STUDIO SPERIMENTALE DELLA SPONTANEITA' DI UN PROCESSO ELETTROCHIMICO MEDIANTE MISURE POTENZIOMETRICHE Lo scopo dell'esperienza è quello di prevedere, da un punto di vista termodinamico, quale è il processo spontaneo che può avvenire quando prendiamo due fili metallici e li immergiamo, rispettivamente, in una soluzione contenente i relativi ioni. Misurando la f.e.m. della pila che si viene a formare, in condizioni di assenza di passaggio di corrente, possiamo ricavare il ∆G mediante l'equazione ∆G = -zEF e quindi dedurre la spontaneità o meno del processo dal segno dell'energia libera. L'esperienza consiste appunto nel misurare la f.e.m. di una pila, formata, a turno, da coppie diverse di metalli. I metalli da provare sono : Cu, Zn, Fe, Pb, Ag. Per misurare la f.e.m. della pila abbiamo bisogno di uno strumento che permetta di rilevare la tensione ai capi della pila , operando in assenza di passaggio di corrente e in condizioni di reversibilità. A tale scopo non è possibile utilizzare un voltmetro elettronico, bensì è necessario un Potenziometro di Poggendorf il cui principio di funzionamento è riportato nella seguente figura: Valim. è un generatore di tensione costante. Mediante R1 è possibile modificare la tensione ai capi AB di R2. S è un commutatore che permette di inserire nel circuito o una pila campione a E nota (es. pila Weston V=1.084V) o quella incognita da misurare Ex. Il galvanometro G (con una resistenza interna trascurabile) segnerà un passaggio di corrente quando i suoi capi C e D si trovano a un potenziale diverso e precisamente: • • • Se il potenziale del punto C, determinato dalla posizione del cursore di R2 , è maggiore di quello di D, per cui la corrente nel circuito inferiore seguirà il percorso CDSFA, allora il galvanometro sposterà la lancetta in una direzione. Se il potenziale del punto C è inferiore a quello in cui si trova D, per cui la corrente nel circuito inferiore seguirà il percorso AFSDC, allora il galvanometro sposterà la lancetta in direzione opposta al caso precedente. Se i punti C e D si trovano allo stesso potenziale, allora il galvanometro G non segnerà alcun passaggio di corrente. In queste condizioni, nella pila incognita (o campione) non passa corrente, per cui possiamo misurare con precisione la sua f.e.m., conoscendo la corrente che passa per R2 e la posizione del cursore di R2. In pratica si usano le seguenti tecniche: 1. Nel potenziometro classico di Poggendorf il resistore variabile R2 ha una scala tarata in volt. Dopo aver inserito la pila campione, si sposta il cursore di R2 sulla tacca corrispondente alla tensione della pila campione (es. 1.084V), poi si agisce sul cursore di R1 sino a che il galvanometro G non segna più passaggio di corrente. In queste condizioni il potenziometro è tarato per cui, una volta inserita la pila incognita, basterà leggere direttamente la tensione sulla scala di R2, dopo aver spostato il suo cursore sino a non osservare alcun passaggio di corrente. 2. (TECNICA UTILIZZATA IN QUESTA ESPERIENZA) Tra A e C si inserisce un voltmetro ad alta impedenza di ingresso e si misura la tensione quando, variando il cursore di R2, non passa più corrente. In queste condizioni la tensione misurata col voltmetro coincide con quella della pila incognita. PARTE SPERIMENTALE La seguente figura riporta lo schema a blocchi della strumentazione utilizzata per eseguire misure di f.em. su una cella elettrochimica. La cella è formata da due elettrodi di prima specie ovvero da due metalli diversi, ciascuno immerso in una soluzione contenente i relativi ioni a concentrazione nota. I metalli utilizzati sono i seguenti: Cu, Zn, Fe, Pb e Ag. Le due semicelle sono interconnesse con un ponte salino che permette il passaggio di ioni tra le due soluzioni. Lo strumento utilizzato per misurare la f.e.m. è un apparecchio realizzato nel Dipartimento di Chimica Generale ed Inorganica , il cui principio di funzionamento è identico a quello del Potenziometro di Poggendorf. Esso è costituito da un apparecchio , denominato POTENZIOMETRO, collegato, oltre che alla cella, a un galvanometro (è il galvanometro G nello schema elettrico riportato nella pagina precedente) e a un voltmetro ad elevata impedenza di ingresso (ovvero il voltmetro V sullo schema elettrico). ( I potenziometri denominati Regolazione grossa e Regolazione fine corrispondono al resistore variabile R2 e sono dei potenziometri di tipo multigiro.) Data l’elevata sensibilità del galvanometro e il conseguente rischio di rottura qualora dovesse passare improvvisamente una corrente superiore a quella prevista dal fondo scala, è stato previsto un commutatore, che oltre ad agire sulla sensibilità dello strumento, permette di mettere gli ingressi in cortocircuito. Inoltre sul POTENZIOMETRO è stato previsto un pulsante (denominato pulsante galvanometro) che collega il galvanometro al circuito solo quando viene premuto tale pulsante. PROCEDURA Per misurare la f.e.m. con tale strumento è necessario dapprima accendere il galvanometro dopo essersi assicurati che i suoi morsetti di ingresso siano in cortocircuito. Inoltre controllare che il cursore luminoso sia in posizione centrale corrispondente a una corrente nulla. Se non lo dovesse essere, modificare la sua posizione agendo sulla relativa manopola nera. (Si trova sopra il galvanometro).Accendere inoltre il potenziometro e il voltmetro HP. Per ogni coppia di metalli eseguire le seguenti operazioni: 1. Riempire, per metà, i due bicchierini, che costituiscono la cella, con le rispettive soluzioni dei due metalli. 2. Immergere nei due bicchierini il ponte salino, in modo che vi sia contatto elettrolitico tra le due soluzioni. 3. Inserire i due elettrodi metallici nei due bicchieri. 4. Collegare i due elettrodi al potenziometro. 5. Posizionare il commutatore del galvanometro sulla posizione 1 mA, poi, tenendo premuto il PULSANTE GALVANOMETRO sul potenziometro, agire con la manopola REGOLAZIONE GROSSA, in modo da portare il cursore nei dintorni dello 0. Portare il cursore sullo 0 utilizzando la manopola REGOLAZIONE FINE. 6. Per ottenere una lettura più precisa è necessario ripetere la misura ponendo il commutatore del galvanometro su una posizione più sensibile (es. 0.001 mA) . 7. Una volta che il galvanometro segna un passaggio di corrente nulla con la posizione del commutatore più sensibile, leggere la tensione sul voltmetro HP. Tale tensione coincide con la f.e.m. della pila in condizioni di assenza di passaggio di corrente. 8. Ripetere la misura utilizzando le diverse coppie possibili di elettrodi e dai valori delle f.e.m. dedurre quali sono i processi spontanei, ovvero quale dei due metalli, relativamente a una coppia, si corrode e quale no. Una volta eseguite le misure di f.e.m. su tutte le possibili coppie di metalli, possiamo utilizzare lo strumento per vedere come varia la f.e.m. di una pila quando facciamo passare una piccola quantità di corrente nei due sensi, ovvero quando la cella funziona come pila (la tensione esterna applicata è inferiore alla f.e.m.) sia quando facciamo avvenire il fenomeno dell’elettrolisi (la tensione esterna applicata è superiore alla f.e.m). A tale scopo utilizziamo come pila quella campione di Weston, che permette di ottenere delle misure riproducibili. Dopo aver connesso la pila al sistema potenziometrico ed aver portato il galvanometro in condizioni di corrente nulla tramite i potenziometri REGOLAZIONE GROSSA e REGOLAZIONE FINE e con il commutatore della sensibilità prima in posizione di bassa sensibilità (1 mA) e poi nella posizione 0,001 mA, agire sui potenziometri in modo da portare il cursore completamente a sinistra ovvero sulla posizione di – 7 µA; fare poi la lettura della tensione sul voltmetro. Successivamente, agendo sul potenziometro REGOLAZIONE FINE, spostare il cursore verso destra in modo da fare delle letture di tensione corrispondenti ad incrementi di 1 µA, sino ad arrivare a + 7 µA. Infine, con i dati ottenuti riportare su un grafico la dipendenza del potenziale della cella dalla corrente che circola in esso.