Monastero S.Maria del Monte Carmelo ::: Concenedo di Barzio CERCARE, CERCARE SEMPRE di Teresa Benedetta del Roveto Ardente “DISTESE UNA NUVOLA COME UN TAPPETO” (Sal 105,39) “Segnato dalle nuvole sarà il cammino del popolo estratto dai ceppi d’Egitto. Nei deserti, nei secoli attenderanno dal cielo i sentieri. Per tappeto intenderanno la Bibbia” Erri De Luca __________________________________ CERCARE, CERCARE SEMPRE “per cercare per loro (un luogo di) riposo” Num 10,33 “io sono colui che cercate” Atti 10,21 La filosofia non serve a niente, è inutile! Dico che la filosofia è inutile, ma non nel senso che è obsoleta, inadatta, usurata, consunta o consumata. La filosofia è inutile nel senso iscritto nel termine stesso di inutile: se noi frazioniamo inutile otteniamo un “non utilizzabile”, cioè abbiamo a che fare con qualcosa che non ha un fine fuori di sé. La filosofia ha un fine in-seco, interno e non esterno. Spero con alcuni esempi di valore antropologico di chiarire ancora meglio questo concetto di inutilità. Parlando del gioco: si gioca per giocare, il gioco è bello proprio perché ci si trascina fuori del mondo della strumentalità, il gioco rilassa e ricrea perché ci si proietta in un’altra dimensione. In sé il gioco è inutile. Pensate alla Bellezza, al Bello che in sé è inutile. Ancora un altro esempio: non si ama qualcuno per qualcosa. L’amore è tale in quanto è gratuito. Si può amare Dio perché si ha paura di Lui, oppure perché ci riempie di doni; ma si dovrebbe amare Dio gratuitamente, inutilmente. A volte ci si chiede: “Perché mi ami?”, ecco, quel “perché?” non dovrebbe avere nessuna risposta. La parola dell’amore è una parola inutile. Si ama gratuitamente La persona stessa ha un valore metafisico assoluto, perché è inutile. La persona vale perché è persona non perché svolge una funzione, un compito. Vale perché è inutile. l’esistenza dell’uomo ha una funzionalità, ha uno scopo esterno all’uomo stesso. Se poi ci vogliamo elevare e da un livello antropologico andiamo a un livello teologico ecco con Emmanuel Mounier (1905/50) si può sostenere che “Non si cerca la comunione con Dio per un altro motivo che non sia la comunione con Dio”. Filosofia, significa parlare di un sapere in se stesso, e un sapere libero. Siamo di fronte a un sapere che proietta l’uomo in una dimensione altra, un sapere che non si persegue non in vista della risoluzione ad un problema, ma di un sapere per se stesso. Un sapere del sapere. L’uomo non è fatto per la sopravvivenza, ma è fatto per vivere al di sopra di quel livello. Fare filosofia significa veramente entrare in una dimensione sabbatica, di riposo. Non siamo più preoccupati delle questioni della sopravvivenza, ma della ricerca della verità. In questo senso il sapere filosofico è un sapere umanizzante, liberante. Il filosofo domanda in maniera radicale senza lasciare dei luoghi scoperti dal proprio interrogare. Non c’è una regione privilegiata dove l’interrogazione filosofica viene meno. Questo è ciò che fa della filosofia un sapere povero, molto povero; perché il filosofo mette in discussione il tutto, pare non avere un terreno solido sotto i piedi, la sua domanda incessante fa franare ogni punto d’appoggio che sembra essere definitivo. D’altro lato però c’è anche da dire che questo interrogare radicale, se per un verso è una debolezza, per l’altro verso è anche una ricchezza. Questa povertà della filosofia, il non avere presupposti è anche la sua forza, la sua ricchezza. C’è un bellissimo brano di Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling dove si descrive questo modo di procedere del filosofo che deve essere pronto ad abbandonare tutto, a lasciare tutto, a “fare un voto di povertà”. L’intenzionalità autenticamente filosofica nasce da una passione per la verità, da un’autentica attesa dello svelamento della verità. Ecco che l’interrogare radicale del filosofo, ha un altro spessore, ha un’altra anima. Ci si interroga su tutto perché su tutto può celarsi il segreto della verità. Si mette in discussione tutto perché si è in attesa di una rivelazione della verità, ci si interroga anche sulle acquisizioni più recenti perché si pensa che la verità sia inesauribile, mai delimitabile da nessun sistema, da nessuna proposizione filosofica. La verità è sempre al di là, è sempre oltre tutto quello che di essa si può dire, appunto inesauribile. Per questo che l’interrogazione del filosofo non può mai cessare, continua sempre e continua soprattutto mettendo in discussione quelli che erano sembrati essere i presupposti. Qui l’intenzione è autenticamente filosofica, perché dietro questa domanda abbiamo la sincerità di chi veramente vuol sapere, vuol conoscere. Non c’è già una risposta precostituita: se l’interrogare è radicale, scaturisce proprio dalla speranza e dalla passione della verità, del suo svelamento, dalla consapevolezza che la verità è http://www.carmelitanescalze-concenedo.it Realizzata con Joomla! Generata: 2 June, 2017, 01:04 Monastero S.Maria del Monte Carmelo ::: Concenedo di Barzio inesauribile e va sempre al di là di tutto quello che noi possiamo dirne. Il presupposto etico del filosofare è dunque la dotta ignoranza che però non deve intendersi come una conoscenza tra molte altre, ma deve intendersi come desiderio di conoscenza e come umiltà di fronte a una verità sempre ulteriore, inesauribile. Concludo un passo illuminante di S. Efrem il Siro : “La Parola di Dio è un albero di vita (….) essa è come quella roccia aperta nel deserto che divenne per ogni uomo da ogni parte una bevanda spirituale. Essi mangiarono, dice l’apostolo un cibo spirituale e bevvero una bevanda spirituale. Colui al quale tocca una di queste ricchezze non creda che non vi sia altro nella Parola di Dio oltre ciò che egli ha trovato. Si renda conto piuttosto che egli non è stato capace di scoprirvi se non una sola cosa fra molte altre. Dopo essersi arricchito dalla Parola non creda che questo venga da ciò impoverita, incapace di esaurirne la ricchezza, renda grazie per la immensità di essa, rallegrati perché sei stato saziato ma non rattristarti per il fatto che la ricchezza della Parola ti superi, Colui che ha sete è lieto di bere ma non si rattrista perché non riesce a prosciugare la fonte. E’ meglio che la fonte soddisfi la tua sete piuttosto che la sete esaurisca la fonte. Se la tua sete è spenta, senza che la fonte sia inaridita, potrai bervi di nuovo ogni volta che avrai bisogno. Se invece saziandoti, seccassi la sorgente, la tua vittoria sarebbe la tua sciagura. Ringrazia per quanto hai ricevuto e non mormorare per ciò che resta inutilizzato. Quello che hai preso o portato via è cosa tua, ma quello che resta è ancora tua eredità. Ciò che non hai potuto ricevere subito a causa della tua debolezza, ricedilo in altri omenti con la tua perseveranza. Non avere l’impudenza di voler prendere in un sol colpo ciò che no può essere prelevato se non a più riprese e non allontanarti da ciò che potresti ricevere solo un po’ alla volta.” gennaio 2013 http://www.carmelitanescalze-concenedo.it Realizzata con Joomla! Generata: 2 June, 2017, 01:04