Transistore ad effetto di campo (MOSFET) 1.1 Introduzione…...……………………………………………………………………….………...2 1.2 MOSFET ad arricchimento…..…………………………………………………………..…......3 1.3 Funzionamento...…………………………………………………………………………….…...5 1.4 VGS ≅ 0…………………………………………………………………………………….……..6 1.5 VGS > VTH e VDS < VDSsat……..………………………………………………………...……….7 1.6 VGS > VTH , VDS >VDSsat.………………………………………………………………….……...9 1.6 Simbolo Circuitale e Convenzione per Tensioni e Correnti……………………………..…..11 1.7 MOSFET a canale p ad arricchimento……………………………………………………….12 1.8 Tecnologia CMOS……………………………………………………………………….….….13 1.9 Curve caratteristiche del MOSFET (nel caso di MOSFET a canale n ad arricchimento)…………………………………………………………………………….………...14 1.10 Modello in continua o ‘Ai grandi segnali ’ del MOS……………………………….….…..16 1.11 Transistore MOSFET a svuotamento……………………………………………….…….…21 1.12 Il MOSFET come amplificatore………………………………………………………….…..22 Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 1 1 Introduzione Il transistore ad effetto di campo (FET, Field Effect Transistor) è un componente a quattro terminali: controllando la tensione applicata ad uno di essi (detto Gate) è possibile regolare il flusso di corrente fra altri due morsetti (Source e Drain). Il transistore ad effetto di campo prende il nome dall’effetto fisico su cui è basato: in particolare il controllo della conduzione nel canale avviene tramite l’applicazione di un campo elettrico al nodo di controllo (Gate). La conduzione avviene tramite un solo tipo di portatori di carica o lacune o elettroni, perciò il FET prende anche il nome di transistore unipolare. La tecnologia di realizzazione dei FET più utilizzata è chiamata MOS (Metal–Oxide–Semiconductor) da cui il nome di MOSFET. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 2 1.2 MOSFET ad arricchimento. Fig. 1: vista d’insieme e sezione trasversale del MOSFET. La struttura fisica ideale del MOSFET è qui descritta nella Fig.1(b): su di un substrato monocristallino di tipo p, vengono realizzate due giunzioni di tipo n+ (1), a cui fanno capo due terminali chiamati drain e source (D ed S in figura). Nella zona compresa fra drain e source viene fatto crescere uno strato di biossido di silicio (spessore minore di 0.01 μm) che è un ottimo isolante. (1) Nota : n+ indica un drogaggio a concentrazione più elevata rispetto a quella di un drogaggio n. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 3 L’elettrodo di gate è realizzato in silicio policristallino. Esiste inoltre un quarto terminale collegato al substrato body o bulk. (B in figura) La zona all’interno del substrato compresa fra drain e source è detta canale (channel). Per fare in modo che le due giunzioni di Source e di Drain non siano mai polarizzate direttamente, si deve polarizzarle entrambe inversamente ovvero si deve fare in modo che il body sia collegato alla tensione più bassa presente nel circuito. Nella Fig. 1(a) sono mostrate le dimensioni del FET: Lenght e Width (i.e. L e W). Oggigiorno le tecnologie a semiconduttore vengono individuate tramite la misura della lunghezza di canale L. Valori tipici di L si aggirano intorno agli 0.18 μm, anche W ha misure dell’ordine di frazioni di μm. Il substrato invece ha uno spessore in proporzione molto maggiore: misure tipiche si aggirano intorno alla frazione di mm (qualche centinaio di μm) ovvero circa 1000 volte più grande rispetto alla L del canale anche se, in figura, non è evidenziato. Come si nota il substrato di tipo p forma con i due terminali di drain e di source di tipo n+ due giunzioni pn che nel normale funzionamento sono sempre tenute in interdizione (pol. inversa). Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 4 1.3 Funzionamento Vediamo ora come avviene la conduzione del MOSFET ovvero il passaggio di corrente dal drain al source, controllato tramite l’elettrodo di gate. Fig. 2: Transistor n-MOS ad arricchimento in presenza di una tensione positiva sul Gate. Chiamiamo VGS la tensione fra Gate e Source e VDS la tensione fra Drain e Source. Mettiamo i terminali B, S, D a massa. Applichiamo una VGS >0 al terminale G: Si determina un campo elettrico che in un primo momento allontana le cariche positive (lacune) dalla regione di canale, aumentando la VGS, il numero di cariche negative (elettroni) (2) nella zona di svuotamento aumenta progressivamente fino a raggiungere un numero uguale a quello che avevano le lacune. A questo punto abbiamo sostanzialmente invertito la carica nella regione di canale che è diventata negativa. Abbiamo così realizzato è un condensatore che ha come armature: la regione di canale fra source e drain ed il terminale di gate. Il dielettrico è lo strato di biossido di silicio (SiO2). Riassumendo: funzionamento condensatore body a massa drain e source alla stessa tensione (spesso a massa) VGS > 0 In questa configurazione si può notare che aumentando da zero la tensione di gate si raggiunge prima uno stato in cui il numero di elettroni nel canale è pari a quello delle lacune che erano presenti in condizioni di riposo, il valore di VGS in questo stato e chiamato tensione di soglia VTH. In questo stato il canale si è appena formato e vi scorre una corrente trascurabile. Per valori di VGS superiori alla soglia il canale incomincia ad allargarsi. E’ chiaro ormai che affinché il MOSFET conduca deve essere indotto (induced) un canale per questo il MOSFET che stiamo analizzando si dice ad arricchimento (enhancement). Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 5 Nota : anche se non l’abbiamo ancora detto all’interno del FET scorre comunque una corrente anche per valori VGS sotto soglia perché nel canale stazionano sempre alcuni elettroni di conduzione. Noi in ogni caso considereremo la corrente sotto soglia come nulla (trascurabile) Nota: la VTH dipende da caratteristiche tecnologiche del componente; di solito oscilla fra 0.5V e 3 V. 1.4 VGS ≅ 0 V Chiediamoci ora cosa succederebbe se non applicassimo alcuna tensione al gate: il transistor si ridurrebbe a due diodi in serie collegati fra drain e source che non permetterebbero alcuna circolazione di corrente fra i due terminali anche in presenza di una VDS piuttosto elevata. La resistenza fra drain e source in questo caso è dell’ordine di 1012 Ω ovvero la zona di canale si potrebbe assimilare ad un circuito aperto. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 6 1.5 VGS > VTH e VDS < VDSsat Fig. 3: Tensione n-MOS a cui sono applicate una VGS >VTH ed una VDS≈0 Colleghiamo il B a massa, applichiamo una VDS piccola al terminale D (qualche centinaio di mV) ed applichiamo una VGS al terminale di G. Ci troviamo ora in presenza di due campi elettrici : uno fra gate e canale e l’altro, che viene indotto dall’applicazione di VDS, fra source e drain. Il campo indotto da VDS fa scorrere gli elettroni all’interno del canale da source (sorgente) a drain (pozzo) ovvero per convenzione scorre una corrente da drain a source che chiameremo ID proporzionale al n° di elettroni e di verso opposto al loro moto. Questa corrente è proporzionale alla tensione di gate che controlla il numero di elettroni nel canale. Questa proporzionalità ci induce a pensare di trovarci in presenza di un resistore la cui conduttanza dipende dallo spessore del canale ovvero dalla tensione di gate VGS. Aumentando la tensione di gate allarghiamo il canale e ne diminuiamo quindi la resistenza, viceversa se diminuiamo VGS la resistenza aumenta progressivamente. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 7 I D(mA) 0,8 VGS=Vt +8V 0,6 VGS=Vt +6V VGS=Vt +4V 0,4 VGS=Vt +2V 0,2 0 50 100 150 200 VDS(mV) Fig. 4: Caratteristica ID - VDS. Mettiamoci nella condizione VGS > VTH . La conduttanza del canale GC dipende dalla differenza fra VGS e VTH . GC ∝ VGS − VTH Se si rappresenta graficamente l’andamento della ID in funzione della VDS parametrizzando su VGS ovvero tenendo costante VGS per ogni escursione di VDS da zero al suo massimo valore (200 mV in figura) , si ottiene una famiglia di curve che rappresenta la caratteristica di un resistore lineare controllato in tensione VGS . Sul grafico possiamo leggere che all’aumento della iD a parità di VDS corrisponde ad una diminuzione della resistenza di canale (ricordiamo che la conduttanza è pari alla pendenza della retta: G = I /V Riassumendo: funzionamento resistore body e source alla stessa tensione (spesso a massa) VDS ≈ 0 piccola (0.1 – 0.2 V) VGS > 0 Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 8 1.6 VGS > VTH , VDS >VDSsat Fig. 5: Funzionamento del FET n-MOS per tensioni VDS più grandi. Ora mettiamoci nel caso in cui VDS non sia più piccola e VGS sia costante e maggiore di VTH quindi cominciamo ad aumentare la tensione VDS e verifichiamo che il canale progressivamente si restringe verso il terminale D. All’aumento della VDS anche la resistenza del canale aumenta.Questo significa che spostandosi sul canale dal source al drain la tensione VDS aumenta da zero a VDS. Questo implica che la tensione di gate VGS, debba diminuire da VGS a VGS - VDS, e che quindi il canale assuma la forma rappresentata in figura. Il canale si stringe fino ad un punto di strozzamento (pinch-off) in cui anche se si aumenta la tensione VDS il passaggio di corrente ID non aumenta più linearmente, anzi si stabilizza ad un valore di saturazione. Chiameremo il valore di tensione VDS per cui si è raggiunto il sat punto di pinch-off: VDS . sat DS GS TH V = V −V Fig. 6: Curva della ID in funzione della VDS (con VGS >VTH). Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 9 Nella zona di saturazione il MOSFET si comporta come un generatore di corrente controllato tramite la tensione applicata al gate. Il punto di passaggio fra zona triodo (lineare) e zona saturazione si ha quando : sat DS DS . V =V Tabella riassuntiva A seconda del valore di VGS ci troviamo nelle diverse zone di lavoro Valore di VGS VGS < VTH VGS > VTH e VDS < VDS Zona di lavoro Interdizione sat VGS > VTH VDS >VDSsat Triodo / lineare Saturazione Caratteristiche resistore controllato in tensione VGS con caratteristica lineare per valori di VDS piccoli. generatore di corrente pilotato in tensione VDS Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 10 1.6 Simbolo Circuitale e Convenzione per Tensioni e Correnti D D VGD G G VDS = VGS - VT VGS S S Fig. 7: Simbolo circuitale del MOSFET a canale n e relativa esemplificazione delle tensioni. La freccia sul terminale S indica il verso positivo della corrente di canale. Si noti che il terminale B è stato omesso per il fatto che si assume lo si colleghi sempre alla tensione più bassa del circuito. Nella conduzione all’interno del MOSFET a canale n soltanto gli elettroni contribuiscono alla conduzione. Il MOSFET, a differenza del transistor bipolare che ha impedenza di ingresso (e.g. di base) finita e dipendente dalle caratteristiche costruttive del componente e dalle condizioni di polarizzazione, ha impedenza di ingresso infinita in corrente continua in quanto i terminali di ingresso fanno capo ad un condensatore e fra le armature di un condensatore scorre una corrente nulla Z =V /I Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 11 1.7 MOSFET a canale p ad arricchimento La tecnologia ha sviluppato, dualmente al MOSFET a canale n, il MOSFET a canale p. Esso ha caratteristiche duali rispetto al tipo n, il body è drogato con impurità di tipo n mentre le giunzioni di S e D sono di tipo p+; affinché le giunzioni siano sempre in polarizzazione inversa è necessario che venga collegata al body la tensione più alta del circuito. La conduzione è affidata alle lacune. S G D Fig. 8: Simbolo del MOSFET a canale p ad arricchimento. Se manteniamo come verso di percorrenza positivo della corrente il verso da D a S la corrente che scorre nel MOSFET a canale p è negativa (iD < 0 ) e di conseguenza anche la VDS, la VGS e la VTH sono negative . Valgono esattamente tutti i ragionamenti fatti per il MOSFET a canale n con tutti i segni invertiti. Anche se la tecnologia p-MOS è stata soppiantata dalla n-MOS che richiede una più bassa tensione di alimentazione ed è più veloce, si continuano ad utilizzare i p-MOS in particolari circuiti a componenti discreti e soprattutto in quella che si definisce tecnologia CMOS (Complementary MOS ). Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 12 1.8 Tecnologia CMOS Fig. 9: Sezione trasversale di un circuito integrato CMOS. La tecnologia CMOS permette di costruire su di uno stesso “wafer” di silicio sia transistori di tipo pMOS che transistori di tipo n-MOS. I p-MOS sono direttamente realizzati sul wafer mentre per gli n-MOS si ricorre ad una tecnica nota come pozzo (well ). In figura è mostrato un pozzo p: nel substrato di tipo n si costruisce una zona drogata positivamente sulla quale realizzare il transistor n. Accanto alla realizzazione pozzo p (p – well), esiste anche quella di tipo n – well. Nota : Nel transistore bipolare si individuano immediatamente i terminali B, C, E perché sono individuati al momento della fabbricazione, nel MOSFET invece fino a polarizzazione avvenuta non si può sapere quale sia il source o il drain perché costruttivamente sono identici. Nota : Sappiamo che è necessario collegare il body alla tensione più bassa del circuito affinché le due giunzioni di S e D siano polarizzate inversamente, questo non risulta essere un problema quando parliamo di componenti discreti perché possiamo tranquillamente collegare i body dei singoli MOSFET alla tensione che preferiamo di solito quella del source. Se parliamo invece di componenti integrati siamo nella situazione di più transistors sullo stesso wafer quindi a bulk comune : in questa situazione non è più pensabile collegare tutti i source in comune al body quindi si ricorre alla tecnologia CMOS : per esempio costruendo un pozzo per ciascun transistore. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 13 1.9 Curve caratteristiche del MOSFET (nel caso di MOSFET a canale n ad arricchimento). iD iG = 0 + VDS + D VGS i S = iD - - Fig. 10: Circuito per ricavare le caratteristiche e caratteristica ID-VDS Per ricavare la famiglia di caratteristiche iD, VDS con parametro VGS basta tenere fissa la VGS e far variare la VDS ottenendo una curva a VGS costante. Se ripetiamo per ogni VGS questa operazione otteniamo l’intera famiglia di curve. Sul grafico possiamo individuare le tre zone di funzionamento del MOS a canale n che abbiamo già visto al paragrafo 6. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 14 Valore di VGS VGS < VTH VGS > VTH e VGD > VTH VGS > VTH e VDS < VDSsat Zona di lavoro Interdizione (cut-off) Triodo Utilizzo Interruttore Interruttore Saturazione Amplificatore Come si vede nella tabella per poter lavorare in zona triodo dobbiamo prima indurre un canale e quindi mantenerlo facendo in modo che VGD > VTH . Se volessimo vedere questa relazione in funzione di VDS potremmo scrivere che : VGD = VGS + VSD = VGS − VDS da cui otteniamo VGS − VDS > VTH VDS < VGS − VTH ovvero il MOS è in triodo se VGS è maggiore della soglia e la tensione di D è più bassa di quella di G di almeno la soglia VTH . Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 15 1.10 Modello in continua o ‘Ai grandi segnali ’ del MOS. L’analisi in continua corrisponde all’analisi in bassa frequenza; questo implica che sia le capacità intrinseche del MOS, sia le capacità di disaccoppiamento vengano considerate rispettivamente come degli aperti e come dei corti-circuiti. Zona Triodo / Lineare Se sono verificate le condizioni di cui al paragrafo precedente ci troviamo in zona triodo (zona lineare). La linearità dipende dal valore della tensione VDS, più VDS è piccola più la linearità è rispettata. Possiamo scrivere la caratteristica del MOS in zona triodo con la seguente espressione: [ iD = K 2(VGS −VTH)VDS −VDS 2 K= ] (1) 1 ⎛W ⎞ ⎡ A ⎤ μnCOX ⎜ ⎟ → ⎢ 2 ⎥ 2 ⎝ L ⎠ ⎣V ⎦ Dove: μn : mobilità dell’elettrone COX : capacità dell’ossido per unità di area, capacità fra G e Bulk o meglio fra G e canale. C OX = Nota : Nota : ε OX / t OX εOX : costante dielettrica dell’ossido di silicio ≈ 3.45 10-13 [F / cm] tOX : spessore dell’ossido sottile fra canale e G. μn dipende dal drogaggio della zona relativa al canale e dalla temperatura di esercizio del dispositivo. In questo caso ci riferiamo ai portatori di carica di tipo n, ovvero agli elettroni che hanno una mobilità maggiore delle lacune. In particolare μn ≈ 3 μp a parità di campo elettrico. Proprio a causa di questa differenza fisica i dispositivi n-MOS sono più veloci e quindi preferibili a quelli di tipo p. 2 Se analizziamo la (1) ci rendiamo conto che abbiamo una dipendenza dalla VDS però se 2 la VDS è piccola la VDS è trascurabile e questo implica che la (1) diventi: iD ≈ 2 K [(VGS − VTH )VDS ] (2) Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 16 Nota : Se fissiamo la VGS otteniamo che la ID risulta proporzionale alla VDS e che quindi, in zona triodo il MOS è approssimabile ad un resistore di valore: rDS ≈ VDS 1 ≈ IDS [2 K (VGS − VTH )] (valevole per VDS piccole) Zona Saturazione (Facendo sempre riferimento alla Fig.10) Creiamo un canale, ovvero imponiamo: VGS ≥ VTH strozziamolo in prossimità del Drain facendo in modo che VDS sia tale che VGS ≤ VTH ovvero, in termini di VDS: VDS ≥ VGS − VTH = VDS sat Il MOSFET quindi lavora in saturazione quando la VGS è maggiore della soglia e VD non è mai più bassa di VG di una quantità pari a VTH. sat Noto che VDS è il valore di VDS per cui dalla zona triodo si passa in quella lineare, la corrente corrispondente si ricava sostituendo nella (1) la VDS sat ottenendo : sat i D = K (VGS - VTH ) 2 (3) Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 17 iG = 0 iD G D + + VGS K (VGS - VTH)2 - VDS - S Fig. 11: Caratteristica ID-VGS e circuito equivalente ai grandi segnali del MOSFET n in saturazione Come si vede sulle caratteristiche, Fig.10, la corrente ID perde la sua proporzionalità rispetto alla VDS uscendo dalla zona triodo, quindi la corrente ID non dipenderà più dalla VDS ma soltanto dalla VGS come si vede nella (3) . Il MOSFET si comporta come un generatore ideale di corrente pilotato in tensione. Zona di Interdizione Il transistore (canale n ad arricchimento) è interdetto se la tensione al gate è sotto soglia (cut off), fra le caratteristiche di Fig.10 si può identificare quella per cui si ha interdizione con quella ad iD nulla. Il modello che abbiamo dato del MOSFET non è molto accurato perché abbiamo trascurato che sat comunque, in saturazione, la iD dipende sempre dalla VDS: ovvero se la VDS aumenta più della VDS il punto di pinch-off (strozzamento) si sposta un po’ verso il Source, dando luogo ad un effetto chiamato modulazione di lunghezza di canale. Fig. 12: Modulazione della lunghezza di canale. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 18 Questo effetto si può sintetizzare modificando la (3) così : i D = K (VGS - VTH ) 2 (1 + λVDS ) (4) sat Dopo questa modifica accade che la pendenza delle caratteristiche non è perfettamente orizzontale e si scopre che le rette tangenti alle caratteristiche in saturazione passano per lo stesso punto 1⎞ ⎛ 0 , − ⎜ ⎟ .(2) (0,−VA) o λ ⎝ ⎠ Gli effetti della modulazione di lunghezza di canale si evidenziano nel fatto che la resistenza di uscita del MOSFET non si può più considerare idealmente infinita ma essa è finita e si può misurare come la pendenza delle caratteristiche ovvero: −1 ⎡ ∂i ⎤ rO ≡ ⎢ D ⎥ ⎣ ∂VDS ⎦ VGS =cos t . e quindi: [ rO = λK (VGS − VTH ) 2 che possiamo approssimare con: ] −1 rO ≈ [λI D ] −1 Dove ID è la corrente corrispondente al particolare valore di VGS per cui rO è stato calcolato. In questa espressione si sono trascurati gli effetti su r0 del termine (1 + λVDS ) della (4). Questa ultima espressione è scrivibile alternativamente nella forma: rO ≈ V A / I D Come si vede più si aumenta la ID più la rO diminuisce. (2) I valori di λ si aggirano nell’intervallo [10-2 ÷ 10- 3] V-1 quindi i valori corrispondenti di VA saranno [102 ÷ 10 3] V Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 19 Il modello circuitale del MOSFET risulta essere il seguente: iG = 0 iD G D + + VGS r0 2 VDS - K (VGS - VTH) S Fig. 13: Modello ai grandi segnali che tiene conto della modulazione della lunghezza di canale. Nota : Tutto quello che si è visto per il transistore n-MOS vale dualmente per il p-MOS. Nota : Un fenomeno che si può manifestare nei FET è il breakdown , l’effetto di breakdown si verifica quando applichiamo al Gate una tensione più alta di quella che il suo dielettrico (SiO2) può sopportare. (max 50V che è la tensione di rottura del SiO2 ) Questo effetto (breakdown) è aggravato dal fatto che l’impedenza di ingresso del MOSFET è infinita. L’impedenza infinita di ingresso facilita l’accumulo di cariche statiche sull’elettrodo di gate facendogli raggiugere anche tensioni di valore elevato, si raggiunge facilmente la tensione di rottura del biossido di silicio (SiO2). Per evitare questo problema sono necessari dei circuiti di protezione del gate, realizzati sempre con diodi. D2 D1 VDD Fig. 14: Stadio di protezione al PAD (piedino) del Gate, la tensione di ingresso non può mai superare la tensione di alimentazione VDD o scendere sotto la tensione di massa di un fattore pari alla soglia dei diodi. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 20 1.11 Transistore MOSFET a svuotamento. S G D Fig. 15: Simbolo del MOSFET a svuotamento Si tratta di un MOS che, dualmente a quello che abbiamo preso in esame, possiede sempre un canale anche per tensioni VGS nulle. Anche per VGS nulla se applicassimo una VDS positiva la corrente che scorrerebbe nel canale non sarebbe nulla; contrariamente applicando una VDS negativa si restringerebbe il canale fino ad annullarlo ovvero sino ad interrompere il passaggio di corrente al suo interno. Nota: I MOSFET a svuotamento costruttivamente richiedono un arricchimento (drogaggio ) della zona di canale, comportando dei costi di produzione maggiori. Fig. 16(a): Caratteristiche iD – VDS, dell’n MOS a svuotamento. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 21 Fig. 16(a): Caratteristiche iD – VGS in saturazione dell’n MOS a svuotamento. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 22 1.12 Il MOSFET come amplificatore. Sebbene per continuità non abbandoneremo il FET a canale n ad arricchimento tutto ciò che diremo nei suoi riguardi può essere esteso a tutti gli altri tipi di FET. Faremo ora una analisi grafica delle caratteristiche di un amplificatore a FET. VDD = 20V ID vgs + VGS = 5V - + vGS = 5V - RD = 1,33K + vDS - Fig. 17: Circuito di polarizzazione e andamento del segnale VGS (dente di sega di ampiezza 1 Vpp). Fig. 18: Analisi grafica del FET come amplificatore. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 23 Come si vede nella Fig. 17 il FET è polarizzato in continua tramite una VGS (5V in figura), al gate inoltre giunge il segnale vgs (componente ai piccoli segnali), il Drain è collegato all’alimentazione positiva tramite la resistenza RD (resistenza di carico), il Source è a massa; quindi al Gate complessivamente giunge una tensione istantanea pari a : v GS = VGS + v gs applicando le leggi di Kirchoff alla maglia v DS - R D - V DD si ricava che: v DS = VDD - R D i D ovvero ricavando la iD : i D (t ) = VDD v DS (t ) − RD RD Questa espressione sul piano (iD-vDS) risulta essere una retta che chiameremo retta di carico, essa interseca gli assi a VDD e VDD / RD. Fissare la vGS sul piano iD-vDS significa fissare una delle caratteristiche. Il punto di intersezione fra la retta di carico e la caratteristica scelta è il punto di lavoro (bias point). E’ importante notare che la retta di carico non è un attributo del transistor, come lo sono le caratteristiche, ma è del tutto generale. Iniziamo la vera e propria analisi grafica: applichiamo al Gate del transistore, polarizzato in continua da VGS, un segnale vgs. Tramite il circuito esterno e la RD (resistenza di carico) definiamo la retta di carico ed il punto di lavoro che come sappiamo è all’intersezione della retta di carico con la caratteristica fissata da VGS. Nel nostro caso sceglieremo la caratteristica a VGS = 5V e di conseguenza un punto di polarizzazione in continua o di riposo Q. Quando si applica l’onda triangolare vgs, il punto di lavoro si muove da Q sulla retta di carico seguendo l’andamento della tensione complessiva al Gate vGS che, come sappiamo, è la somma della tensione di polarizzazione in continua e del segnale vgs. Sul terminale di uscita (Drain) si ritroverà una componente di corrente statica ID e una variabile iD che ricopierà quella di ingresso, in generale con ampiezza e fase diversa, nel nostro caso l’ampiezza è otto volte maggiore del segnale di ingresso e lo sfasamento è di centottanta gradi (inversione di fase). Come si nota il comportamento del FET è pressoché lineare nella zona di saturazione, non lo è assolutamente in triodo o in interdizione quindi per non introdurre distorsioni è necessario che il punto di lavoro di riposo Q sia ben centrato nella zona di saturazione. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 24 Vediamo nella Fig.19 che cosa succederebbe se Q fosse spostato più verso la zona triodo (situazione che si ottiene aumentando la resistenza di carico RD ). Fig. 19 : Caso di distorsione non lineare causata dall’erroneo posizionamento del punto Q. Come si vede qui in figura, sebbene il punto di lavoro statico Q sia in saturazione, il punto di lavoro dinamico grazie alle variazioni del segnale di ingresso può entrare nella zona triodo e quindi portare ad una distorsione del segnale. Vediamo come ricavare dal punto di vista matematico un modello ai piccoli segnali del transistore. Sappiamo che la tensione totale applicata al Gate è data da: vGS = VGS + v gs In continua (vgs =0): i D = K (vGS − VTH ) 2 VDS = VDD − RD I D Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 25 Se applichiamo vgs invece : i D (t ) = K (vGS − VTH ) 2 = K (VGS + v gs − VTH ) 2 = = K (VGS − VTH ) 2 + 2 K (VGS − VTH )v gs + Kv gs 2 (1) Il primo addendo è pari alla ID di polarizzazione, mentre il secondo addendo è un termine costante dipendente da VGS mentre il terzo addendo è un termine di distorsione non lineare. Vorrei fare in modo di ridurre la distorsione non lineare quindi faccio una ipotesi ovvero che il segnale vgs sia un ‘piccolo segnale ’ cioè: v gs << (VGS − VTH ) e quindi trascurare il secondo e terzo addendo della (1) a fronte del primo: i D ≈ I D + id dove id , corrente di segnale è data da : id = 2 K (VGS − VTH )v gs . Come si vede la relazione che lega id e gm ≡ v gs è una costante (transconduttanza gm): id = 2 K (VGS − VTH ) v gs quindi : id = g m v gs Fig. 20 : Interpretazione grafica del funzionamento del MOSFET ad arricchimento ai piccoli segnali: gm è uguale alla pendenza della caratteristica iD - vGS nel punto di lavoro. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 26 Come si vede in figura gm rappresenta la pendenza della caratteristica ovvero : gm ≅ ∂i D ∂v GS = 2 K (VGS − VTH ) vGS =VGS quindi la transconduttanza si ricava graficamente sulla caratteristica iD - vGS tracciando la tangente nel punto di lavoro. Nota : K è dell’ordine di ⎡ mA ⎤ ⎢⎣ V 2 ⎥⎦ per circuiti a componenti discreti e di ⎡ μA ⎤ ⎢⎣V 2 ⎥⎦ per circuiti integrati) Sostituendo a K la sua espressione che abbiamo trovato al paragrafo 10 si ottiene: ⎛W g m = ( μ n C OX )⎜ ⎝L diversamente sostituendo a (VGS-VTH) l’espressione ⎞ ⎟(VGS − VTH ) ⎠ ID si ottiene: K g m = 2 μ n C OX W / L I D Nota : confronto con il transistore bipolare L’espressione della gm nel transistore bipolare è: I βI gm = C = B V BE V BE si noti che per il transistore bipolare l’espressione di gm non dipende dalle dimensioni geometriche (W e L) del componente. Quindi nel transistore bipolare a parità di corrente la transconduttanza è maggiore che nel MOS. Proviamo ora a calcolare il guadagno in tensione AV del MOSFET ai piccoli segnali. Possiamo scrivere la tensione complessiva, componente di polarizzazione più componente ai piccoli segnali, al drain in questo modo: v DS = V DD − R D i D Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 27 Nell’ipotesi di piccoli segnali si ha che: v DS = V DD − R D ( I D +i d ) ovvero nel punto di lavoro statico: v DS = V DD − R D I D quindi la componente di segnale della tensione di drain risulta essere : v ds = −i d R D = − g m R D v gs dalla quale si deduce che il guadagno di tensione AV ai piccoli segnali è dato da : AV = vd = − g m RD v gs ovvero che l’amplificatore è invertente (sfasamento di 180° fra il segnale di ingresso e quello di uscita) cosa che si esplica nel segno meno dell’espressione sopra e che si vede in Fig.21. Fig. 21 : Relazione fra il segnale di ingresso e segnale di uscita nel MOSFET (circuito di Fig.17) Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 28 Abbiamo fino qui ipotizzato che, in saturazione, la corrente di drain sia indipendente dalla tensione di drain mentre invece sappiamo che a causa dell’effetto della modulazione di lunghezza di canale questo non è vero quindi in prima approssimazione possiamo dire che il transistore MOS si comporta come un generatore ideale di corrente (gmvgs) controllato in tensione (vgs) il cui modello ai piccoli segnali è in Fig.22(a). Dobbiamo però tenere conto della dipendenza fra id e vd quindi introdurre un modello di questo effetto ottenuta in Fig.22(b) tramite la resistenza a valore finito (molto grande) ro (si riveda il paragrafo 11). D G G gmVgs + D + VGS VGS - - gmVgs R0 S S (a) Fig. 22 : Modello ai piccoli segnali del MOSFET. (b) Come abbiamo visto al paragrafo 11 l’espressione della corrente di Drain risulta : I D = K (VGS - VTH ) 2 (1 + λVDS ) quindi ID dipende anche da VDS per cui possiamo definire : ∂I D 1 g0 = = r0 ∂V DS Q ≅ λI D0 -1 dove l’ apice 0 sta ad indicare che ID e VDS sono calcolate per λ = 0 [V ] (caso ideale). In altri termini : r0 = 1 dove λ = VA VA 1 1 ≅ = g 0 λI D 0 I D0 è un parametro tecnologico del transistore (non si confonda VA con AV (guadagno in tensione)). Di conseguenza il guadagno in tensione diventa: AV = − g m ( R D // r0 ) . Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 29 1.13 Interruttore MOS + Vc = Max+7V Min -3V G VTH=2V IG = 0 V0 + B Va = Max +5V Min -5V - RL CL -5V Fig. 23 Il dispositivo in figura mostra un circuito che sintetizza un interruttore utilizzando un transistore NMOS. A priori non conosciamo quale sia il piedino di source o di drain. Il source è per definizione la giunzione con la tensione più bassa rispetto al drain. A titolo di esempio (utile per comprenderne il funzionamento) supponiamo VTH = 2V Inoltre considereremo il condensatore CL inizialmente scarico. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 30 Caso1) Vc = +7V ⎫ ⎬ → allora → V0 = +5V Va = +5V ⎭ VCC = +5V a b V0 =+5V + Vc = 5V RL - CL Fig. 24 Come si vede dalla figura (subito sopra) imponendo le tensioni Va e Vc e avendo ipotizzato che il condensatore C L sia scarico il morsetto ‘a’ del MOS sarà il drain mentre il morsetto ‘b’ sarà il source poiché è il morsetto ‘a’ è a tensione superiore del morsetto ‘b’. Se alzassimo ulteriormente la Va sopra i 5V la tensione Vo non potrà mai salire oltre il valore 5V Questa caratteristica deriva dal fatto che la tensione Vc è stata fissata a +7V quindi tenendo conto della tensione di soglia ( VTH = 2V), anche aumentando Va sopra i 5V, la tensione VGS sarebbe superiore a 0 e non ci sarebbe canale (il MOS si troverebbe in interdizione). Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 31 − VTH non Caso2) Vc = +7V ⎫ ⎬ → allora → V0 = −5V Va = −5V ⎭ Va = -5V a b V0 =-5V + VC = 7V RL - CL Fig. 25 Come si vede dalla Fig.25 al contrario del caso precedentemente visto, supponendo il condensatore CL scarico, il morsetto ‘a’ del MOS è alla tensione più bassa rispetto al nodo ‘b’. In questo caso il source del MOS è il nodo ‘a’ mentre il nodo ‘b’ è il drain. In questo caso anche rendendo più negativa la tensione accadeva nel caso precedente poiché negativo di VGS − VTH Va non ci sarebbe alcuna limitazione, come è sempre maggiore di zero qualsiasi sia il valore Va . Riassumendo le tensioni positive vengono limitate cosa che non accade per quelle negative. Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 32 1.14 Interruttore C-MOS +5V VC = Max +5V Min -5V canale p VTH =2V + vC v0 + + vA - vC RL CL canale n -5V Fig. 26 In Fig.26, sono stati utilizzati due MOS complementari come interruttori : questo circuito è comunemente conosciuto con il nome di “trasmission gate” ovvero porta di trasmissione. Il trasmission gate è formato da un interruttore N-MOS e da uno P-MOS collegati come in figura, è inoltre interessante notare che le tensioni sui gate sono due tensioni complementari indicati con Vc e V c ovvero Vc = −V c La parte inferiore del circuito è già stata analizzata, la parte superiore funziona analogamente. Da quanto detto sull’interuttore N-MOS e ragionando analogamente per il transistore P-MOS, questo circuito sarà un perfetto interruttore privo di limitazione in tensione in quanto l’interruttore N-MOS non limita le tensioni negative ed il P-MOS non limita quelle positive. (ciò non accade se si considera un interruttore N-MOS o un P-MOS analizzati ‘singolarmente’). Transistore ad effetto di campo (MOSFET) Prof. Maurizio Valle A.A. 2006 – 2007 pag. 33