Charles Darwin by Boncinelli
Cambiamento
della biologia
Introduce una prospettiva storica praticamente assente nel pensiero precedente.
Ormai siamo intrisi da questa visione, per cui è difficile immaginare com'erano le cose
prima.
A seguito delle teorie evolutive di Darwin si è considerata l'evoluzione dell'universo, per
non parlare dell'evoluzione culturale.
La novità sta essenzialmente nel fatto che il tempo fa il suo ingresso in maniera
massiccia nel modo di considerare le cose.
Varie visioni del tempo: circolare, lineare.
Il tempo
come misura Ma quanto tempo è passato e per quanto tempo ci saremo: parliamo di anni, secoli,
e come fattore millenni, milioni o miliardi di anni?
Dobbiamo fare i conti con un tempo ampio:
dall'origine della vita sono passati circa 4 miliardi di anni.
Un tempo impensabile per noi.
Non solo il tempo come misura ma come fattore.
Prima si diceva: le cose sono così perchè non potevano essere che così
Oggi si dice: le cose sono così perchè il corso degli eventi le ha portate ad essere così.
Il fattore tempo e la sua capacità di cambiare le cose è fondamentale.
Darwin si rende conto che stava facendo un'ipotesi molto ardita.
Quando gli viene questa idea a 30 anni dice: “credo che sia così, anche se, a pensarci, mi
sembra di commettere un assassinio.”
Oggi le cose si possono spiegare sulla base della logica e sulla base della storia: le cose
sono così perchè gli eventi le hanno portate ad essere così.
Le specie non Fino al 6-700 gli esseri viventi sono stati poco considerati scientificamente. La biologia
sono fisse ma era arretrata.
Per la prima volta Linneo propone una sistematica: cataloga tutte le specie con due nomi
cambiano
latini, il primo dei quali indica il genere, il secondo la specie.
Su questa base i naturalisti cominciano a comparare le specie. Nessuno però pensa che le
specie possano cambiare; predomina il “fissismo”, per cui si ritiene che le specie sono
identiche a quelle create da Dio all'inizio.
Darwin dubitò di questo fissismo (come già il nonno Erasmo e Lamark).
Si parlava di cambiamento, usando il termine evoluzione, che non è dei più adatti:
evoluzione =sviluppo=progresso.
Darwin per un lungo periodo non usa la parola evoluzione ma trasformazione delle
specie.
Lamark aveva adombrato il concetto di evoluzione, ma Darwin non ne accetta la teoria,
affermando però che le specie mutano inesorabilmente
Sarebbe bene partire dalla considerazione di cosa c'è da spiegare.
Cosa c’è da
spiegare
 Sulla terra c'è un alto numero di specie (almeno 10 milioni): varietà della vita
 ovunque c'è vita: diverse specie in comunità (ubiquitarietà della vita)
 moltissimi animali hanno organi, strutture, abitudini che sembrano fatti apposta per
l'ambiente in cui vivono
Queste sono le cose da spiegare, considerando che sappiamo altre cose:
 ci sono resti fossili di animali che ora non ci sono più e non ci sono resti di animali
che ci sono (il passato è diverso dal presente)
 le specie non sono uniformemente diverse, ma alcune si somigliano di più ed altre di
meno.
Soltanto così si può spiegare: le specie più simili si sono separate in tempi più recenti,
quelle più dissimili in tempi più antichi.
Si dice normalmente che Darwin abbia concepito la sua teoria sul Beagle. Non è esatto.
Allo zoo di londra era stato profondamente colpito dalla somiglianza di un orango con
Quando gli
l’uomo. Aveva già un sospetto, ma era talmente scrupoloso che, da quando concepì la
viene l’idea
sua teoria, a quando la pubblicò, fece passare 20 anni di discussioni, ricerche, confronti...
Quasi tutte le critiche che gli vennero poi fatte, se le era già fatte da sé, annotandole e
cercando di rispondervi.
Il suo cammino è molto faticoso, perchè la moglie e lui stesso erano religiosissimi: si
rendeva conto che cammin facendo si trovava a mettere in discussione ciò che si trovava
nelle Sacre Scritture; la sua stessa vita si guastò (psicosomatizzazione), nel tentativo di
mettere d'accordo la sua ragione e la sua convinzione di fede
È sempre difficile sapere che cosa si è mosso nella testa di un inventore, però possiamo
fare alcune ipotesi.

Parte da un'osservazione banale: guardando le popolazioni naturali (ma anche
artificiali) si accorge che c'è sempre qualche individuo diverso : variante (mutante)

ammirazione per gli allevatori ed agricoltori che con 10-15 incroci si potevano
costruire varietà di piante, animali molto diverse. La potenza della selezione artificiale lo
colpì moltissimo. Forse anche la natura faceva così

all'inizio dell'Ottocento si diffuse nella società inglese un famoso libro di Malthus in
cui questo ricercatore fa vedere come in tutte le specie si parte in tanti ma si arriva in
pochi: tremendo spreco di materiale vivente.
La sua teoria Quando si sentì pronto scrisse in inglese relativamente facile lo schema della sua teoria:
1. tutti gli esseri viventi derivano da un gruppo di organismi vissuti 3 miliardi e 800
milioni di anni fa (derivazione comune)
2. tutto quello che è avvenuto si basa esclusivamente su due meccanismi:
produzione di varianti e selezione naturale.
È questo secondo punto che è spesso sotto critica, per la sua estrema semplicità/banalità
es. prato con erbivori di una certa dimensione e alcune varianti più piccole
Specificazioni: Riguardo alle VARIAZIONI: sono inevitabili e casuali.
 variazioni Aveva intuito bene Darwin, anche se non sapeva perché, che le varianti c'erano sempre.
Noi sappiamo perchè: le caratteristiche biologiche sono supportate dal DNA. Quando una
 casuali
cellula si divide il DNA si deve duplicare con possibilità di errore (uno ogni miliardo di
nucleotidi); ogni volta che una cellula si divide c'è sempre qualche errore...
CASUALI: una cosa avviene a caso non perchè non abbia una causa ma perchè non la
conosciamo. Ogni cosa ha una causa ma può essere una serie di cause o può non
interessarci.
Lamark ebbe un'intuizione dell'evoluzione: pensò che c'era una possibilità che qualche
carattere acquisito venisse ereditato. Spiegazione bellissima (ereditarietà dei caratteri
acquisiti) ma falsa.
Le mutazioni sono causali; è l'ambiente che esercita una selezione.
Specificazioni: La seconda osservazione riguarda la SELEZIONE NATURALE.
 selezione Un termine che per i contemporanei di Darwin doveva sembrare strano perchè
conoscevano solo quella artificiale.
naturale
La selezione naturale è il nome che noi diamo all'azione che l'ambiente circostante
esercita sui membri di una determinata popolazione, azione che si può riscontrare solo a
posteriori.
È difficile, infatti, prevedere cosa succederà perchè l'ambiente è molto vario...
Ma cosa fa l'ambiente? L'ambiente concede una prolificità diversa ad alcuni rispetto ad
altri: alcuni lasciano prole, altri meno... Non conta quanto sei forte o aitante, ma quanti
figli lasci. Se non lasci prole sufficiente, dal punto di vista evolutivo non esisti.
La prolificità è chiamata “fitness”: è un numero, chi lascia 100 figli, chi 20, chi due...
chi lascia 100 figli sarà più rappresentato...
Si parte in una maniera, si prosegue in un'altra, clamorose affermazioni ed estinzioni...
non esistono caratteristiche migliori di altre, ma caratteristiche più adatte all'ambiente
coevoluzione Le specie evolvono ciascuna per conto proprio?
No perchè mentre una specie evolve evolvono anche tutte le altre con le quali si trova ad
essere in contatto. Le piante evolvono assieme a chi se le mangia e a chi le impollina; la
preda insieme al predatore... cfr. il gigaro (fiore ed insetto intrappolato)
Con questa teoria si può spiegare quasi tutto quello che avvenuto per la vita sulla terra.
Ma questa “parzialità” è normale per una teoria scientifica.
Tutte le teorie scientifiche sono imperfette.
Neodarwinismo
Darwin è stato un gigante, un grande innovatore coraggioso, ma quello che stupisce è
come la sua teoria sia rimasta sostanzialmente quella in 150 anni in un campo in cui
tutto è cambiato completamente.
Bisogna dargli atto di essere un osservatore formidabile e anche un argomentatore
eccellente. Nonostante quelo che non sapeva:

non sapeva che esistevano i geni, come funzionavano;

non sapeva nulla di biologia dello sviluppo (degli embrioni)

non c'era l'ecologia come studio quantitativo e rigoroso del rapporto fra gli
organismi di un ambiente
Tutte queste scoperte hanno dato nuovi apporti alla teoria darwiniana e oggi si parla di
neo-darwinismo, ma si è mantenuto il nucleo concettuale originario.
Lo spazio
concesso al
caso
Quello che non piace è lo spazio concesso al caso. Ma il neo-darwinismo introduce molto
più massicciamente l'opera del caso: meteoriti, inondazioni, vulcani, isole che
emergono/scompaiono, movimento dei continenti...
oggi bisogna assolutamente introdurre tutti questi eventi casuali di natura astronomica,
metereologica, geologica, biologica.Elementi casuali: che non fanno parte di un ordine
prestabilito.
Ma anche biologicamente: trent'anni fa si è scoperto che i geni non sono tutti uguali, ci
sono gerarchie di geni.
Per es. il moscerino: esistono varianti in cui tutto il corpo era alterato (numero di ali e di
zampe)
1983-5: si studiano i geni omeorici, che sono geni generali, che danno ordini alle truppe,
accendono o spengono altri geni che danno origine al corpo (geni architetti)
Darwin aveva un problema: l'origine di organi particolarmente complessi, ad es. l'occhio:
com'è possibile che con tanti piccoli cambiamenti si dia origine ad un organo complesso
come l'occhio... (brivido freddo, ma so che me lo devo far passare)
I geni architetto tolgono il brivido: le variazioni non sono solo piccole, ma anche grandi.
Se io vario invece di un gene muratore ma un gene architetto ecco che nasce di colpo un
animale con mutamenti considerevoli. Eventi discontinui, casuali di natura biologica.
I grandi
cambiamenti
evolutivi
Le popolazioni naturali sono a volte ampie a volte ristrette.
Gli insetti d'inverno sono pochi e poi d'estate ne compaiono tanti.
Questo movimento si chiama bottle-neck: tutte le popolazioni anturali hanno momenti in
cui sino costituite da pochi individui. I grossi cambiamenti sono avvenuti quando le
popolazioni erano ridotte.
Per l'uomo si parla di “effetto del fondatore”:
in un'isola c'è un'alta percentuale di individui asmatici
(pochi individui l'hanno popolata: alcuni erano predisposti);
perchè nei negri americani sono più frequenti certe malattie....
perchè negli ebrei orientali....
Si tratta di una maggiore frequenza di geni predisponenti (casuale)
Evoluzione
dell’uomo
1859 L'origine della specie suscitò reazioni
il vero dramma è stato 12 anni dopo nel 1871 quando D. ha pubblicato il seguito che
parlava proprio de “L'origine dell'uomo”: qui si dice a chiare lettere che tutto quello che è
stato proposto per le specie vale anche per l'uomo.
È questo il grosso colpo: noi non siamo altro che animali che hanno avuto una storia ed
un'evoluzione.
Questo capitolo in realtà si è svolto soprattutto dopo la morte di Darwin. Oggi riusciamo a
ricostruire quasi punto per punto il cambiamento che 7 milioni di anni fa ha portato ad
una divaricazione da un antenato comune.
Negli ultimi 3 milioni di anni il ns. cervello è aumentato di tre volte: da 400 gr
(scimpanzè) ai 1300-1400.
Poi sono comparsi gli strumenti: le pietre scheggiate e poi levigate che dicono che questi
esseri hanno cominciato ad utilizzare qualcosa di esterno per una finalità: evoluzione
culturale.
L'evoluzione culturale è velocissima, bastano 10 o 20 anni (contro le migliaia di anni),
però si fonda su un certo tipo di attrezzatura biologica.
CRITICHE
RECENTI
Due parole sulle polemiche
50 anni fa non si parlva molto di evoluzione, la si dava per scontata.
Una trentina di anni fa negli USA alcune chiese protestanti hanno cominciato a dire che ai
ragazzi a scuola non andava insegnato soltanto la teoria evolutiva ma anche il
creazionismo biblico.
Alcuni creazionisti negli anni successivi hanno cambiato pelle parlando di “intelligent
design”: non crediamo che tutto quello che abbiamo sotto gli occhi possa essere spiegato
solo con mutazione ed evoluzione ... ci deve essere un progetto.
Non è una critica scientifica ma solo un'affermazione gratuita.
Nella scienza nessuno dubita più della teoria evolutiva.
Interesse per il passato o per il futuro.
Edoardo Boncinelli racconta: “Charles Darwin”, collana “Beautiful Minds”, Gruppo Editoriale L’Espresso, 2010