GINOCCHIO anatomia e biomeccanica SCIENZE DI BASE a.a. 2009/10 • articolazione mista complessa • composta da femore – tibia – rotula • 2 condili femorali 2 piatti tibiali • troclea femorale rotula (articolazione femoro-rotulea) • + distanti anteriormente • interno + spesso • esterno + alto + corto + arretrato • differenti raggi di curvatura (esterno + costanti) • separati dalle spine tibiali • l’interno ha superficie concava (sia in senso sagittale che trasversale) • l’esterno ha superficie convessa (in senso sagittale) concava (in senso trasversale) rotula o patella • osso sesamoide inserito nel tendine del quadricipite • migliora l'efficacia muscolare. • unico sesamoide di dimensioni ragguardevoli costante nell’uomo • 2 faccette articolari posteriori separate da una cresta smussa • si articola con la gola intercondiloidea (art. femoro/rotulea) • posteriormente vi è l'articolazione femoro-tibiale • poggia su un cuscinetto adiposo detto corpo di Hoffa che le permette di scorrere sulle strutture posteriori • è collegata ai condili femorali mediante i legamenti alari che la stabilizzano Perone: testa articolata con faccetta con la porzione superiore tibia stabilizzatori attivi e passivi a livello rotuleo ELEMENTI INTERNI DI RINFORZO CAPSULARE Legamento COLLATERALE MEDIALE accollati alla capsula • margine mediale dell’epicondilo femorale mediale • in modo abbastanza puntiforme (4-5 mm) • si distende a ventaglio in una zona molto ampia sulla faccia capsula postero-mediale della tibia • fibre al tendine del semimembranoso avvolgendolo • 1 fascio superficiale (la cui parte posteriore costituisce il legamento obliquo) • due fasci profondi, il legamento menisco-tibiale e il legamento menisco-femorale • fibre con inclinazioni differenti • le + verticali sulla tibia sono sempre in tensione (uniche) • sopportano la tensione massima in estensione Funzione: stabilizzazione mediale del ginocchio in estensione nel senso trasversale (varo-valgo, abdadduzione) In flessione: la porzione prossimale si attorciglia per cui ampiezza e larghezza del legamento, che protegge la parte mediale dell’articolazione, si riducono in maniera notevole tensione solo per meno del10% delle fibre • rapporto funzionale e anatomico con le fibre che costituiscono il legamento alare interno della rotula • la messa in tensione dell’uno stimola quella dell’altro = stimolo meccanico reciproco. • Es. se voglio stare ben dritto e stabile contraggo il quadricipite e tirando la rotula tiro il legamento alare interno (vasto mediale) che sollecita il collaterale interno ad essere nella massima attenzione = posizione monopodalica in ricerca di equilibrio • la contrazione del quadricipite garantisce la massima stabilità al ginocchio inibendo tutti i meccanismi rotatori compensatori passa sotto i tendini della zampa d’oca (sollecitazione sincrona) ELEMENTI INTERNI DI RINFORZO CAPSULARE • inserzioni: epicondilo femorale esterno e apice della testa del perone con l’inserzione bicipitale • decorre lineare, cordoniforme, con calibro di circa 78 mm di diametro • a ginocchio esteso, presenta un parallelismo funzionale equivalente: • alla corda tendinea del m. TFL • al bicipite femorale • Funzione: stabilizza trasversalmente il ginocchio solo in estensione • Entrambi i legamenti collaterali sono praticamente nulli per la protezione del ginocchio in flessione • in flessione, la stabilità articolare, è mantenuta da un’azione sincrona dei m. tensore della fascia lata e m. bicipite femorale. Gli infortuni avvengono in flessione di ginocchio. • Il collaterale esterno è palpabile tra la tibia e la testa del perone: la sua assenza è segno di lesione. Legamento COLLATERALE ESTERNO LEGAMENTI COLLATERALI • assicurano la stabilità laterale del ginocchio in E • si tendono nella RE (della tibia rispetto al femore) • si detendono nella RI • si tendono durante l’E • si detendono durante la F • più un ginocchio è valgo più sollecita il LCI, più è varo più sollecita il LCE • Impedimento al varo: LCE + tendine TFL + tendine BF + tendine Popliteo + fibre esterne della capsula • Impedimento al valgo: LCI + tendini dei m. zampa d’oca + fibre interne capsula Legamento crociato anteriore Inserzione • distale sulla porzione anteriore interna (mediale) del piatto tibiale interno, al davanti della linea intercondiloidea, vicino al corno anteriore del menisco interno • si dirige, nella gola intercondiloidea, con fibre oblique inclinate in fuori – alto - dietro • si va ad inserire sulla faccia interna del condilo femorale esterno. Funzione • protezione nelle rotazioni • bloccare lo scivolamento in avanti (anteriorizzazione) del piatto tibiale interno • bloccare lo scivolamento indietro del condilo femorale esterno • mantenere compattati in maniera incrociata piatto tibiale mediale e condilo femorale esterno Legamento crociato posteriore Funzione • protezione nelle rotazioni • bloccare lo scivolamento indietro del piatto tibiale interno • bloccare lo scivolamento avanti del condilo femorale interno. Inserzione • sulla faccia posteriore del piatto tibiale esterno, • espansioni posteriore) • espansione, di spessore minore, verso la parte interna, mediale, tra i due piatti tibiali. • fissa la faccia posteriore della lateralmente che medialmente • diretto in alto – dentro – avanti • inserzione è sulla faccia antero-interna del condilo femorale interno. verso il menisco esterno (corno tibia più Legamento crociato anteriore • permettono la stabilità A/P del ginocchio consentendo i movimenti a cerniera • richiamano i condili permettendo lo scivolamento sul piatto tibiale • sono strutture sensibili per registrare informazioni sul movimento • il LCA(E) è più lungo del LCP(I) • Connessioni menisco – legamentose • il LCA(E) contatta il corno ant del MI • l LCP(I) contatta il leg menisco – femorale che lo connette al corno post del ME • Le fibre dei LC sono inframmezzate a quelle della capsula che occupa anche la cavità intercondiloidea Legamenti RUOLO MECCANICO • ANTERIORMENTE il ginocchio è totalmente libero • garantiscono la stabilità A/P del ginocchio • responsabili dell’azione di scivolamento dei condili sul piatto tibiale • durante la F il LCA(E) permette lo scivolamento del condilo femorale int in avanti • durante l’E il LCP(I) permette lo scivolamento dei condilo femorale est in dietro • FLESSIONE: il LCP(I) da una posizione più orizzontale diventa più verticale mentre il LCA(E) da una posizione più verticale diventa più orizzontale • ESTENSIONE: In posizione neutra di estensione il LCA(E) è in posizione più verticale mentre il LCP(I) si trova in posizione più orizzontale • ROTAZIONE: I crociati si tendono nella RI (della tibia rispetto al femore) e si detendono nella RE • ANTERIORMENTE il ginocchio è totalmente libero • viene protetto nelle varie fasi funzionali di flessione ed estensione da: • rotula con tendine rotuleo • tendine quadricipitale • il sistema frena il femore • favorisce un ripristino degli equilibri nei rapporti tra femore e tibia ELEMENTI INTERNI DI RINFORZO • In flessione situazione di possibile scivolamento in avanti o indietro del femore sulla tibia. Questo avviene per due motivi: • Curve delle volute condiloiedee. • Forma dei piatti tibiali: concavo il piatto tibiale interno, convesso il piatto tibiale esterno • La differenza di congruità delle due superfici di tibia e femore viene compensata da elementi essenziali quali i menischi. ELEMENTI ANTERIORI DI RINFORZO • RIVESTIMENTI FIBROELASTICI articolare (ispessimenti) della capsula • strutture di rinforzo extra articolari • a forma di coppa accolgono e ricoprono a manicotto i condili femorali • si trovano tra le porzioni prossimali dei m. gemello interno e gemello esterno • PAPI (punto d’angolo postero interno) • formato dal corno posteriore del menisco mediale, dal tendine del semimembranoso e dal legamento posteriore obliquo • PAPE (punto d’angolo postero esterno) • formato dal corno posteriore del menisco laterale, dal legamento collaterale laterale e dal tendine del muscolo popliteo • Funzione: mantengono la stabilità posteriore dei condili femorali • sono un rinforzo della capsula per evitare l’IPERESTENSIONE non permettendo che i condili vadano indietro. • In estensione capsula PAPE E PAPI hanno la massima tensione • m. gemelli interno e esterno, grazie alla loro inserzione (sopra il limite dei condili) danno rinforzo, di tipo muscolare attivo, per evitare che la tibia vada indietro PAPI e PAPE POSTERIORMENTE MENISCHI Ruolo • colmano la non perfetta corrispondenza delle superfici articolari • ampliano le superfici che si affrontano • consentono stabilità senza scivolamenti • ammortizzatori • migliorano la lubrificazione • presentano una sup concava, una est cilindrica, ed una inf piatta. Hanno un corno ant ed un corno post. • le due corna ant sono unite fra loro tramite il leg. TRASVERSO • mandano espansioni con la parte periferica alla rotula andando a costituire le ALI MENISCO - ROTULEE • cartilagine meniscale praticamente appoggiata sul piatto tibiale interno • non è inserita con la possibilità di piccoli scivolamenti • ha inserzioni indirette muscolari, (tendine riflesso del semimembranoso) e legamentose (LCI) • forma triangolare che consente alle curve del femore di rendersi compatibili con il piatto tibiale • forma a C • scivola sulla superficie tibiale chiudendosi in flessione e aprendosi in fase estensorio. • a ginocchio esteso spingendo non ha movimento • a ginocchio flesso il movimento è ampio adattandosi alle diverse situazioni • mantiene il condilo femorale aderente e stabile • Ginocchio esteso = menisco interno è allargato • Ginocchio flesso = menisco interno si chiude, i suoi due margini: corno anteriore e corno posteriore si avvicinano • il movimento più ampio è del corno anteriore, il posteriore è meno libero • la sua mobilità determina una maggiore possibilità di lesione (rottura o pizzicamento). Menisco interno Menisco esterno • struttura di compenso tra piatto tibiale esterno (convesso) e curva condilare (più ampia e convessa) • aderente e fisso al piatto tibiale (è difficoltoso toglierlo durante l’intervento chirurgico) accoglie in maniera stabile il condilo • molto più spesso del mediale • forma a O, il corno anteriore ed il corno posteriore sono spesso compattati, uniti, non mobili • il suo corno post si connette al LCP tramite il leg. MENISCO – FEMORALE • la porzione est prende contatto con il tendine del m. POPLITEO che lo separa dal LCE Piatti tibiali e menischi P L M A Muscoli estensori ginocchio • • • • • QUADRICIPITE il più voluminoso della regione anteriore composto da 4 capi; la rotula è un osso sesamoide che “sposta” il tendine quadricipitale in avanti aumentandone la forza e l’efficacia retto femorale vasto mediale vasto laterale vasto intermedio • 3 monoarticolari: vasto mediale (o interno), vasto laterale (o esterno), vasto intermedio • biarticolare: retto femorale (o anteriore) VASTO INTERMEDIO: faccia anteriore e laterale dei 2/3 sup della diafisi femorale e linea aspra tendine comune VASTO LATERALE: parte superiore della linea intertrocanterica, grande trocantere, tuberosità glutea, linea aspra tendine comune VASTO MEDIALE: metà inferiore della linea intertrocanterica, linea aspra, tendini adduttore lungo e adduttore grande tendine comune •Retto femorale SIAI margine superiore dell'acetabolo tendine comune alla rotula flette la coscia (+++ a ginocchio flesso) ed estende la gamba permette l'estensione dell'anca e la flessione (sollevamento) della coscia arto non portante importante azione durante il passo sia nella spinta propulsiva nella fase di appoggio che nel richiamo in avanti dell’arto oscillante nervo femorale (L2, L4) Muscoli flessori principali IPT: tutti biarticolari eccetto capo breve del bicipite femorale) Muscoli flessori secondari SARTORIO: SIAS faccia mediale tibia su zona di inserzione dei m. zampa d’oca azioni principali: flex, abd, RE di anca GRACILE: porzione inf pube faccia mediale della tibia su inserzione m. zampa d’oca •Bicipite femorale capo lungo - tuberosità ischiatica capo comune con il semitendinoso lacerto comune con il legamento sacro-tuberoso capo breve – linea aspra del femore (lat) testa del perone condilo laterale tibia estende la coscia flette e extraruota la gamba (unico extrarotatore del ginocchio) nervo tibiale peroneo comune (L4-S1) •Semitendinoso superficiale - biarticolare tuberosità ischiatica (tendine comune con il bicipite) tuberosità mediale tibia (zampa d’oca) estende e adduce la coscia flette e intraruota la gamba (a ginocchio flesso) nervo tibiale (L4-S1) •Semimembranoso propfondo - biarticolare tuberosità ischiatica (lateralmente e prossimalmente al bicipite e semitendinoso) condilo mediale della tibia post condilo laterale femore (legamento popliteo) condilo mediale della tibia anteriormente corno posteriore menisco mediale estende, intraruota e adduce la coscia flette e intraruota la gamba nervo tibiale (L4-S1) biarticolare (unico tra gli adduttori) •Gracile mediale della coscia in profondità rispetto ai muscoli adduttori (lungo e grande) faccia anteriore della branca ischio-pubica faccia mediale della tibia (zampa d’oca con semitendinoso e sartorio) il più mediale e superficiale degli adduttori adduce e flette lievemente la coscia flette e intraruota (ruota medialmente) la gamba a ginocchio flesso ramo anteriore del nervo otturatorio del plesso lombare (L2-L4) anteriore della coscia biarticolare •Sartorio SIAS tuberosità tibiale (zampa d’oca con gracile e semitendinoso) flette, extraruota e abduce la coscia flette e ruota internamente la gamba (a ginocchio flesso) permette l'accavallamento degli arti inferiori (il nome sartorio deriva dalla sua capacità di far raggiungere la posizione seduta "a gambe accavallate" tipica dei sarti) nervo femorale (L1-L3) Muscoli rotatori ginocchio • faccia laterale del condilo femorale esterno, articolare menisco esterno e capsula • la stabilità del ginocchio durante i movimenti di rotazione è soprattutto garantita dal m. popliteo • Muscoli RE (della tibia rispetto al femore): • Bicipite Femorale • Tensore Fascia Lata • Muscoli RI (della tibia rispetto al femore) • Sartorio • IPT • POPLITEO: è l’unico muscolo RI monoarticolare POPLITEO Inserzione • faccia laterale del condilo femorale esterno, menisco esterno e capsula articolare • scende obliquo lateralmente posteriore della tibia • linea poplitea tibiale (o del soleo) e zona sovrastante - (parte mediale del ginocchio) • Funzione • flette e ruota all’interno la gamba • coordina gli elementi rotatori • è in sincronia con i tendini della zampa d’oca ed il bicipite femorale • extrarotazione femore con tibia a punto fisso e intrarotazione tibia con femore a punto fisso. • è l’unico muscolo intrinseco del ginocchio perché • L’AZIONE PRIMARIA DEL GINOCCHIO E’ MECCANICA, SOLO SECONDARIAMENTE E’ MUSCOLARE alla faccia GENERALITA’ • ginglimo articolare di tipo trocleare • un grado di libertà: F/E attraverso asse trasverso che lo attraversa • movimenti secondari (importanti dal punto di vista osteopatico sono i micromovimenti) come R e ABD/ADD • deve soddisfare a 2 esigenze tra di loro contrastanti: mobilità (flessione) e stabilità (estensione) Diartrosi: 1-enartrosi (CF); 2-condiloartrosi (ATM); 3a sella (Trap-Met); 4-ginglimo angolare; 5ginglimo laterale (radio-ulnare pross) L’articolazione del ginocchio rappresenta un sistema perfettamente bilanciato L’articolazione del ginocchio rappresenta un sistema perfettamente bilanciato Equilibrio tra le sollecitazioni a cui è sottoposta e la necessità di garantire un movimento adeguato Anatomia e fisiologia STABILITÀ • Pivot (legamenti crociati) MOVIMENTO • Legamenti collaterali • 3 articolazioni • Menischi • Flesso-estensione • Capsula articolare • Rotazione Assi del Ginocchio • asse anatomico (articolare) • non è allineato con l’asse della diafisi femorale • ne consegue un angolo aperto in fuori di 170 – 175° angolo di valgismo fisiologico • asse meccanico • allinea le tre articolazioni dell’a.i. • forma con l’asse verticale un angolo di 3° più ampio nella donna dove il bacino è più largo Asse di F/E • è orizzontale • incrocia l’asse della diafisi femorale che non è perfettamente verticale • a ginocchio flesso l’asse della gamba non è allineato a quello della coscia • R: possibile solo a ginocchio flesso Femoro-rotulea Femoro-tibiale mediale Femoro-tibiale laterale MECCANISMO DI ROTOLAMENTO-SCIVOLAMENTO e DI INGAGGIO TROCLEARE MOVIMENTO DI F/E • se i condili rotolassero solo sul piatto tibiale questo non basterebbe per compiere tutto il movimento in quanto la superficie dei condili è più lunga della superficie tibiale • se i condili scivolassero senza rotolare non si potrebbe compiere il movimento di F completa perché verrebbe ad urtare la sup inf del femore contro la tibia • partendo da una E completa 0° i condili dapprima compiono un movimento di rotolamento e poi associano un movimento di scivolamento durante la F. Il condilo esterno rotola molto di più di quello interno MOVIMENTI DEI MENISCHI IN F/E • E: I menischi si spostano in avanti per azione dei condili, perché trazionati dalle ali menisco – rotulee; il corno post del ME è trascinato anche dal leg menisco – femorale (mezzo di connessione con il LCP) • F: I menischi si spostano in dietro per azione dei condili, il corno ant del MI è trazionato dal LCA, il corno post del MI è trazionato dal tendine del m. SEMIMEMBRANOSO • Punto di contatto dei menischi con la tibia sono le corna mentre il corpo è libero e quindi soggetto a maggior mobilità MOVIMENTO DI ROTAZIONE • Possibile solo a ginocchio flesso perché disimpegna l’eminenza intercondiloidea e perché cambiano le superfici di contatto • RE: il condilo femorale esterno si sposta in vanti e il condilo femorale interno si sposta in dietro • RI: il condilo femorale esterno si sposta in dietro e il condilo femorale interno si sposta in avanti • i menischi seguono il movimento dei condili femorali • RE: (della tibia rispetto al femore): il ME viene trascinato in avanti, il MI viene trascinato in dietro • RI (della tibia rispetto al femore): il ME viene trascinato indietro, il MI viene trascinato in avanti MOVIMENTI DELLA ROTULA • F/E compie un movimento verticale di circa 8 cm. reso possibile dalle connessioni femoro-rotulee • La capsula art del ginocchio forma sottoquadricipitale e i recessi latero – rotulei • E’ grazie a questi che la rotula presenta escursioni ampie • Battuffolo adiposo: da esso nasce il leg adiposo che dal bordo inf della rotula si fissa sul fondo della gola intercondiloidea. • è raggiunto da alcune fibre del m retto femorale (che formano il m. articolare del ginocchio) • Durante l’E il m articolare trascina verso l’alto il leg adiposo in modo che non viene messo sotto pressione dalla rotula il recesso • MOVIMENTI LATERALI: possibili solo con il ginocchio in estensione neutra. La rotula tende in questa posizione a “lussarsi” esternamente a causa dell’angolo aperto in fuori formato dai tendini quadricipitale e rotuleo • questa “lussazione” esterna viene impedita dal fatto che la faccia esterna della troclea è più alta di quella interna • ROTAZIONE: Durante la RE della tibia rispetto al femore la rotula si sposta all’interno (guidata dal femore); il contrario durante la RI GINOCCHIO INTERNO: FUNZIONE DI STABILITA’ GINOCCHIO ESTERNO: FUNZIONE DI MOBILITA’ (Il condilo est possiede un movimento quasi 2 volte maggiore al condilo interno) Più facile una lesione a livello del MI che è meno mobile I M vengono di solito lesi quando non seguono i movimenti condilari: es: iperestensione brusca oppure distorsione in Lat e RE (possibile lesione a manico di secchio) Range articolari E: 0°. Da questa posizione è possibile estendere ulteriormente il ginocchio arrivando a – 5°/-10° (iperestensione). In condizioni patologiche recurvatum F: attiva ad anca flessa: 140°; attiva ad anca estesa: 120°; F passiva: 160° R: (solo a ginocchio flesso) Pz Prono. RI 30° RE 40° GINOCCHIO: REPERI ANATOMICI RICERCA DEI LIMITI DELLA ROTULA Paziente - supino esaminare. Operatore: - Dal lato del ginocchio da - porre pollice ed indice delle due mani ad anello attorno alla rotula evidenziando così la sua forma e le sue dimensioni. - individuare profili ed angoli. - indurre scorrimenti verso il piede ed il cranio per valutare l’ampiezza del suo movimento. Muovendola verso il piede si avverte una certa resistenza elastica ed il movimento è più ampio. - su richiesta spinge col ginocchio - chiedere contrazione del quadricipite. Contro il lettino (contrazione quadricipite) - Si avverte un aumento della densità dei tessuti in corrispondenza della mano che circonda la rotula a livello della coscia. - Si individua così il tendine quadricipitale, il vasto interno, il vasto laterale. - Si individua la lunghezza e la continuità del tendine quadricipitale spostando leggermente la mano in senso craniale. E’ un tendine abbastanza lungo. Il collegamento funzionale tra il tendine rotuleo ed il bacino avviene attraverso il retto femorale. Il corretto o scorretto posizionamento della coxofemorale condiziona la tensione del quadricipite, per cui una leggera flessione dell’anca non consentirà una completa estensione attiva del ginocchio (insufficienza attiva). La tensione maggiore o minore del quadricipite perciò dà informazioni importanti. Da una ipotonia o ipotrofia del vasto interno può derivare un problema di ginocchio, da ipotonia o ipotrofia del retto femorale un problema di anca. DIAGNOSI Clinico-anamnestica Lesione legamento collaterale mediale 1° 2° Indicazione all’intervento in acuto 3° Lesione legamento collaterale mediale 1° 2° 3° 1°: ritorno al campo a 20 gg 2°: ritorno al campo a 30-40 gg 3°: ritorno al campo a 60 gg Lesione LCA RIQUADRO DI APPROFONDIMENTO Viene definito angolo Q, l’angolo formato dall’intersezione di due linee: la prima congiungente la spina iliaca antero superiore ed il centro della rotula, ossia la linea che rappresenterebbe il vettore di forza del quadricipite femorale, e la seconda che va dal centro della rotula alla tuberosità tibiale anteriore e che rappresenta l’asse anatomico della rotula. L’angolo Q differisce leggermente nei due sessi, essendo normalmente compreso tra 10 e 12° nell’uomo e tra 15 e 18° nella donna (Insall e coll., 1976). Un aumento dell’angolo Q può dipendere da diversi fattori di ordine anatomico come : -Un aumento dell’antiversione femorale [1] -Un aumento della torsione esterna della tibia -Una lateralizzazione della tubersità tibiale anteriore Un aumento dell’angolo Q comporterebbe un aumento del valgismo del ginocchio che sarebbe a sua volta responsabile di uno spostamento laterale della rotula. E’ importante ricordare che aumentando o diminuendo il valore teorico ideale dell’angolo Q, l’area di contatto della rotula, all’interno del solco trocleare, rimane sostanzialmente la stessa, il problema però consiste nel fatto che la modificazione dell’angolo Q, comporta un anomalo modello di carico a livello della cartilagine articolare. Occorre poi ricordare il concetto di “angolo Q statico” ed “angolo Q dinamico”, in questo caso un VMO ipotonico può, di fatto, trasformare un angolo Q statico che rientri nell’ambito dei valori normali, in un angolo Q dinamico predisponente alla patologia femoro-rotulea (Huberti e Hayes, 1984). La diminuzione dell’angolo Q, non provoca invece la possibile lussazione mediale della rotula, ma è responsabile dell’aumento delle forza di compressione sul compartimento mediale tibio-femorale, attraverso un incremento dell’orientamento in varo dell’articolazione del ginocchio (Mizuno, 2001) e conseguente progressivo danno del compartimento articolare mediale. Occorre poi ricordare come la cartilagine articolare, in senso generale, ritrovi più facilmente la sua forma originale dopo sforzi intensi ma temporalmente limitati, al contrario, dopo sforzi di minor intensità ma prolungati nel tempo, come ad esempio nel caso di sport di endurance o di grande endurance, la cartilagine mostra una marcata sofferenza meccanica (Ferret, 2006). Per questa ragione è fortemente consigliabile impostare un programma conservativo su più sedute giornaliere di breve durata, piuttosto che su di una sola seduta molto lunga. test di apprensione si effettua con il ginocchio posizionato a 0° di flessione, l’esaminatore deve bloccare lateralmente la rotula con la mano. Nel momento in cui si richieda al soggetto di flettere il ginocchio, la rotula tendendo a sublussarsi, provoca dolore. Un’altra modalità per effettuare il test di apprensione, consiste nel posizionare il ginocchio del paziente a circa 30° di flessione, bloccare lateralmente la rotula con la mano e richiedere l’estensione della gamba. Nei pazienti con grave instabilità questo tipo di manovra provoca, appunto, apprensione, il soggetto infatti, in caso di test positivo, spesso afferra la mano dell’esaminatore, oppure ritrae la gamba Il “tilt rotuleo” rappresenta una misura di natura radiologica, che si effettua avvalendosi di una TC. In pratica, rappresenta l’angolo formato dalla rotula con il piano posteriore dei due condili femorali. La misurazione del tilt rotuleo può riflettere un disequilibrio muscolare sul piano orizzontale, dovuto precipuamente ad una displasia a carico sia del quadricipite femorale, che della troclea. La misurazione deve essere effettuata sia richiedendo una contrazione del quadricipite, che a muscolatura decontratta, con l’articolazione del ginocchio estesa. Fisiologicamente l’angolo deve essere compreso in un range che va dai 10 ai 20°, al di là di questo valore è da considerarsi patologico. Palpatoriamente è possibile effettuare invece il cosiddetto “test del tilt rotuleo”. Il test viene eseguito dall’operatore con il pollice e l’indice , effettuando una palpazione dei margini mediali e laterali della rotula. In caso di test positivo, ossia in presenza di tilt rotuleo, il margine mediale della rotula si trova più in alto rispetto al laterale. In questo caso è possibile effettuare un taping che riduca l’inclinazione rotulea, orizzontalizzando la rotula stessa. Il test deve essere eseguito con l’articolazione del ginocchio completamente estesa ed il quadricipite rilassato; è inoltre essenziale effettuare un test comparativo sull’arto controlaterale. Questo tipo di test si rivela molto sensibile nell’ambito della valutazione del malallineamento rotuleo, tuttavia, occorre sottolineare che un’alterata inclinazione rotulea non necessariamente è sintomatica, e può pertanto essere rilevata anche in pazienti asintomatici che non presentino instabilità del ginocchio, oppure che lamentino dolore secondario ad altri tipi di patologia. Il “glide rotuleo”, rappresenta invece lo scivolamento della rotula nelle quattro direzioni (mediale-lateralesuperiore-inferiore). Il test del glide rotuleo si rivela essenziale al fine di verificare la presenza di rigidità, od al contrario, di un’eccessiva mobilità della rotula. Per poter quantificare lo scorrimento rotuleo è necessario effettuare la misurazione della distanza tra il punto medio del polo rotuleo e gli epicondili femorali mediale e laterale. Queste due distanze, in condizioni di perfetta fisiologicità articolare, dovrebbero essere sovrapponibili, la tolleranza massima dovrebbe pertanto aggirarsi in + 5mm. Un eccessivo glide laterale si traduce infatti in una drastica riduzione della tensione medializzante esercitata dal VMO sulla rotula stessa. Il test può essere eseguito sia con l’articolazione del ginocchio flessa a 30°, che con il ginocchio in estensione, in entrambi i casi il quadricipite deve essere completamente rilassato. L’operatore deve medializzare e successivamente lateralizzare la rotula, utilizzando il pollice e l’indice, allo scopo di rilevare una possibile alterazione dell’ elasticità tissutale. Per poter meglio quantificare lo spostamento osservabile nel corso del test, la rotula può essere teoricamente suddivisa in quadranti longitudinali. Il glide mediale di un solo quadrante, è indice di una rigidità del legamento alare laterale, ed è solitamente associato ad un test del tilt rotuleo ad angolo negativo. Un glide laterale di tre quadranti è suggestivo di un’ insufficienza del retinacolo mediale, mentre una scivolamento di quattro quadranti, è un inequivocabile indicatore di grave deficit del legamento alare mediale, e quindi di rotula lussabile. E’ sempre necessario valutare il glide rotuleo anche in modalità dinamica, richiedendo al paziente delle contrazioni sia eccentriche, che concentriche, della muscolatura estensoria, sia in OKC, che in CKC; in tal modo è possibile verificare l’effetto della contrazione sul posizionamento rotuleo. Come nel caso del test del tilt rotuleo, è sempre necessario eseguire un confronto con l’arto controlaterale. Anche in caso di eccessivo glide laterale esistono dei taping di medializzazione rotulea, che talvolta si presentano come risolutivi, o comunque di grande beneficio, nella riduzione della sintomatologia dolorosa del paziente. La lesione del crociato posteriore è molto più rara perchè richiede un evento traumatico in iperestensione e rotazione interna della tibia. La tensione dei legamenti crociati è abbastanza costante in flessione ed in estensione. Per la valutazione è necessaria la flessione per “sganciare” l’aderenza dei menischi e consentire quel movimento di traslazione che permette la valutazione di eventuali segni lesionali (cassetti). La lesione del LCA per evento traumatico è pi frequente rispetto al crociato posteriore: infatti a seguit di un cattivo appoggio è possibile riscontrare abduzion della tibia con stiramento del collaterale interno pizzicamento del corno posteriore del menisc interno e lesione del crociato anteriore dovuto scivolamento in avanti del femore che, a causa dell direzione di forza intrapresa, non può essere contenut dal tendine rotuleo DIAGNOSI Strumentale Lesione meniscale Lesione meniscale RICOSTRUIRE? Lesione meniscale RICOSTRUIRE? Lesione meniscale Si può anche non operare! (Se possibile, attendere) Meniscectomia = ritorno al campo a 20 giorni Sutura meniscale= ritorno al campo a 2-3 mesi CAPSULA ARTICOLARE MEMBRANA SINOVIALE circonda tutta la porzione condilare del femore, nei limiti di passaggio tra cartilagine e strutture ossee gira attorno alla porzione cartilaginea e nell’area prerotulea, gira intorno ai margini dei condili, avvolge, al davanti, i legamenti crociati (li mantiene al di fuori dell’articolazione in senso stretto) • Tibia: perfettamente attorno ai margini dei piatti tibiali, prosegue dietro ai legamenti crociati. • Femore: si inserisce più lateralmente rispetto al confine della cartilagine. • Rotula : si inserisce attorno al limite della cartilagine • sfondato o recesso sovrarotuleo che parte dal margine superiore della rotula e si incanala tra il tendine quadricipitale e la parte anteriore del femore, per 5-6 cm sopra il limite della rotula (l’interno è sempre tappezzato da membrana sinoviale) permette il movimento di allontanamento della rotula durante la flessione (la capsula viene trascinata in basso e quindi è libera di scorrere rispetto al tendine rotuleo e al femore).