Associazione Varese Alzheimer
LA MEMORIA
conoscerla per non dimenticare
Dispensa relativa agli incontri di Varese Corsi
PROGRAMMA
Come funziona la memoria - I diversi tipi di memoria
Quando la memoria fallisce: ricordare e dimenticare
Gli ausili mnesici, le mnemotecniche
I disturbi della memoria - La demenza
A cura di Chiara Rolleri per l’Associazione Varese Alzheimer
Platone paragonava la memoria umana ad una sorta di cera sulla quale le esperienze lasciano traccia; via,
via che nuove esperienze si accumulano cancellano le tracce precedenti.
Secondo Aristotele la memoria è costituita da una fitta rete di associazioni. Quando due ricordi
sono associati, infatti, il ricordo dell’uno facilita anche il ricordo dell’altro.
Sviluppo della Mente
 La mente umana emerge da processi che modulano flussi di energia e di informazioni all’interno del
cervello e fra cervelli diversi; si forma all’interno delle interazioni fra processi neurofisiologici interni ed
esperienze interpersonali.
 Le “connessioni” umane plasmano lo sviluppo delle connessioni nervose che danno origine alla mente.
 La mente può essere considerata come il risultato delle attività dei neuroni del cervello.
 Avviene con circuiti diversi, l’INTEGRAZIONE di queste differenti modalità di elaborazione in modo
coerente e unitario può costituire uno degli obbiettivi della nostra mente per tutto il corso della vita.
 I circuiti si sviluppano con modalità direttamente legate alla loro attivazione, l’assenza di esperienze
può portare a fenomeni di “potatura” (pruning), lo sviluppo del cervello è un processo “esperienzadipendente”, l’esposizione ad ambienti particolarmente stimolanti è associata densità delle connessioni
sinaptiche a livello cerebrale.
L’organizzazione del cervello
 Il tronco cerebrale regola i processi fisiologici (respirazione, regolazione della temperatura corporea,
frequenza cardiaca e circolazione, ciclo sonno veglia). Il Talamo è la porta d’entrata informazioni
sensoriali, ha funzioni di integrazione e di "arricchimento", grazie alle connessioni col sistema limbico, il
quale trasporta contenuti emozionali della percezione sensitiva.
 La corteccia cerebrale gioca un ruolo centrale in meccanismi mentali complicati come la memoria, la
concentrazione, il pensiero, il linguaggio e la coscienza. Molte delle stimolazioni sensoriali raggiungono
la corteccia cerebrale indirettamente attraverso il talamo (tatto, vista e udito). L'olfatto arriva
direttamente alla corteccia olfattiva.
 Il sistema limbico è una serie di strutture cerebrali che includono l'ippocampo, l'amigdala, che
supportano svariate funzioni psichiche come emotività, comportamento, memoria a lungo termine e
olfatto.
2
Curiosità

Si stima che il nostro cervello sia formato da circa cento miliardi di cellule nervose, che allineate
formerebbero un complesso lungo più di tre milioni di chilometri. Ogni singola cellula ha collegamenti
diretti, in media, con altri diecimila neuroni (Kandel, Schwartz 1992)

Nel cervello si troverebbero quindi circa un milione di miliardi di queste connessioni, che ne fanno “la
più complessa fra le strutture naturali o artificiali esistenti al mondo” (Green e al. 1998).
Geni ed esperienza
I geni contengono informazioni che permettono ai neuroni di crescere, ma allo stesso tempo sono
“esperienza-dipendenti”: le nostre esperienze possono influenzare in maniera diretta la trascrizione.
E’ stato dimostrato che:

l’esposizione ad ambienti particolarmente stimolanti è associata alla densità delle connessioni
sinaptiche a livello cerebrale che corrisponde ad un aumento complessivo di volume
dell’ippocampo.
COME FUNZIONA LA MEMORIA
LA MEMORIA
Fin dai primi anni di vita la nostra mente sviluppa progressivamente UN SENSO di CONTINUITA’ nel TEMPO,
collegando esperienze del passato con percezioni del presente e con le aspettative rispetto al futuro.
La memoria è una funzione fondamentale della mente umana; è la capacità di un organismo vivente di
conservare tracce della propria esperienza passata, riprodurla, riconoscerla e localizzarla nel tempo e nello
spazio e quindi di servirsene per relazionarsi al mondo e agli eventi futuri. Senza la memoria le funzioni
psichiche superiori (la percezione, il riconoscimento, il linguaggio, la pianificazione, la soluzione di problemi,
il prendere decisioni) non potrebbero operare con successo.
Lo sviluppo della memoria è avvenuto insieme alle altre capacità cognitive, permettendo così agli organismi
umani animali di affrontare la complessità dell’ambiente. La memoria è dunque la struttura psichica che
organizza l’aspetto temporale del comportamento, che determina i legami per cui un evento attuale
dipende da uno accaduto in precedenza.
 ASPETTO INNATO: le strutture mnesiche cerebrali si formano durante lo sviluppo embrionale e la
loro particolare espressione dipende dalla struttura del DNA
 ASPETTO ACQUISITO: il tipo di sviluppo individuale e l’esperienza personale determinano la
qualità dei ricordi
3
L’ippocampo ...
•
•
è la struttura indispensabile alla fissazione della traccia di
memoria, non è la sede dell'immagazzinamento, ma
partecipa alla codificazione delle informazioni
•
fa parte del "sistema limbico", zona che regola i
comportamenti relativi ai "bisogni primari" per la
sopravvivenza dell'individuo e della specie (il mangiare, il
bere, il procurarsi cibo e le relazioni sessuali)
gestisce le emozioni, i sentimenti e perciò anche la percezione della realtà.
False credenze
-
siamo sempre consapevoli di ciò che abbiamo vissuto
-
quando ricordiamo abbiamo una sensazione specifica
-
le nostre esperienze vengono “fotografate” ed “immagazzinate” senza ulteriori modifiche
Si tratta di false credenze sulla memoria.
Sede dei ricordi
Non esistono delle zone dove vengono memorizzati singoli dati, come nel disco fisso di un computer, ogni
informazione è ripartita attraverso un intero complesso di cellule della memoria. Se si richiama alla
memoria un dato è sufficiente presentare una piccola parte del modello (una associazione) e l'intero
modello viene ricostruito. L'encefalo non memorizza i dati come fossero una fotografia, ma attraverso
associazioni. Anche quando non tutti i dati vengono richiamati, è possibile ottenere comunque
un'immagine intera, anche se sfocata.

Potenziamento a lungo termine => se un circuito è stato eccitato in passato, la sua probabilità di
esserlo nuovamente aumenta in maniera direttamente proporzionale alla ripetitività della sua
attivazione.

Assioma di Hebb => due cellule che vengono stimolate insieme ripetutamente tenderanno a diventare
“associate”, così che successivamente l’attività dell’una favorirà l’attività dell’altra => Fenomeno di
associazione funzionale
4
FUNZIONI DELLA MEMORIA – Le 3 R
1) REGISTRAZIONE o FISSAZIONE: la capacità di aggiungere nuovo materiale al magazzino della memoria.
•
Sono necessarie l’attenzione e la percezione
2) RITENZIONE: capacità di immagazzinare conoscenze che successivamente possono esser riportate alla
coscienza.
•
I ricordi subiscono modificazioni quantitative e qualitative
3) RIEVOCAZIONE: capacità di richiamare alla memoria materiale immagazzinato
•
Spontanea: possibile attraverso nessi e associazioni; dipende dallo stato emotivo
•
Volontaria: richiamo alla mente di ciò che coscientemente si vuole rievocare
TIPI DI MEMORIA
Memoria esplicita o dichiarativa
-
semantica: accumulo di informazioni in forma pura, senza specifiche di tempo o spazio. Bagaglio di
conoscenze (organizzate) sul mondo e sui simboli verbali (significati, relazioni, regole), svincolate da
aspetti situazionali.
-
episodica: fa riferimento ad eventi della propria esperienza personale
-
-
Autobiografica: aspetti personali riguardanti il passato (notizie personali, esperienze
vissute) o il programma per il futuro (ciò che ci si è prefissi di fare, desideri, aspettative).
-
Prospettica: provvede alla programmazione di azioni che dovranno essere compiute a
distanza di tempo e alla rievocazione delle stesse.
emozionale: eventi che ci hanno colpito
Memoria implicita o non dichiarativa
-
procedurale: relativa alle capacità e abilità apprese, è la memoria di come si fanno le cose e di
come si usano gli oggetti. La perdita di questo tipo di memoria rende difficili attività quotidiane
come vestirsi, lavarsi, ecc.
-
emotiva e affettiva: la memoria per le prime relazioni del bambino con l’ambiente e in particolare
con la madre.
5
Classificazione in base al criterio temporale
Sembra che la memoria agisca in un modo differente a seconda che il materiale debba essere
immagazzinato per meno di un secondo (registro sensoriale), per una questione di secondi (memoria a
breve termine) o per intervalli più lunghi che variano da minuti a anni (memoria a lungo termine).
L’informazione entra per la prima volta nel sistema della memoria attraverso un organo di senso e viene
immagazzinata nel primo deposito, il deposito sensoriale, che conserva per un breve spazio di tempo una
registrazione quasi letterale dell’immagine sensoriale. In questo deposito l’informazione decade
velocemente, dura meno di un secondo. Se vogliamo conservare l’informazione dobbiamo trasferirla nel
deposito a breve termine. La MBT è una memoria attiva, dove si elaborano i processi mentali coscienti. La
memoria a lungo termine è la componente del sistema che conserva tutte le informazioni che abbiamo
appreso, oltre alle regole per elaborarle. In questa parte della memoria noi custodiamo il nostro nome,
quello degli amici, le parole e il loro significato, le esperienze, felici ed infelici, la conoscenza delle capacità,
come si va in bicicletta, ecc.
Registro Sensoriale
 è organizzato in base a ciascuna modalità sensoriale.
 è capace di acquisire un numero elevato di informazioni, che vengono però velocemente perse, ad
esclusione di quelle che passano nella memoria a breve termine
 MEMORIA ICONICA: il registro sensoriale della modalità sensoriale visiva.

MEMORIA ECOICA: il registro sensoriale per la modalità acustica.
Attualmente si pensa che esistano registri sensoriali per ciascuna modalità sensoriale.
Memoria a breve termine (MBT)
 L’informazione viene trattenuta per 15-20 secondi
 Possono essere immagazzinati solo sei o sette elementi: quando nuovi elementi vengono
depositati, quelli precedenti vengono persi
 Serve come “spazio di lavoro” mentale per risolvere certi problemi (calcoli mentali, analogie
geometriche, comprensione della comunicazione parlata e scritta …)
 E’ la stazione di transito per la memoria a lungo termine
 A livello cellulare: modificazione di proteine pre-esistenti, processi metabolici transitori
6
Memoria a lungo termine (MLT)
 La sua durata copre la maggior parte della vita; ha capacità molto ampia
 Il passaggio dalla memoria a breve a quella a lungo termine è favorito dal significato, dalle
connessioni e dall’elaborazione dell’oggetto da memorizzare
 A livello cellulare: sintesi di nuove proteine, cambiamenti strutturali stabili
I fattori che favoriscono il passaggio dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine sono:
→ L’ATTENZIONE: necessità, interesse, motivazione, concentrazione, pregiudizio
→ L’ELABORAZIONE: associare le nuove informazioni a conoscenze già acquisite
→ LE MNEMOTECNICHE: organizzazione delle informazioni
Tutti gli impulsi che pervengono all’individuo tramite le percezioni derivate dagli organi di senso circolano
immediatamente nel cervello sotto forma di oscillazioni elettriche e, dopo 10-20 secondi, vengono perse.
La mancanza di interesse e l’impossibilità di stabilire delle associazioni, oppure la contemporaneità di
percezioni distraenti, portano alla dispersione dell’informazione elettrica originaria, senza che essa venga
consolidata nella memoria. Il passaggio dalla memoria immediata a quella a breve termine corrisponde ad
un filtro ed ha quindi una funzione importante: ci protegge (almeno parzialmente) dal sovraccarico di
informazioni, facilitando così l’orientamento. L’efficacia del recupero è legata alla capacità di cogliere indizi,
di creare associazioni, di impiegare strategie di recupero complementari a quelle utilizzate in fase di
codifica e dalla situazione emotiva del soggetto.
 EFFETTO DI RECENZA (recency effect): rievocazione corretta e accurata degli ultimi elementi di una
lista (sostenuta dal sistema di MBT)
 EFFETTO DI PRIORITÀ (primacy effect): discreta rievocazione dei primi elementi di una lista (sostenuta
dal sistema di MLT).
I MECCANISMI DI CODIFICA E DI ELABORAZIONE
Il modo di funzionare della memoria si riferisce a un insieme complesso di processi in cui sono coinvolte
altre funzioni cognitive, come attenzione, percezione, ragionamento, nonché tutte le abilità cognitive che
hanno a che fare con l’intelligenza e le emozioni.
La codifica è un processo consistente di un insieme di regole e operazioni che convertono l’informazione
proveniente dall’esterno in una traccia che può essere conservata. La codifica ottimale è una codifica dello
stimolo che riesca ad anticipare quei cue (indizi, suggerimenti) che saranno disponibili nella fase di
recupero.
7
La ripetizione semplice non aiuta a codificare e mantenere informazioni nella memoria a lungo termine
(reiterazione di mantenimento). E’ piu’ efficace ripetere l’informazione associandola a qualche forma di
significato (reiterazione elaborativa). Particolarmente utili le associazioni con informazioni che: riguardano
noi stessi e/o attivano immagini visive.
La ripetizione aumenta la probabilità che una nuova informazione entri a far parte del deposito a lungo
termine. Ma non tutti i tipi di ripetizione ottengono lo stesso risultato. Secondo alcuni ricercatori esistono
almeno due tipi di ripetizione:
 ripetizione di mantenimento: consiste nel ripetere più volte l’informazione senza pensare realmente ad
essa. Questo permette di mantenere l’informazione nella Memoria a Breve Termine per un certo
tempo, ma non produce il trasferimento nella Memoria a Lungo Termine
 ripetizione elaborativa: agisce sulla nuova informazione creando un qualche tipo di elaborazione,
facendo delle associazioni, cercando di immaginarla o tentando di metterla in relazione con altri
elementi presenti nella MLT. La ripetizione elaborativa è quindi il modo in cui l’informazione viene
trasferita dal deposito a breve termine a quello a lungo termine.
Un importante aspetto per l’efficacia della codifica con il conseguente miglioramento del ricordo è la
profondità di codifica: quanto più il processo di elaborazione si focalizza su aspetti relativi al significato
della traccia e non agli aspetti percettivi presenti nello stimolo, tanto più sarà efficace la codifica, quindi
migliore il ricordo. Un conto è leggere un libro per puro passatempo, un altro è studiare il contenuto del
libro, nel primo caso ci sarà un’elaborazione di tipo superficiale, nel secondo una più approfondita allo
scopo di migliorare il ricordo. Maggiore è la ricchezza dei particolari dell’informazione che vengono
elaborati, maggiore è l’organizzazione con le conoscenze pregresse e maggiore sarà la possibilità di
rievocazione.
RECUPERO
Per il recupero dell’informazione il vantaggio maggiore si ha quando in fase di codifica ed in fase di
recupero si usa la stessa chiave strategica. Questa facilitazione è spiegata dalla Teoria della specificità della
codifica di Tulving (compatibilità di codifica). Affinchè ci sia recupero deve essere presente un cue (indizio)
che riattiva gli elementi da ricordare.
Cue: stimolo che permette di rievocare più facilmente informazioni immagazzinate nella MLT.
Il Ricordare oltre ad essere influenzato dal passato, da come abbiamo memorizzato, dipende anche dal
presente. Se il contesto in cui abbiamo imparato (codificato) si ripresenta abbiamo una facilitazione.
Quanto più contesto di codifica e contesto di recupero sono simili, tanto più il recupero è facilitato.
Modello del doppio codice di Paivio:
 sistema verbale: specializzato per trattare le informazioni di tipo linguistico.
 sistema non verbale: qualificato per elaborare stimoli non linguistici. Opera quindi in compiti come
l’analisi di oggetti, di immagini e di scene.
L’informazione quando viene sottoposta a diversi meccanismi di codifica, ed è quindi rappresentata in
memoria in diversi codici, è meglio ricordata di quella codificata in una sola modalità.
8
La rievocazione
Quando ci serve un’informazione utilizziamo sempre una o più chiavi di accesso a quel ricordo. I processi di
recupero prendono sempre avvio da un indizio che fornisce le chiavi di accesso all’informazione ricercata.
Per sapere se un indizio è appropriato dobbiamo rifarci al concetto di specificità di codifica.
 Libera: senza cue (= indizi, stimoli). Effetti di posizione seriale: effetto di priorità ed effetto di recenza.
 Seriale: ripetizione di una serie di items dopo la loro presentazione: usata per cogliere lo span di
memoria (cioè quanti elementi contiene la memoria).
 Guidata: uso di cue di natura semantica, fonemica ecc., in genere va meglio della rievocazione libera.
9
Quando la memoria fallisce: ricordare e dimenticare
La memoria ci permette di costruire la nostra personalità, un’identità propria, integrando gli episodi della
nostra storia personale.
A tutti capita di dimenticare un numero di telefono, i nomi propri di conoscenti, alcuni fatti recenti o dove si
sono appoggiate le chiavi, ma questo non significa avere un problema di memoria. Sarebbe diverso se nel
momento di ACQUISIRE i dati ci fosse l’INTENZIONE di ricordare tutti gli elementi.
Dobbiamo distinguere fra dimenticare ciò che è stato realmente appreso e ciò che crediamo di avere
appreso: solo nel primo caso parleremo di dimenticanza, mentre nel secondo caso si tratterà di mancato
apprendimento.
La prima fase del ricordo passa attraverso la memoria sensoriale; vista ed udito ci permettono di vedere e
sentire, ma il trasferimento alla memoria di quanto è stato visto o sentito NON è automatico.
RICORDARE necessita di:
•
FIDUCIA IN SE’ STESSI
•
INTENZIONALITA’
 Dirigere il proprio sguardo
 Orientare l’ascolto
•
CAPACITA’ DI ATTENZIONE
•
CAPACITA’ di ORGANIZZARE le informazioni
•
EMOZIONE
La virtù della dimenticanza
Come sarebbe la nostra vita se ci dovessimo ricordare tutto ciò che abbiamo percepito?
La memoria non esisterebbe se non esistesse la capacità di dimenticare.
Dimenticare è essenziale all’equilibrio psico-fisiologico della nostra vita cognitiva perché impedisce quella
pienezza troppo patologica, strabordante e straripante che aumenterebbe talmente il potere della nostra
memoria da renderlo nemico della memoria stessa, fino a impedirci di parlare della nostra vita con ordine e
precisione e addirittura di agire nel mondo da persone normali.
Il dott. Seresevskij, giornalista affetto da mnemonismo patologico, ha una memoria talmente affollata di
ricordi da creare un duplicato caleidoscopico e labirintico della realtà, impossibile da governare. Un
doppione così intricato, folto e ridondante da non permettere più di ricordare, con ordine e pertinenza, i
fatti, le persone e gli oggetti della vita reale. (“Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla”,
Lurija 1968)
10
Non tutto è perduto ...
Gran parte del nostro sapere e della nostra vita è nascosto nella nostra mente in modo inconscio ed
implicito e può essere richiamato alla nostra attenzione cosciente quando se ne presenti l’occasione o la
necessità.
La dimenticanza: perchè si dimentica?
La dimenticanza di rado corrisponde ad un vuoto. Si fatica ad estrarre le informazioni perché sono state
mal classificate oppure non rinforzate o perché ci sono state delle interferenze.
Perdita di informazione nella MLT:
 Mancato utilizzo di certi contenuti della memoria (teoria del disuso, decadimento della traccia): quanto
meno rievochiamo una determinata conoscenza tanto più è probabile che vada perduta. Se
apprendiamo una lingua straniera ma non abbiamo modo di parlare in quella lingua, sicuramente
dimenticheremo buona parte del lessico.
 Impiego di strategie di recupero non congruenti con quelle con le quali è stata effettuata la codifica: se
l’informazione è stata codificata con una strategia di classificazione, e in fase di recupero, impieghiamo
una strategia diversa, è probabile che non riusciremo a recuperarla. In questo caso non si dice che
l’informazione sia stata cancellata dalla memoria, ma che viene meno la capacità di recuperarla.
 Presenza di grande quantità di informazioni in memoria (teoria dell’interferenza): si dimenticano un
fatto o un evento perché altri fatti o eventi bloccano il ricordo di quello originale. In altre parole i ricordi
interferiscono l’uno con l’altro nella MLT. Quando una persona impara materiali nuovi si possono avere
due tipi di interferenza che determinano l’oblio. L’interferenza proattiva e l’interferenza retroattiva.
 Condizioni emotive in cui è avvenuto l’apprendimento e/o avviene il recupero (blocco emotivo,
rimozione)
Come ricordiamo
Mappe neurali
Si tratta di un insieme di reti di neuroni che stabiliscono delle connessioni tra loro attraverso lo sviluppo di
assoni e dendriti e/o attraverso meccanismi elettrochimici. All'interno di queste mappe stimoli analoghi
hanno un accesso facilitato, grazie al fatto che altre volte nel passato hanno percorso quelle stesse strade e
che le connessioni sono già costituite e consolidate. I nostri ricordi sono organizzati in questa rete
complessa, correlati tra loro e dotati di una certa stabilità, data appunto dalla loro storia, ma anche di una
grande variabilità, data dal fatto che il costituirsi delle reti, l'attività di collegamento e di connessione è
continuamente all'opera. "Conoscere è dimenticare" nel senso che le connessioni si stabiliscono mediante
un processo selettivo che consente a certi legami di vivere e ad altri di morire.
L'effetto rete
Dei ricordi vengono immagazzinati solo alcuni pezzi. A partire da questi nel recupero viene ricostruita
l’intera informazione da ricordare. I ricordi meglio formati vanno meno incontro ad oblio.
11
L'effetto del sonno
Il sonno ha l’effetto di consolidare le tracce di memoria e ridurre l’oblio (sleep effect, dovuto alla mancanza
di interferenze durante il riposo).
Negli ultimi dieci anni diverse ricerche hanno confermato che un sonno adeguato prima e dopo una
sessione di addestramento è essenziale nell'apprendimento. Si ritiene infatti che le fasi del ciclo di sonno
organizzino attivamente il cambiamento di forme specifiche di memoria, sostanzialmente è come se il
sonno "cucisse insieme" le varie parti di un'esperienza di apprendimento.
Secondo gli studi di neuropsicologia, in una prima fase un ricordo diviene via via più stabile e resistente
dopo diverse ore di veglia; successivamente, dopo la stabilizzazione durante il giorno, una notte di sonno
rafforza i ricordi, favorendo una prestazione migliore il giorno successivo.
E' stato inoltre documentato che il riposo diurno sembra migliorare anche l'apprendimento di un'abilità
visiva, in quanto determinate parti del cervello (coinvolte nella percezione visiva) si affaticano localmente,
ma brevi periodi di sonno posso permettere un totale recupero.
In sintesi, dormire prima dell'addestramento predispone il cervello ad apprendere, mentre un buon sonno
dopo l'esercizio innesca il consolidamento dei ricordi.
OBLIO
L'oblio corrisponde alla perdita di informazioni nel sistema di memoria. Senza oblio la memoria
diventerebbe un magazzino saturo, senza possibilità di ricevere nuove informazioni.
Hermann Ebbinghaus (Barmen, 24 gennaio 1850 – Breslau, 26 febbraio 1909) è stato uno psicologo e
filosofo tedesco, precursore degli studi sperimentali sulla memoria. Ebbinghaus identificò la curva
dell'apprendimento e la curva dell'oblio.
In un esperimento memorizzò alcune serie di sillabe e
misurò la memoria dopo venti minuti, dopo un’ora, dopo
nove ore, dopo un giorno, due giorni, sei giorni, trentuno
giorni. In tal modo poté mettere in evidenza come
procede nel tempo l’oblio. In un primo tempo la memoria
calava rapidamente. Man mano che il tempo passava,
però si accorse che il decadimento diminuiva sempre più. Era come se le tracce e i ricordi, passato il primo
periodo, diventassero più tenaci.
Dopo un certo periodo di tempo si ricorda una minore quantità di cose rispetto a quelle apprese. L’oblio,
dapprima molto rapido, diventa sempre più lento con il passar del tempo. La curva dell’oblio anche se
scende a valori minimi non arriva mai allo zero assoluto, per cui almeno qualcosa di ciò che abbiamo
appreso lo ricordiamo sempre.
 Effetto della distribuzione nel tempo: posso studiare un argomento un’ora al giorno per quattro volte
alla settimana, oppure due ore per due volte alla settimana.
 Distribuzione della pratica: è meglio distribuire nel tempo l’apprendimento.
12
Fattori che determinano l’oblio
I principali fattori che favoriscono o determinano l’entità dell’oblio delle informazioni nel sistema di
memoria sono:
Il tempo
Più è lungo l’intervallo di ritenzione (intervallo tra apprendimento e la rievocazione) minore è la
percentuale di materiale che si ricorda. L’oblio è molto rapido all’inizio (si perde oltre il 50 per cento del
materiale dopo un’ora), poi va rallentando per stabilizzarsi nel tempo con il passare dei giorni. Eccezioni:
spesso si ricordano molto bene eventi accaduti molti anni prima, ma ci si può dimenticare il nome di una
persona che ci viene presentata non appena abbiamo finito di stringerle la mano.
L'accuratezza (a livello di codifica)
L’accuratezza con cui l’informazione è stata appresa, quindi codificata, originariamente. La codifica si
riferisce al modo in cui la nuova informazione viene inserita in un contesto di informazioni precedenti. I
codici usati possono essere di vario tipo: per es., visivo o semantico.
Esperienza (a livello di ritenzione)
Le esperienze dell’individuo durante il periodo di ritenzione. Se si codifica l’informazione sulla base del
significato si ottiene una migliore ritenzione (ripetizione).
Contesto (a livello del recupero)
Le condizioni in cui viene operato il recupero. Affinché il recupero avvenga deve essere presente un
suggerimento (cue) appropriato che attivi la traccia. La compatibilità tra la traccia quale è stata codificata e
le caratteristiche dell’informazione presente al recupero determina il ricordo (principio di specificità di
codifica).
Distrazione e i problemi di attenzione
Distrazione: focalizzazione dell’attenzione su elementi diversi rispetto al materiale-bersaglio da apprendere
e da ritenere.
Tipi di distrazioni:

distrazione al momento della codifica dell’informazione (è come se non venisse registrata)

distrazione nella fase di recupero del materiale già immagazzinato (si tratta di una distrazione
temporanea).
Se si presta attenzione alle informazioni nel momento in cui vi vengono presentate, una distrazione
immediatamente successiva può produrre una perdita di informazione. Per non dimenticare, è necessario
allora sia prestare attenzione all’informazione nel momento della codifica, sia non essere distratti nel
periodo immediatamente successivo.
I fattori emozionali
Quanto più un evento è emozionalmente denso, tanto più sarà ricordato ed esente da oblio
 gli episodi emotivamente coinvolgenti sono ricordati meglio di quelli poco coinvolgenti
 gli eventi piacevoli sono rievocati più facilmente di quelli spiacevoli
 Eccezione: gli eventi traumatici, fortemente spiacevoli e dolorosi vengono rimossi e cadono nell’oblio.
13
L’interferenza
La capacità di ricordare qualcosa può essere modificata dal ricordo di altro materiale, soprattutto se
queste sono simili o legate concettualmente al materiale da ricordare.

Interferenza retroattiva: prodotta dall’apprendimento di un nuovo materiale sull’apprendimento del
materiale appreso precedentemente (Ho visto tre film: le immagini e i dialoghi del terzo film hanno più
possibilità di restare in memoria)

Interferenza proattiva: rappresenta l’interferenza che un vecchio materiale appreso in precedenza
produce sull’apprendimento di nuovo materiale (Ho studiato inglese per 2 anni, ora devo studiare il
tedesco ... le nozioni di inglese si ripresentano mentre cercate di memorizzare il tedesco).
Recuperare le informazioni

Rievocazione: dipende dal fatto di aver organizzato ben l’informazione, dal numero di
riferimenti/associazioni tra tali informazioni e quelle già immagazzinate

Riconoscimento: “conoscere di nuovo” percepire come identico a qualcuno o a qualcosa di noto.
L'importante è capire il perché della dimenticanza, in modo da reagire con la strategia più adeguata. La
dimenticanza è proporzionale alle attività che seguono direttamente all’acquisizione dei dati. Gli effetti di
interferenza ci permettono di aggiornare la nostra visione del mondo. Ammaestrare “le memorie” significa
saper ricordare quando serve e riuscire ad acquisire nuove conoscenze con la massima efficacia.
Sulla punta della lingua …
Capita di dimenticare il nome di una persona o di una parola, eppure ...
-
ne conosciamo il significato
-
abbiamo un’idea precisa dell’immagine associata
-
sappiamo qual è la prima lettera
-
vengono alla mente parole o nomi simili
-
sappiamo quali sono le risposte sbagliate
… ma non riusciamo a dire quella parola!! Proviamo un forte senso di FRUSTRAZIONE. Il fenomeno della
"punta della lingua“ dipende dal fatto che viene rintracciata soltanto una parte dell'informazione
necessaria per produrre un ricordo totale. Nome, funzione e immagine visiva delle parole, sono
memorizzati separatamente. In sostanza, più "suggerimenti" o battute d'entrata si hanno, più è facile
arrivare a ricostruire una memoria.
Per esempio, se penso ad una persona che incontro saltuariamente in ufficio e ricordo che il suo cognome
inizia con la lettera R possiedo soltanto parte dell'informazione per "innescare" il ricordo nella sua pienezza;
14
ma se sono in grado di "aggiungere" altre informazioni, penso ad esempio ad un'altra persona che conosce
il signor R o ad altre occasioni in cui l'ho incontrato posso ricordarmi che quel signore si chiama Rinaldi.
Può capitare di recuperare all'improvviso un nome quando ormai avevamo rinunciato a cercarlo: questo
perché la nostra mente ha continuato a lavorare inconsciamente su quel problema, innescando una massa
critica di informazioni necessaria per ricostituire quel ricordo.
Le leggi dell’apprendimento (Edward L. Thorndike)
1. La legge della motivazione: se si ha una forte determinazione, obbiettivi chiari e ben fondate ragioni
per imparare, si faranno migliori progressi che in mancanza di tutto ciò. La motivazione implica la
concentrazione.
2. La legge dell’esercizio: le cose ripetute più spesso sono ricordate meglio (o meglio eseguite). Ciò sta
alla base dell’addestramento e della pratica.
3. La legge dell’effetto: l’apprendimento viene rinforzato quando è accompagnato da sensazioni
piacevoli o soddisfacenti; l’apprendimento si indebolisce quando è associato a sensazioni spiacevoli o
frustranti.
4. La legge della priorità: le cose imparate per prime creano spesso un’impressione forte e quasi
incancellabile.
5. La legge dell’intensità: da un’esperienza vivida, drammatica, eccitante o coinvolgente si impara più
che da una routine d’esercizi noiosi.
6. La legge della prossimità: si ricordano meglio le cose imparate più di recente.
15
STILE DI VITA
L’adozione di uno stile di vita comprendente un regolare svolgimento di attività fisica e mentale e una
dieta salutare, ricca di frutta, verdura, omega-3, antiossidanti, vitamine (B, C, E), minerali, acqua,
carboidrati a basso indice glicemico, è in grado di migliorare le funzioni cognitive (in particolare la
memoria). Lo svolgimento regolare di attività fisica può migliorare le prestazioni cerebrali, favorendo un
maggiore afflusso di sangue al cervello e contrastando, quando non si verifichino altre patologie del sistema
nervoso, l’invecchiamento e il deterioramento cerebrale.
La caffeina aiuta i processi mnemonici, in particolar modo nel momento del recupero delle informazioni,
ma è bene la moderazione.
Il fumo esercita un'azione tossica, provoca un restringimento dei vasi cerebrali e una conseguente
riduzione del flusso di sangue e ossigeno alle zone implicate nelle funzioni cognitive. I fumatori più accaniti
(più di 20 sigarette/die) presentano una diminuita capacità di memorizzare le parole e di concentrarsi.
L'alcol produce un'azione tossica sulle cellule nervose: le disidrata, modificando la fluidità e la permeabilità
delle membrane cellulari e ne riduce la densità, le vittime principali sono i neuroni e le cellule gliali della
corteccia orbitofrontale (coinvolta nei processi decisionali, emozionali e motivazionali che permettono
l'adattamento alle situazioni nuove) e dell'ippocampo (regione dell'apprendimento e della memoria, la
sede in cui si formano i ricordi). La perdita progressiva dei neuroni è tanto più pronunciata quanto più lungo
è il periodo di abuso, la riduzione del volume dell'ippocampo nei forti bevitori spiegherebbe l'alterazione
della memoria e delle capacità cognitive.





Fare uso appropriato dei medicinali
Combattere stress e tensione
Dormire bene, meditare
Attività fisica per accumulare energia
Rafforzare l’autostima per aumentare la lucidità
 Convinzioni limitanti
 Motivazione – approccio mentale -gratificazioni
LE MEMORIE

Visiva: incide sul ricordo per l’85% circa

Uditiva: incide sul ricordo per il 15% circa

Cinestesica (tatto, olfatto, gusto)
Tre stili comunicativi:

Individui visivi (mi è chiaro, faccio un quadro della situazione, che bello ... )

Individui uditivi (ti sento bene, mi suona bene, ascolta il suono ..., che rumore!)

Individui cinestesici (ho un nodo in gola, ho lo stomaco sottosopra, mi prudono le mani ...)
16
Gli ausili mnesici
Si classificano in: interni o esterni, questi ultimi a loro volta possono essere attivi e passivi.
AUSILI ESTERNI PASSIVI
•
Adattamento delle condizioni ambientali
•
Orientamento nella realtà
AUSILI ESTERNI ATTIVI
•
Agende, calendari, timer, lavagne, elenchi, liste, registrazioni ...
Possiamo definirli “PROTESI COGNITIVE”, interagiamo con essi per un'attività di ricostruzione mnesica.
Sono espedienti che ci aiutano ad organizzare e a gestire il tempo, a migliorare l’attenzione, danno indizi,
sgravano la memoria, ci obbligano anche a ripassare.
MNEMOTECNICHE - AUSILI INTERNI
Il nome di “mnemotecnica” deriva dalla dea greca Mnemosine, la madre delle muse, generatrice di
creatività e conoscenza
 prima della diffusione dell’alfabetizzazione la conoscenza e la tradizione culturale venivano
tramandate oralmente!
Sono degli stratagemmi per migliorare l’elaborazione (codifica) dell’informazione in entrata, per facilitare
la ritenzione e potenziare le capacità mnesiche. Servono per un miglioramento dell’elaborazione
dell’informazione in entrata.
Le tecniche permettono l’apprendimento di materiali precisi e non possono essere usati per scopi diversi
rispetto a quelli per cui sono state create.
I sistemi sono mnemotecniche elaborate e complesse, possono essere utilizzate per memorizzare dei
materiali molto differenti.
TECNICHE VERBALI
 RIME: sono utili quando il materiale è vario e non ha nesso logico; danno maggior significatività tra
item e li collegano tra loro; hanno una codifica verbale e fonologica. Es. trenta giorni ha novembre con
april, giugno e settembre …
 ACRONIMI: sigle, parole artificiali, es. ONU, CEE, FIAT, CONI, RAI, USA ...
 ACROSTICI: parole o frasi di senso compiuto in cui le lettere iniziali forniscono un suggerimento utile
per il recupero. Es: Ma con gran pena le recan giù OPPURE Come Quando Fuori Piove ...
TECNICHE VISIVE
L’efficacia mnestica delle immagini è legata alla possibilità di pervenire ad una doppia codifica degli
elementi da ricordare, i nomi concreti vengono ricordati con maggiore frequenza rispetto a nomi astratti!
•
Associazione visiva: parola-immagine: si crea una vivida immagine di ogni parola, formando una
catene di parole.
17
•
Associazioni logiche o metaforiche: metodo delle storie, le parole vengono inserite in un racconto
Per trasferire un'informazione nella MLT è necessario associarla ad un'immagine mentale concreta avente
caratteristiche di:




Esagerazione (colori, dimensioni)
Movimento (immagini interattive)
Associazioni Insolite (immagini bizzarre)
Coinvolgimento Emotivo (situazioni, persone ed oggetti familiari)
… E MAI CE ne dimenticheremo - le lettere maiuscole rappresentano le iniziali delle quattro condizioni.
Quando tutti questi elementi sono presenti, l'immagine (e l'informazione ad essa associata) viene collocata
nella memoria a lungo termine. Le immagini mentali non solo portano ad un ricordo migliore, ma anche
più duraturo!!!
•
Esempio: applicazione ad una lingua straniera. La parola casa corrisponde al francese maison, il cui
suono assomiglia al nome del celebre avvocato. Un esempio di immagine interattiva: l’avvocato Mason
fa il maggiordomo a CASA nostra.
18
SISTEMI VERBALI
Il metodo fonetico
E' strutturato in tre fasi.
•
Nella prima fase si associano una o più consonanti alle cifre da 0 a 9.
Numero
Suono
Lettere
Esempio
1
dentale
T, D
thè, dio, due, atto
2
nasale
N, GN
neo, anno, gnè
3
mugolante
M
amo, mio, emme
4
vibrante
R
ara, re, oro, erre
5
liquido
L, GL
ali, lui, aglio, li
6
palatale
C, G (dolce)
ciao, oggi, ci, gi, agio, gelo, cielo
7
gutturale
CH, K, GH (duro)
occhio, eco, chi, qui, ago, gei, acca
8
labiodentale
F, V
ufo, uva, via, uffa, avvio
9
labiale
P, B
boa, ape, oppio, oboe
0
sibilante
S, SC, Z (dolce)
sei, esse, zio, ozio, ascia, scia
•
Nella seconda fase si crea un casellario, di dimensioni variabili, composto da parole concrete. le
consonanti che le contraddistinguono devono corrispondere a quelle relative a ciascun numero, da 0 a
9. Ad es., al numero 6 può essere collegata la parola cielo (6-C dolce), al numero 19 topo (1-T, 9-B).
•
In una terza fase, si costruiscono immagini interattive tra le parole da ricordare e quelle presenti sul
casellario. Ad esempio, se la diciannovesima parola della lista è “trappola”, e sul vostro casellario al
numero 19 corrisponde la parola topo, si può immaginare un topo imprigionato in una trappola.
Per convertire una parola in un corrispondente numerico (e viceversa) vanno rispettate alcune regole:
»
Le vocali non corrispondono a nessuna cifra, quindi non vanno considerate;
»
Le consonanti doppie vanno considerate come un unico suono;
»
Bisogna sempre valutare il suono che la lettera produce.
•
Applicabilità => Articolo 149 del Codice Civile, come posso ricordare qual è?
•
149 => 1 (T, D) - 4 (R) - 9 (B, P) => Sfrutto questi numeri per trovare una (o più parole) che con IRONIA
mi suggeriscano l’argomento dell’articolo.
19
•
T R P  troppa trippa (accumulata da uno dei coniugi!) … è certamente un valido motivo per sciogliere
un matrimonio!!!
SISTEMI VISIVI
Il peg-system
Consente il recupero di sole dieci unità. Si deve prima imparare una filastrocca:

uno-pruno, due-bue, tre-re, quattro-gatto, cinque-pingue, sei-nei, sette-vette, otto-dotto, nove-piove,
dieci-ceci.
•
Poi si formano delle immagini interattive tra le parole da memorizzare e quelle della filastrocca.
Esempio: fanciullo, libro, latte, aereo => un fanciullo seduto sotto un pruno, un bue con un libro in
bocca, un re che beve del latte …
•
Il testo originale è in inglese => one ate a bun, two in shoes, three for free, four on the floor, five is alive,
six on sticks, seven in heaven, eight comes late, nine down a mine, ten in a pen.
Mnemotecnica dei loci:
Si posizionano le nozioni da ricordare collegandole mentalmente (in modo bizzarro) ad oggetti di un luogo
familiare, che conosciamo molto bene, fin nei dettagli, come la nostra abitazione.

Si colloca una parte del discorso in un vano.

Si individuano le parole chiave.

Si fa interagire la parola chiave con gli oggetti che sono collocati nella stanza.

Si cambia stanza quando il discorso passa ad un argomento differente.
Non è possibile il recupero automatico di un solo item, ma è garantito il ricordo seriale.
Parola chiave
implica due fasi: una fonetica (semantica) e una visiva. Utile ad esempio nello studio dei vocaboli di lingue
straniere ==> arm (traduzione: braccio, parola -nella lingua madre- assonante: arma, immagine: arma in
braccio).
PQRST
Preview Question Read Summary Test = osservare - interrogare - leggere - riassumere - verificare
Analizzare le informazioni contenute in un brano, porsi domande sul suo contenuto, ordinare le
informazioni, identificare le parole chiave, rileggere il brano e verificare.
 Caratteristiche che facilitano comprensione e codifica, ad es. di un brano:
 esempi esplicativi;
20
 figure;
 domande aggiunte;
 organizzatori anticipati: sommari in forma verbale o visiva che precedono il brano.
Altri metodi

La serializzazione: A - B - C - D - E ...

L’associazione visiva (es. della cartina geografica)

Categorizzazione: semantica, fonologica
Organizzare i dati
•
Raggruppare (numeri telefonici)
•
Classificare (informazioni dello stesso tipo)
•
Dare un senso (a delle figure)
•
Associare i dati (associazione fonetica, logica, semantica, metaforica)
L' APPRENDIMENTO sarà più facile se ...

poniamo INTERESSE, ATTENZIONE ed ORGANIZZAZIONE; sono indispensabili per un buon ricordo.

ci si proietta nel futuro con fiducia, volontà ed intenzione verso la realizzazione personale, sostituendo
le suggestioni negative con le predizioni positive.

ci si pone un obiettivo, un risultato a cui tendere attraverso un progetto.
MEMORIA DI LUOGHI
Finalità: sapere dove ci si trova e che strada percorrere per raggiungere la meta
Controllo: durante lo spostamento è necessario verificare di continuo la direzione
Economia: minimo dispendio di attenzione e sforzo
Conoscenza: bisogna perfezionare l’organizzazione e le rappresentazioni in modo che da locali divengano
generali
Memoria spaziale: codifica le informazioni (associate alla modalità sensoriale visiva) relative alla posizione,
all’orientamento e alla direzione.
21

Ricordare i luoghi - spostarci nell’ambiente

Localizzare oggetti e favorirne il recupero

Il soggetto localizza se stesso nell’ambiente

L’oggetto viene inserito nel contesto spaziale
Spostarsi dipende da:

Ampiezza

Complessità

Familiarità
di un luogo
La memoria dei luoghi è connessa:
- alla precisione della rappresentazione mentale
- alla conoscenza spaziale
- alla capacità di leggere o dedurre l’informazione richiesta
LA MEMORIA DEGLI OGGETTI
Richiede: l’identificazione dell’oggetto E la sua localizzazione
ERRORI =>
Distrazione: luogo inusuale
Aggiornamento: più luoghi familiari
Rilevazione: è a posto ma nascosto
Recupero degli oggetti: strategie
 Ripetizione mentale dell’azione (ricostruisce la sequenza di azioni)
 Esplorazione mentale (immagina i luoghi)
 Esame di realtà (ho immaginato di farlo?)
 Ricerca reale
22
I DISTURBI DELLA MEMORIA
Prestazioni mentali ed età
Con l'avanzare dell'età si nota una riduzione di:

Sensi (vista, udito)

Motricità (velocità dei movimenti, velocità di reazione)

Pensiero (velocità di elaborazione)
L’unica modifica delle prestazioni mentali che è stato dimostrato essere associata all’avanzare dell’età é il
rallentamento.
Al contrario però si ha un incremento per quanto riguarda:

Linguaggio (vocabolario, comprensione, espressione)

Esperienza (capacità specifiche, pratiche e professionali, comprensione delle relazioni, azione
diretta)

Capacità sociali (desiderio di condivisione, facilità a mettere a disposizione esperienze e
conoscenze)
Le funzioni mentali nell’anziano
 Memoria lenta, ma apprendimento efficace
 Difficoltà a trovare le parole
 Rallentamento ideatorio
 Conservate: intelligenza, competenze linguistiche, competenze visuo-spaziali, prassie e gnosie
Memoria nell’anziano
Legge di Ribot sulla regressione della memoria:
=> la memoria degli eventi recenti viene perduta prima di quella degli eventi passati
La predilezione degli anziani per la reminiscenza è legata anche al senso di sicurezza.
23
Come proteggere la nostra memoria?
 Condurre uno stile di vita salutare: attività fisica, abitudini alimentari, igiene del sonno
 Attività mentali stimolanti
 Partecipazione sociale
 Ambiente ricco di stimoli
 Controllo dello stress
 Prevenzione cardio-vascolare
ALTERAZIONI DELLA MEMORIA
1. DELLA FISSAZIONE: capacità di aggiungere nuovo materiale al magazzino della memoria
2. DELLA RITENZIONE: capacità di immagazzinare conoscenze che successivamente possono esser
riportate alla coscienza
3. DELLA RIEVOCAZIONE: capacità di richiamare alla memoria materiale immagazzinato.
Alterazioni della fissazione
Dovute a ridotti livelli di:

vigilanza

attenzione

interesse cognitivo
Esempi:
- alterazioni dello stato di coscienza
- amnesia post-alcolica
- trauma cranico (amnesia anterograda)
Alterazioni della ritenzione
Riguarda il trasferimento dei ricordi dalla memoria a breve termine (MBT) a quella a lungo termine (MLT),
con impossibilità o difficoltà conseguenti di acquisire nuovi ricordi.
Esempi :
- segno precoce della demenza
- trauma cranico (amnesia retrograda)
24
Alterazioni della rievocazione
Intoppi nel tentativo di richiamare i ricordi alla mente.
Esempi:
- fattori emozionali
- Sindrome di Korsakoff: è una malattia degenerativa del sistema nervoso. I pazienti
(alcolisti e/o con gravi deficit di tiamina) perdono la capacità di apprendere nuove
informazioni (amnesia anterograda) e confabulano riempiendo i vuoti coi ricordi
passati o con produzioni fantastiche deliranti – non rendendosi conto del loro
problema (anosognosia).
DISTURBI DELLA MEMORIA
1.
DISTURBI QUALITATIVI (paramnesie)
(illusioni* e allucinazioni** della memoria, falsi ricordi)
2.
DISTURBI QUANTITATIVI
(aumento o diminuzione)
*Illusione: è una distorsione di una percezione sensoriale, causata dal modo in cui il cervello normalmente
organizza ed interpreta le stesse (confondo una persona per un'altra che sto attendendo con ansia).
**Allucinazione: è la percezione di qualcosa che non è presente nella realtà in quel momento, la si definisce
anche “percezione senza oggetto” (vedo uno gnomo verde in mezzo ad una stanza vuota).
Disturbi qualitativi
A) Allomnesie = illusioni della memoria

Distorsioni e deformazioni di ricordi precedentemente registrati, in rapporto al tono affettivo e a
particolari contenuti di pensiero. Rievocazione di un’esperienza realmente vissuta ma ricordata con
significati, collocazione spazio-temporale e dimensioni totalmente distorti. I ricordi risultano
incompleti, inadeguati o risultano falsati.
B) Pseudoamnesie

Falsi riconoscimenti: l’impressione di ricordare come già vissuta un’esperienza nuova. Il sentimento
di familiarità normalmente associato con le esperienze precedenti si verifica anche quando un
evento viene sperimentato per la prima volta (condizioni fisiologiche di stanchezza o di stress,
lesioni o epilessia del lobo temporale, schizofrenia). Si tratta di un’alterazione dell’affettività
associata alla memoria, per cui il soggetto riconosce come familiare o ricorda una situazione mai
vissuta ((dèja vu, dèja veçu, déja entendu) oppure vive l’esperienza esattamente opposta (jamais
vu, jamais vécu, jamais entendu).

Falsi ricordi (confabulazioni): produzione compensatorie di fatti immaginari e fantastici in soggetti
con deficit mnesici; sono racconti improvvisati che mascherano il deficit mnesico del paziente, che
sostituisce ai ricordi perduti dei falsi ricordi o ricostruzioni attuali di fatti realmente vissuti. In
25
genere, soprattutto nelle forme organiche, sono mantenuti per poco tempo e quindi modificati di
volta in volta. (Deterioramento organico (da alcol e altre sostanze), sindrome di Korsakoff, disturbo
post-traumatico da stress, adolescenza - per aumentare autostima).
Disturbi quantitativi
A) Ipermnesia = aumento delle capacità mnemoniche

permanente (dote naturale, generale o circoscritta, “idiots savants”)

transitoria (stati emotivi intensi, stati maniacali, psicoanalisi)
C) Ipomnesia = indebolimento generalizzato della capacità mnestiche
B) Amnesia = deficit di memoria che interessa tutti gli stadi del processo mnemonico

generalizzata: coinvolge tutti i ricordi

selettiva: interessa solo alcuni ricordi

sistematizzata: riguarda tutti i ricordi legati a determinati fatti o persone
Amnesia (in rapporto all’insorgenza di un evento patogeno)

anterograda: riguarda gli eventi successivi all’avvenimento patologico, con compromissione delle
capacità di fissare nuovi ricordi

retrograda: riguarda avvenimenti precedenti il fattore scatenante, con la perdita di capacità di
rievocare alla coscienza tracce mnemoniche preesistenti

Globale

Lacunare
26
Cause di amnesia

Degenerative

Vascolari

Iatrogene (psicofarmaci)

Epilettiche

Post-traumatiche

Metaboliche (diabete, alcolismo,…)

Infettive (encefalopatia herpetica, HIV, …)

Depressione pseudodemenziale
Defici cognitivi
Amnesia: deficit di apprendimento nuove informazioni, deficit ricordo informazioni già acquisite
Afasia: disturbo della comprensione e/o della produzione del linguaggio
Aprassia: incapacità di eseguire attività motorie, malgrado l’integrità della funzione motoria
Agnosia: incapacità di riconoscere o identificare oggetti malgrado l’integrità delle funzioni sensoriali
Disturbo delle funzioni esecutive: pianificare, organizzare, ordinare in sequenza, astrarre.
27
DEMENZA
Deterioramento diffuso delle funzioni corticali superiori che si manifesta prima nelle funzioni intellettive
per poi estendersi a tutto il comportamento. È un termine usato per descrivere i sintomi di un numeroso
gruppo di malattie.
Disturbo della memoria + Disturbo delle capacità esecutive/afasia/agnosia/aprassia
La demenza non va confusa con …

Stato confusionale acuto (tossico, infettivo, metabolico)

Perdita della memoria associata all’età

Declino cognitivo lieve (MCI):
- disturbi lievi della memoria o altre funzioni cognitive
- progressione verso la malattia di Alzheimer nel 50% dei casi in 4 anni
Epidemiologia della demenza
Prevalenza di deficit cognitivi sopra i 65 anni

Assenza di deficit cognitivi: 75%

Mild Cognitive Impairment: 17%

Demenza: 8% (lieve 2.3%, media 3.1%, grave 2.6%)
Mild Cognitive Impairment (MCI)

Lamentele sulla memoria (confermate da terzi?):
- Deficit isolati ai test della memoria (per scolarità ed età)
- Funzioni cognitive generali preservate
- Autonomia intatta
- Assenza di demenza

Declino cognitivo sottile: memoria e concentrazione, irritabilità e fatica, modifica della personalità,
vita emotiva e sociale

Periodo transizionale verso la demenza Alzheimer, nell’arco di 10 anni si ha conversione in
demenza di tipo Alzheimer nell’80% dei casi
28
Cause di demenza

56%
Malattia di Alzheimer

13%
Vascolare

5%
Depressione

4%
Alcol

2%
Farmaci

20%
altre
29
Classificazione delle demenze
 Degenerative

M. Alzheimer

Demenza a corpi di Lewy => Prevalgono i sintomi psichici, in particolare paranoia, deliri e
allucinazioni visive. Può essere presente lieve parkinsonismo.

D. Frontali (Pick, Fronto-temporale) => Si manifesta intorno ai 50 anni di età, con episodi
depressivi, poi con disturbi della memoria e dell’attenzione, perdita di iniziativa, disturbi del
linguaggio, indebolimento progressivo di tutte le facoltà intellettive, non compare il delirio. Il
carattere e la personalità del paziente sono completamente alterati, compaiono stati di
agitazione psicomotoria (wandering o deambulazione afinalistica), ansia con crisi di violenza
inaudita, crisi di panico e di pianto, bassissimo livello di inibizione.
 Vascolari

Corticali (multi-infartuali)(abilità di linguaggio, ragionamento, soluzione di problemi,
apprendimento, prassia)

Sottocorticali (forme lacunari)(vigilanza, attenzione, velocità di elaborazione, motivazione,
emotività)

Infettive

Encefalopatia spongiforme (Creutzfeld-Jakob)(è caratterizzata da perdita di memoria,
cambiamenti di personalità, allucinazioni, disartria, mioclono, rigidità posturale e convulsioni.)
 Altre

Processi espansivi (idrocefalo normoteso, ematoma subdurale, neoplasie)
30
LA MALATTIA DI ALZHEIMER
La malattia di Alzheimer è stata descritta per la prima volta nel 1906 dallo psichiatra e neuropatologo
tedesco Alois Alzheimer, che identificò in una donna di circa 50 anni, Auguste D., una «malattia insolita
della corteccia cerebrale», che aveva causato perdita di memoria, disorientamento e allucinazioni,
conducendo infine la paziente alla morte. Nel 1907, durante il Congresso Psichiatrico di Tubinga, Alzheimer
presentò il caso di questa donna, sottolineando come, successivamente all'autopsia, il cervello mostrasse
"una scarsità di cellule nella corteccia cerebrale e gruppi di filamenti localizzati tra le cellule nervose".
Nel 1910 Emil Kraepelin (il più famoso psichiatra di lingua tedesca dell'epoca) ripubblicò il suo trattato
Psichiatria, nel quale definì la nuova forma di demenza scoperta da Alois Alzheimer, chiamandola appunto
morbo di Alzheimer.
DEFINIZIONE
La demenza di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa, progressiva ed irreversibile, che colpisce il
Sistema Nervoso Centrale.

E’ la più comune causa di demenza: 80-85%

Si caratterizza per una estesa atrofia cerebrale e per la presenza di lesioni tipiche:

placche senili

grovigli neurofibrillari
EPIDEMIOLOGIA
In Italia, a seconda della stima, ci sono circa 820-900mila persone affette da demenza.
Secondo il Rapporto WHO sono circa 36 milioni nel mondo i soggetti affetti da demenza. Questo numero
sembra destinato a raddoppiare ogni 20 anni: 66 milioni nel 2030; 115 milioni nel 2050. (World Alzheimer
Report 2009). La maggior parte della crescita si dovrebbe verificare nei Paesi a reddito basso o medio: ad
oggi, il 58% di pazienti affetti da demenza vive in queste aree, tale percentuale dovrebbe salire al 71% nel
2050.
31
21 settembre 2012 - XIX Giornata mondiale dell’Alzheimer
Il Rapporto Mondiale Alzheimer 2012 “Superare lo stigma della demenza” rivela che:

il 70% dei familiari richiede più informazione e sostegno

una persona con demenza su quattro nasconde la propria diagnosi

il 40% dei malati riferisce di non sentirsi accettato nella vita di tutti i giorni
Malattia di Alzheimer, una malattia familiare
•
80-90% dei malati vive a domicilio
•
Istituzionalizzazione è tardiva
•
Una diagnosi di Alzheimer comporta uno squilibrio familiare
Caregiver

Attività assistenziale di 7-8 ore circa quotidiane

73,8% prerogativa femminile

31,9% dei caregivers ha un’età fino a 45 anni, 38,2% tra i 46 e 60

Impatto negativo sul lavoro
Reazioni emotive del caregiver

Negazione-disperazione

Ricerca affannosa di cure

Ansia, rabbia

Depressione, esaurimento delle forze psicofisiche

Sensi di colpa e dolore, imbarazzo-impotenza

Isolamento e sentimento di solitudine

Rassegnazione ed accettazione.
32
Il dolore della perdita e del lutto

Morte intesa come addio senza congedo

Lutto prolungato

Reazione di dolore più accentuata all’inizio della malattia e nella fase finale.
Stress
•
disturbi comportamento, dell’umore, sintomi psicotici
•
sesso femminile
•
grado di parentela stretto
•
esordio di malattia precoce
•
coabitazione
LE 10 RACCOMANDAZIONI
1. Educare il pubblico
2. Ridurre l'isolamento delle persone affette da demenza
3. Dare voce alle persone con demenza
4. Riconoscere i diritti dei malati e dei familiari
5. Coinvolgere le persone con demenza nelle loro comunità
6. Sostenere ed educare i carergivers
7. Migliorare la qualità dell’assistenza
8. Migliorare la formazione specifica dei medici di base
9. Sollecitare i governi a creare piani nazionali Alzheimer
10. Migliorare la ricerca per affrontare lo stigma della malattia
33
IL CERVELLO NELLA MALATTIA DI ALZHEIMER
La malattia di Alzheimer colpisce le cellule nervose (neuroni) in diverse regioni del cervello.
Corteccia cerebrale: dove si formano il pensiero ed il linguaggio.
Gangli della base: molti neuroni contengono acetilcolina, una sostanza chimica importante per la memoria
e l’apprendimento.
Ippocampo: essenziale per la conservazione della memoria.
IPOTESI PATOGENTICA
Alterazioni nel metabolismo di una proteina (precursore della beta-amiloide) => Formazione in eccesso e
accumulo della beta-amiloide (sostanza proteica che induce danno ai neuroni) => Perdita di neuroni che
contengono acetilcolina (neurotrasmettitore implicato nella memoria - comunicazione tra le cellule
nervose).
PLACCHE AMILOIDI

La Beta-amiloide è un frammento di una proteina derivata da un’altra proteina (precursore
amiloide).

Di norma questi frammenti sono eliminati, mentre nell’AD, per ragioni ancora sconosciute, si
accumulano, formando delle placche dure insolubili.
GROVIGLI NEUROFIBRILLARI

I grovigli neurofibrillari sono fibre contorte insolubili situate all’interno dei neuroni. Le neurofibrille
normalmente sono formate da proteine tau, che costituiscono una parte dei microtubuli (deputati
al trasporto delle sostanze nutrienti da una parte all’altra della cellula). Nell’ AD la proteina tau è
anomala e le strutture microtubulari sono collassate.
I 10 sintomi premonitori
1. Perdita della memoria recente, con pregiudizio lavorativo
2. Difficoltà nell’adempiere attività quotidiane
3. Difficoltà di linguaggio (anomia)
4. Disturbi dell’orientamento temporale e spaziale
5. Diminuite capacità di discernimento
6. Difficoltà nel pensiero astratto
7. Smarrire oggetti (la cosa giusta al posto sbagliato)
34
8. Instabilità dell’umore o del comportamento
9. Alterazioni della personalità
10. Perdita di interesse e iniziativa
DIAGNOSI
Diagnosi di esclusione: demenze primarie, demenze secondarie, pseudodemenza depressiva

Screening e anamnesi somatica e psichiatrica (esame neurologico, esami di laboratorio, esame
cognitivo funzionale, colloquio coi parenti/caregiver, manifestazioni cliniche)

TC, RMN, fMRI*, rachicentesi
 Malattia di Alzheimer possibile
 Malattia di Alzheimer probabile
 Malattia di Alzheimer certa (biopsia – autopsia)
* La risonanza magnetica funzionale, abbreviata RMF o fMRI (Functional Magnetic Resonance
Imaging), è una tecnica di imaging biomedico per valutare la funzionalità di un organo o un apparato
Criteri di Mc Khann (1984)
 Malattia di Alzheimer possibile
Una diagnosi di possibile malattia di Alzheimer è basata sull'osservazione di sintomi clinici e sul
deterioramento di due o più funzioni cognitive (per es. memoria, linguaggio o pensiero) in presenza
di una seconda malattia che non è considerata la causa della demenza, ma che rende comunque la
diagnosi di malattia di Alzheimer meno sicura.
 Malattia di Alzheimer probabile
La diagnosi si qualifica come probabile sulla base degli stessi concetti detti sopra, ma in assenza di
una seconda malattia.
 Malattia di Alzheimer certa
L'identificazione delle caratteristiche placche senili e dei grovigli neuro-fibrillari nel cervello è
l'unico modo sicuro per confermare con certezza la diagnosi di malattia di Alzheimer. La diagnosi di
malattia di Alzheimer certa può essere formulata soltanto mediante biopsia del cervello o dopo che
è stata effettuata un'autopsia.
35
Nuovi criteri - Marcatori biologici (2010)
 Una revisione dei criteri diagnostici per l'Alzheimer (AD) che dà maggiore peso ai "biomarcatori" è stata
proposta alla recente conferenza internazionale della Alzheimer’s Association (ICAD 2010). Maggiore
attenzione agli indicatori preclinici e alla condizione definita Mild Cognitive Impairment (MCI).
 I biomarker antecedenti la comparsa dei sintomi della malattia renderebbero possibile diagnosi
precoce e interventi più efficaci
 Per l’analisi di immagine, la riduzione volumetrica di alcune strutture cerebrali determinate con MRI e
l’attività metabolica cerebrale con tecniche fMRI (MRI funzionale) SPECT (Single Positron Emission
Computerized Tomography) e PET (Positron Emission Tomography) stanno dando risultati promettenti
sebbene non ancora conclusivi.
 Idem l’uso di marcatori per le placche di amiloide (PIB) in studi PET. Dal punto di vista biochimico per
ora il marker più affidabile appare la misura della riduzione di beta amiloide 1-42 combinata con
l’aumento di proteina Tau nel liquor.
Ovviamente la disponibilità di terapie capaci di
rallentare o fermare il processo patologico
rappresenta l’elemento indispensabile per
contrastare con efficacia la malattia.
MANIFESTAZIONI CLINICHE
Progressivo, graduale, inarrestabile declino delle funzioni cognitive e modificazioni della personalità

Disturbi della memoria (amnesia)

Disturbi nelle funzioni motorie (aprassia)

Disturbi del linguaggio (afasia)

Disturbi nel riconoscimento (agnosia)

Cambiamenti di personalità (agitazione, aggressività, apatia)

Disturbi psichiatrici (deliri, allucinazioni, depressione, ansia)

Disturbi comportamentali (alterazioni del ritmo sonno-veglia, disinibizione, wandering)
36
La caratterizzazione del disturbo cognitivo necessita di una valutazione neuropsicologica. Questa permette
di contribuire alla diagnosi differenziale, rappresenta il mezzo più adatto per la stadiazione della malattia,
soprattutto nelle fasi iniziali, e consente di valutare l’impatto di eventuali trattamenti, nonché di
monitorare l’evoluzione della malattia stessa.
DECORSO
Prima fase (3-4 anni)

Perdita progressiva della memoria a breve termine e della memoria episodica (on-going memory,
memoria prospettica, memoria episodica retrograda, memoria semantica)

Progressiva incapacità di imparare nuovi concetti o nuove tecniche

Difficoltà ad esprimersi e a comprendere

Modificazioni del carattere e della personalità (apatia, sovra-eccitamento)

Difficoltà nei rapporti con il mondo esterno (nel lavoro o con gli estranei)

Incapacità di riconoscere i volti

Incertezze nei calcoli matematici e nei ragionamenti
Seconda fase (2-10 anni)

Le azioni della vita quotidiana diventano per il malato dei problemi a volte insolubili

Progressiva perdita di memoria (amnesia): autobiografica (dove vivo? in che città? che lavoro
faccio?...); significato delle parole, attività manuali più comuni

Disturbi del linguaggio (afasia): perdita della capacità di comprendere le parole e le frasi, di leggere
e di scrivere

Perdita delle capacità visuo-spaziali: il malato si perde sui percorsi conosciuti, non ne impara di
nuovi, non si orienta nemmeno tra le mura di casa
Terza fase

Completa dipendenza dagli altri

Funzioni intellettive sono gravemente compromesse

Difficoltà nel camminare, rigidità negli arti, incontinenza

Le espressioni verbali sono ridotte a ripetizione di parole dette da altri, o ripetizione continua di
suoni o gemiti, o addirittura mutismo

Complicanze internistiche , immobilità, compromissione insanabile della salute => Decesso
37
Nonostante una certa variabilità clinica e di decorso, la maggior parte dei pazienti con Malattia di
Alzheimer, soprattutto quando la Malattia inizia nell’età più avanzata, tende a seguire un percorso
abbastanza comune e caratterizzato da una fase iniziale in cui predominano i disturbi cognitivi e
comportamentali. Questi ultimi tendono a peggiorare con l’avanzare della Malattia e rappresentano
unitamente alla progressiva compromissione funzionale negli atti della vita quotidiana il motivo
dell’istituzionalizzazione del paziente.
“Fattori di rischio”

Età: sì, ma la vecchiaia NON è la causa!

Sesso: nelle donne la demenza è più frequente, ma vivono più a lungo!

Sindrome di Down – vedi dopo

Traumi cranici
Familiarità ed ereditarietà
La malattia di Alzheimer non è normalmente ereditaria. Esistono:

forme sporadiche: sono la maggioranza (circa il 75%): sporadico significa che la malattia colpisce un
solo membro di una famiglia. Tutti casi di Alzheimer che non presentano familiarità vengono
considerati come sporadici

forme familiari: (il restante 25% dei casi) più persone sono invece colpite nella stessa famiglia
Distinguiamo inoltre due forme:

Forma tardiva familiare (AD2): si diagnostica nelle famiglie con più casi di malattia che si
manifestano dopo i 65 anni

Forme precoci familiari (AD1, AD3, AD4): si diagnosticano queste forme nelle famiglie con più casi
della malattia che si manifestano prima dei 65 anni. I sottotipi (AD, AD2, AD3) si possono
distinguere solo con un test genetico.
Il gene della proteina amiloide (APP), localizzato nel cromosoma 21 risulta alterato nella forma AD1. Le
mutazioni dell'APP sono rare (solo circa 20 famiglie finora identificate nel mondo) e causano una malattia
ad esordio precoce (35-50 anni). Poiché la sindrome di Down è causata da un'anomalia su questo
cromosoma, i soggetti Down hanno maggiori probabilità di ammalarsi se raggiungono la mezza età, anche
se non appaiono tutti i sintomi della malattia.
Solamente un gene, il gene della apolipoproteina E (APOE) - proteina che si lega alla proteina amiloide situato sul cromosoma 19, è stato associato primariamente con la più comune forma a insorgenza tardiva
di malattia di Alzheimer (insorgenza dopo 60-65 anni). Il gene della apolipoproteina E ha tre alleli, designati
2,3,4. L’allele 4 è stato dimostrato in molti studi associato alla malattia. Esiste consenso che APOE4 (poco
38
comune) agisce come fattore di rischio per la malattia di Alzheimer piuttosto che come gene causativo, ma
quasi la metà delle persone affette non possiede questo allele, che d'altra parte può essere presente anche
in una percentuale di persone sane.
Le preseniline sono proteine che hanno la funzione di tagliare la proteina amiloide, per questo un’ipotesi è
che il loro alterato funzionamento potrebbe portare all'accumulo di proteina amiloide.

Il gene della presenilina 1 (PS1) localizzato nel cromosoma 14, risulta alterato nella forma AD3. In
particolare oltre 50 diverse mutazioni di questo gene sono state finora identificate in pazienti con
forme familiari ad esordio precoce. Queste mutazioni rappresentano la causa più comune di origine
genetica della malattia di Alzheimer familiare ad esordio precoce (28-60 anni).

Il gene della presenilina 2 (PS2) localizzato nel cromosoma 1, risulta alterato nella forma AD4. Fino ad
oggi solo 3 mutazioni sono state identificate in pazienti appartenenti a famiglie americane originarie
dell'Europa del est ed in una famiglia italiana del nord-est. In queste famiglie l'età di esordio può essere
precoce (30 anni) ma anche molto tardiva (oltre 80).
In un numero estremamente limitato di famiglie (alcune decine in tutto il mondo), la malattia di Alzheimer
si presenta col carattere di malattia genetica dominante. I membri di tali famiglie possono ereditare da uno
dei genitori la parte di DNA che causa la malattia. Mediamente, la metà dei figli di un genitore malato
erediterà la malattia, che in questo caso avrà un esordio relativamente precoce: tra i 35 e i 60 anni.
Riassumendo
Esordio precoce: APP, PSEN1, PSEN2
Esordio tardivo: APOE epsilon 4
Rischio:
non nota familiarità
10%
parente di I° grado
20%
APOE epsilon 4
30%
Ered. autosomica dominante
50%
TERAPIA
Non esistono ad oggi trattamenti capaci di prevenire la degenerazione cerebrale, né di arrestarne la
progressione, né di risolverla. Il trattamento risulta finalizzato a rallentare il decorso, a far fronte ai disturbi
comportamentali, ed a garantire al paziente una qualità della vita buona o quantomeno dignitosa.
39
Cellule staminali

Attraverso iniezioni di cellule staminali neurali nel cervello, è possibile ricostruire i neuroni e
ristabilire la memoria persa.

L`esperimento condotto su topi di laboratorio ha evidenziato che "le cellule iniettate agiscono
come fertilizzante per il cervello", abbiamo trovato una proteina particolare che stimola i neuroni
già esistenti a formare nuove connessioni tra loro. Le staminali aiutano quindi il cervello a creare
nuove sinapsi e a guarire i neuroni ammalati”.

La ricerca sulle cellule staminali è la strada da battere anche per la ricerca sull'Alzheimer - Rita Levi
Montalcini. ‘’I risultati raggiunti confermano che e' la strada da seguire, anche se e' ancora lunga. Il
primo risultato e' stato nel Parkinson, ma abbiamo buone speranze anche per l'Alzheimer''.

Scoperti cinque nuovi geni coinvolti nello sviluppo della M. di Alzheimer (ricerca americana ed
internazionale), 3 regolano l’infiammazione cerebrale, 1 controlla la morfologia e la mobilità delle
cellule e l’ultimo trasporta lipidi nel cervello. Ipotesi che nell’insorgenza della malattia siano
coinvolti Virus cerebrali della famiglia dell’Herpes e alti livello di colesterolemia coi conseguenti
disturbi cardio-circolatori. (risultati riportati su rivista Nature Genetics)

Sperimentazione vaccino contro la Beta Amiloide in 60 centri in tutto il mondo (4 in Italia). Per la
prima volta si usa un marker di alterazione della beta amiloide nel liquor midollo spinale (segnale
molto precoce, precede i sintomi dell’Alzheimer).
La curcuma

Gli Indiani, che si nutrono con molta Curcuma, hanno una ridottissima incidenza di Alzheimer e di
Parkinson. La Curcuma è una pianta con interessantissime caratteristiche ed un basso costo.

Esistono ormai numerosi lavori scientifici che discutono della azione della Curcuma nel trattamento
delle forme tumorali. Questo tubero dal colorito giallo, che è alla base della preparazione del Curry,
ed è alimento importantissimo nella cultura Indiana, contiene delle sostanze, chiamate
curcuminoidi, che hanno una sicura azione di inibizione della crescita tumorale (Kunnumakkara AB
et al, Cancer Res. 2007 Apr 15;67(8):3853-61), nel caso di tumori intestinali, pancreatici e cerebrali.

Si suppone però che l'azione di controllo possa svilupparsi anche su molte altre forme
degenerative.
40
Terapia farmacologica
 Inibitori della acetilcolinesterasi (donepezil, galantamina, rivastigmina): utili a rallentare la malattia
(attraverso aumento dell’acetilcolina; terapia sintomatica)
 Memantina: protegge le cellule nervose dagli effetti dell’accumulo di glutammato (neurotrasmettitore
eccitatorio, contrasta la sovrastimolazione glutaminergica che danneggia i neuroni.)
 Antiossidanti (vitamina C ed E, curcuma, Selegilina Vitamina E , Coenzima Q10, Estrogeni, Ginkgo
Biloba)
 Sintomatici, farmaci per alleviare i sintomi: ansiolitici, antidepressivi, ipnotici, antipsicotici.
PRENDERSI CURA ...
Obiettivo: migliorare i sintomi e la qualità di vita dei malati e dei familiari
 Interventi riabilitativi: ROT (Reality Orientation Therapy – orientamento alla relatà), Memory
training
 Gentlecare
 Validation Therapy
 Musicoterapia
 Pet therapy
 Arte-terapia
 Terapia occupazionale
41
Bibliografia, sitografia, consigli per l’approfondimento
http://www.alz.org
http://www.alz.org/aaic
http://www.alzheimer.it
http://www.epicentro.iss.it
http://www.medicinasalute.com
http://www.msd-italia.it
http://www.netterimages.com
http://www.neuropsicologia.it
http://www.psicolab.net/tag/memoria
http://www.psicopedagogika.it
http://laral.istc.cnr.it
AID - Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento, Erickson, 2009
Alan Baddeley, La memoria. Come funziona e come usarla, Laterza, 2001
Renate Beyschlag, Ginnastica e giochi per l'anziano, Armando Editore, 1996
S. Bergamaschi, P. Iannizzi, S. Mondini, D. Mapelli, Demenza 100 esercizi di stimolazione cognitiva, Raffaello
Cortina Editore, 2008
Bianchetti, A., Trabucchi, M. (2010). Alzheimer. Il Mulino, Bologna.
A. Bianchi, L'esame neuropsicologico dell'adulto, Giunti O.S. Organizzazioni Speciali, 2008
Marina Boccardi, La riabilitazione nella demenza grave, Centro Studi Erickson, 2007
S. Bottiroli, E. Cavallini, 101 modi per allenare la memoria, Newton Compton Editori, 2012
Elizabeth Bressler, Sharon Holloran, Orientamento nella realtà, Erickson
J. Cambier, M. Masson, H. Dehen. Neurologia. Milano: Ed. Masson 2002; 20: 324-328.
Jackie Cooke, Il laboratorio delle attività sensoriali, Erickson
Margherita Di Virgilio, La malattia di Alzheimer e le altre forme di demenze, Franco Angeli, 2000
Robin Dynes, Il laboratorio della memoria, Erickson, 2007
Rosa Angela Fabio, Barbara Pellegatta, Attività di potenziamento cognitivo, Erickson, 2005
42
S. Faggian, G. Pavan, S. Pradelli, Protocolli di intervento per le demenze, Franco Angeli, 2008
Patrizia Farello, Ferruccio Bianchi, Laboratorio dell'autobiografia, Erickson
Isabel Fernandez, Giada Maslovaric, Veniero Galvagni MIten, Traumi psicologici, ferite dell'anima. Il
contributo della terapia con EMDR. Liguori, 2011
Roberto Franchini, La figura dell'animatore nelle strutture per anziani, Franco Angeli, 1999
Raffaella Galli, Mariarosaria Liscio, L'operatore e il paziente Alzheimer, Mc Graw Hill, 2007
Gazzaniga M.S., Ivry R.B., Mangun G.R., Neuroscienze Cognitive, Zanichelli, 2005
Gianni Golfera, La memoria emotiva, Sperling & Kupfer Editori, 2003
Dario Grossi, Luigi Trojano, Neuropsicologia dei lobi frontali, Il Mulino, 2005
Harrison, Principi di Medicina Interna, McGraw-Hill, 2009
James Lattyak, Suzanne Dedrick, Conoscere il tempo. Il giorno, la settimana, i mesi, le stagioni, gli anni.
Erickson
Legrenzi P., Manuale di Psicologia Generale, Il mulino, 1994 (Apprendimento e memoria)
Tony Malim, Processi cognitivi, Centro Studi Erickson, 1995
G. Marco Marzocchi, Stefania Valagussa, Le funzioni esecutive in età evolutiva, Franco Angeli, 2011
Silvia Andrich Miato, Lidio Miato, Allenare le abilità visuo-spaziali, Erickson
S. Mondini, D. Mapelli, A. Vestri, G. Arcara, P.S. Bisiacchi, Esame neuropsicologico breve 2, Raffaello Cortina
Editore, 2011
Costanza Papagno, Come funziona la memoria, Laterza, 2003
C. Peccarisi, C. Caltagirone, O. Bugiani, Rating scales delle demenze, Edifarm, 2003
Alice W. Pope, Susan McHale, W. Edward Craighead, Migliorare l’autostima, Erickson
Maurizio Possenti, Paola Cuppini, Tecniche di memoria e lettura veloce. Giunti Edizioni, 2009
Eugenio Pucci, Malattia di Alzheimer: manuale per gli operatori, Franco Angeli, 2004
Joanne Rudland, Potenziare la memoria a breve termine, Erickson, 2007
Daniel J. Siegel, La mente relazionale, Raffaello Cortina Editore, 2001
Daniel J. Siegel, Mindfulness e cervello, Raffaello Cortina Editore, 2009
Pietro Vigorelli, La conversazione possibile con il malato di Alzheimer, Franco Angeli, 2004
Pietro Vigorelli, L'approccio capacitante, Franco Angeli, 2011
Peter J. Whitehouse, Il mito dell'Alzheimer, Cairo, 2011
43
AMBULATORIO DELLA MEMORIA
Presso Casa Alzheimer - Fondazione Molina - Viale Borri 133 – 21100 Varese
Per appuntamenti
Tel&Fax 0332.813295
Email: [email protected]
Varese Alzheimer
Varese Alzheimer Onlus è un'Associazione formata da malati, familiari, operatori socio-sanitari e volontari.
È nata nel 1995 e svolge la propria attività presso la Fondazione Molina, a Varese, dove hanno sede un
Nucleo Alzheimer di istituzione regionale, un Giardino Alzheimer e un Centro Diurno Integrato per
l'Alzheimer.
PRINCIPALI ATTIVITA’ di Varese Alzheimer
Assistenza ai malati di Alzheimer e ai familiari






Centro di ascolto
Collaborazione con il Centro Diurno Integrato della Fondazione Molina
Ambulatorio della Memoria
Circolo della Memoria
Gruppi di sostegno per i Familiari dei Malati – Gruppi ABC
Consulenza legale
Informazione e Formazione



Incontri informativi e divulgativi
Corsi di Formazione per Volontari
Corsi di Formazione per Assistenti Domiciliari
Sostienici
Socio ordinario: 35 €
Socio sostenitore: 55 €
Iscrizioni e Donazioni =>
UBI - Banca Popolare di Bergamo - IBAN: IT 20E 054 281 080 100 00 00007440
Banco Posta - IBAN: IT 56B 076 011 080 000 10 17161694
Destina il 5 per mille dell'IRPEF alle nostre attività: Codice Varese Alzheimer 95044520120
44