scheda botanica / piante alimurgiche (Diplotaxis tenuifolia) Grote zandkool Rucola selvatica Nomi comuni Ruchetta selvatica, ruchetta dei muri, erba diavola Descrizione Pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Brassicaceae e in particolare all’ordine delle Capparales, che la chemotassonomia caratterizza per la presenza di sostanze solforate chiamate glucosinolati. La pianta di rucola selvatica è alta circa 50 cm, con foglie pennate, carnose, più o meno profondamente incise e irregolarmente dentate e di colore verde scuro. Il fusto è ramificato e i fiori sono di colore giallo brillante, piccoli, formati da quattro petali disposti a croce (da cui il vecchio nome dato alla famiglia, Cruciferae). Raccolta o coltivazione Come molte altre alimurgiche, la rucola selvatica è una pianta antropofila ed è pertanto comune nelle cosiddette aree ruderali, cioè caratterizzate dall’azione modificatrice degli esseri umani. Predilige le posizioni assolate: i campi, gli incolti, gli argini, i margini dei pascoli e delle strade in pianura e in collina. Si tratta di una specie nitrofila, ovvero che ama crescere in terreni concimati e ricchi di azoto. Il genere Diplotaxis non ha un pregresso di coltivazione, anzi è considerato infestante delle colture intensive. Usi Le parti di pianta utilizzate in cucina sono le giovani foglie basali, caratterizzate da un © 2010 – Pearson S.p.A. sapore pungente e da un forte aroma che si sprigiona quando vengono contuse o schiacciate, come avviene durante la masticazione. Rispetto alla rucola normalmente disponibile in commercio (Eruca sativa L.) la rucola selvatica ha spesso un sapore più forte. Come la rucola comune viene usata fresca, per insaporire insalate e misticanze oppure cotta in ripieni, minestroni e zuppe, frittate. Le foglie giovani sono preferite in quanto più tenere. Anche i fiori sono eduli e anzi proprio i fiori presentano una maggiore pungenza, dovuta al più elevato accumulo di glucosinolati. La predilezione per i terreni ricchi di azoto può portare anche a un accumulo di nitrati, sali non troppo graditi dal nostro organismo. Se il consumo del prodotto fresco è contenuto e limitato ad attribuire sapore a miscele di altre verdure o se le foglie vengono consumate previa cottura, il problema non si pone. L’alta idrosolubilità dei nitrati ne determina infatti il passaggio nell’acqua di cottura, riducendone il contenuto nelle foglie. Componenti principali La rucola selvatica è particolarmente ricca di glucosinolati, composti contenenti uno zucchero, azoto, zolfo e una catena variabile derivata da un aminoacido; sono altamente idrosolubili dal momento che sono in forma anionica. Le specie delle Brassicaceae li producono come repellente; ne sono stati identificati oltre 120, con strutture chimiche e proprietà differenti. Per esempio, sia l’odore del cavolo cotto sia la piccantezza della senape sono conseguenza della presenza di tali sostanze. In condizioni normali i glucosinolati si trovano segregati all’interno dei vacuoli cellulari e per questo motivo una foglia integra di rucola, un seme di senape o una radice intera di rafano o wasabi non lasciano presagire all’olfatto il loro gusto pungente (e lacrimogeno, a certe concentrazioni). Tuttavia, quando la foglia subisce una lesione (il morso di un bruco, la nostra masticazione o una semplice contusione), la membrana dei vacuoli si rompe e i glucosinolati entrano a contatto con un enzima specifico chiamato mirosinasi, anch’esso normalmente confinato in strutture dedicate. L’unione dei due “reagenti” nei tessuti danneggiati libera isotiocianati, sostanze volatili in grado di interagire con forza ma per breve tempo con i recettori cellulari del calore e dello stress meccanico, causando un fenomeno di pizzicore con sintomi caratteristici. In particolare, gli isotiocianati si legano ai recettori deputati a segnalare il rischio di danni dovuti a basse temperature: l’aumento improvviso della secrezione nasale conseguente all’ingestione di senape, per esempio, ha luogo in quanto il nostro organismo “crede” di essere di fronte a un improvviso colpo di freddo. I glucosinolati sembrano correlati favorevolmente a una ridotta insorgenza di patologie tumorali del tratto digestivo e una dieta ricca in queste sostanze è considerata con favore dai nutrizionisti. Curiosamente, alcuni studi mostrano che la somministrazione di glucosinolati isolati e puri non comporta gli stessi risultati favorevoli ottenuti con la loro assunzione attraverso fonti vegetali integrali. Segno che ancora molte cose restano da chiarire circa i meccanismi d’azione delle sostanze vegetali, e che l’uso di integratori alimentari non sempre è equivalente a quello di un alimento completo. che cosa significa Chemotassonomia Branca della sistematica che, in botanica, correla e raggruppa le specie vegetali anche in funzione della presenza di determinate classi di metaboliti secondari, molecole che possono partecipare a diverse funzioni (difensiva, di comunicazione, protettiva contro vari tipi di stress). 1