpisce una sola volta nella vita ed è collegata a momenti di stress o a traumi che
inducono il soggetto ad abbandonare la propria casa. È un disturbo psichiatrico raro e
particolare, accompagnato da una perdita parziale o addirittura totale della memoria,
talvolta irrecuperabile. Questo comportamento inconscio spesso risulta proteggere
l'individuo da istinti suicidi od omicidi.
Quando si manifesta più volte nel corso della vita sta a identificare un sottostante disturbo
d'identità. Il soggetto soltanto in alcuni casi appare confuso e il ritorno nell'ambiente di
origine gli causa la crisi più intensa, perché gli appare chiara l'entità della perdita.
La prima volta che capitò a John era il 1995.
Era scomparso da casa sua, in Canada, e si era ritrovato nove mesi dopo per le strade di
Seattle senza ricordare assolutamente niente del periodo della sua fuga.
La seconda volta che capitò a John era il 2006.
Abitava nello Stato di Washington da circa un anno con la sua compagna Paula. Per poter
stare vicino a un suo amico morente in ospedale, aveva deciso di tornare in Canada dove,
però, non arrivò mai. Paula, non avendo alcun tipo di notizie e non riuscendo a sentirlo al
telefono arrivò all'unica conclusione possibile: era scomparso.
Dopo soltanto quattro giorni dalla sua partenza era stato ricoverato in un istituto di
recupero, non ricordava nulla del proprio il passato, non ricordava neanche il suo nome ed
era in stato confusionale. I mesi successivi li passò facendo riabilitazione, visitando le
chiese della città e chiacchierando con il poliziotto che lo aveva trovato e che si era preso a
cuore il suo caso. Fu idea proprio del poliziotto di chiedere aiuto a una trasmissione
televisiva, del tipo “Chi l'ha visto”, sperando che qualcuno lo riconoscesse e gli restituisse la
sua persa identità. A riconoscerlo fu il fratello di Paula, e così dopo mesi io due si poterono
incontrare di nuovo.
John però non ricordava assolutamente nulla né di lei né di loro due.
Il ritorno a casa fu traumatico, e così tutto ciò che ne conseguì: per John tutto era estraneo
e nuovo.
“John è la stessa persona di prima, solo che non se lo ricorda”. Però, grazie alla costanza e
alla perseveranza di Paula, John è riuscito a innamorarsi di nuovo di lei e a ristabilire in un
qualche modo la situazione iniziale del loro amore.
Lo smemorato di Collegno
Il 10 marzo del 1926 a Torino fu arrestato un uomo mentre era intento a rubare nel
cimitero. In precarie condizioni di salute, dichiara di non ricordare nulla, neanche il suo
nome. Viene ricoverato nel manicomio di Collegno in cui la sua salute migliora, ma non la
sua memoria. La polizia decise di pubblicare una sua foto sul giornale, nella speranza che
qualcuno lo riconoscesse. Diverse segnalazioni, tutte provenienti da Verona, affibbiano allo
smemorato l'identità di Giulio Cannella, professore e importante filosofo scomparso nel
1916. Lo smemorato riprende, quindi, a far parte della sua vecchia presunta vita con la
moglie, Giulia Cannella.
Presunta vita perché, qualche tempo dopo, alla Questura di Torino arrivò una lettera
anonima nel quale si sosteneva che l'uomo era in realtà Mario Bruneri, tipografo torinese
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non del tutto in regola con la legge. I familiari di Bruneri confermarono questa seconda
presunta identità.
Dopo tre procedimenti giudiziari lo Stato italiano stabilì che la vera identità dello
smemorato era quella di Mario Bruneri.
Giulia Cannella ricorse in Cassazione, dove i voti si divisero esattamente a metà. Ma, in
quanto il voto del presidente della Corte conta di più, vinse l'identità del tipografo.
Contrariamente alla decisione dello Stato Italiano, la signora Cannella continuò a vivere con
lo smemorato, con cui ebbe anche dei figli. Per allontanarsi dalle curiosità che il caso aveva
suscitato in tutta la penisola, la famiglia Cannella si trasferì in Brasile, dove l'uomo morì nel
1941. Gli psichiatrici sostengono che lo smemorato soffrisse di fuga dissociativa e che, alla
fine, egli stesso si era ormai convinto della propria, dubbia, identità.
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“Senza curarsi né di ricordare né di dimenticare,
ma sempre ricordando, eppure non ricordando di ricordare”
Lo studio del cervello e di tutte le sue componenti risulta molto difficile. Anche con le
attuali conoscenze e tecnologie è difficile affermare con sicurezza quali siano le funzioni
specifiche di determinate zone.
Quello che volevo emergesse in questa ricerca era come la memoria condiziona la nostra
vita, come la rende possibile. Una memoria equilibrata tra ricordo e oblio, una memoria
che ci permette di ricordare ma non di annegare nei ricordi, una memoria che ci insegna e
che ci rammenta che tutto quello che facciamo ha un significato specifico.
Tutte le esperienze che compiamo quotidianamente, ma anche i nostri sogni, le letture, la
musica, gli incontri, ci rendono ciò che siamo. Perdere le nostre esperienze significa
perdere noi stessi e, perdendo noi stessi, perdiamo ogni senso di vivere.
Non dare per scontata questa capacità è il primo passo che dobbiamo fare per capirne
l'importanza. Ogni giorno la nostra mente ci permette di vivere, e ogni giorno ci mostra
come sia perfetta e fragile allo stesso tempo.
La memoria è un muscolo e, come tale, va allenato e mantenuto in forma.
Oggi la tecnologia ha assunto un ruolo molto importante, quasi primario, nella vita delle
persone, soprattutto in quella di noi giovani. Siamo abituati ad avere tutte le informazioni
di cui abbiamo bisogno a nostra completa disposizione. Con una semplice ricerca su
internet siamo inondati di informazioni del quale tratteniamo solo una piccola parte, meno
ancora di quanto vorremmo ricordare. Avendo la certezza di poter controllare e ricercare
dati e informazioni tratteniamo in modo passivo ciò che ci accade, senza farlo nostro.
Ogni giorno la nostra memoria perde di tono perché ci fidiamo sempre meno di lei.
Solo perché ora abbiamo la sicurezza di una memoria artificiale non possiamo perdere la
nostra memoria naturale, in tal caso non saremmo più niente, più nessuno.
La memoria rende profonda l'anima.
“...Ma non è di questo che volevo parlarti, bensì di una malattia che ha colpito la tua
generazione e persino quello dei ragazzi più grandi di te, che magari vanno già
all'università: la perdita della memoria. [...] il rischio è che, siccome pensi che il tuo
computer te lo possa dire a ogni istante, tu perda il gusto di mettertelo in testa. […] Sembra
un gioco (ed è un gioco) ma vedrai come la tua testa si popolerà di personaggi, storie,
ricordi di ogni tipo. Ti sarai chiesto perché i computer si chiamavano un tempo cervelli
elettronici: è perché sono stati concepiti sul modello del tuo (del nostro) cervello, ma il
nostro cervello ha più connessioni di un computer, è una specie di computer che ti porti
dietro e che cresce e s'irrobustisce con l'esercizio, mentre il computer che hai su tavolo più
lo usi e più perde velocità e dopo qualche anno lo devi cambiare. Invece il tuo cervello può
oggi durare sino a novant'anni e a novant'anni (se lo avrai tenuto in esercizio) ricorderà più
cose di quelle che ricordi adesso. […] Verrà il giorno in cui sarai anziano e ti sentirai come se
avessi vissuto mille vite...”
“Caro nipote, studia a memoria” - U.Eco
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BIBLIOGRAFIA
•
•
•
•
Cent'anni di solitudine
Gabriel Garcia Marquez
Frammenti dell'inconsapevole sorriso
Saverio Caruso
Mente & Cervello
◦ I mille motivi della felicità
◦ La ricerca della felicità
◦ Speciale Memoria
◦ Tentazioni d'amore
◦ Il cibo del benessere
◦ Nevrosi da Natale
◦ Mangiare, non mangiare
◦ La TV rende violenti? SPECIALE Alla scoperta della memoria
◦ Di che sesso sei?
◦ Parola, linguaggio e comunicazione
◦ Messaggi per l'inconscio
◦ Malate di shopping
Le Scienze
◦ Il linguaggio del cervello
◦ Il dilemma del protone
SITOGRAFIA
http://www.treccani.it/enciclopedia/memoria
https://it.wikipedia.org/wiki/Memoria
https://it.wikipedia.org/wiki/Amnesia
https://it.wikipedia.org/wiki/Oblio
https://it.wikipedia.org/wiki/Malattia_di_Alzheimer
http://www.cranio-sacrale.com/lavoridiricerca/sistemalimbico.htm
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http://www.lescienze.it/argomento/memoria
http://cronologia.leonardo.it/cerv01.htm
http://www.neuroscienze.net/?p=3474
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http://benesserepsichico.it/old/MemoriaEmotiva.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/Still_Alice
http://www.mymovies.it/film/2014/stillalice
https://it.wikipedia.org/wiki/Memento
http://www.mymovies.it/film/2000/memento
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