Dica33.it, 06.06.07 ()

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Tossicologia
Ultimo aggiornamento: 06/06/07
Una droga, tanti consumatori
L’approccio psichiatrico all’uso di sostanze psicoattive prescinde dalla metafora gravitazionale che distingue
droghe leggere e droghe pesanti. Il capitolo del manuale usato dai tecnici del settore (DSM-IV) dedicato ai
disturbi da uso di sostanze, propone una lista in cui sono presenti, oltre alle note droghe illegali, anche
quelle legali come la caffeina e la nicotina (che per altro condividono la loro natura chimica con molte di
quelle illegali), l’alcol e le sostanze ad azione farmacologica. “Il criterio di inclusione – spiega lo psichiatra
Massimo Clerici - è l’effetto prodotto sul cervello e le conseguenza determinata a livello comportamentale,
vale a dire l’abuso o la dipendenza”.
Super cannabis OGM
Ciò non toglie che restino in discussione le droghe di accesso, le cosiddette leggere assimilabili alla cannabis:
una statistica anglosassone segnala che i giovani consumatori di marijuana, tra i 12 e i 17 anni, hanno da 15
a 87 volte in più il rischio di passare a droghe più pericolose. Gli esperti della Società italiana di psichiatria
(SIP), riuniti in conferenza stampa, hanno sottolineato che la correlazione non è così diretta, ma dipende da
elementi ambientali. In primo luogo l’accesso facilitato al mercato dovuto anche a un abbassamento del
costo della cannabis, che tra il 1999 e il 2004 è sceso del 19%. A questo si aggiunge una propensione
adolescenziale a provare, e il gruppo e il contesto in cui il consumo e lo scambio di cannabis si realizzano.
Inoltre, da diversi anni si segnala la presenza sul mercato di sostanze estratte da piante geneticamente
modificate che hanno un contenuto di THC (tetraidrocannabinolo, cioè la sostanza attiva) più alto, dal 25 al
50% in più. Significa che a parità di quantità di sostanza usata, l’effetto sul cervello è più potente in
particolare su una struttura cerebrale fragile.
Droga tra i banchi
Una corteccia cerebrale tra i 12 e i 19 anni è ancora in fase di sviluppo e molto sensibile alla cannabis in
particolare perchè una porzione della corteccia, il nucleo accumbens, su cui agiscono le droghe, in questa
fase è più estesa rispetto all’adulto e al bambino. L’attenzione al mondo giovanile viene spesso sollecitato da
fatti cronaca e le possibilità di intervento possono variare dalla presenza dei Nucleo antisofisticazioni alla
scelta con effetti a lungo termine di fare programmi di prevenzione che spesso vedono la partecipazione di
psichiatri. La stessa SIP si è dichiarata a disposizione dei ministeri della salute e dell’istruzione, in forze di un
recente aggiornamento formativo per una task force di specialisti. “La particolarità dei 500 psichiatri in
formazione - aggiunge Clerici - è la loro giovane età, rispetto a colleghi con maggiore anzianità, un aspetto
molto utile nella strategia della pressione tra pari, giunta in Italia da esperienze estere e che propone una
politica di informazione di tipo psicoeducativo” La capacità di usare linguaggio e strumenti tipicamente
adolescenziali è stata sfruttata in molte esperienze europee. In Francia, Germania e Olanda, a fianco della
formazione di insegnanti e alla predisposizione di strutture anonime, gratuite e aperte a tutti, sono stati
aperti siti web forum e chat di auto-aiuto in alcuni casi presidiati dai ragazzi stessi delle scuole.
Oneri sanitari
L’altro elemento di interesse del consumo di cannabis riguarda l’aspetto sanitario nell’ambito del quale si
tirano crudamente le somme. “Ci sono dati che rinforzano la correlazione tra uso di cannabis e insorgenza di
sintomi psicotici o malattie mentali gravi. – sostiene Mariano Bassi, presidente della SIP – Inoltre, ricerche
condotte in paesi europei, Stati Uniti e Australia confermano che la precocità e l’intensità dell’uso sono
ulteriori fattori di rischio psichiatrico: consumare più di 50 volte in un anno cannabis fa aumentare il rischio
come pure iniziare a farlo a 15 anni anziché a 18 anni”. Infine, il consumo di cannabis, secondo gli esperti,
influenza anche l’aderenza ai trattamenti farmacologici in atto per i disturbi psichici, prolungando la durata
della terapia, fino a sei volte la permanenza nelle strutture sanitarie, e la stigmatizzazione dovuta alla
difficoltà di uscire dalla patologia psichiatrica. Tutto ciò rappresenta un costo diretto per la sanità pubblica. A
cui la scienza risponde che il meccanismo fisiopatologico ipotizzato è che nei soggetti vulnerabili (predisposti
o già malati) le alterazioni neurologiche indotte dalla cannabis interagiscano con una preesistenze
disfunzione dei sistemi cerebrali, che a loro volta possono interagire con la sostanza assunta. Dalla SIP arriva
un suggerimento a non fermarsi al “quanto sia più o meno pericolosa la cannabis”, o alla distinzione “droghe
leggere o pesanti”, ma ad affrontare le valutazioni in maniera articolata e consapevole, distinguendo,
soprattutto, tra persone adulte e sviluppate rispetto ad adolescenti e tra persone con o senza
predisposizione alla schizofrenia e alle altre malattie mentali.
Simona Zazzetta
Fonti
Conferenza stampa: Il consumo di cannabis da parte degli adolescenti. Milano 5 giugno 2007
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