Filosofia-IRC A.S. 2012-2013
Lettura e analisi di H. Arendt, Responsabilità e giudizio
Alcune questioni di filosofia morale
A cura di Veronica Beneggi, Cecilia
Govi, Emma Pinter
Le questioni morali (da mores)p. 42
- Norme che concernono la condotta e il
comportamento dell’individuo
- Norme in base alle quali gli uomini
distinguono il bene dal male
- Norme invocate per giudicare gli altri e
giustificare se stessi
- Norme la cui validità è riconosciuta da
chiunque in quanto fanno parte del diritto
naturale o divino
Winston Spencer Churchill pp. 41- 45
• Maggiore statista del secolo
• “Quasi nulla di ciò che io sono stato educato a
ritenere vitale e permanente, quasi nulla di tutto
questo è rimasto in piedi. Tutto ciò che ritenevo
impossibile, e che ero stato educato a ritenere
impossibile, ebbene, tutto questo è accaduto”
collasso norme morali in Germania e
in Russia quando la gente NORMALE si
allineò senza essere convinti delle loro azioni
Russia e Germania pp. 44-45
- Russia:
Rimpasto sociale, Stalin
si nascose dietro a
doppie verità e ipocrisie
- Germania:
fabbriche della morte
Cambiamenti più radicali
partecipazione di ogni
strato della società
Nuovi valori morali e nuovo sistema giuridico
La questione morale è stata dimenticata:
ci siamo soffermati sull’orrore dei fatti
Riaffiorata grazie ai processi postbellici:
- L’istituzione giuridica si basa su una
responsabilità individuale
- Grandezza del diritto
costringe a
focalizzare la nostra attenzione sul singolo
- No delinquenti ordinari ma gente che ha
commesso delitti perché le era stato detto di
farlo
tolleravano ciò che stava accadendo
Ogni volta che si discute su problemi morali su casi specifici, essi vengono
sempre elusi o travisati
Nessuno è legittimato a pensare che tutto sia
ovvio in materia di condotta morale
legalità
moralità
solo se esiste la COSCIENZA MORALE
( Kant= imperativo categorico o sapere morale)
pp. 50-51
LEGALITA’
• concerne le istituzioni religiose e politiche ma non la
moralità
l’ordine politico non esige integrità morale dei cives ma
solo la loro lealtà
Nell’ordine politico o religioso l’obbedienza deve per
forza esserci ed è garantita da futuri castighi o
sanzioni
Nell’imperativo categorico l’obbedienza è tale se la
legge è valida per tutti
pp. 57-58-59
Filosofia morale e religione
non ha giocato alcun ruolo nel collasso
Non esiste là dove la religione detta norme di
comportamento e criteri per giudicare le nostre
azioni
-Filosofia medievale: morale sotto la politica
-Stoici ed epicurei: trasformano ogni insegnamento
filosofico in morale
pp. 53-54-55-56
SAPERE MORALE è cosa che va da sé
#
CONDOTTA MORALE
tentazioni radicate nella natura umana
male
MA nessuno vuole essere cattivo altrimenti
Absurdum morale: entra in contraddizione con se
stesso e si disprezza
E’ impossibile per l’uomo compiere deliberatamente
del male (anche se la religione parla del peccato
originale)
pp. 52
Secondo la tradizione, la MALVAGITA’ umana è data da:
- Cecità o ignoranza
- Debolezza = inclinazione a cedere alla
tentazione
l’uomo deve compiere uno sforzo
(Kant = ogni inclinazione che sia bene o male è
una tentazione)
L’uomo è più propenso a compiere il bene
pp. 67-68
Lo sa bene Machiavelli nel Principe
insegna ai governanti “come NON essere buoni”
Come sottrarsi ad entrambe le inclinazioni per
agire secondo i principi politici
Si deve pensare alla salvezza del mondo e non
alla propria
Come Rousseau sostiene che l’uomo è portato
ad essere malvagio quando entra in società
p. 69
II pp. 63-64-65
- Problema dell’etimologia di “etica” e “morale”
significano di più che usi, costumi
si parla di – distinzione tra bene e male
- ogni uomo sa distinguere il bene dal
male
- Problema delle proposizioni morali sull’IO e
sull’altro *
- La coscienza = strumento attraverso il quale
conosciamo noi stessi e la differenza tra bene e
male
Le proposizioni morali devono essere:
autoevidenti
dimostrate
coercitive (si impongono da sole)
cogenti ( non hanno bisogno di discorsi a loro
favore)
Sono sempre state considerate autoevidenti
Kant scorge in ogni inclinazione una tentazione che può
traviarci  inclinazioni sorte dall’esterno ci portano fuori
dall’io e ci fanno stabilire un contatto con il mondo,
diventiamo quindi affetti da cose esterne, che possiamo
desiderare o verso le quali possiamo provare affinità.
Questo essere affetto non sorge dalla mia volontà.
Libertà: non essere determinati da cause esterne
Quando sono attratto da qualcosa non sono più un
libero agente
Legge morale affetta solo da se stessa una volontà che
la segue (non contaminata quindi da desideri esterni) è
buona e libera
P. 69
“meglio patire che infliggere il male”
Noi siamo un “due-in-uno” (abbiamo un io interiore con il quale siamo
sempre in rapporto tramite una “conversazione silenziosa”)  siamo il
partner di noi stessi e testimoni delle azioni che compiamo  se facciamo
il male come se fossimo condannati a vivere per sempre con un
malfattore
- Se non siamo d’accordo con qualcun altro possiamo andarcene, ma non da
noi stessi
- Dobbiamo sempre cercare di essere d’accordo con il nostro io prima che
con gli altri
P. 77
Morale: riguarda individuo nella sua
singolarità
criterio del giusto e dell’ingiusto e domanda “cosa devo
fare?” non dipendono dall’influenza che ha su di me
chi mi vive accanto nè da comandi di origini umane o
divine, ma solo da ciò che decido di fare guardando
me stesso  non posso fare alcune cose perché
facendole so che non potrei più vivere con me stesso
(p. 83)
Pensare a cose passate parlando con se stessi:
dimensione della profondità
Ci permette di mettere radici
acquistare stabilità
non venire travolti dagli eventi dalle tentazioni
Perdere l’io che costituisce la personalità e ci rende delle persone (perdere la capacità di
parlare con se stessi) = perdita di noi stessi
Peggior male: non male radicale, ma male senza radici  non conosce limiti, può
macchiare il mondo intero, non può essere punito
- Avviene quando l’io non argina più le sue possibilità e non si pone dei limiti.
- E’ il male “commesso da nessuno”, da esseri umani che si rifiutano di pensare (e quindi
di essere delle persone)  criminali nazisti rinunciato volontariamente ad ogni
qualità e attributo personale protestando che avevano soltanto obbedito agli ordini
senza voler fare bene o male
Malfattore che si rifiuta di pensare a quanto sta facendo e a ricordare quello che ha
fatto  non riesce mai a trasformarsi in qualcuno e rimanendo un nessuno non ha
rapporti con gli altri
P. 82
Non bisogna deteriorare con il male il dialogo silenzioso che abbiamo con il
nostro io 
• raccontarsi e ricordare il male che abbiamo fatto è
un modo per pentirci
Rifiutando e cercando di dimenticare ciò che facciamo:
- ci trasformeremmo in creature pronte a compiere
qualsiasi atto
- non capiremmo mai cos’è giusto e cos’è sbagliato
- nessuno potrebbe trattenerci dal fare ciò che
facciamo
(p. 81)
PENSIERO
•
Attività che insieme al talento si può trasformare in prodotti, non solo
assimilazione passiva di qualcosa di già compiuto (la semplice attenzione per le
cose più alte della vita come la musica, la poesia e l’arte non c’entrano con il
pensiero  anche intellettuali possono cadere nel crimine  assassini del Reich
molto eruditi)
•
Attività con cui io mi parlo di ciò che mi riguarda e che mi permette di vivere con
me stesso, di mettere radici e di trovarmi un posto nel mondo
DISTINZIONE PENSIERO E AZIONE
Pensare è un’attività, non un’azione: quando penso sono solo con il mio io o con l’io di
qualcun altro, quando agisco sono in compagnia di molti.
Coscienza
Modo di sentire che va al di là della ragione e
dell’argomentazione  sapere attraverso il sentimento
cosa è giusto e cosa non lo è
Sentimento = sentirsi in colpa  nasce quando si scatena
un conflitto tra vecchie abitudini e nuovi ordini ma
E’ però un indice di conformità, non di moralità:
- Non è affidabile
- Concerne solo il proprio io
- Non da impulso ad alcune azioni
Solitudine: essere in compagnia di qualcuno (ovvero di me stesso) pur stando
da soli
- Può venire interrotta quando qualcuno mi rivolge la
parola  presto attenzione a quel qualcosa o a quel
qualcuno e il “due” che ero diventa “uno”
- Interagisco con un altro “io” se parlo di qualcosa che
aveva occupato la mente del mio interlocutore
Isolamento: quando smetto di pensare, non sono in
compagnia di altri e mi occupo delle faccende del
mondo
Isolamento nella solitudine: quando coloro con i quali
di solito mi occupo delle faccende del mondo mi
abbandonano (spesso in politica)
Analisi dell’azione e del comportamento verso gli altri nell’ambito di problemi
morali
Primo fenomeno: VOLONTA’  secondo la nostra tradizione induce ad agire
Secondo fenomeno: PROBLEMA DELLA NATURA DEL BENE IN SENSO POSITIVO
 distinto dal problema negativo di come prevenire il male
P. 96
IL FENOMENO DELLA VOLONTA’
DESIDERIO  attrazione per qualcosa di esterno, considerato naturale, qualcosa di
inerente all’animale che si nasconde in ogni uomo.
Se l’uomo debba o meno cedere a tale desiderio deve essere gestito dalla ragione.
Ragione vs. passioni
Facoltà del volere
La scoperta della volontà coincide con la
scoperta della libertà, questione che i filosofi
dell’antichità non si ponevano.
per i filosofi antichi, la libertà faceva
un tutt’uno con l’Io-posso: «libero»
significava capace di fare ciò che uno
vuole fare.
LA VOLONTA’ DAL PUNTO DI VISTA DI PAOLO DI TARSO
Paolo di Tarso  fondatore della filosofia cristiana, con il suo insistere sul problema
della libertà e della libera volontà.
Lettera ai Romani: L’introduzione della legge presuppone la volontà. La legge consente
agli uomini di distinguere il giusto dall’ingiusto, poiché «solo per
mezzo della legge si ha conoscenza del peccato» (Rm. 3.20)
La volontà appare come un arbitro tra la mente che conosce e la carne che desidera.
LA FILOSOFIA DI AGOSTINO
La volontà è una facoltà mentale e il suo potere sul corpo è assoluto: «La mente
comanda il corpo, e il corpo obbedisce all’istante; la mente comanda a se stessa, e
trova resistenza».
Distinzione tra volontà e decisione: «Quando si decide, un’anima fluttua tra diverse
volontà in conflitto». La volontà stessa sembra dividersi in molte parti, per cadere
infine nella paralisi.
Divisione dentro la volontà  lotta interiore.
La manifestazione più importante della volontà è quella di dare ordini, ma per essere
obbedita deve pur sempre voler obbedire.  la divisione non è tra pari, ma tra
uno
che comanda e uno che obbedisce.
IL MALE DAL PUNTO DI VISTA DI SOCRATE E DI
GESU’ DI NAZARETH
•
Socrate: Il male è tutto ciò che io non sopporto di aver fatto, e il malfattore è colui
che non può stabilire rapporti.  la facoltà di ricordare ci consente di
evitare il male.
Questo criterio è soggettivo perché:
1. Ciò che io posso sopportare di aver fatto senza perdere la mia integrità personale
può variare da persona a persona;
2. Il problema sta tutto nel decidere con chi io voglio stare assieme, senza basarmi su
norme o regole di comportamento.
Gesù di Nazareth
•
il male è una «pietra d’inciampo», skandalon, che non è in
potere degli uomini rimuovere, il malfattore si profila come colui
che avrebbe fatto meglio a non nascere, è un’erbaccia da
estirpare.
Lo skandalon è ciò che noi non possiamo riparare, e che dunque resterà un ostacolo
ad ogni ulteriore azione.
Contrapposizione con i filosofi moderni:
• Spinoza: il male non è che un modo in cui l’indiscutibile bontà di ogni cosa appare
agli
occhi degli uomini.
• Hegel: il male è il negativo, la potente forza che muove la dialettica del divenire, e
il malfattore è un potente fertilizzante.
GLI UOMINI SONO LIBERI QUANDO INIZIANO AD
AGIRE?
L’azione cade sempre dentro una sequenza di eventi nel cui contesto essa sempre
inevitabilmente causata da altro, da altre azioni o da altri eventi, calati tutti in un’unica
trama di nessi causali.
Esistono due ipotesi:
1.
Ipotesi della scienza  non esiste alcuna volontà.
2.
Ipotesi del senso comune  la volontà è libera.
Questo è il nostro sentimento dominante. Quando cominciamo ad agire ci riteniamo
liberi.
IL FATTORE DEL PIACERE
Piacere  sentimento di potenza nei confronti degli altri.
La totale assenza di dolore non può suscitare piacere e una volontà che non vince qualche
resistenza non può risvegliare in noi alcun sentimento piacevole.
Per Nietzsche la fonte del piacere è riposta nel sentimento dell’Io-posso-e-voglio, a
prescindere da qualsiasi sentimento negativo, di dolore o di liberazione dal dolore.
Nell’equazione tra volontà e volontà di potenza, la potenza non è ciò che la volontà
desidera, non è la sua meta o il suo contenuto. Volontà e potenza sono la stessa cosa.
L’obiettivo della volontà è di volere, e la potenza è inerente al volere a prescindere dal
suo oggetto o dalla sua meta.
DUE FUNZIONI DELLA VOLONTA’
•
•
Funzione di comando: nella quale la volontà combatte contro se stessa;
Funzione di arbitro: che affida alla volontà il compito di emettere un giudizio su
pretese e affermazioni contrapposte, muovendo dall’assunto
che essa sappia distinguere il bene dal male.
La funzione di comando scompare sullo sfondo, mentre salta in primo piano la sua
funzione di giudizio.
p. 117