L’ISOCINETICA NELLA VALUTAZIONE DELLO SPORTIVO L’esercizio isocinetico, ben si presta ad una descrizione basata sugli strumenti forniti dalla fisica ed in particolare dalla biomeccanica. La grandezza base registrata con il test isocinetico è il momento di forza, cioè la forza moltiplicata per la distanza dall’asse di rotazione al punto di applicazione della forza stessa. Il momento di forza viene registrato per ogni angolo dell’arco di movimento e graficamente visualizzato come una curva in funzione del tempo. Nella elaborazione grafica dei sistemi isocinetici, la curva del momento di forza è accompagnata da un secondo tracciato che rappresenta l’angolo articolare corrispondente in funzione del tempo; in questo modo è sempre possibile correlare il tracciato relativo al momento di forza con quello relativo all’angolo descritto dal movimento. I piú importanti parametri che vengono comunemente riportati dagli elaboratori dei diversi sistemi isocinetici sono: Picco di Momento di Forza Indica il piú alto valore di momento di forza registrato durante il test. Puó essere considerato come la massima forza che un gruppo muscolare è capace di produrre alla specifica velocitá angolare indagata; viene sempre riportato anche l’angolo articolare al quale il picco è stato ottenuto. Nell’analisi del tracciato è rappresentato dal punto piú alto raggiunto dalle curve. È una grandezza vettoriale e si misura in Newton-mt. o ft-lbs. Lavoro Esprime il prodotto del momento di forza per la distanza angolare. La quantitá di lavoro eseguito fornisce informazioni affidabili riguardo la capacitá da parte del muscolo di produrre forza attraverso l’intero arco di movimento. Nel tracciato il lavoro corrisponde all’area sottesa alla curva del momento di forza. I valori del lavoro possono essere relativi ad ogni singola contrazione o alla somma di tutte le contrazioni effettuate. In questo ultimo caso, particolarmente se sono state effettuate un notevole numero di contrazioni, il lavoro totale puó essere considerato un valido indice della resistenza del muscolo. Il lavoro è una grandezza scalare espressa come prodotto della forza per lo spostamento e viene misurata in Joule (Newton-m). Potenza Espressione del lavoro nell’unitá di tempo. È presentata come potenza media, ottenuta dividendo il lavoro totale per il tempo impiegato nell’esecuzione del test. L’Unitá di misura è il Watt. Risulta un valore di confronto importante in quanto evidenzia la forza per la velocitá. Indice di fatica Rappresenta una misura della fatica durante l’esercizio muscolare. Esprime il decremento nel lavoro effettuato dal muscolo durante una serie di contrazioni massimali in un intervallo di tempo prestabilito. Il punto chiave della comprensione di un test isocinetico è la corretta interpretazione dei dati. La stessa parola “interpretazione” sottolinea l’aspetto soggettivo di questo momento. L’interpretazione del test isocinetico inizia con una attenta analisi del tracciato alla piú bassa velocitá angolare testata. Gli aspetti fondamentali da valutare sono: 1) Picco di forza: si deve verificare che il picco nelle diverse contrazioni registrate raggiunga sempre valori simili e avvenga allo stesso angolo del movimento articolare. Il valore assoluto puó essere valutato in base alla personale esperienza o confrontato con i dati normativi. Ritengo che l’analisi del valore assoluto possa essere importante soprattutto quando si valutato atleti. Diversi autori riportano la loro raccolta dei dati normativi in rapporto a sport specifici. Il confronto con il dato normativo ha interesse solo se i dati sono stati ottenuti con lo stesso modello di dispositivo isocinetico. Un ulteriore aspetto riguarda quale importanza attribuire al valore assoluto di picco di forza registrato alle basse velocitá e quale a quello ottenuto ad alta velocitá. Nel suo “compendium of isokinetic in clinical usage” Davies definisce il test a bassa velocitá test di forza, ed il test ad alta velocitá test di potenza. L’atleta potente, ricco di fibre rapide sarebbe quindi capace di ottenere valori di potenza ad alte velocitá, maggiori rispetto all’atleta resistente. Comparando il picco di forza con l’arto controlaterale (questo risulta piú attendibile nell’arto inferiore) si evidenzia un eventuale squilibrio muscolare. 2) Pendenza della prima parte della curva: esprime la rapiditá con cui il muscolo esaminato è capace di raggiungere il valore massimo di forza, se questa pendenza è modesta significa che il soggetto ha difficoltá a generare forza all’inizio della contrazione muscolare e che ha probabilmente piú fibre muscolari rosse che bianche. 3) Pendenza della parte finale della curva: per il quadricipite dovrebbe essere convessa, se è concava significa che il soggetto ha difficoltá ad esprimere forza nelle fasi finali dell’estensione, come avviene spesso quando c’è una insufficienza del vasto mediale. 4) Superficie sottesa alla curva: quest’area corrisponde al lavoro effettuato dal muscolo e deve essere considerata come indice della capacitá del soggetto di esprimere alti valori di forza lungo l’intero arco di movimento. 5) Morfologia della curva: diversi autori hanno cercato di correlare la forma della curva con specifiche patologie, senza peró ricavarne dati statisticamente significativi. Si ritiene piú realistico considerare una modificazione della curva come un deficit momentaneo di forza legato quasi sempre all’insorgenza del dolore. Questo deficit puó essere studiato piú approfonditamente in rapporto all’angolo in cui si verifica e puó essere stimolante cercare di correlare il deficit di forza a quel dato angolo con le componenti articolari e muscolari coinvolte. L’esercizio di rinforzo isocinetico puó essere inserito nel protocollo riabilitativo dello sportivo, le indicazioni dell’isocinetica corrispondono a quelle del rinforzo muscolare e quindi a tutti i casi di ipotrofia muscolare conseguente a traumi e malattie degenerative del sistema osteoarticolare. Le tecniche tradizionali di rinforzo muscolare sono rappresentate dall’esercizio isotonico, dall’esercizio isometrico, dall’esercizio eccentrico, dall’elettrostimolazione e dalle (PNF) facilitazioni neuromuscolari propriocettive. Un esempio tipico del rinforzo isotonico è quello introdotto da Delorme (1945). Nell’esercizio isocinetico non si fissa il carico, ma soltanto la velocitá angolare ; nell’esercizio isocinetico il paziente usufruisce di un otttimo biofeedback rappresentato dal monitor del computer, ed è stimolato ad ugualiare e sopravanzare il risultato ottenuto. La durata complessiva di un allenamento di rinforzo isocinetico va generalmente da un minimo di quattro ad un massimo di dodici settimane e dipende dalla rapiditá con cui si raggiungono i risultati prefissati. La frequenza delle sedute di allenamento è di 3 la settimana a seconda degli obiettivi e del livello di forma del soggetto. L’inizio dell’esercizio di rinforzo isocinetico dopo interventi chirurgici è condizionato dalla scomparsa del dolore e del gonfiore, dal recupero della mobilitá articolare, dal tempo trascorso che deve essere sufficiente per permettere la cicatrizzazione dei tessuti e da altri fattori legati al tipo di chirurgia. Per fissare la fine del trattamento riabilitativo, di solito ci si propone come obiettivo il raggiungimento (nel caso dell’arto inferiore) di valori di forza, potenza e resistenza simili o poco inferiori a quelli dell’arto controlaterale sano (Sherman, 1982). La seduta di rinforzo isocinetico comprende una fase di riscaldamento della durata di circa 10 minuti dove vengono anche effettuati degli esercizi di stretching. All’inizio dell’allenamento va fissato l’arco di movimento che dipende innanzitutto dalle eventuali limitazioni articolari presenti ; in alcuni casi è indicato il lavoro su una sola parte del range articolare, come ad esempio nella condropatia rotulea (da 0-30 gradi), o nella prima fase della riabilitazione dopo ricostruzione del legamento crociato anteriore (da 30 a 90 gradi). La velocitá angolare è scelta in funzione dell’obiettivo ; le velocitá disponibili vanno da 0 a 400 gradi al secondo. Gran parte degli Autori ritiene che a basse velocitá si allena la forza (massimale) e ad alte velocitá la potenza (forza veloce) e la resistenza se il numero di ripetizioni è elevato (resistenza alla forza veloce). L’esercizio a basse velocitá (30-60 gradi/sec.) è molto piú traumatizzante per l’articolazione perché si verificano alte forze di compressione articolare (Grimby 1985). Si preferisce perció evitare le velocitá molto basse e utilizzare quelle sopra i 60 gradi/sec. Vengono considerate velocitá basse le velocitá fino a 100gradi/sec., medie le velocitá da 100 a 250 gradi/sec., alte da 250 a 400 gradi/sec. Ogni seduta di allenamento isocinetico dura circa 30-45 min. e si compone di un certo numero di serie intervallate da periodi di riposo. Il numero delle serie varia in genere complessivamente da 3 a 12 per seduta di allenamento, mentre il numero di ripetizioni varia in funzione del fine. Alcuni autori hanno evidenziato che la forza, la potenza, la resistenza e la coordinazione dell’arto inferiore sono strettamente correlate alla incidenza dei danni che questa articolazione puó subire (Roy e Irvin 1983 ; Abbot e Kress 1969). Sfruttando vantaggiosamente l’isocinetica è possibile utilizzarla sia per la valutazione della funzione muscolare che per la riabilitazione. Ai fini preventivi è valido sottoporre gli atleti a test isocinetico prima dell’inizio dell’attivitá agonistica considerando : - la forza dei gruppi muscolari in rapporto al peso corporeo ; - confronto destro/sinistro ; - rapporto agonisti/antagonisti ; - variazioni di tale rapporto con le differenti velocitá del test. Si potrá in tal modo evidenziare un eventuale deficit muscolare. Secondo alcuni autori (Colombari, Della Villa, Granata, Merlini), nel test effettuato alla velocitá di 100gradi/sec. sul ginocchio, il rapporto flessori/estensori dovrebbe essere, in rapporto al sesso ed al livello di attivitá del paziente, intorno a questi valori di riferimento : Maschio sedentario 55 - 60 % Maschio sportivo 60 - 70 % Femmina sedentaria 45 - 50 % Femmina sportiva 50 - 60 % Questi rapporti sono solo indicativi, soprattutto per gli atleti, è bene chiarire che differiscono marcatamente per sport e per ruolo nello stesso sport. Un altro rapporto importante nella valutazione è il rapporto Picco di forza/peso corporeo. Parker e coll. (1983) in uno studio su 84 giocatori di Football americano compresi fra i 15 e i 18 anni affermano che in base al peso corporeo si puó prevedere il valore della forza dell’arto inferiore.