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La Posidonia oceanica
svolge un ruolo ecologico
fondamentale per la salute
del Mare Nostrum
La sentinella
del Mediterraneo
di Giovanna Lodato
È la cartina di tornasole del benessere
del Mar Mediterraneo. Si tratta della
Posidonia oceanica, una pianta acquatica
che rilascia ossigeno, tutela le coste e
vanta grandi potenzialità per l’utilizzo
in qualità di biomassa vegetale. Dalla
Puglia parte un progetto per tutelarla e
garantirne lo sviluppo.
Frutti di Posidonia oceanica spiaggiati.
Posidonia oceanica Sentinella del Mediterraneo
Non alga, ma pianta
Funzione nell’ecosistema
Al contrario di quanto si possa comunemente pensare, la Posidonia oceanica non
è un’alga, bensì è una pianta acquatica appartenente alla famiglia delle Posidoniacee
(Angiosperme, Monocotiledoni).
Come le sue parenti terrestri, possiede radici, un fusto dotato di rizomi - ingrossamenti con funzione principale di riserva, che
corrono al di sotto del substrato - e ciuffi di 6/7 foglie a nastro, lunghe fino a un
Di antica origine tropicale, contrariamente
al suo nome scientifico, P. oceanica vive
solo nel Mediterraneo, di cui riveste i fondali formando vaste praterie dette “posidonieti”. Un’ospitalità ben ricambiata, visto
che si tratta di un valido bioindicatore dello
stato di benessere del Mare Nostrum. Il richiamo a Poseidone, dio del mare, riflette
la sua importanza quale membro della “comunità climax”, infatti è uno degli ultimi
metro. Le strutture
formate da foglie
e rizomi vengono
indicate col termine tecnico inglese matte (plurale:
mattes) e il loro insieme contribuisce
alla strutturazione
e alla configurazione dei fondali. La
fioritura avviene in
autunno, mentre in
primavera si ha la
produzione di frutti
Schema del matte formato dalla
galleggianti,
volgarmente
noti come “olive
P. oceanica.
[Immagine: Esculapio, Wikipe- di mare”. Necessita di molta luce e, quindi, si trova di solito solo da 1 a 30 metri
dia Commons, 2007].
di profondità su fondali sabbiosi o ghiaiosi
ai quali aderisce mediante i rizomi, in mari
con temperature variabili dai 10 ai 28 °C
e salinità pressoché costante. Pertanto raramente vive in acque torbide, o vicino a
sorgenti di acque dolci come le foci dei fiumi, o, ancora, nelle lagune a bassa salinità.
produttori primari a colonizzare l’ecosistema e ne indica un livello di sviluppo ottimale.
Il posidonieto è assai popolato (può arrivare a densità superiori alle 700 piante per
metro quadrato) e rappresenta uno dei produttori primari di ossigeno (fino a 7.000 litri per metro quadro all’anno) e di sostanze
organiche. Grazie alla fotosintesi la produzione primaria fogliare delle praterie varia
da 70 a 150 grammi di carbonio per metro
quadro all’anno (per i rizomi questo valore
si riduce a 8-18). Fino a un decimo di questa biomassa viene utilizzata dagli erbivori,
una frazione maggiore dai decompositori,
mentre il resto del carbonio organico rimane all’interno delle matte. Tra le sue fronde
trovano riparo e condizioni di vita ideali
circa 1.000 specie animali (pesci, molluschi ecc.) e 400 vegetali.
Spesso, al termine del suo ciclo di vita, la
posidonia forma le cosiddette banquette,
vasti depositi di foglie brune spiaggiati lungo i litorali. Talvolta, grazie all’azione rotatoria delle onde della risacca, frammenti
Piante di P. oceanica.
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Posidonia oceanica Sentinella del Mediterraneo
Il rapporto con il mare
delle foglie e dei rizomi si ammassano in
egagropili, più noti come palle di mare,
ovvero mucchi sferici dalla consistenza
simile a quella del feltro. Quella di questa
pianta è una presenza vista come fastidiosa
da molti bagnanti, in quanto “deturpa” la
bellezza di alcune spiagge, fattore che ne
fa dimenticare l’enorme utilità. Infatti, le
complesse strutture (matte) che ne determinano la tenace adesione ai fondali mobili
I tipici egagropili formati da de- hanno una valenza tutt’altro che invasiva,
prestando sostegno alle superfici fangose o
triti di P. oceanica.
[Immagine: Martino A. Sabia, sabbiose più fragili. Le vaste praterie sotWikipedia Commons, 2006].
tomarine, in grado di spingersi fino a circa
Il posidonieto è in grado di creare robuste
barriere, attraverso rizomi capaci di crescere lungo tracciati sia verticali che orizzontali. Questi si intrecciano saldamente
tra loro e - come accennato - vanno a costituire assieme al sedimento intrappolato
dalle foglie, le matte, che formano terrazze
sottomarine alte anche diversi decimetri.
Studi recenti hanno verificato come un metro quadrato di prateria che scompare causa
indirettamente l’erosione di circa 15 metri
40-50 m di profondità in caso di acque particolarmente limpide, svolgono un’azione
fondamentale nella difesa contro l’erosione
delle coste, contribuendo in maniera significativa al consolidamento dei fondali.
di litorale sabbioso. Una perdita che, in termini economici, ammonta ad una spesa tra
i 39mila e gli 89mila euro all’anno. Dati
importanti che si sommano a quelli diffusi dall’Osservatorio sull’erosione costiera
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Posidonia oceanica Sentinella del Mediterraneo
per il recupero e la valorizzazione dei litorali, evidenziando la compromissione di
oltre 1.700 km dei circa 7.468 delle coste
italiane. Nasce così l’esigenza di tutelare P.
oceanica, soprattutto di fronte ad una progressiva regressione che la riguarda. Dal
1990 la pianta è inserita nella lista rossa
delle specie protette del Mediterraneo a rischio estinzione e tutelata dalla normativa
europea (Direttiva n. 92/43/CEE).
La posidonia, oltretutto, viene studiata da
circa una ventina d’anni per valutare la
qualità delle acque marine in quanto possiede tutte le caratteristiche di un buon bioindicatore:
• è una specie bentonica (cioè vive in
stretto contatto col fondale);
• presenta un lungo ciclo vitale;
• è ampiamente diffusa in tutto il Mediterraneo;
• ha una grande capacità di bioaccumuUn posidonieto.
lare sostanze inquinanti (metalli);
[Immagine: Alberto Romeo, Wi• è molto sensibile ai cambiamenti amkipedia Commons, 2007].
bientali.
Tra gli aspetti della pianta e della prateria
presi in analisi troviamo la misurazione
del limite inferiore di crescita, la cui profondità è direttamente proporzionale alla
limpidezza delle acque. La densità dei fascicoli fogliari è correlata alla profondità,
all’intensità luminosa e al tipo di substrato:
valori più bassi sono legati ad un maggiore
stress delle piante.
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In senso ampio la fenologia si occupa dello studio dei parametri fondamentali dello
sviluppo degli organismi. Questa scienza ci
può dare indicazioni sullo stato di salute di
P. oceanica attraverso l’analisi:
1) del numero medio di foglie per rango
(adulte, intermedie, giovanili) per fascicolo fogliare;
2) della lunghezza e larghezza media delle
foglie per rango per fascicolo fogliare;
3) della percentuale di tessuto bruno non
più fotosintetizzante delle foglie adulte;
4) dell’indice LAI (Leaf Area Index) che
misura la superficie fogliare per metro
quadrato di prateria;
5) del coefficiente A, cioè della percentuale di foglie che hanno perso l’apice.
Infine è possibile considerare l’analisi lepidocronologica, ovvero lo studio dei cicli
di vita delle foglie. Infatti queste ultime,
quando cadono, lasciano una porzione
della parte basale sul rizoma: si tratta di
residui, detti scaglie, con caratteristiche dipendenti dalle condizioni stagionali. In tal
modo si riesce ad avere informazioni utili
sui cicli annuali di crescita e sulle relative
condizioni ambientali, tra cui la stima della
biomassa prodotta negli anni (sia in termini
di allungamento dei rizomi, sia di produzione di foglie), della produzione dei fiori
(numero dei fenomeni di riproduzione sessuata), del bioaccumulo di metalli pesanti
nei tessuti.
Posidonia oceanica Sentinella del Mediterraneo
Distribuzione e criticità
sul nostro territorio
mondo. Sviluppato dalla TCT s.r.l. di Brindisi in partnership con Legambiente Puglia
(finanziato nell’ambito del Piano Operativo
Puglia 2007-2013, Asse I, Linea 1.1, Azione
Il Servizio Difesa Mare del Ministero 1.1.2: Aiuti agli investimenti in Ricerca per
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e le PMI), il progetto si è focalizzato sulla credel Mare ha definito un piano specifico per azione di un sistema a circuito chiuso capace
la mappatura della posidonia lungo le coste di mantenere condizioni ambientali stabili
del Mediterraneo, secondo il “Programma per la crescita della posidonia.
nazionale di individuazione e valorizzazione A partire dalle talee si è ottenuta una sodella Posidonia oceanica nonché di studio pravvivenza media delle piantine pari al
delle misure di salvaguardia della stessa da 94,9%. «La logica alla base delle operaziotutti i fenomeni che ne comportano il degra- ni di trapianto - spiega Giuseppe Scordella,
do e la distruzione”, previsto dalla Legge n. responsabile scientifico del progetto - non
426/98. Intorno agli anni Novanta si è con- è tanto quella della ricostruzione di supercluso il programma per la mappatura di cin- fici uguali a quelle distrutte, ma piuttosto
que regioni italiane: Liguria, Toscana, Lazio, quella di una “scommessa” sulla capacità
Basilicata e Puglia. Sono state individuate 64 delle talee di sopravvivere al trapianto e
praterie, per un estensione totale di 90.913 di formare nuovi nuclei di ricolonizzazioettari (1 ha = 100.000 m2): 25 praterie risul- ne all’interno delle praterie esistenti». In
tano presenti in Liguria (2,5% della super- particolare le attività di ricerca e svilupficie totale); sette in Toscana (44%); 15 nel po tecnologico hanno cercato di ricreare
Lazio (20%); 16 in Puglia (65%); infine, una le condizioni naturali di crescita ottimali,
sola in Basilicata. Tra il 1999 e il 2002 è sta- lavorando su due fronti: l’illuminazione e
ta rilevata la presenza della posidonia anche il mantenimento della temperatura ideale
presso le coste della Sicilia, incluse le isole della vasca di riproduzione, accoppiate ad
minori, e della Sardegna, identificando ri- un impianto idrico a circuito chiuso.
spettivamente 60 e 14 areali di diffusione. A Rientrano tra le attività di progetto anche le
cavallo tra il 2002 e il 2004 sono state portate modalità di contenimento e perimetrazione
a termine le mappature anche lungo le coste del sito e il monitoraggio delle condizioni
della Campania (con 36 praterie individuate) di sviluppo. Nel dettaglio si è provveduto
alla punzonatura della foglia, per certifie della Calabria (30).
Una diffusione che parrebbe capillare ma carne lo stato di crescita, e al monitoragche, tuttavia, è spesso precaria e in cattivo gio automatico in continuo dei dati, al fine
stato di salute. Oggi sono diversi i fattori di valutare i parametri fisici fondamentali
che contribuiscono alla scomparsa della per la riuscita della coltivazione (ossigeno,
posidonia: la competizione con le alghe in- temperatura, pH). «Già a partire dal primo
vasive alloctone (arrivate da altri mari, non monitoraggio - chiarisce Luigi M. Valiante
autoctone) - come la Caulerpa racemosa o (Econ s.r.l.) - si è constatata una rilevante
la Caulerpa taxifolia - ma anche elementi crescita verticale delle foglie: per ciascun
di disturbo antropici, come la cementifica- ciuffo, la lunghezza media della foglia più
zione delle rive, l’inquinamento, la pesca adulta variava da un minimo di 47 centicon reti “a strascico”, l’ancoraggio dei metri, nel primo trimestre; ad un massimo
natanti. Fortunatamente, buone notizie in di 55,2 centimetri, nel secondo; mentre i
merito alla tutela di questa pianta acquatica valori massimi misurati oscillavano rispettivamente tra i 62 e i 98 centimetri. Anche
arrivano dalla ricerca scientifica.
i dati sull’accrescimento fogliare - aggiunge - hanno dimostrato il buono stato delle
talee: le misurazioni hanno evidenziato
rilevanti accrescimenti fogliari, con punte
massime di 45 centimetri».
Risultati notevoli non disattesi neppure quando sono state modificate le condizioni ambientali per simulare la variazione stagionale.
Parte dalla Puglia il progetto S.T.A.R.T., Svi- «Nel solco dei criteri di progettazioni adottaluppo di una Tecnologia Ambientale per la ti - conferma Marco Milanese, dell’UniversiRicostruzione, la Tutela delle praterie sotto- tà del Salento - l’impianto S.T.A.R.T. è oggi
marine di Posidonia e il miglioramento del- in grado di garantire il massimo comfort vila sostenibilità ambientale delle operazioni tale alla posidonia durante l’intero ciclo di
su fondali, che ha consentito di sperimen- produzione e di adattarne le condizioni di
tare la coltivazione in vasca di P. oceanica coltura, in termini di temperatura e fotopee realizzarne il primo habitat artificiale al riodo, alle specifiche condizioni ambientali
Il progetto S.T.A.R.T.:
la ricerca pugliese in
difesa della posidonia
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Posidonia oceanica Sentinella del Mediterraneo
per il reimpianto in mare».
Tra i prossimi obiettivi il progetto
S.T.A.R.T. si pone quello di riuscire a “sfasare” le operazioni di prelievo e reimpianto - gestendo temperatura e fotoperiodo in
base alle esigenze del momento - e creare
nuovi fasci di posidonia per ricostruire in
mare nuove praterie o per rinvigorire quelle
già esistenti. Senza dimenticare che esistono quantitativi di biomassa importanti che
restano spiaggiati, come ci ricorda Scordella: «In questo scenario ha particolare rilievo il fatto di prevedere il coinvolgimento
della realtà locale per recuperare questo
rifiuto». Una partecipazione che si prevede
di inserire sia nel recupero di talee adatte
ad essere immesse nel ciclo del progetto
S.T.A.R.T., che nella raccolta e nel reimpiego di questa biomassa. «Siamo fiduciosi
e confidiamo nel successo delle prossime
sperimentazioni. La protezione delle coste
del Mediterraneo passerà, un giorno non
troppo lontano, dalla coltivazione della
Posidonia oceanica» afferma Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia.
Da rifiuto a risorsa
Porzione dell’impianto per la
coltivazione della Posidonia oceanica del progetto S.T.A.R.T.
Intanto un’altra iniziativa si propone di
dare una seconda vita ai residui di posidonia spiaggiati lungo i litorali, cercando di
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trasformare in risorsa un rifiuto che si accumula naturalmente sul territorio in quantità
rilevanti. Si tratta del progetto P.R.I.M.E.,
Posidonia residues integrated management for eco-sustainability (Gestione integrata dei residui di posidonia per l’ecosostenibilità), finanziato dalla Comunità
europea attraverso il programma Life Plus.
Nato anch’esso dall’ingegno dei ricercatori
pugliesi, con la finalità di individuare un
Sistema di Gestione Integrata, ovvero una
di soluzione che vada a coniugare la tutela
ambientale con la gestione delle biomasse
di scarto e il recupero di materia organica.
Presentato dal Comune di Mola di Bari
(Ba) e realizzato da Eco-logica s.r.l. - con
l’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari del Cnr (ISPA- Cnr), Aseco s.p.a e
Tecoma s.r.l. - lo studio prevede di impiegare foglie e fusti della posidonia spiaggiata in opportuni processi di compostaggio.
Rientra nel progetto anche l’identificazione delle modalità di raccolta del materiale
più idonee per minimizzare l’impatto in
ambiente marino e costiero e della tecnologia migliore per il pre-trattamento delle
biomasse di partenza, al fine di ottimizzarne l’impiego del compost così ottenuto in
agricoltura.
Giovanna Lodato