La facciata quattrocentesca è in muratura e custodisce un affresco

San Rocco e storie di un
altro Santo (1470-1475 ca).
Ritrovato dietro un altare
e staccato dal muro nel 1958,
è considerato da un gran
numero di studiosi opera
di Bartolomeo della Gatta,
il quale eseguì molti degli
affreschi che, prima di
essere scialbati o rovinati,
ornavano le pareti della
chiesa. La figura di san
Rocco è rappresentata
fieramente all’interno
di un arco sorretto da
colonne, ma il suo sguardo,
con la testa leggermente
piegata da una parte,
manifesta una certa
tenerezza. Sul lato sinistro
sono raffigurate tre
“storiette” di santa
Caterina da Siena.
Crocifisso. Splendida opera
lignea di autore ignoto
ritenuta cinquecentesca.
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Interno, solenne,
a navata unica.
La facciata quattrocentesca è in muratura e custodisce
un affresco piuttosto deteriorato del Beato Angelico.
Il fianco destro mostra le evidenti tracce di otto pilastri
e peducci a dimostrazione che un tempo su di esso era
addossato un portico; sul fianco sinistro è possibile vedere segni di tamponature e due interessanti monofore a
sesto acuto, di cui solo una è originale.
Nella parte posteriore si possono osservare tre absidi rettangolari: le due laterali sono piccole e ospitano ciascuna una monofora gotica, quella centrale è più grande
e sporgente. Il campanile, in origine a pianta quadrata,
preserva due lati angolari con arco a tutto sesto.
L’interno (33 m di lunghezza senza il coro e circa 13 m
di larghezza) è a unica navata e la copertura è a capriate
con pianelle in cotto; il presbiterio è rialzato di cinque
gradini e le tre cappelle absidali sono coperte a volta.
Sulla controfacciata destra è la Deposizione, tela di Baccio Bonetti (Firenze 1557-Cortona 1645).
All’inizio della parete destra è posto, poiché fu distaccato
dal muro nel 1958 dopo essere stato scoperto dietro ad
un altare, l’affresco di San Rocco e storie di un altro San­
to realizzato nel 1470-1475 circa. Molti critici attribui­
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Chiese e monasteri
Chiesa di S. Domenico
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Sulla tela restaurata
di recente e raffigurante
la Madonna del Suffragio,
in basso a sinistra si può
leggere la firma di chi l’ha
armoniosamente dipinta
e la data di esecuzione:
Pietro Colombati 1775.
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Incoronazione della Vergine
(1402), polittico di Lorenzo
di Niccolò di Martino.
Nelle cuspidi è rappresentato
il tema della Trinità:
al centro Cristo crocifisso,
ai lati l’AnnunciazioneIncarnazione, con lo Spirito
Santo dalle sembianze
di colomba. Sotto le cuspidi
sono dipinti tre profeti
con cartigli in mano.
Nel pannello centrale si
osserva l’Incoronazione della
Madonna da parte di Gesù
e angeli musici inginocchiati
alla destra e alla sinistra del
trono. Nel pannello laterale
di sinistra sono raffigurati:
san Lorenzo, san Silvestro,
san Marco, santa Scolastica
e san Domenico e in quello
di destra: san Giovanni
battista, san Giovanni
evangelista, san Giuliano
martire, san Benedetto e
santa Caterina d’Alessandria.
Anche nelle colonne laterali
sono presenti altri santi.
La predella mostra alcuni
importanti avvenimenti
della vita di san Marco
e di san Benedetto.
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scono la sua fattura a Pietro d’Antonio Dei, ovvero Bartolomeo della Gatta, che nacque a Firenze nel 1448
e lavorò presso la bottega del Verrocchio. Miniatore e
architetto, oltre che un gran pittore, a Cortona l’artista
ha lasciato una meravigliosa traccia di sé: l’Assunzione
della Vergine coi santi Benedetto e Scolastica che si può
ammirare nel Museo Diocesano. Sul lato sinistro vi sono
tre “storiette” di santa Caterina da Siena.
Sul primo altare, eseguito dallo scultore cortonese Ascanio Covatti detto il Francesino, all’interno di una teca è
custodito un bel Crocifisso di legno, reputato cinquecentesco da molti, anche se per qualcuno è anteriore a tale
periodo.
Seguono frammenti di un affresco rinvenuto a metà del
XX secolo, il cui autore è presumibilmente Bartolomeo
della Gatta. Si intravedono due episodi probabilmente
della vita di s. Caterina da Siena; attribuzione basata sul
resto visibile di un mantello nero. L’occhio del visitatore può anche soffermarsi sul particolare dell’adorazione
della Croce.
Chiese e monasteri
Chiesa di S. Domenico
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Angelico, allora presente in modo stabile nel convento di
Cortona e anche firmatario del suo testamento.
Sopra l’altare della cappella maggiore troneggia grandiosamente lo splendido e splendente polittico di Lorenzo
di Niccolò di Martino che esalta l’Incoronazione della
Vergine. Eseguito nel 1402 per la chiesa del Convento
di San Marco a Firenze (commissionato dai Medici per i
Padri silvestrini che a quell’epoca abitavano il convento
stesso) fu regalato nel 1440 da Cosimo e Lorenzo dei Medici ai Padri domenicani di Cortona, probabilmente per
intercessione del beato Pietro Capucci, il quale dedicò la
propria vita agli ammalati, ai poveri e alla predicazione
fervente del Vangelo. Il beato Pietro morì a Cortona nel
1445; dapprima ebbe una semplice sepoltura, poi, nel
corso del XVI secolo, le sue spoglie furono depositate
all’interno di un’urna, situata sotto l’altare maggiore della Chiesa di S. Domenico, e qui, dopo varie vicissitudini,
ancora riposano.
Madonna col Bambino,
due angeli, due santi e un
benefattore in ginocchio,
di Luca Signorelli; la tavola,
dipinta nel 1515, misura
metri 1,44x1,39. Nel
benefattore in ginocchio
è stato identificato il prelato
di Cortona Giovanni Sernini,
poi diventatone vescovo
(1516-1521), che richiese
il quadro al Maestro;
relativamente al santo
domenicano alcuni vi
riconoscono san Domenico
e altri il beato Pietro Capucci.
Scrive Luciano Bellosi,
critico: “l’opera più bella
di Signorelli a Cortona,
seppure a una data così
tarda… quasi un ritorno
alle origini pierfrancescane,
soprattutto nella trasparenza
luminosa del volto della
Madonna”.
L’altare successivo, sempre di Ascanio Covatti, è detto
della Madonna dei sette dolori perché conserva gelosamente una interessante statua lignea della Madonna
Addolorata, attribuita allo scultore cortonese Francesco
Fabbrucci.
Sopra il terzo altare è collocata la Madonna del Suffra­
gio, dipinta da Pietro Colombati nel 1775; con il recente
restauro tutto il quadro ha riacquistato luce e nitidezza.
Intenso è lo sguardo delle anime del Purgatorio, come
intenso è lo sguardo della Madonna che unitamente ad
una santa domenicana intercede per loro.
Saliti gli scalini per accedere al presbiterio, in alto, è posto l’organo realizzato da Luca di Bernardino Boni del
Cianciulla di Cortona nel 1547.
La cappella absidale di destra accoglie oggi un dipinto
raffigurante San Domenico mentre, fino al periodo relativo alla II Guerra Mondiale, custodiva un magnifico trittico
del Beato Angelico con la Madonna col Bambino e i santi
Matteo, Giovanni battista, Giovanni evangelista e Maria
Maddalena, che attualmente è visibile al Museo Diocesano. La cappella fu eretta nel 1438 a seguito di una consistente somma di denaro elargita dal facoltoso mercante
Giovanni Di Tommaso Di Ser Cecco, il quale ne affidò
l’ornamento a Fra Giovanni da Fiesole, ovvero al Beato
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Chiese e monasteri
Chiesa di S. Domenico
La disputa di s. Caterina
d’Alessandria di Andrea
Commodi (Firenze
1560-1638). Nel quadro
è rappresentata la santa
che dibatte vivacemente
e animatamente con
i filosofi pagani al cospetto
di s. Caterina da Siena,
in merito alla verità
della fede.
Lorenzo di Niccolò
di Martino (Lorenzo
di Niccolò Gerini)
(1373 ca-?)
Si formò nella bottega
di Niccolò di Pietro Gerini
e spesso collaborò con lui
tanto che per lungo tempo
Lorenzo venne creduto
figlio del grande maestro,
ma nei registri fiorentini
delle tasse compare,
nel 1398, con il nome
di Lorenzo di Niccolò di
Martino. Il primo lavoro
interamente autografo
dell’artista è il trittico con
S. Bartolomeo in trono
e Storie del santo (1401)
compiuto a San Gimignano
(Pinacoteca civica).
Nel 1402 Lorenzo di Niccolò
di Martino realizza, per
l’altare maggiore della
Chiesa di S. Marco a
Firenze, l’Incoronazione
della Vergine e santi,
capolavoro in cui tutto
segue uno schema
equilibrato ed ordinato in
modo che la composizione
nel suo insieme risulti
bilanciata e nessun
elemento prevalga sugli
altri. Nel 1440 l’opera
venne donata da Cosimo
e Lorenzo de’ Medici alla
Chiesa di S. Domenico
a Cortona. Un altro polittico
attribuito a Lorenzo è quello
con la Madonna in trono
col Bambino e quattro santi
(Venezia, Palazzo Cini).
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S. Agostino, affresco
risalente alla prima metà
del ’500 e precedentemente
situato sul primo altare
di sinistra. Fu staccato dal
muro nel 1958 ed esposto
a Firenze alla Mostra degli
affreschi staccati.
Il vescovo Agostino
è rappresentato, secondo
la tradizione, con il cuore
in mano a testimonianza
del suo amore per Dio
e per gli altri; accanto
a lui sono stati raffigurati
due putti. L’attribuzione
è incerta: per alcuni è di
Guglielmo de Marcillat,
per altri di Tommaso
Bernabei detto il Papacello,
per altri ancora di
Raffaellino del Colle.
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L’altare e la cappella absidale di sinistra furono realizzati
nel 1438 per volere di Niccolò Di Angelo Di Cecco, benestante aromatario, il quale decise che quello sarebbe
stato il luogo di sepoltura per sé e per la sua famiglia. Per
la decorazione venne incaricato il pittore Stefano di Giovanni di Consolo, detto il Sassetta (1392-1450), il quale
portò a compimento anche un trittico che dai primi decenni del XX secolo è ospitato nel Museo Diocesano.
La Madonna col Bambino, due angeli, due santi e un be­
nefattore in ginocchio è la tavola di Luca Signorelli che
abbellisce meravigliosamente la cappella e che fu richiesta al Maestro nel 1515 dal prelato di Cortona e futuro
vescovo Giovanni Sernini, in occasione della visita alla
città di papa Leone X Medici.
Scendendo dal presbiterio, sulla parete sinistra, si trova un
altro altare, appartenuto alla famiglia Mancini e opera di
Ascanio Covatti, dedicato al santo domenicano Giacinto
(sacerdote polacco e uno dei primi seguaci di s. Domenico). La tela che lo orna è di Iacopo Negretti detto Palma il
Giovane (Venezia 1544-1628) dal titolo Assunzione della
Vergine alla presenza degli Apostoli, di san Giacinto e di
altri santi (fine XVI sec.-inizi XVII sec.).
“L’impaginazione è di grande effetto e di una disinvoltura compositiva straordinaria; il gruppo degli apostoli
è ricco di movimenti; la pasta cromatica veneziana, memore di Tiziano tardo e di Tintoretto, si allea a trovate
manieristiche” (Luciano Bellosi, critico).
L’altare successivo, compiuto come tutti gli altri da Ascanio Covatti detto il Francesino, è consacrato al nome
di Dio. Nel quadro soprastante, Circoncisione di Gesù,
di­pinto da Domenico Cresti, detto il Passignano (15591638), il visitatore può notare come l’artista abbia posto
un’attenzione molto elevata e minuziosa ai particolari e
abbia reso la scena nella quale si svolge la circoncisione
di Gesù quasi idealizzata attraverso l’uso di abiti fastosi,
di tovaglie ricamate e di altre peculiarità.
Tali caratteristiche, proprie in quegli anni dello “stile fiorentino” avvicinano l’autore ai conterranei Alessandro
Allori e Andrea Commodi, ma rimandano anche al manierismo di Vasari e al cromatismo veneto.
Sopra l’altare seguente è La disputa di s. Caterina d’Ales­
sandria del fiorentino Andrea Commodi.
In fondo alla parete sinistra è necessario soffermarsi per
apprezzare un interessante affresco raffigurante S. Ago­
stino (prima metà del XVI sec.). Taluni ne attribuiscono la
paternità a Guglielmo de Marcillat, altri a Tommaso Bernabei detto il Papacello, mentre per altri è stato eseguito
da Raffaellino del Colle.
Chiese e monasteri
Chiesa di S. Maria delle Grazie al Calcinaio
La Chiesa monumentale di S. Maria delle Grazie, grandiosa e solenne, collocata a mezza costa tra il verde degli
ulivi lungo la strada che porta a Camucia, è un vero capolavoro architettonico rinascimentale.
In questo luogo, nella domenica di Pasqua del 1484,
un’immagine della Madonna col Bambino cominciò a
operare miracoli. Quella stessa immagine sacra, che oggi
è sull’altare maggiore, un tempo era su un tabernacolo sistemato sulla parte esterna del muro di cinta che
circondava la vasca nella quale i cuoiai conciavano, in
acqua e calce, le pelli di animali (da cui il nome “Calcinaio”). Conseguentemente all’immensa devozione e alle
numerose offerte dei fedeli, l’Arte dei Calzolai, proprietaria della concia, stabilì di erigere un sacro tempio. Il
progetto fu affidato, dietro suggerimento di Luca Signorelli, all’architetto Francesco di Giorgio Martini (14391501), che superò le difficoltà legate al terreno scosceso
e alla presenza di un ruscello; non è escluso, comunque,
che per la progettazione della cupola siano stati utilizzati
studi e idee di Leonardo da Vinci.
I lavori iniziarono nel 1485 e si interruppero dopo la
morte dell’architetto (1501); ripresero poco dopo sotto
la guida del fiorentino Domenico di Norbo e furono completati nel 1513-1514. Risale al 1543 la realizzazione del
portone principale, mentre al 1549 la pavimentazione
(quella odierna, invece, è stata rifatta di recente).
Chiese
L’attuale campanile a vela,
di dimensioni molto ridotte
rispetto alla mole imponente
del santuario, ha soltanto
due campane portate
a compimento nel 1861
ed è ubicato sulla sommità
della facciata di fondo del
braccio destro del transetto.
La facciata è a conci di pietra
squadrata e le lesene poste
agli angoli ne rendono più
evidente lo slancio.
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Francesco di Giorgio Martini
(Siena 1439-1501).
Pittore, scultore, principalmente
architetto e ingegnere militare. Dal
1476 è al servizio dei Montefeltro
di Urbino e lì lavora alla costruzione
del Palazzo Ducale, del Duomo,
del Convento di S. Chiara e della
Chiesa di S. Bernardino. Partecipa
alla realizzazione del Palazzo
Ducale di Gubbio e progetta
il Palazzo Pubblico di Jesi.
Tra il 1476 e il 1482 disegna un
sistema di rocche e fortificazioni
a Sassocorvaro, San Leo, Cagli,
Mondavio. Risale a questo periodo
il Trattato di architettura civile e
militare corredato di un importante
apparato grafico e illustrativo.
Nel 1485 presenta il modello di
S. Maria delle Grazie al Calcinaio
a Cortona. In campo pittorico
esegue una serie di miniature,
la più significativa delle quali
è una pagina del De animalibus
di Alberto Magno. Due sono i
dipinti più famosi: l’Annunciazione
(1470-1472) e l’Incoronazione
della Vergine (1472-1474),
entrambi custoditi nella
Pinacoteca nazionale di Siena.
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Le Chiese
Chiese
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