La relatività Galileiana Il principio della relatività Galileiana afferma che tutti i sistemi di riferimento, in moto rettilineo ed uniforme, sono equivalenti per le leggi che regolano il moto di un corpo. Un osservatore che viaggia su un treno a velocità costante v, non sarebbe in grado di sapere, senza alcun riferimento esterno, se si trova in moto o è fermo rispetto al suolo. In effetti tutti i fenomeni fisici avvengono sul treno allo stesso modo che sul suolo fermo rispetto al treno. Un grave cade perpendicolare nel treno secondo la legge della gravitazione e lo stesso accade sul suolo. Applicando una forza F ad un corpo di massa m il corpo accelera secondo F/m secondo la seconda legge di Newton. Tutto avviene allo stesso modo al suolo. Considerando che il treno viaggia teoricamente parallelo al suolo, possiamo scrivere che lo spazio percorso dal treno, nel tempo t, è x= vt . Un passeggero che cammina lungo il corridoio del treno con velocità w nella direzione del moto, se prende come riferimento il treno, può affermare che la sua velocità è w. Per un osservatore al suolo la velocità del passeggero è la somma della velocità del treno e del passeggero (v+w). Generalizzando, considerati due sistemi inerziali O ed O’ se O’ si muove rispetto ad O in modo trasversale secondo la coordinata x con velocità v, la velocità di un mobile che viaggia a velocità w nel sistema O’ avrà una velocità complessiva di v+w (le velocità si sommano). Questo principio alquanto intuitivo dice in sostanza che i sistemi inerziali (che si muovono a velocità costante) non influenzano le leggi della dinamica di un corpo; la velocità di un corpo materiale che nel sistema di riferimento O’ risulta w nel sistema di riferimento O risulta la somma delle due velocità (v+w). Questa legge verrà messa in discussione dalla teoria della relatività speciale di Einstein come vedremo più avanti. La legge della gravitazione universale di Newton Come è arrivato Newton a scrivere la sua legge della gravitazione universale in modo così generale ed al tempo stesso sintetico?1 F=KMm/r2 Due corpi materiali si attraggono reciprocamente con una forza che è proporzionale al prodotto delle rispettive masse ed inversamente proporzionale al quadrato della distanza. Keplero trovò per primo le leggi che regolano il moto dei pianeti applicando alle osservazioni una metrica precisa: 1. I pianeti percorrono orbite ellittiche, di cui il sole occupa uno dei fuochi. 2. Il raggio vettore sole-pianeta descrive aree uguali in tempi uguali. 3. I cubi degli assi maggiori delle ellissi sono proporzionali ai quadrati dei periodi di rivoluzione. Newton comprese che il moto dei pianeti rispondeva alla stessa legge della caduta dei gravi. Quindi applicò la legge più generale, valida anche per i corpi sottoposti ad una forza diversa dalla gravitazione terrestre, dove al posto di g (accelerazione di gravità) occorre indicare a l’accelerazione a cui è sottoposto qualsiasi corpo materiale sottoposto ad una forza F (F=ma). Trascurando la piccola eccentricità che presentano le orbite dei pianeti, possiamo ritenere, in prima approssimazione, che l’orbita sia circolare e che l’accelerazione sia quella del moto circolare uniforme cioè a=v2 /r dove v è la velocità orbitale costante ed r il raggio della circonferenza. La velocità si calcola dividendo lo spazio percorso diviso il tempo impiegato e nel caso di un moto circolare uniforme vale v=2πr/T dove 2πr è la misura della circonferenza e T è il periodo di rivoluzione. Si ha quindi 1 Vedi Max Born “La sintesi Einsteniana” ed. Boringhieri 1969 a=4π2r2//rT2 =4π2r/T2 (1) Applicando la terza legge di Keplero si ottiene r3/T2=costante, quindi r/T2=costante/r2 sostituendo nella (1) a=4π2C/r2 dove per brevità C= costante. Poiché C è uguale per tutti i pianeti, e dipende solamente dalle caratteristiche della massa attraente cioè in questo caso dal sole, dobbiamo ricavarne che l’accelerazione centripeta è indipendente dalla massa del pianeta ed è proporzionale al quadrato della distanza. Ma noi abbiamo fatto una semplificazione quando abbiamo considerato l’orbita del pianeta circolare. Cosa otterremo nel caso di orbite ellittiche? Troveremmo, dopo calcoli sicuramente più laboriosi, lo stesso identico risultato! In definitiva un pianeta che orbita a distanza r dal sole è soggetto ad una forza di attrazione F=m(4π2C/r2) (2) Per il terzo principio della dinamica ad ogni forza se ne oppone una uguale e contraria: anche il sole viene attratto in qualche misura dal pianeta; possiamo scrivere F’=M(4π2c/r2) Dove M è la massa del sole, “c” una costante che dipende soltanto dalle caratteristiche fisiche del pianeta e deve essere F=F’ cioè m(4π2C/r2)= M(4π2c/r2) semplificando si ha mC=Mc cioè C/M=c/m ed indicando con k/4π2 il rapporto in questione possiamo scrivere 4π2C=KM, e 4π2c=Km K è la costante di gravitazione e sostituendo nella (2) otteniamo la forma simmetrica F=KMm/r2 da cui siamo partiti. Perché l’inverso del quadrato della distanza? La legge dell’inverso del quadrato della distanza è una costante di alcune leggi della fisica: la legge di gravitazione di Newton, la legge di Coulomb sull’attrazione delle cariche, l’energia delle onde elettromagnetiche si diffonde nell’atmosfera in ragione inversa del quadrato della distanza; ho letto ipotesi di qualche studioso, secondo la quale, la gravità a grandi distanze potrebbe rispondere a 1/r3. Riflettendo sulla dipendenza di tali leggi dall’inverso del quadrato della distanza, mi sono chiesto se ci fosse una relazione con la superficie della sfera di raggio r (4πr2). Se supponiamo di avere in un punto determinato una forza che agisce sullo spazio circostante, le sue linee di forza si distribuiscono uniformemente in tutte le direzioni: a distanza r dal punto la forza uguale a F si dovrà ridurre a F/4πr2 pertanto in un singolo punto la forza agente sarà inversamente proporzionale a 4πr2. (vedi Figura 1). Quindi la forza di gravità determinata dalla massa M e il campo elettrico determinato dalla carica Q non potranno diminuire come 1/r o come 1/r3, ma proprio come 1/r2. Figura 1 Linee di forza su una sfera di raggio r