UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MESSINA Corso di Laurea Triennale in Scienze Biologiche Corso di Genetica 2015-2016 CORSO DI GENETICA A/K BASI GENETICHE DEL PROCESSO DI INFEZIONE DI AGROBACTERIUM TUMEFACIENS: IL PLASMIDE TI E IL T-DNA Modulo di Genetica Vegetale | Prof. Orazio Romeo Dipartimento di Scienze Chimiche, Biologiche, Farmacologiche ed Ambientali INTRODUZIONE “Crown gall”, o galla della corona o del colletto (Fig. 1), è il nome utilizzato dai fitopatologi per descrivere le più o meno vistose iperplasie o masse tumorali spesso osservate alla base del fusto e delle radici degli alberi, viti e piante legnose. Fig. 1. Galle di forma rotondeggiante e munite di protuberanze. La causa di tali formazioni è rimasta sconosciuta fino al 1897 quando Fridriano Cavara descrisse in dettaglio l’isolamento di un batterio in grado di causare galle alla base delle viti presenti nei giardini botanici reali di Napoli. Oggi è noto che la formazione di tali tumori è dovuta, principalmente, a microrganismi Gram-negativi appartenenti al genere Agrobacterium, il quale include specie (A. tumefaciens, A. viti e A. rubi) in grado di indurre trasformazioni oncogene nelle cellule vegetali e di causare, quindi, formazioni neoplastiche al sito di infezione. 2 A. tumefaciens è un proteobatterio, di forma bastoncellare, appartenente alla famiglia delle Rhizobiaceae, la quale comprende anche molti batteri azotofissatori simbionti delle piante. Tuttavia, a differenza di quest’ultimi, A. tumefaciens si comporta da parassita ed è capace di infettare le piante attraverso la trasmissione di un elemento di DNA, detto T-DNA (T sta per trasferito), che introdotto all’interno delle cellule vegetali è in grado di integrarsi nel genoma dell’ospite. Per la tumorigenesi sostenuta da A. tumefaciens, è richiesta la corretta espressione di specifici geni tumorali all’interno della cellula ospite. Tali geni sono localizzati sul T-DNA, un segmento mobile del plasmide Ti (Tumor inducing; circa 200 kbp di grandezza) delineato da due ripetizioni dirette imperfette di circa 25 bp ognuna chiamate rispettivamente “Left Border (LB)” e “Right Border (RB)” (Fig. 2). Il plasmide Ti di A. tumefaciens (ceppo 50; Genbank: AE00787) è stato completamente sequenziato e il T-DNA all’interno di questo elemento genetico mostra le seguenti sequenze fiancheggianti: LB(25 bp): TGGCAGGATATATTGTGGTGTAAAC RB(25 bp): TGACAGGATATATTGGCGGGTAAAC 3 Fig. 2. Rappresentazione schematica del plasmide Ti di A. tumefaciens. La regione Vir con i geni VirF, VirD2 e VirE2 e il T-DNA incluso le ORFs presenti (box verdi) sono mostrate. Da Bourras et al., 2015. Il T-DNA presenta alcune sequenze (TATA-box; CAAT-box) (Fig. 2) che sono elementi tipici dei promotori eucariotici i quali, probabilmente, assicurano una corretta trascrizione dei geni batterici una volta entrati all’interno dell’organismo eucariote ospite. I geni presenti nel segmento mobile (T-DNA) possono essere suddivisi in due distinte categorie sulla base della loro funzione nel processo di tumorogenesi. La prima classe di geni oncogeni codifica per enzimi, tra cui la triptofano monoossigenasi e la indolacetammide idrolasi, che apportano un profondo cambiamento nella regolazione e biosintesi di fitormoni quali le auxine e le citochine generando così il caratteristico “gonfiore” tumorale. 4 La seconda classe di geni indirizza il metabolismo cellulare della cellula ospite verso la produzione di derivati amminoacidici e zuccheri necessari per la sintesi di sostanze, dette opine. Le opine non sono utilizzabili dalle cellule vegetali ma sono usate dai batteri come nutrienti e pertanto servono per la colonizzazione microbica e per la loro proliferazione. A. tumefaciens mostra una peculiare capacità di aderire a diversi tipi di superfici sia inanimate (vetro, plastica, poliestere) che biologiche tra cui quelle di piante e funghi. Il principale tipo di attacco sembra essere quello “polare” in cui i batteri adesi al pelo radicale sembrano formare un piccolo “spazzolino” (Fig. 3). Fig. 3. Adesione polare di A. tumefaciens al pelo radicale di una pianta di pomodoro. Da Matthysse, 2014. Il meccanismo di adesione sembra coinvolgere un particolare polisaccaride (UPP) extracellulare localizzato ad un polo della cellula e composto principalmente da mannosio e glucosio. Una volta che il batterio si è legato alla superficie della pianta inizia il processo di infezione il quale culmina con l’integrazione del T-DNA all’interno del genoma della cellula vegetale. 5 A. tumefaciens ha evoluto un sofisticato meccanismo di trasferimento il quale prevede prima di tutto il rilascio del T-DNA sottoforma di un singolo filamento detto “T-strand”. La formazione del T-strand avviene ad opera delle proteine Vir, codificate dai geni Vir che occupano una regione di circa 35 kbp sul plasmide Ti. L’espressione di tali geni è, in genere, attivata da composti fenolici (acetosiringone) prodotti in seguito a ferite che si verificano a carico dei tessuti della pianta (Fig. 4). Fig. 4. Rappresentazione schematica del processo di trasmissione del T-DNA di A. tumefaciens alla cellula vegetale in seguito ad attivazione dei geni Vir ad opera di composti fenolici (acetosiringone). La percezione di tali composti è dovuta ad un sistema a due componenti costituito dalle proteine VirA/VirG (Fig. 5). VirA è un sensore (chinasi) di membrana che in grado di auto-fosforilarsi ad un residuo di istidina e 6 successivamente di trasferire il gruppo fosfato ad un residuo conservato di aspartato della proteina VirG. La fosforilazione di VirG attiva la trascrizione del regulone Vir presente sul plasmide Ti e quindi il processamento del T-DNA e la sua traslocazione nella cellula ospite. Fig. 5. Modello molecolare di percezione dei composti fenolici mediante il sistema VirA/VirG. É stato osservato come un certo numero di monosaccaridi tra cui il glucosio, galattosio, arabinosio e l’acido D-glucoronico, solitamente rilasciati in seguito a ferite riportate dalla pianta, aumentino enormemente l’induzione dei geni Vir. Ciò è possibile poiché una proteina batterica periplasmatica, ChvE, è in grado di legare tali zuccheri e di interagire successivamente con il dominio periplasmatico di VirA inducendone un cambiamento conformazionale che aumenta notevolmente la sensibilità delle proteina sensore nei confronti dei composti fenolici presenti. Il dominio periplasmatico di VirA è sensibile anche 7 alle variazioni di pH responsabili dell’induzione massima dei geni Vir (a pH acidi). Come accennato precedentemente, la fosforilazione di VirG promuove la trascrizione di altri geni Vir poiché tale proteina è capace di interagire con una sequenza regolatoria (TNCAATTGAAA) chiamata “vir box” e localizzata a monte dei promotori dei geni Vir. La trascrizione di questi geni determina la produzione della proteina VirD2, che insieme ad altri fattori accessori (le proteine VirD1, VirC1 e VirC2), si lega e taglia il T-DNA a livello delle sequenze LB e RB. VirD2 è una endonucleasi che rilascia il segmento di TDNA a singolo filamento (T-strand) rimanendo covalentemente legata all’estremità 5’ (Fig. 6). Una volta all’interno della cellula vegetale, al T-strand libero si lega VirE2, una proteina in grado di legare il singolo filamento di DNA formando il cosidetto “T-complex” che è la forma in cui viene effettivamente trasportato il T-DNA nella cellula eucariotica evitando l’attacco di eventuali DNAsi (Fig. 6). Il T-strand entra all’interno della cellula vegetale mediante traslocazione attraverso un sistema di secrezione che è in grado di formare anche un “pilus” coniugativo simile a quello prodotto dal plasmide F di Escherichia coli. 8 Fig. 6. Formazione del T-strand e del T-complex. Il “Type IV Secretion System (T4SS)” è uno dei diversi tipi di sistemi di secrezione che utilizzano i microrganismi per il trasporto di macromolecole quali proteine e DNA attraverso la cellula batterica. Il T4SS è un sistema molto versatile come dimostrato dalla grande varietà di funzioni che esso svolge. In A. tumefaciens, il T4SS, oltre ad elaborare pili coniugativi, produce anche il canale di traslocazione attraverso cui è trasferito il T-DNA. Tuttavia se il “pilus” serva solo come dispositivo di attacco o di condotto per i substrati o entrambi resta ancora da chiarire. Sebbene il pilus e il canale siano probabilmente assemblati in un’unica struttura supramolecolare, la Figura 7 li riporta fisicamente distinti per trasmettere l’idea che essi svolgono funzioni diverse. 9 Fig. 7. Rappresentazione grafica del T4SS in grado di produrre pili (a) e canale di traslocazione del T-DNA (b). Infatti, anche se il “pilus” consente il contatto con la cellula target, esso è assolutamente superfluo per la traslocazione intercellulare. Ciò è stato dimostrato geneticamente attraverso l’uso di esperimenti di mutagenesi in cui specifiche mutazioni bloccavano la biogenesi del “pilus” senza condizionare il trasferimento di substrati o, viceversa, poteva essere bloccato il trasferimento senza che la formazione del pilus ne fosse influenzata. In A. tumefaciens, il T4SS è costituito dalle proteine VirB/VirD. In particolare questo sistema di secrezione è formato da 11 proteine codificate dall’operone VirB e dalla subunità VirD4 prodotta separatamente dall’operone VirD (Fig. 7a). Oltre al T-strand, molti effettori batterici possono essere traslocati attraverso il sistema VirB/VirD4. Infatti, immediatamente dopo l’ingresso del T10 strand/VirD2 all’interno della cellula ospite, il T-DNA viene rapidamente legato e rivestito da circa 600 proteine VirE2 (Fig. 6) per formare un solido filamento a spirale detto T-complex (Fig. 6). La conformazione del T-complex è mantenuta durante tutto il suo “viaggio” all’interno della cellula eucariotica fino al suo ancoraggio sulla cromatina all’interno del nucleo. Le proteine VirD2 e VirE2 a loro volta, contribuiscono in vari modi alla traslocazione del T-complex nel nucleo dell’ospite. È importante sottolineare che entrambe le proteine presentano sequenze di localizzazione nucleare (NLS) che aiutano a guidare il T-complex al nucleo attraverso specifiche interazioni con proteine vegetali quali le α e β importine (Fig. 8). Fig. 8. Trasporto del T-complex nel nucleo della cellula vegetale. 11 La Figura 9 riassume le varie fasi che portano il T-DNA del batterio ad integrarsi nel genoma della cellula vegetale. Fig. 9. Panoramica del processo di infezione che porta il T-DNA di A. tumefaciens all’interno del nucleo della cellula vegetale. Quando il T-DNA raggiunge il nucleo della cellula eucariotica ospite può integrarsi all’interno del genoma mediante meccanismi di ricombinazione nonomologa o illegittima. L’inserimento è causale pertanto il T-DNA può inserirsi in qualsiasi punto del genoma vegetale. Le rotture a doppio filamento (DSB) del DNA dell’ospite risultano essere i principali “targets” per l’inserimento del T-DNA. Negli organismi eucariotici, le DSB possono essere indotte da fattori ambientali quali raggi ionizzanti, radiazioni UV, agenti genotossici o da fattori endogeni derivanti dall’attività cellulare. Ad esempio, le DSB si verificano durante la replicazione del DNA, quando la forca replicativa si arresta e poi riparte, durante la segregazione mitotica, nella mobilizzazione di elementi trasponibili oppure durante la ricombinazione meiotica. Comunque l’esatto meccanismo con cui il T-DNA si 12 inserisce a livello delle DSB non è ancora noto. La Figura 10 mostra un possibile modello di inserimento del T-DNA a livello di una rottura a doppio filamento nel genoma. Fig. 10. Presunto meccanismo di ricombinazione non-omologa che permette l’integrazione del T-DNA nel genoma eucariotico. Il meccanismo con il quale A. tumefaciens causa la formazione di tumori nelle piante è molto affascinante e senza dubbio, rappresenta uno dei più sofisticati sistemi di trasferimento di materiale genetico, tra organismi di regni diversi, oggi conosciuto. Al momento, la gamma di ospiti a cui A. tumefaciens può efficacemente trasferire DNA si estende al di là del regno vegetale ed include i lieviti, molte specie di funghi filamentosi e addirittura le cellule umane. Questo microrganismo è, infatti, capace di trasferire in maniera efficace DNA a protoplasti fungini, a conidi e a tessuto ifale. Tale sistema di trasferimento genico orizzontale risulta, pertanto, particolarmente utile per le specie fungine 13 che sono recalcitranti alla trasformazione genetica con altri metodi. La sua semplicità e l’elevata efficienza di trasformazione rendono questo sistema un valido strumento per la manipolazione genetica dei funghi, soprattutto quelli di interesse clinico e agro-alimentare. La straordinaria scoperta, inoltre, che A. tumefaciens è in grado di trasformare anche le cellule umane estende ancora di più la gamma degli ospiti con cui questo batterio può interagire, e porta a chiedersi se il trasferimento del T-DNA possa rappresentare la base di un sistema funzionale per il trasferimento di elementi genetici all’interno delle cellule umane. 14 Bibliografia (essenziale) 1. Bourras S, Rouxel T, Meyer M. Agrobacterium tumefaciens gene transfer: how a plant pathogen hacks the nuclei of plant and non-plant organisms. Phytopathology. 2015;105:1288-301. 2. Chandran Darbari V, Waksman G. Structural biology of bacterial type IV secretion systems. Annu Rev Biochem. 2015;84:603-29. 3. Christie PJ, Gordon JE. The Agrobacterium Ti Plasmids. Microbiol Spectr. 2014;2(6). 4. Chumakov MI. Protein apparatus for horizontal transfer of agrobacterial T-DNA to eukaryotic cells. Biochemistry (Mosc). 2013;78:1321-32. 5. Kado CI. Historical account on gaining insights on the mechanism of crown gall tumorigenesis induced by Agrobacterium tumefaciens. Front Microbiol. 2014;5:340. 6. Matthysse AG. Attachment of Agrobacterium to plant surfaces. Front Plant Sci. 2014;5:252. 7. Wallden K, Rivera-Calzada A, Waksman G. Type IV secretion systems: versatility and diversity in function. Cell Microbiol. 2010;12:1203-12. 15