Il giardino incantato del mare di Imperia a cura della dott.ssa Monica Previati, segreteria tecnico-scientifica del Centro di Educazione Ambientale del Comune di Imperia Sembra strano pensare che qualcosa di marino possa essere inserito in un sito dedicato al verde urbano. Quando parliamo di “verde in città”, pensiamo ai parchi, agli alberi, ai prati. Ebbene anche il mare ha i suoi prati costituiti da piante acquatiche, dette Fanerogame, simili al grano, ritornate al mare circa centoventi milioni di anni fa. Nel Mediterraneo esistono diverse specie di piante acquatiche, appartenenti alla famiglia delle Fanerogame: le più comuni Posidonia oceanica e Cymodocea nodosa, le più rare Zostera marina e Nanozostera noltii e la specie alloctona (ovvero non tipica del luogo) Halophila stipulacea. In questa pagina ci limiteremo a parlare sommariamente della Posidonia oceanica poiché quella maggiormente conosciuta e la cui mappatura è presente nel sito. Questa pianta venne scoperta da Linneo che, nel suo “Sistema naturae”, la chiamò Zostera oceanica, poiché talmente abbondante da sembrare presente ovunque nell'oceano. Poi nel 1813 lo studioso Delile la rinominò Posidonia (in onore al Dio del mare) mantenendole sempre l'aggettivo "oceanica", vista la sua straordinaria distribuzione. Eppure la Posidonia non è poi così abbondante: la specie è infatti presente ma esclusivamente nel Mediterraneo (si tratta infatti di una specie endemica) mentre il genere Posidonia è presente anche in Australia. Immagine di una prateria di Posidonia a Imperia Come tutte le piante, anche Posidonia presenta un apparato radicale, che le permette di stare ben ancorata al fondo, un fusto, detto rizoma, da cui si dipartono foglie nastriformi, riunite in fasci fogliari. Le foglie sono arrotondate all’apice, di colore verde brillante e raggiungono una lunghezza media che varia dai 20 agli 80 cm. In autunno, ma anche in altre stagioni, a causa di forti mareggiate, Posidonia perde le foglie che diventano marroni e si spiaggiano a riva sotto la spinta del moto ondoso. Ecco spiegato quelle che talvolta abbiamo confuso per alghe, magari pensando al mare sporco o inquinato. Quelle “cose”lunghe e marroncine che si accumulano sulle nostre spiagge (in gergo tecnico i cumuli si definiscono banquette) sono foglie secche di Posidonia che hanno una notevole importanza ecologica poiché danno riparo a molte specie endemiche. Come tutte le piante, la Posidonia produce fiori e frutti. La fioritura, secondo alcuni studi, avviene tra settembre e ottobre nelle praterie più vicine alla superficie del mare, mentre è spostata di due mesi nelle praterie più profonde. I fiori sono ermafroditi, raggruppati in un'infiorescenza a forma di spiga, e sono di colore verdognolo, poco vistoso. Non hanno bisogno, infatti, di attirare animali poiché Cumuli di foglie di Posidonia l'impollinazione è idrofila, ovvero avviene grazie al mare. I frutti sono chiamati anche “olive di mare”, poiché forma e colore richiamano proprio un'oliva acerba. Il frutto galleggia grazie ad una “buccia”oleosa, che una volta marcita, lascia il seme nudo. Questo cade sul fondo e, se trova le condizioni idonee, dà origine a una nuova pianta. La riproduzione però avviene più frequentemente in modo asessuato, per stolonizzazione, come avviene, se mi si permette il paragone, con le piante grasse! Perché si parla di prati o addirittura di praterie di Posidonia (i posidonieti)? La risposta sta nel fatto che Posidonia è in grado di crescere molto rapidamente estendendosi da 1m fino a oltre 35m di profondità, soprattutto su fondali sabbiosi, ma anche su fondali detritici e su roccia. La sua estensione è tale da occupare circa il 3% dell’intero bacino mediterraneo, una superficie cioè di oltre 38.000 km2. Nella sola Provincia di Imperia le distese di Posidonia bordano l’80% della costa, estendendosi per oltre 50 km e occupando più di 2400 ha. Se questo non vi avesse abbastanza stupiti, dovete sapere che Posidonia è particolarmente interessante anche per il suo contributo in termini di ossigeno, che produce tramite il processo fotosintetico. L’appellativo “polmone del Mediterraneo” è giustificato dal fatto che una superficie di 10-25m2 di prateria è in grado di produrre dai 5 ai 20 litri di ossigeno al giorno. Per compiere la fotosintesi, la Posidonia ha bisogno di luce. Ecco perché le praterie si sviluppano dalla superficie sin dove la luce penetra nell'acqua e ne permette la crescita. Tanto più le acque sono limpide tanto più sarà profondo lo sviluppo delle praterie. Inoltre questa pianta tollera bene le variazioni di temperatura mentre risulta poco tollerante nei confronti delle variazioni di salinità (per questo motivo è assente alle foci dei fiumi e nelle lagune salmastre costiere) e dell'inquinamento da metalli pesanti e da sostanze eutrofizzanti. L'estrema sensibilità della Posidonia ai fattori quali torbidità e inquinamento fa sì che sia considerata un vero e proprio bioindicatore, capace di mostrare con precisione lo stato di salute delle acque. Un arretramento dei limiti profondi delle praterie è considerato una prova inequivocabile di un inquinamento in corso. Questo spiega perché le praterie siano costantemente monitorate dagli organi preposti e perché questo habitat sia così importante da essere protetto secondo moltissime convenzioni internazionale (le praterie di P. oceanica sono state inserite, tra gli habitat prioritari nell’Allegato I della Direttiva EC 92/43/EEC del 21 maggio 1992, relativa alla Conservazione degli Habitat Naturali e della Fauna e della Flora Selvatiche). Ma gli importanti ruoli ecologici della Posidonia non finiscono qui. Con le sue radici, questa pianta fa quello che fanno gli alberi lungo le pendici delle colline, ovvero stabilizza il fondale sabbioso riducendo l’idrodinamismo e smorzando il moto ondoso a riva. Inoltre dà riparo a numero specie di pesci e invertebrati marini che, come tra le foglie degli alberi, trovano riparo, si riproducono e si nutrono. La complessa struttura di un posidonieto è in grado di ospitare oltre 350 specie diverse di animali appartenenti a tutti i gruppi faunistici, dalle stelle marine, ai ricci, ai molluschi come i polpi o le seppie fino ai pesci come le castagnole o i saraghi. Tra le foglie delle praterie si posso vedere facilmente il più grosso mollusco mediterraneo, la nacchera di mare (Pinna nobilis), in grado di diventare alto anche un metro, e uno degli idroidi più piccoli e primitivi (Sertularia perpusillanon) che vive solo sulle foglie della Posidonia. Immagine di una Nacchera di mare (Pinna nobilis) Attualmente le praterie sono in regressione in moltissime zone del Mediterraneo soprattutto nella fascia più superficiale della zona costiera, quella cioè maggiormente soggetta all’impatto antropico. Per tutelare il più possibile questo enorme patrimonio naturale, sono stati istituiti, dal 2000, i Siti di Importanza Comunitaria, che, insieme con le aree marine protette, delimitano i confini geografici di zone ad elevata biodiversità e quindi da tutelare. Solo nella provincia di Imperia dal 2000 sono stati istituiti ben 6 Siti di Importanza Comunitaria marini che tutelano oltre 2400 ettari di praterie di Posidonia, pari a quasi il 51% di quelle presenti nell’intera Liguria. Inoltre nei fondali imperiesi sono stati monitorati, grazie al lavoro del Centro di Educazione Ambientale, oltre il 20% di invertebrati marini, tipici delle praterie e del coralligeno, protetti secondo norme internazionali, senza considerare che l'intera Liguria fa parte del Santuario Internazionale dei Cetacei. Per maggiori informazioni potete consultare il sito www.capoberta.it oppure il volume "Ponente nel blu" Ed. Grafiche Amadeo