La struttura covalente delle proteine (la sequenza amminoacidica) Sequenza amminoacidica dell’ormone insulina bovino (Frederick Sanger, 1953) Il primo passo per determinare la sequenza di un peptide è quello di determinarne la composizione amminoacidica. Il peptide viene idrolizzato nei suoi costituenti amminoacidici mediante riscaldamento a 110 oC per 24 h in una soluzione 6 N HCl. Gli amminoacidi ottenuti dall’idrolisi possono essere separati mediante cromatografia a scambio ionico su resina di polistirene sulfonato (carica negativamente). L’identità di ciascun amminoacido viene rivelata dal volume di eluizione (il volume di tampone necessario per rimuovere l’amminoacido dalla colonna). Ciascun amminoacido viene quantizzato mediante una reazione colorimetrica con la ninidrina. Ninidrina Amminoacidi trattati con la ninidrina danno un intenso colore blu. Fa eccezione la prolina che dà un colore giallo perché contiene un gruppo amminico secondario La concentrazione di un amminoacido dopo che è stato riscaldato in presenza di ninidrina è proporzionale alla assorbanza ottica della soluzione Con questa tecnica è possibile rivelare 1 microgrammo (10 nmol) di un amminoacido Se si utilizza la fluorescamina in luogo della ninidrina è possibile rivelare anche un solo nanogrammo (10 pmol) di un amminoacido. La fluorescamina reagisce con il gruppo α-aminico e da origina ad un prodotto altamente fluorescente. Il passo successivo è spesso quello di identificare il residuo ammino-terminale Fluorodinitrobenzene Dabsil cloruro Dansil cloruro Per identificare il residuo amminoterminale quest’ultimo viene marcato con un composto che forma con esso un legame covalente stabile. Per marcare i residuo ammino-terminale Sanger utilizzò l’1-fluoro-2,4dinitrobenzene (FDNB). Oggi si usano i reagenti dansil cloruro e dabsil cloruro, i cui derivati fluorescenti possono essere identificati più facilmente dei dinitrofenil derivati Dopo aver marcato il residuo ammino-terminale il polipeptide viene idrolizzato e sono identificati gli amminoacidi marcati Poiché l’idrolisi distrugge il polipeptide, questa metodica può essere utilizzata solo una volta e non può essere utilizzata per identificare i residui che si trovano dopo quello N-terminale. La degradazione di Edman Il peptide viene fatto reagire con il fenilisotiocianato, che si lega al residuo Nterminale Il residuo amminoterminale viene quindi staccato come derivato ciclico mediante idrolisi acida blanda che lascia il peptide intatto ed accorciato di un residuo Dopo la rimozione e l’identificazione del residuo ammino-terminale, viene esposto un nuovo residuo ammino-terminale e la reazione può essere ripetuta Sanger Edman Separazione mediante HPLC dei derivati feniltiodantoinici degli amminoacidi Sequenziatori automatici sono in grado di determinare la sequenza amminoacidica delle catene polipeptidiche fino a 50 residui Per essere sequenziate le proteine grandi devono essere suddivise in segmenti più piccoli Rottura dei ponti disolfuro di una proteina. Ditiotreitolo (DTT) La riduzione dei ponti disolfuro con DTT, che porta alla formazione di due residui di cisteina deve essere seguita da ulteriori modificazioni dei gruppi reattivi SH per impedire la nuova formazione di ponti disolfuro. L’acetilazione con iodoacetato soddisfa questa esigenza. Si possono usare diversi metodi per frammentare una catena polipeptidica Localizzazione dei ponti disolfuro Se nella struttura primaria vi sono ponti disolfuro la tappa successiva è la determinazione della loro posizione. Un campione della proteina viene frammentato con un enzima proteolitico senza rompere i ponti disolfuro. I peptidi ottenuti con questa frammentazione sono separati per elettroforesi e confrontati con quelli generati dall’azione della tripsina sulla proteina da cui i ponti disolfuro erano stati eliminati. Nella prima serie mancheranno due peptidi, sostituiti da uno più grande. I due peptidi sconparsi rappresentano le regioni della catena polipeptidica unite dal ponte disolfuro Elettroforesi diagonale I peptidi uniti da legami disolfuro possono essere identificati, mediante la tecnica dell’elettroforesi diagonale La proteina viene tagliata in diversi peptidi in condizioni in cui i legami disolfuro rimangono integri. La miscela di peptidi è quindi sottoposta ad elettroforesi La sequenza amminoacidica può essere dedotta dalla sequenza del DNA Come usare le informazioni derivanti dalle sequenze delle proteine La sequenza di una determinata proteina può essere paragonata alle sequenze già note presenti nelle banche dati per vedere se esistono sequenze simili. La proteina isolata appartiene ad una delle famiglie di proteine conosciute? Il confronto delle sequenze della stessa proteine in specie differenti dà molte informazioni sulle vie dell’evoluzione. Si può ricercare nella sequenza amminoacidica la presenza di domini ripetuti. Molte proteine contengono sequenze amminoacidiche specifiche che servono da segnale per la localizzazione cellulare o per il successivo processamento. I dati della sequenza possono essere utili per preparare anticorpi specifici per la proteina di interesse. La sequenza amminoacidica può essere utilizzata per disegnare esche (probe) di DNA che sono specifici per i geni che codificano la proteina corrispondente. Motivi ripetuti nella proteina calmodulina. Ciascun motivo lega uno ione calcio Sequenza amminoacidica del citocromo c umano = residui invarianti = sostituzioni conservative Albero filogenetico costruito in base al numero di differenze amminoacidiche nella sequenza del citocromo c di specie diverse. E’ sovrapponiblie a quello ottenuto con la tassonomia classica. Il numero di residui che differiscono nelle proteine omologhe da 2 specie diverse è proporzionale alle differenze filogenetiche esistenti tra le 2 specie. Es.: cavallo-lievito 48 sostituzioni Anitra-pollo 2 sostituzioni Per descrivere l’intero patrimonio di proteine codificato dal DNA di un organismo i ricercatori hanno coniato un nuovo termine, proteoma. Il termine proteoma deriva da : proteine espresse dal genoma. L’analisi del proteoma cellulare sta acquistando sempre più importanza e fornendo informazioni che si integrano con quelle ottenute dalla sequenza del DNA