Controcanto Il malcostume e la irrisione della moralità ci costringono a registrare ogni giorno fischi e ovazioni per quei rappresentanti della politica e della società che al successo personale aggiungono una vita di eccessi. Mettiamo pure in conto una certa prudenza fintanto che le notizie non siano verificate e nella persuasione che ognuno di noi, come narrava una celebre favola di Fedro (Le bisacce di Giove) è portato a vedere e accusare il cattivo comportamento dell’altro, ed evita di fare una critica precisa e circostanziata su se stesso. Tuttavia oggi tacere di ciò che accade, che si racconta, che si esibisce, è molto pericoloso perché il ritornello che si ascolta è veramente deprimente. Si dice ‘così fan tutti…’. E’ moralismo dunque invocare una moralità della società, degli altri, che non richiede impegno personale di chi parla e critica. E’ morale invece attuare quei comportamenti che corrispondono al rispetto di sé e degli altri e che contribuiscono a creare un costume sociale condiviso e diffuso; ricordiamo: mos, in latino, vuole dire appunto costume e di qui nasce la parola morale. Dobbiamo dire che ha un comportamento immorale chiunque attenta alla difficile costruzione, a cui tutti siamo chiamati, di atteggiamenti pubblici improntati al non fare all’altro ciò che non vuoi sia fatto a te. E’ morale il rispetto delle persone e delle opinioni altrui. Non è moralismo chiedere la lealtà e la semplicità della comunicazione; la menzogna infatti è una scelta che distrugge i rapporti personali e i legami sociali, che rende impossibile costruire un futuro assieme. “Amate gli uomini, ma condannate gli errori”. Così si esprimeva Sant’Agostino, padre spirituale e intellettuale dell’occidente, che dopo una vita giovanile di eccessi si convertì alla bellezza più grande di tutte: l’Amore. Per noi credenti è l’amore a Dio e al fratello che sempre fornisce il metro con cui misurare in concreto e senza scappatoie la moralità di ogni parola e azione. (‘Il Ticino’ 4 luglio 2009)