IL NAZISMO Il termine Nazionalsocialismo, più spesso abbreviato in "nazismo", designa la dottrina politica che dava contenuto ideologico al National Sozialistische Deutsche Arbeiterpartei (NSDAP; Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori), improntando la sua azione e, in generale, tutta la politica interna ed estera di Adolf Hitler e del suo governo dal 1933 al 1945. I principi centrali della dottrina nazista, per alcuni aspetti affine al fascismo italiano, erano ispirati alle teorie che sostenevano una presunta superiorità biologica e culturale della razza ariana formulate da Houston Stewart Chamberlain e da Alfred Rosenberg; ma il successo della formula politica in Germania fu dovuto anche alla sua relazione di continuità con la tradizione nazionalista, militarista ed espansionista prussiana, nonché al suo radicamento nella cultura irrazionalista di inizio secolo. L'ascesa del movimento nazionalsocialista trasse forte impulso dallo scontento diffuso fra i tedeschi alla fine della prima guerra mondiale. Ritenuta la principale responsabile del conflitto, la Germania dovette infatti accettare le pesantissime condizioni del trattato di Versailles, a causa delle quali entrò in un periodo di depressione economica, segnato da un'inarrestabile inflazione e da una vasta disoccupazione. Finanziata dagli ambienti militari, la formazione politica guidata da Adolf Hitler nacque nel 1920 in un paese prostrato dalla guerra e attraversato da violenti conflitti politici e sociali. Parte dei militanti furono organizzati in una specie di braccio armato, le SA (Sturmabteilungen, "sezioni d'assalto"), organizzato da Ernst Röhm; le SA avevano il compito di intimidire con la violenza gli avversari politici e i sindacalisti. Hitler formulò un programma d'azione antidemocratico, imperniato sul nazionalismo e sull'antisemitismo, e nel 1923 dotò il partito di un efficace strumento di propaganda, il quotidiano " Völkischer Beobachter" (L'osservatore nazionale), e di un simbolo ufficiale, una croce uncinata nera, inscritta in un cerchio bianco su campo rosso: la svastica. Nello stesso anno intensificò la propaganda e le azioni dimostrative contro il Partito comunista tedesco, tentando infine un colpo di stato (il putsch di Monaco) per rovesciare il governo. L’IDEOLOGIA NAZISTA Il tentativo fallì e Hitler fu condannato a cinque anni di carcere. Durante la detenzione, che in realtà durò meno di un anno, scrisse la prima parte di Mein Kampf (La mia battaglia), l'opera in cui riassunse i capisaldi dell'ideologia nazista, tracciando il suo progetto di conquista dell'Europa. Le fonti intellettuali di Hitler erano alquanto eterogenee e il nazionalsocialismo si presentava così più come un conglomerato di idee dalle matrici più disparate che come un'ideologia organizzata e strutturata. In Mein Kampf le istanze nazionaliste e il progetto di una grande Germania che radunasse tutte le genti di lingua tedesca trovavano una teorizzazione che ben si inseriva nel clima causato dalla disfatta della guerra: Hitler propose infatti un piano di ampliamento del territorio nazionale, giustificandolo con la necessità di allargare il Lebensraum ("spazio vitale") per il popolo tedesco. Le altre nazioni dovevano sottomettersi alla razza ariana, in virtù della sua conclamata superiorità, destinata com'era a regnare sul mondo intero. Nemici degli ariani erano in primo luogo gli ebrei, responsabili del disastro economico e della diffusione delle ideologie marxiste e liberali. IL NSDAP AL PARLAMENTO Una volta rilasciato, Hitler riorganizzò il partito, creò il corpo armato delle SS (Schutz-Staffeln, "squadre di difesa"), diretto da Heinrich Himmler, e l'ufficio di propaganda, che fu affidato a Joseph Goebbels. Nel 1929, l'anno della grande crisi seguita al crollo di Wall Street, buona parte dei grandi imprenditori tedeschi cominciarono a guardare con favore a Hitler e al suo programma e ingenti somme di denaro presero ad affluire nelle casse del partito nazista. Appoggiato anche dalle classi medie, dai piccoli proprietari e dai disoccupati colpiti dalla grande depressione economica, il partito nazista conquistò la maggioranza relativa nelle elezioni del 1932. Un anno dopo Hitler ottenne il cancellierato e, sfruttando con abilità l'episodio dell'incendio del Reichstag, fece in modo che il presidente della Repubblica decretasse lo stato di emergenza, affidandogli poteri straordinari. Alle successive elezioni politiche il Partito nazionalsocialista ottenne una schiacciante vittoria; a Hitler furono quindi assicurati i pieni poteri, che egli usò per assorbire le competenze del parlamento ed eliminare con la violenza l'opposizione. Il Partito nazionalsocialista divenne l'unica organizzazione politica legale. Nel 1933, allo scopo di eliminare i dissidenti, venne istituita la Geheime Staatspolizei (Polizia segreta di stato), nota come Gestapo, svincolata da ogni controllo legale e soggetta solo al proprio comandante, Himmler. Soppressi gli avversari politici e i diritti costituzionali e civili, il regime affrontò la crisi occupazionale, pianificando una ristrutturazione industriale e agricola dell'intero paese, eludendo le restrizioni del trattato di Versailles, abolendo le cooperative e ponendo le organizzazioni sindacali sotto il controllo dello stato. Grazie al "nuovo ordine" la Germania hitleriana uscì dalla crisi: le sorti dell'alta finanza e della grande industria nazionale furono risollevate e gradualmente fu assorbita la disoccupazione; ma questo fu dovuto anche al lavoro creato per la preparazione di una possente macchina da guerra, mentre veniva inaugurata una politica estera estremamente aggressiva e brutale. Fu rimilitarizzata la Renania, si formò l'Asse Roma-Berlino (1936) e l'Austria venne annessa con uno spregiudicato colpo di mano (1938; Anschluss). Infine, l'invasione della Polonia (1° settembre 1939) fu la scintilla che fece scoppiare la seconda guerra mondiale. Nella prima fase del conflitto la Germania sembrò avere la meglio; Hitler e i suoi uomini diedero allora il via alla cosiddetta "soluzione finale", organizzando la deportazione e l'eliminazione di milioni di ebrei, zingari, omosessuali, malati mentali, oppositori politici ecc.. IL TERZO REICH Il Terzo Reich rappresenta il Regime nazista instaurato da Adolf Hitler in Germania nel 1933 e conclusosi nel 1945 con la disfatta della Germania nella seconda guerra mondiale. Negli anni della Repubblica di Weimar (1919-1933), il sistema democratico subì i contraccolpi delle crisi internazionali e delle tensioni interne, accentuate dall'elevata disoccupazione e dal peso delle riparazioni imposte alla Germania con il trattato di Versailles dai paesi usciti vincitori dalla prima guerra mondiale. I contrasti interni finirono col premiare il Partito nazionalsocialista che, alle elezioni del 1932, con 230 deputati eletti divenne il partito di maggioranza relativa. Dopo vari tentativi di formare un governo, il 30 gennaio 1933 il presidente del Reich Von Hindenburg nominò Hitler cancelliere. Il nazismo, salito al potere, avviò un rapido processo di trasformazione in senso totalitario dello stato. Si allestirono campi di concentramento per rinchiudervi gli oppositori e ridurli definitivamente al silenzio, quindi fu preso a pretesto l'episodio dell'incendio del Reichstag, avvenuto il 27 febbraio 1933, per introdurre ulteriori misure liberticide. Fu ordinata la carcerazione dei dirigenti dei partiti democratici e la messa al bando dei comunisti e di tutti i partiti, compresi quelli di destra che erano stati fiancheggiatori di Hitler. A marzo Hitler esautorò il Parlamento e assunse i pieni poteri, imponendo una dittatura personale, premessa per la totale identificazione tra Stato e Partito nazista. Il Partito nazista, unico partito autorizzato, doveva rappresentare il legame tra il capo (Führer) e le masse, irregimentate nelle diverse organizzazioni naziste, quali il Fronte del lavoro, che sostituiva i disciolti sindacati, e la Gioventù hitleriana (Hitlerjugend). REPRESSIONE E CONSENSO Il corpo speciale delle SS, inizialmente costituito come guardia del corpo a protezione di Hitler, e la polizia segreta (la Gestapo) furono alcuni degli strumenti repressivi della dittatura totalitaria, sancita formalmente nel 1934 quando Hitler proclamò la nascita del Terzo Reich. Tale definizione sottolineava il nesso con i due precedenti imperi tedeschi, il Sacro romano impero di origine medievale durato fino al 1806 e l'impero istituito nel 1871 (Secondo Reich). I nazisti imposero una politica culturale di stampo totalitario attraverso il controllo sia dei mezzi di comunicazione di massa sia della produzione intellettuale: Joseph Goebbels, ministro della Propaganda, si impegnò a mettere al bando le voci del dissenso. Lo stato totalitario si cementò su una scelta ideologica che esaltava il mito biologico della "razza ariana", destinata alla supremazia su tutte le razze "inferiori", in particolare sull'"antirazza", quella ebraica. La politica razzista fu avviata nel 1935 con le leggi di Norimberga, che privarono gli ebrei dei diritti civili, premessa per le successive persecuzioni fisiche, culminate nell'olocausto. Il regime nazista si impose senza particolari difficoltà: le opposizioni erano state annientate con provvedimenti repressivi e l'apparato di controllo messo in atto da Hitler risultò spietato e molto efficiente. Contò inoltre il sostanziale e diffuso consenso espresso dalla società tedesca. La spiegazione di tale fenomeno chiama in causa molteplici fattori, tra i quali la riscossa nazionale propugnata dai nazisti e praticata con determinazione, che servì a compensare la psicologia delle masse dalle umiliazioni conseguenti alla prima guerra mondiale; la ripresa economica, sostenuta da un forte intervento dello Stato, che fece calare vistosamente la disoccupazione; la capacità del nazismo di proporre miti collettivi che si richiamavano alle tradizioni secolari della cultura tedesca; l'uso sapiente dei nuovi mezzi della propaganda, quali la radio e il cinema, nonché le spettacolari adunate di massa e l'esaltazione carismatica del Führer, che contribuirono a cementare l'unione tra popolo tedesco e capi nazisti. In politica estera, il Terzo Reich provvide a un generale riarmo della Germania, che comportava innanzitutto la revisione degli equilibri europei, concepita come parte di un disegno di espansione mondiale che prevedeva l'annientamento dell'Unione Sovietica e degli Stati Uniti. Nel 1938 l'obiettivo tedesco di rivedere i confini in Europa passò dalla proclamazione alla realizzazione, prima con l'annessione dell'Austria (Anschluss), poi con l'occupazione del territorio dei Sudeti, regione della Cecoslovacchia con popolazione a maggioranza tedesca. Queste mosse dichiaratamente aggressive furono l'elemento detonatore della seconda guerra mondiale, che scoppiò nel settembre del 1939 con l'attacco tedesco alla Polonia. La potenza del Terzo Reich, strettamente legato alla dittatura nazista, raggiunse l'apogeo nel 1942, quando controllava direttamente o indirettamente gran parte dell'Europa; ma entrò in crisi a fronte delle controffensive dei sovietici e degli angloamericani per scomparire infine nel 1945 con la sconfitta militare della Germania. 3- L’OLOCAUSTO Olocausto (greco holókauston, composto di hólos, "tutto, intero" e kaustós, "bruciato": bruciato completamente), originariamente indicava il rito religioso in cui l'offerta veniva distrutta dal fuoco. Seppure impropriamente il termine è usato con specifico riferimento allo sterminio (in ebraico shoah) degli ebrei europei operato dalla Germania nazista. LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI TEDESCHI DURANTE IL NAZISMO Come conseguenza delle idee nazionaliste e razziste proclamate da Hitler nel Mein Kampf (1925), il regime nazista, sin dall'inizio, adottò misure di discriminazione sistematica contro gli ebrei, formalizzate in seguito nelle leggi di Norimberga (5 settembre 1935). Secondo l'ideologia antisemita e razzista del regime, ebreo era chiunque risultasse avere tre o quattro nonni osservanti della religione ebraica, indipendentemente dalla sua effettiva partecipazione alla vita della comunità ebraica; mezzo-ebreo era chi aveva due nonni osservanti o era sposato con un ebreo; chi aveva un solo nonno ebreo veniva designato come mischlinge (meticcio). Sia gli ebrei sia i mischlinge erano non-ariani e come tali soggetti a leggi e direttive discriminatorie. L'"ARIANIZZAZIONE" DELL'ECONOMIA Dal 1933 al 1939 Partito nazista, enti governativi, banche e imprese misero in atto un'azione comune volta a emarginare gli ebrei dalla vita economica del paese. I non-ariani vennero licenziati dalla pubblica amministrazione; gli avvocati e i medici ebrei persero i clienti ariani; le ditte di proprietà ebraica furono liquidate o acquisite da nonebrei a un prezzo molto inferiore al valore reale; i ricavi ottenuti dal trasferimento delle imprese dagli ebrei ai nuovi proprietari (la cosiddetta "arianizzazione" dell'economia) furono assoggettati a speciali tasse di proprietà; gli ebrei impiegati in ditte liquidate o arianizzate persero il lavoro. LA NOTTE DEI CRISTALLI Obiettivo dichiarato del regime nazista prima della seconda guerra mondiale era spingere gli ebrei all'emigrazione. Nella notte dell'8 novembre 1938, come rappresaglia all'assassinio a Parigi di un diplomatico tedesco da parte di un giovane ebreo, in Germania furono incendiate tutte le sinagoghe, infrante le vetrine dei negozi di proprietà ebraica e arrestate migliaia di ebrei. La cosiddetta notte dei cristalli convinse molti ebrei tedeschi e austriaci ad abbandonare il paese senza ulteriori indugi; centinaia di migliaia di persone trovarono rifugio all'estero, ma altrettante si videro costrette o scelsero di rimanere. Nel 1938 anche il re d'Italia Vittorio Emanuele III ratificò leggi razziali antiebraiche, volute, sul modello di quelle tedesche, dal governo fascista di Mussolini. Ne conseguì un esodo, quantitativamente assai più modesto, di cittadini italiani di origine ebraica e di quanti, come il fisico Enrico Fermi, avevano un coniuge ebreo. L'OCCUPAZIONE DELLA POLONIA Allo scoppio della seconda guerra mondiale (settembre 1939) l'esercito tedesco occupò la Polonia occidentale, che contava tra gli abitanti due milioni di ebrei, i quali vennero sottoposti a restrizioni ancor più severe di quelle vigenti in Germania. Furono infatti costretti a trasferirsi in ghetti circondati da mura e filo spinato; ogni ghetto aveva il proprio consiglio ebraico cui era demandata la responsabilità degli alloggi (sovraffollati, con sei-sette persone per stanza), della sanità e della produzione. Quanto era prodotto al loro interno veniva scambiato con forniture di carbone e cibo (perlopiù grano e verdure) in quantità sufficiente a raggiungere la razione ufficialmente stabilita di 1200 calorie a persona. L'INVASIONE DELL'UNIONE SOVIETICA Nel giugno del 1941, nelle immediate retrovie delle armate tedesche impegnate nell'invasione dell'Unione Sovietica, l'Ufficio centrale di sicurezza del Reich inviò 3000 uomini organizzati in corpi speciali con il compito di individuare ed eliminare sul posto la popolazione ebraica dei territori occupati. Questi Einsatzgruppen (squadre d'azione) compirono veri e propri massacri nelle periferie delle città; la notizia si diffuse immediatamente in molte capitali del mondo, ma fu rapidamente rimossa e non provocò alcuna iniziativa da parte dei governi democratici. LA "SOLUZIONE FINALE" A un mese dall'inizio delle operazioni in Unione Sovietica, il numero due del Reich, Hermann Göring, inviò una direttiva al capo dei servizi di sicurezza, Reinhard Heydrich, incaricandolo di organizzare una "soluzione finale" della questione ebraica in tutta l'Europa controllata dalla Germania. A partire dal settembre 1941 gli ebrei tedeschi furono costretti a indossare fasce recanti una stella gialla; nei mesi seguenti decine di migliaia di ebrei furono deportate nei ghetti in Polonia e nelle città sovietiche occupate. Si realizzarono i primi campi di concentramento (lager), strutture concepite appositamente per eliminare le vittime deportate dai ghetti vicini (300.000 dal solo ghetto di Varsavia). Bambini, vecchi e tutti gli inabili al lavoro venivano condotti direttamente nelle camere a gas; gli altri invece erano sfruttati per un certo periodo in officine private o interne ai campi e poi eliminati. Il maggior numero di deportazioni ebbe luogo nell'estate-autunno del 1942. Anche in questo caso, voci riguardo a stermini di massa giunsero agli ambienti ebraici all'estero e ai governi di Stati Uniti e Gran Bretagna. I casi di resistenza alle deportazioni furono rarissimi. Nell'aprile del 1943 gli ultimi 65.000 ebrei di Varsavia tentarono di opporsi alla polizia, entrata nel ghetto per la retata finale, ma vennero massacrati nel corso degli scontri, protrattisi per tre settimane. LE DEPORTAZIONI In tutta Europa le deportazioni crearono problemi di ordine politico, amministrativo e logistico. Nella stessa Germania sorsero accese discussioni sulla sorte dei mischlinge, che furono infine risparmiati. In Slovacchia e in Croazia vennero condotti veri e propri negoziati diplomatici riguardo alle deportazioni, mentre il governo collaborazionista francese di Vichy emanò direttive antisemite ancor prima che vi fosse una richiesta tedesca in tal senso. In Italia il governo fascista, che pure aveva spontaneamente introdotto leggi "a difesa della razza", rifiutò di collaborare con l'alleato nazista in questo campo, sino all'occupazione del settembre 1943; analoga riluttanza mostrarono il governo ungherese e quello rumeno, sino a quando ebbero un margine di autonomia (1944). Nella Danimarca occupata, cittadini di ogni estrazione sociale si impegnarono per mettere in salvo i concittadini ebrei, imbarcandoli verso la neutrale Svezia e sottraendoli così alla morte. I beni dei deportati (conti bancari, proprietà immobiliari, mobili, oggetti personali) vennero sistematicamente confiscati dal governo tedesco. I CAMPI DELLA MORTE Il trasporto delle vittime nei campi di sterminio avveniva generalmente in treno. La polizia pagava alle ferrovie di stato un biglietto di sola andata di terza classe per ciascun deportato: se il carico superava le 1000 persone, veniva applicata una tariffa collettiva pari alla metà di quella normale. I treni, composti da vagoni merci sprovvisti di tutto, persino di buglioli e prese d'aria, viaggiavano lentamente verso la destinazione e molti deportati morivano lungo il tragitto. Le destinazioni più tristemente famose, fra le tante, furono Buchenwald, Dachau, Bergen-Belsen, Flossenburg (in Germania), Mauthausen (in Austria), Treblinka, Birkenau, Auschwitz (in Polonia). Quest'ultimo era il più grande tra i campi di sterminio; vi trovò la morte oltre un milione di ebrei, molti dei quali furono prima usati come cavie umane in esperimenti di ogni tipo. Per una rapida eliminazione dei corpi, nel campo vennero costruiti grandi forni crematori. Nel 1944 il campo fu fotografato da aerei da ricognizione alleati a caccia di obiettivi industriali; i successivi bombardamenti eliminarono le officine, ma non le camere a gas. I LAGER NAZISTI In Germania i nazisti, non appena si insediarono al potere, il 30 gennaio 1933, istituirono i Konzentrazionslager (o KZ), dove la polizia politica, la Gestapo, rinchiuse oppositori politici – comunisti, socialisti, "dissidenti religiosi", testimoni di Geova, cattolici, protestanti dissidenti – ed ebrei. Inoltre la polizia criminale, nota con il nome di Kripo, operò arresti preventivi di persone con precedenti penali, di zingari, omosessuali, disabili, prostitute e di tutti coloro che a vario titolo vennero considerati "asociali". I campi furono gestiti dalle SS (Schutzstaffel o unità di protezione) con una brutale e severissima disciplina militare. Nella seconda metà degli anni Trenta campi di concentramento furono insediati a Dachau, Auschwitz-Birkenau, Sachsenhausen, Buchenwald, Flossenbürg, Mauthausen e Ravensbrück, che fu un campo esclusivamente femminile. Nel 1939 gli internati erano 25.000. Durante la seconda guerra mondiale vennero costruiti molti altri campi, alcuni dei quali anche in Polonia e in Serbia, dove finirono ebrei, prigionieri di guerra sovietici e partigiani. Gli internati erano costretti ai lavori forzati e coloro che non resistevano venivano eliminati. Molti prigionieri vennero impiegati come cavie in sperimentazioni scientifiche e mediche. A partire dal 1942 in questi campi si attuò la "soluzione finale", che aveva come scopo l'annientamento delle opposizioni e delle "razze inferiori". Nei campi tedeschi trovarono la morte circa 11 milioni di persone, di cui più di 6 milioni di ebrei. EFFETTI DELL’OLOCAUSTO Al termine della guerra, nell'olocausto avevano trovato la morte milioni di ebrei, slavi, zingari, omosessuali, testimoni di Geova e comunisti; tra gli ebrei le vittime ammontarono a più di sei milioni. Il ricordo delle vittime ebree svolse un ruolo di primo piano nella formazione di un ampio consenso nel dopoguerra attorno al progetto di costituire in Palestina uno stato ebraico che potesse accogliere i sopravvissuti alla tragedia: il futuro stato di Israele. GLI ORGANI NAZISTI SA Le SA o Sturmabteilungen rappresentavano l’organizzazione per la sicurezza del Partito nazista tedesco i cui membri erano noti anche con il nome di "Camicie brune". Le SA (sigla di Sturmabteilungen, distaccamenti d'assalto), furono una creazione di Ernst Röhm, che conobbe Adolf Hitler nel gennaio del 1920 e si unì a lui durante il fallito putsch di Kapp del marzo dello stesso anno. Nel luglio del 1921 Röhm inaugurò l'unità di guardie del corpo del Partito nazista, rinominata Sturmabteilung il 3 agosto del 1921. Nel 1923 le SA contavano 1150 membri istruiti da elementi di destra dell'esercito. Nell'aprile del 1925 Hitler creò le SS come forza alternativa di sicurezza: Röhm, per il quale il Führer non nutriva più alcuna fiducia, fu inviato in Bolivia con un incarico diplomatico. Al comando delle SA fu posto Franz Pfeffer von Salomon nel novembre del 1926. Nel marzo del 1931 le SS soffocarono una ribellione contro Hitler guidata da membri delle SA di Berlino. Ripreso il controllo delle SA, Röhm le utilizzò contro il Partito comunista durante le campagne elettorali di luglio e novembre del 1932. A partire dalla fine di gennaio del 1933, quando il Partito nazista divenne il gruppo maggioritario nel governo, i 50.000 membri delle SA, ora designati come "polizia ausiliaria", perseguitarono ebrei, comunisti e socialdemocratici, incendiarono intere biblioteche e influenzarono le operazioni di voto durante le elezioni di marzo. Nel maggio, le SA, le SS e un gruppo di veterani, lo Stahlhelm ("Elmo d'acciaio"), iniziarono a operare per conto del ministero della Guerra. Sia l'alto comando dell'esercito sia i vertici delle SS, sotto il comando di Heinrich Himmler, nutrivano ostilità nei confronti di Röhm, che voleva creare un "esercito di popolo", e nel giugno del 1934 vennero diffuse voci su un piano di Röhm per un colpo di stato. Nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio, in quella che gli stessi nazisti chiamarono la notte dei lunghi coltelli, Röhm e molti ufficiali delle SA furono uccisi. Comandate da Viktor Lutze, le SA divennero un'organizzazione di veterani controllata dalle SS, ed ebbe un ruolo attivo nella notte dei cristalli, la violenta ondata di persecuzioni antiebraiche scatenata dai nazisti tra l'8 e il 9 novembre del 1938. SS Le SS o Schutzstaffeln erano il corpo paramilitare formatosi nel 1925 in collegamento con il partito nazionalsocialista e comandato dal 1929 da Heinrich Himmler. Braccio armato del nazionalsocialismo, alle SS (sigla di Schutz-Staffeln, squadre di protezione), venivano affidate azioni squadristiche contro gli avversari politici. Himmler ne curò anche il profilo ideologico nella prospettiva di farne un corpo di élite nel quale si rispecchiassero i tratti peculiari del nazismo. Dopo l'avvento di Hitler al potere, le SS aumentarono le loro funzioni. Quando Hitler decise di intervenire contro le SA, l'altro corpo armato fiancheggiatore del nazismo, temute dai vertici militari a causa della loro propaganda a favore di un esercito di popolo, affidò alle SS l'eliminazione dei vertici delle SA, eseguita nella cosiddetta notte dei lunghi coltelli (30 giugno 1934). Alle SS furono anche attribuiti compiti di polizia politica, che divennero preminenti quando nel 1936 si procedette alla fusione tra il vecchio apparato poliziesco e le SS, che in Germania misero in atto il regime di terrore che doveva portare alla soppressione degli oppositori del Reich. Le SS ebbero una parte fondamentale nello sterminio degli ebrei. La loro militarizzazione divenne completa nel corso della guerra, allorché operarono anche come polizia militare. Himmler creò al loro interno una sezione speciale, le Waffen-SS, costituite da migliaia di soldati, anche volontari, provenienti dai paesi europei occupati dai tedeschi, perlopiù inviati sul fronte russo. GESTAPO Gestapo ovvero l’acronimo dal tedesco di Geheime Staatspolizei (Polizia segreta di stato), era la polizia politica del regime nazista, attiva in Germania tra il 1933 e il 1945. Fu creata da Hermann Göring, uno dei luogotenenti di Adolf Hitler, nell'aprile del 1933; il nucleo era costituito dalla sezione politica della polizia della Repubblica di Weimar, della quale Göring estese i poteri abolendo le restrizioni costituzionali che ne limitavano l'operato. Compito principale era di individuare ed eliminare gli oppositori (veri o presunti) del nazionalsocialismo, procedendo a esecuzioni sommarie e condannando i sospetti alle pene più severe, tra cui la reclusione in campi di concentramento. Nell'aprile 1934 il rivale di Göring, Heinrich Himmler, capo delle SS, assunse il controllo della Gestapo, primo passo di una carriera che lo avrebbe portato al comando di tutte le forze di polizia tedesche entro il giugno del 1936. Nel 1936, con la creazione dell'Ufficio supremo per la sicurezza del Reich (Reichssicherheitshauptamt), controllato dalle SS, la Gestapo passò alle dipendenze di Reinhard Heydrich. Divenne uno degli strumenti principali dell'apparato di polizia del Terzo Reich, e, nei territori occupati, fu il simbolo del potere nazista. In seguito assorbì anche i servizi di controspionaggio e le sezioni incaricate dell'eliminazione degli ebrei. Alla fine della guerra, la Gestapo fu sciolta e dichiarata organizzazione criminale. 5- L’ESERCITO NAZISTA WEHRMACHT Nome ufficiale dell'esercito del Terzo Reich, come decretato da Adolf Hitler ai sensi della Wehrgesetz (Legge di difesa) del 21 maggio 1935. In base alle clausole militari del trattato di Versailles, le forze armate della Repubblica di Weimar avevano subito una drastica riduzione rispetto alle dimensioni delle forze armate imperiali. L'esercito, o Reichswehr, era stato limitato a 100.000 uomini, la coscrizione era stata abolita e alla Germania non erano state concesse unità di carri armati e artiglieria pesante. Era inoltre stato fatto divieto di costruire aeroplani o di addestrare piloti, eccetto che per usi strettamente commerciali, ed erano state concesse solamente poche unità di marina militare. Dopo anni di riarmo segreto, grazie anche all'assistenza russa in seguito alla firma del trattato di Rapallo del 1922, questi provvedimenti furono invalidati formalmente da Hitler nella prima metà del 1935. Dopo la presa del potere, Hitler rese noti ai suoi capi militari i piani per un riarmo su vasta scala in preparazione di una campagna a oriente. Fallita una serie di negoziazioni per limitare il riarmo tedesco, Hermann Göring annunciò improvvisamente l'esistenza della Luftwaffe (forza aerea) il 9 marzo 1935. Alcuni giorni più tardi, Hitler proclamò la reintroduzione della coscrizione e l'intenzione di creare un esercito composto da 36 divisioni. Tre mesi dopo la Gran Bretagna abrogò formalmente le clausole navali di Versailles, concludendo l'accordo navale anglo-tedesco. In base alla Wehrgesetz, il ministro della Guerra, generale Werner von Blomberg, divenne il comandante in capo della nuova Wehrmacht. Nel febbraio del 1938 Hitler lo costrinse a dimettersi, epurò la Wehrmacht, eliminò qualsiasi oppositore del regime, assunse la carica di ministro della Guerra e costituì un nuovo e più fedele Alto comando (Oberkommand) dell'esercito. Ai più alti vertici della Wehrmacht si ebbero nel corso della seconda guerra mondiale episodi di fronda nei confronti del regime, culminati nel fallito attentato a Hitler compiuto il 20 luglio 1944 da Claus Schenk von Stauffenberg e da altri alti ufficiali. LUFTWAFFE Nome dell'aviazione militare tedesca durante il Terzo Reich; la Luftwaffe (arma aerea), fu organizzata in segreto da Hermann Göring a partire dal 1934, violando le clausole del trattato di Versailles che impedivano alla Germania di dotarsi di aerei militari. Per sfuggire ai controlli internazionali Göring camuffò la sua opera sotto le apparenze di un'associazione aviatoria sportiva. La Luftwaffe divenne operativa nella guerra civile spagnola, nel corso della quale effettuò incursioni e bombardamenti, tra cui quello di Guernica. Nella seconda guerra mondiale fu impegnata in operazioni cruciali, come la battaglia d'Inghilterra tra il 1940 e il 1941. 6- IL NAZISMO E I SUOI PROTAGONISTI HITLER, ADOLF (Braunau am Inn, Austria 1889 - Berlino 1945), uomo politico tedesco di origine austriaca, Führer (guida) e cancelliere del regime nazista, artefice di uno dei più compiuti stati totalitari che la storia del XX secolo abbia conosciuto e dello sterminio pianificato di sei milioni di ebrei. Una volta assunto il potere nel 1933, attuò una politica di riscatto della nazione tedesca in nome dei valori nazionalistici, sfociata nella rimilitarizzazione della Germania e nella revisione degli equilibri europei, processi, questi, che finirono per trascinare l'intera Europa nella seconda guerra mondiale. Dopo aver fatto della xenofobia, dell'antisemitismo e dell'espansionismo del popolo ariano i fondamenti della sua propaganda e della sua politica, tentò di imporre un "ordine nuovo" trasformando il Partito nazista nello strumento per abbattere il regime democratico in Germania e per dare una diffusione mondiale al movimento fascista. Figlio di un modesto funzionario delle dogane austriaco, fu uno studente mediocre e non portò mai a termine le scuole secondarie. Dopo aver tentato invano di essere ammesso all'Accademia di belle arti di Vienna, lavorò in questa città come decoratore e pittore, leggendo con voracità opere destinate ad alimentare le sue convinzioni antisemite e antidemocratiche, così come la sua ammirazione per l'individualismo e il disprezzo per le masse. Trasferitosi a Monaco, fu qui sorpreso dallo scoppio della prima guerra mondiale (1914) e si arruolò come volontario nell'esercito bavarese. Dopo la guerra tornò a Monaco e rimase nell'esercito fino al 1920; iscrittosi al Deutsche Arbeiterpartei (Partito tedesco dei lavoratori), di impronta nazionalista, ne divenne in breve il capo e, associandovi altri gruppi nazionalisti, lo rifondò con la denominazione di Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei (Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, abbreviato in Partito nazista), del quale fu eletto presidente con poteri dittatoriali; mentre diffondeva la sua ideologia incentrata sull'odio di razza e sul disprezzo per la democrazia, si legò ai gruppi squadristi paramilitari fondati dal maggiore Röhm, le SA (Sturmabteilungen, squadre d'assalto), avallandone le azioni di violenza contro uomini e sedi della sinistra socialdemocratica e comunista. Hitler incentrò la sua azione politica nell'attacco alla Repubblica di Weimar, accusata di tradimento e di cedimento agli stranieri, raccogliendo l'adesione di personaggi quali Rudolf Hess, Hermann Göring e Alfred Rosenberg. Nel novembre del 1923, in un momento di confusione e debolezza del governo del paese, fece la sua prima apparizione sulla scena politica tedesca guidando un tentativo di colpo di stato in Baviera, il putsch di Monaco. L'esercito però non fu compatto nel sostenere l'operazione e il putsch fallì. Riconosciuto responsabile del complotto, Hitler venne condannato a cinque anni di reclusione, ridotti a otto mesi per un'amnistia generale. Durante la detenzione, dettò la sua autobiografia, Mein Kampf (La mia battaglia), nella quale espose i principi dell'ideologia nazista e della superiorità della razza ariana. Tornato in libertà (1924), ricostruì nel 1925 il partito senza che il governo, che pure aveva cercato di rovesciare, facesse nulla per impedirlo. Scoppiata nel 1929 la Grande Depressione, che portò al tracollo del marco e alla crescita della disoccupazione, Hitler seppe sfruttare il malcontento popolare guadagnando consensi al Partito nazista e assicurandosi l'appoggio dei settori di destra dell'alta finanza, della grande industria e dell'esercito; con la promessa di creare una Germania forte, ricca e potente attirò milioni di elettori. La sua capacità oratoria infiammava le masse: nelle elezioni del 1930 i seggi dei nazisti al Reichstag (parlamento) passarono dai dodici del 1928 a centosette; contemporaneamente rafforzò le strutture paramilitari del partito utilizzando le SA di Röhm e le SS, create da Himmler. Durante i due anni seguenti il partito continuò a crescere, traendo vantaggio dalla forte disoccupazione, dalla paura del comunismo, dalla risolutezza di Hitler e dalla debolezza dei suoi rivali politici. Hitler riuscì ad accreditarsi come l'uomo forte, capace di far uscire il governo dall'immobilismo e dalle secche dei contrasti tra Parlamento e presidenza della Repubblica. Con il sostegno dei vertici militari ottenne dal presidente Paul von Hindenburg l'incarico di cancelliere (30 gennaio 1933). Alla morte di Hindenburg (1934) riunì nella sua persona anche la carica di presidente, facendo ratificare questo atto con un plebiscito che gli attribuì il 90% dei consensi. A quel punto il suo progetto totalitario poté dispiegarsi senza ostacoli. Giunto al potere, Hitler si trasformò rapidamente in dittatore. Un parlamento sottomesso gli concesse pieni poteri, così che fu in grado di asservire la burocrazia statale e il potere giudiziario alle esigenze del partito. I sindacati furono eliminati, migliaia di oppositori rinchiusi nei campi di concentramento e ogni minimo dissenso represso. L'organizzazione della polizia venne affidata a Himmler, il capo delle SS. Il 30 giugno 1934, nella "notte dei lunghi coltelli", Hitler si liberò con la violenza degli elementi più radicali presenti nel suo stesso partito e nelle SA. In breve tempo l'economia, i mezzi di comunicazione e tutte le attività culturali passarono sotto l'autorità nazista attraverso il controllo della lealtà politica di ogni cittadino, esercitato dalla Gestapo, la famigerata polizia segreta. Hitler si riservò come settore di sua esclusiva competenza la politica estera. Nel 1935 denunciò il trattato di Versailles del 1919, proclamando la sua ferma intenzione di riportare la Germania al rango di grande potenza militare e navale, e per cominciare, attraverso un plebiscito, riprese la regione della Saar, alla frontiera occidentale. Nel 1936 ritenne che i tempi fossero maturi per dare inizio alla sua politica d'espansione: inviò truppe nella Renania smilitarizzata, firmò con l'Italia fascista di Mussolini un'alleanza che prese il nome di Asse Roma-Berlino, e sottoscrisse con il Giappone il Patto Anticomintern in funzione anticomunista e antisovietica. Nel 1938 decise di invadere e di annettere l'Austria, senza trovare alcuna resistenza militare. All'incontro di Monaco ottenne che fosse ratificato lo smembramento di una parte della Cecoslovacchia, premessa della sua dissoluzione, avvenuta nel marzo 1939. Da questi eventi scaturì la seconda guerra mondiale. La guerra scoppiò nel settembre del 1939 con l'invasione della Polonia, che aveva stretto un'alleanza con l'Inghilterra. Nel 1940 l'esercito tedesco occupò Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio e Francia; nel giugno del 1941 ebbe inizio l'attacco all'Unione Sovietica . Nel luglio successivo, Hitler incaricò il capo delle SS Heydrich di elaborare e pianificare la "soluzione finale della questione ebraica" che avrebbe portato al genocidio di sei milioni di ebrei. A dicembre l'andamento della guerra cambiò direzione: la controffensiva russa respinse l'esercito tedesco, infliggendo gravissime perdite alla Germania; Hitler rifiutò di autorizzare la ritirata. In quegli stessi giorni, gli Stati Uniti entrarono in guerra. Davanti all'avanzata degli eserciti nemici sia sui fronti europei che su quelli africani, Hitler, sopravvissuto a vari complotti orditi da ufficiali tedeschi che volevano porre fine ai combattimenti e all'annientamento della Germania, e convinto fino all'ultimo che la disfatta fosse colpa degli ebrei e dello stato maggiore tedesco, si suicidò il 30 aprile 1945. Con lui, nel bunker di Berlino, si tolse la vita Eva Braun, che il Führer aveva sposato il giorno precedente. GOEBBELS, PAUL JOSEPH (Rheydt 1897 - Berlino 1945), politico tedesco. Dopo alcuni tentativi come scrittore e giornalista, aderì al Partito nazionalsocialista nel 1922 e, quattro anni dopo, venne nominato Gauleiter (capo del partito) di Berlino da Adolf Hitler; nel 1926 fondò e diresse il giornale ufficiale del partito, "Der Angriff" (L'attacco). Eletto al Reichstag, il parlamento tedesco, nel 1928, venne scelto come supremo responsabile della propaganda del partito, diventando il principale propugnatore dell'odio verso gli ebrei e verso le altre minoranze "non ariane", come gli slavi e gli zingari. Nel 1933, l'anno in cui Hitler salì al potere, Goebbels fu nominato ministro dell'Educazione del popolo e della Propaganda. Da allora si servì di tutti i mezzi di comunicazione per sostenere i principi del nazismo, fra cui il culto del Führer e il concetto che il popolo tedesco fosse destinato a dominare il mondo. Nel 1938 entrò nel Consiglio di gabinetto di Hitler. Durante la seconda guerra mondiale, Hitler gli affidò l'incarico della mobilitazione totale e nel suo testamento lo nominò suo successore alla carica di cancelliere del Reich. Il 1° maggio 1945, durante l'assedio sovietico a Berlino, si suicidò con i propri familiari il giorno dopo la morte del Führer. Ha lasciato le sue memorie nel volume Diario 1938 (trad. it. 1994). RÖHM, ERNST (Ingolstadt, Baviera 1887 - Bad Wiessee 1934), uomo politico tedesco, ufficiale nazista. Sostenitore di Hitler, istituì le SA (Sturmabteilungen), o reparti d'assalto, il braccio armato del Partito nazista. Dopo il fallito tentativo dei nazisti di conquistare la Baviera con il putsch di Monaco (1923), Röhm si trasferì per alcuni anni in Bolivia. Tornato in Germania su invito di Hitler, nel 1931 fu nominato capo delle SA. Con la presa del potere dei nazisti nel 1933, Röhm insistette affinché il controllo dell'esercito venisse affidato alle sezioni d'assalto (una mossa contrastata dal comando supremo dell'esercito) e si schierò con l'ala più a sinistra del partito, che si opponeva ai ricchi conservatori seguaci di Hitler. Per ottenere il pieno sostegno dell'esercito e degli industriali, Hitler fece uccidere Röhm e numerosi altri capi delle SA nella notte fra il 30 giugno e il 1° luglio del 1934, la cosiddetta notte dei lunghi coltelli. GÖRING, HERMANN WILHELM (Rosenheim 1893 - Norimberga 1946), ufficiale dell'aviazione e uomo politico tedesco, fu uno dei principali esponenti del Partito nazista e maresciallo del Reich nel 1940. Partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale nell'aeronautica tedesca; nel 1918, dopo la morte del comandante della sua squadriglia, Manfred von Richthofen, il celebre Barone Rosso, Göring fu chiamato a sostituirlo. Incontrò Adolf Hitler nel 1921; un anno dopo entrò a far parte della direzione del Partito nazista e curò l'organizzazione delle squadre d'assalto, le Sturmabteilungen o SA. Partecipò al fallito colpo di stato noto come putsch di Monaco (1923), durante il quale rimase ferito. Nel 1928 fu eletto membro del Reichstag, il parlamento tedesco, e nel 1932 ne divenne presidente. Con l'ascesa al potere del Partito nazista nel 1933, Göring fu nominato ministro dell'Aviazione assumendone il comando supremo. Divenuto anche ministro degli Interni e capo della Gestapo, la polizia segreta tedesca, mise a punto (1936) un piano quadriennale economico e una strategia militare basata sull'efficace coordinamento fra le truppe di terra e la Luftwaffe; il piano permise le rapide azioni belliche che portarono alla conquista tra il 1939 e il 1940 di Polonia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Belgio e Francia. Fu anche un deciso sostenitore della strategia del terrore, che si fondava sul massiccio bombardamento di obiettivi essenzialmente civili. Göring si arrese alle forze statunitensi nel 1945, dopo la caduta del Terzo Reich, e fu condannato a morte dal tribunale di Norimberga, durante i processi per crimini di guerra. Morì suicida poche ore prima dell'esecuzione. ROSENBERG, ALFRED (Reval, oggi Tallinn 1893 - Norimberga 1946), uomo politico tedesco, tra i principali esponenti del Partito nazionalsocialista. Nel 1919 incontrò Adolf Hitler ed Ernst Röhm e aderì al movimento nazionalsocialista appena formatosi. Nel 1921 divenne uno dei redattori responsabili dell'organo ufficiale del partito, il giornale "Völkischer Beobachter"; come teorico del movimento hitleriano, pubblicò opuscoli antisemiti e anticomunisti. La sua opera principale, Il mito del XX secolo (1930), fu un tentativo di dimostrare la superiorità della razza tedesca. Nel 1933, quando i nazisti ascesero al potere in Germania, Rosenberg venne incaricato di coordinare la politica estera del partito. Nel marzo 1941, durante la guerra, fu nominato ministro dei Territori orientali occupati. Condannato dal tribunale di Norimberga durante i processi per crimini di guerra, nel 1945, venne giustiziato nel 1946. HESS, RUDOLF (Alessandria d'Egitto 1894 - Berlino 1987), politico tedesco. Nel 1920 entrò a far parte del partito nazista, da poco costituitosi; partecipò al Putsch di Monaco nel 1923 e fu incarcerato insieme a Hitler, del quale divenne stretto collaboratore. Dal 1933 rivestì un ruolo di rilievo nel partito nazista, e nel 1939 fu designato secondo successore ufficiale dopo Hermann Göring. Nel 1946 fu condannato all'ergastolo al processo di Norimberga. Morì suicida in carcere. HIMMLER, HEINRICH (Monaco di Baviera 1900 - Lüneburg 1945), ufficiale nazista e comandante supremo della polizia tedesca. Iscrittosi al Partito nazionalsocialista nel 1925, dal 1926 al 1930 si occupò dell'organizzazione della propaganda; nel 1929 divenne capo delle Schutz-Staffeln, comunemente SS, il corpo scelto paramilitare al servizio del partito. Nel 1934 ottenne la direzione della Gestapo (polizia segreta). In qualità di supremo capo delle forze di polizia dal 1936 al 1945, concepì un programma per lo sterminio degli ebrei e la soppressione di qualsiasi opposizione al regime di Adolf Hitler, che nel 1943 lo nominò ministro degli Interni. Nel 1944, dopo l'attentato al Führer, Himmler ricevette il comando delle operazioni belliche in Germania, e divenne capo dell'esercito di riserva. Nell'aprile del 1945 fu catturato dalle truppe inglesi. Arrestato, si suicidò prima di essere processato per crimini di guerra. HEYDRICH, REINHARD (Halle 1904 - Praga 1942), ufficiale tedesco, detto "il Boia", capo delle SS, l'organizzazione nazista responsabile dei servizi di sicurezza. Tenente della Marina fino al 1931, aderì quello stesso anno al Partito nazista; quando Hitler divenne cancelliere, nel 1933, Heydrich fu nominato capo della polizia a Monaco, e venne incaricato del controllo del campo di concentramento di Dachau. Dal 1934 fu responsabile delle SS di Berlino, e poco tempo dopo fu nominato comandante in seconda, sotto Himmler, dell'intera organizzazione. Nel 1941 divenne viceprotettore del Reich in Boemia e in Moravia, guadagnandosi il soprannome di "Boia" per la spietatezza con cui governò quelle regioni. Il 27 maggio 1942 i partigiani cechi tirarono una bomba sulla sua vettura: Heydrich rimase ferito e morì qualche giorno dopo. Per vendicarsi, i tedeschi rasero al suolo il villaggio di Lidice, vicino a Praga, e ne massacrarono gli abitanti. EICHMANN, ADOLF (Solingen 1906 - prigione di Ramleh, Tel Aviv 1962), ufficiale nazista, fu responsabile dell'uccisione di milioni di ebrei durante la seconda guerra mondiale. Eichmann entrò a far parte della polizia segreta nazista nel 1934 e nel 1938, in occasione dell'annessione dell'Austria da parte dei tedeschi, si occupò della deportazione degli ebrei austriaci, in accordo con la politica antisemita dei nazisti. Durante la guerra venne incaricato della "soluzione finale del problema ebraico": gli ebrei dei paesi occupati dall'esercito tedesco vennero rastrellati e inviati nei campi di concentramento. Dopo la guerra, Eichmann scomparve, ma nel 1960 alcuni agenti israeliani lo trovarono in Argentina, lo catturarono e lo portarono in Israele: processato a Gerusalemme, venne giudicato colpevole di crimini contro l'umanità e condannato a morte. Due anni dopo fu impiccato. 7- IL PROCESSO DI NORIMBERGA Il 18 ottobre 1945, a conclusione della fase istruttoria, il pubblico ministero incriminò formalmente 24 persone con l'accusa di aver commesso crimini e atrocità, fra cui l'istigazione alla guerra d'aggressione, lo sterminio di gruppi razziali e religiosi, l'assassinio e il maltrattamento di prigionieri di guerra e la deportazione in campi di lavoro forzato di centinaia di migliaia di abitanti dei paesi occupati dalla Germania durante la guerra. Tra gli imputati vi erano i capi del Partito nazista, Hermann Wilhelm Göring e Rudolf Hess, il diplomatico Joachim von Ribbentrop, il fabbricante di armi Gustav Krupp, il maresciallo Wilhelm Keitel, l'ammiraglio Erich Raeder, e altre 18 persone tra militari e civili. Furono inoltre messi sotto accusa sette organismi che formavano la struttura militare del governo nazista, fra cui le SS (Schutzstaffeln, "squadre di difesa"), la Gestapo (Geheime Staatspolizei, "polizia segreta di stato"), le SA (Sturmabteilungen, "sezioni d'assalto"), lo stato maggiore e il comando supremo delle forze armate. Il processo cominciò il 20 novembre 1945 e si basò in gran parte su prove schiaccianti, costituite da documenti militari e diplomatici caduti nelle mani delle forze alleate dopo il crollo del governo tedesco, che dimostrarono in modo incontrovertibile l'entità delle violenze e delle brutalità compiute. Più di sei milioni di persone erano state deportate nei campi di concentramento, dove furono sterminati ebrei, rom, disabili, omosessuali e membri di altri gruppi etnici e religiosi, uccisi dai trattamenti disumani cui erano sottoposti o nelle camere a gas. Il tribunale scoprì e dimostrò inoltre che tali atrocità erano state commesse su larga scala e in base a un preciso programma. La sentenza, letta agli inizi di ottobre del 1946, riconobbe, in sintonia con l'accordo di Londra, il principio secondo il quale progettare una guerra d'aggressione costituisce un crimine internazionale e rigettò invece le tesi della difesa, secondo la quale l'accusa riguardava azioni che, nel momento in cui furono commesse, non erano considerate crimini internazionali e che quindi non erano perseguibili, perché condannarle avrebbe significato violare il principio di irretroattività di una legge (che proibisce di condannare qualcuno per un fatto che al tempo della sua commissione non costituiva reato). Fu inoltre respinta la tesi della difesa secondo cui gli imputati non erano responsabili dei reati commessi, poiché avevano agito per eseguire ordini dei loro superiori; secondo il tribunale, infatti, il problema non era tanto l'esistenza dell'ordine, quanto la possibilità reale di compiere una scelta morale e di non eseguire tale ordine. Il Partito nazionalsocialista, le SS, lo SD (Sicherheitsdienst, "servizio di sicurezza") e la Gestapo furono dichiarati organizzazioni criminali. Dodici imputati furono condannati a morte per impiccagione, sette furono condannati a pene detentive (da dieci anni all'ergastolo), tre, infine, inclusi l'uomo politico e diplomatico tedesco Franz von Papen e il presidente della banca centrale tedesca Horace Greely Hjalmar Schacht, furono invece assolti. Le esecuzioni capitali furono eseguite il 16 ottobre 1946; Göring si suicidò in prigione poche ore prima di essere giustiziato. ALTRI PROCESSI Dopo la conclusione del primo processo di Norimberga, nelle quattro zone occupate della Germania si tennero altri dodici processi, nei quali furono giudicate 185 persone, tra cui medici che avevano compiuto sperimentazioni su pazienti e su prigionieri di guerra, giudici che istruendo falsi processi si erano macchiati di omicidi o di altri reati, e industriali che avevano partecipato al saccheggio dei paesi occupati e alla programmazione dei campi di lavoro. Altre accuse riguardavano ufficiali delle SS che avevano diretto i campi di concentramento e applicato le leggi razziali naziste e che, nei territori orientali occupati dall'esercito tedesco, avevano portato a termine lo sterminio degli ebrei e di altri gruppi etnici, e alte autorità civili e militari responsabili di queste e altre crudeltà, commesse ai tempi del Terzo Reich. Alcuni medici e ufficiali delle SS furono condannati a morte, 120 imputati furono invece condannati a pene detentive temporanee, 35 vennero assolti. Molti altri processi contro criminali di guerra furono istruiti nei paesi occupati dalla Germania e dal Giappone durante la guerra. Alcuni procedimenti, per violazione del diritto bellico e non per crimini contro la pace e l'umanità, furono avviati anche nelle aree della Germania sottoposte al controllo britannico e americano, e, contro ufficiali giapponesi, nelle Filippine, in Australia e presso i tribunali militari americani in territorio giapponese. I criminali di guerra furono perseguiti anche dopo la fine della guerra. Nel 1960, l'ufficiale nazista Adolf Eichmann, membro delle SS e attivo antisemita, fu catturato in Argentina da agenti israeliani. Estradato a Gerusalemme, Eichmann fu quindi processato, condannato e, nel 1962, giustiziato. Nel 1996 di fronte al tribunale militare di Roma è stato processato l'ufficiale nazista Erich Priebke, estradato dall'Argentina e accusato dell'omicidio per rappresaglia di 335 ostaggi (fra i quali molti ebrei) trucidati il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine. Dichiarato colpevole nel processo di primo grado, Priebke fu in un primo tempo prosciolto perché il reato era prescritto. Nell'ottobre dello stesso anno, la Corte di Cassazione annullò tuttavia la sentenza di primo grado ordinando un nuovo processo. Apertosi il 14 aprile 1997, il nuovo processo, che vedeva imputato insieme con Priebke l'ex ufficiale delle SS Karl Hass, si è concluso il 22 luglio, con una sentenza che ha definito "crimine contro l'umanità" la strage delle Fosse Ardeatine. La corte ha riconosciuto Priebke colpevole di omicidio continuato con l'aggravante della crudeltà, condannandolo a 15 anni di carcere. Karl Hass è stato condannato a 10 anni. IL NAZISMO DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE Al termine della guerra, un tribunale militare internazionale processò a Norimberga i capi nazisti sopravvissuti, mentre gli Alleati organizzarono il cosiddetto "processo di denazificazione" del paese. La nuova costituzione democratica sanciva la proibizione di ricostituire il Partito nazionalsocialista; tuttavia nel dopoguerra, soprattutto a partire dagli anni Sessanta, il nazismo è tornato alla ribalta. In Germania, in altri paesi europei e negli stessi Stati Uniti sono nate piccole formazioni neonaziste che ancor oggi predicano l'odio razziale e l'antisemitismo, commettono violenze ai danni degli immigrati e organizzano azioni terroriste. Lo stesso attentato del 19 aprile 1995 a Oklahoma City sarebbe stato organizzato da gruppi paramilitari americani di ispirazione nazista.