Le Rimanenze
In questa lezione verranno trattate le rimanenze
di magazzino «propriamente dette» : materie
prime, semilavorati, prodotti finiti, etc.; in
un’apposita lezione verranno trattate le
rimanenze relative a lavori in corso su
ordinazione, commesse e opere ultrannuali.
Le rimanenze di magazzino rappresentano i
beni non durevoli, destinati alla produzione
e alla vendita; sono beni che si riferiscono
infatti, a cicli produttivi non conclusi
nell’esercizio in analisi, ma che termineranno
negli esercizi successivi.
Come previsto dalla normativa vigente, al
fine di una corretta rappresentazione in
bilancio delle poste, dev’essere posta in
essere una valutazione preventiva riguardo
l’aspetto di durevole dei beni.
Vanno quindi distinti i beni che
rappresentano un investimento duraturo
(iscritti nelle immobilizzazioni) dai beni che
entrano nel ciclo produttivo / commerciale,
ma destinati comunque ad essere ceduti in
tempo
breve
(rimanenze
dell’attivo
circolante).
Le rimanenze
comprendono:
«propriamente
1) le merci;
2) gli approvvigionamenti di:
- materie prime;
- altre materie;
dette»
3) i prodotti:
- semilavorati;
- prodotti finiti;
- prodotti residuali;
C) Attivo Circolante:
I – Rimanenze:
1) materie prime, sussidiarie e di consumo;
2) prodotti in corso su ordinazione;
3) lavori in corso su ordinazione;
4) prodotti finiti e merci;
5) acconti.
Nel conto economico non appaiono i valori
in forma esplicita delle rimanenze, bensì,
come previsto dalla normativa, solamente
la variazione finale delle rimanenze.
La variazione finale complessiva è data
dalla differenza tra le rimanenze iniziali e
le rimanenze finali.
All’interno della Nota Integrativa andranno
indicate le seguenti informazioni:
- i criteri di valutazione;
- eventuali modifiche dei criteri di
valutazione
rispetto
all’esercizio
precedente;
- le eventuali variazioni intervenute nella
consistenza delle poste di bilancio;
- gli oneri finanziari capitalizzati nelle
rimanenze, se rilevati;
- altre sostanziali differenze qualora
fossero intervenute.
Si tratta di beni che hanno una molteplice
funzione; essi infatti possono essere, per
esempio, dati in locazione, venduti oppure
anche utilizzati direttamente dall’impresa.
In questo caso, si deve procedere ad
un’ulteriore valutazione che tenga conto di
diversi elementi, tra cui:
- l’attività svolta dall’impresa;
- l’ oggetto sociale dell’impresa;
- il tipo di bene ( vita utile, periodo di
ammortamento, etc...).
Nella categoria delle immobilizzazioni si
includono sempre quei beni
per cui
l’impresa:
- loca il bene ad un terzo per un periodo
> 1 anno;
- utilizza il bene per produrre altri beni.
9) le rimanenze, i titoli e le attività finanziarie
che non costituiscono immobilizzazioni sono
iscritti al costo di acquisto o di produzione,
calcolato secondo il numero 1), ovvero al valore
di realizzazione desumibile dall'andamento del
mercato, se minore; tale minor valore non puo'
essere mantenuto nei successivi bilanci se ne
sono venuti meno i motivi. I costi di distribuzione
non possono essere computati nel costo di
produzione;
10) il costo dei beni fungibili può essere
calcolato col metodo della media ponderata o
con quelli: "primo entrato, primo uscito" o:
"ultimo entrato, primo uscito"; se il valore così
ottenuto differisce in misura apprezzabile dai
costi correnti alla chiusura dell'esercizio, la
differenza deve essere indicata, per categoria
di beni, nella nota integrativa;
12) le attrezzature industriali e commerciali, le
materie prime, sussidiarie e di consumo, possono
essere iscritte nell'attivo ad un valore costante
qualora siano costantemente rinnovate, e
complessivamente di scarsa importanza in
rapporto all'attivo di bilancio, sempreché non si
abbiano variazioni sensibili nella loro entità,
valore e composizione.
«...Le rimanenze di magazzino devono
essere valutate al minore tra il costo storico
ed il valore di mercato...»
Come previsto dalla normativa civilistica, le
rimanenze sono valutate con il criterio del
costo.
Esistono 2 tipologie di costo, in base alla
modalità di reperimento del bene:
1 - costo di acquisto;
2 - costo di produzione.
1 – COSTO DI ACQUISTO
E’ il prezzo di acquisto, ovvero l’importo che
si
desume
fornitore.
dalla
fattura
emessa
dal
2 – COSTO DI PRODUZIONE
E’ l’insieme delle spese sostenute dall’impresa per la
produzione del bene.
È formato da:
- costo dei materiali utilizzati;
- costo della manodopera;
- costi indiretti relativi alla produzione;
- quota della spese generali imputabili alla produzione
(compresi gli ammortamenti di eventuali beni
strumentali utilizzati per la produzione).
Nel caso in cui il costo determinato, risulti
essere < del valore desumibile di realizzo
(in accordo con l’andamento del mercato di
riferimento), l’impresa dovrà contabilizzare
le rimanenze al minor valore (operando di
fatto una svalutazione per l’ammontare
della differenza).
Per quanto attiene alla categoria dei beni
fungibili (beni sostituibili con altri beni che
attengono alla medesima funzione economica, e
che
soddisfano
i
medesimi
bisogni
degli
utilizzatori), è possibile procedere alla valutazione
della movimentazione delle rimanenze tramite
diversi criteri.
E’ necessario quindi porre attenzione sulle
diverse metodologie di identificazione della
movimentazione del magazzino presenti nel
panorama normativo.
10) il costo dei beni fungibili puo' essere
calcolato col metodo della media ponderata o
con quelli: "primo entrato, primo uscito" o
"ultimo entrato, primo uscito"; se il valore cosi'
ottenuto differisce in misura apprezzabile dai
costi correnti alla chiusura dell'esercizio, la
differenza deve essere indicata, per categoria
di beni, nella nota integrativa;
Le metodologie maggiormente utilizzate
per la valutazione del magazzino sono:
- C.M.P. (costo medio ponderato);
- FI.FO. (first in – first out);
- LI.FO. (last in – first out).
In questo metodo, beni omogenei prodotti o
acquistati in periodi e a prezzi differenti,
vengono valutati con la cosiddetta media
ponderata, effettuata tra i vari costi.
Il costo medio può essere ponderato per:
- movimento:
ad
ogni
singolo
movimento
viene
rideterminato il valore della giacenza;
- periodo: la giacenza viene valutata secondo un
periodo prestabilito (settimana, mese, trimestre, etc.),
indipendentemente dal numero di movimentazioni che
la giacenza ha subito.
First In – First Out (Primo Entrato – Primo Uscito).
In questo metodo si ipotizza che le prime
produzioni o i primi acquisti, in linea temporale,
siano anche i primi ad essere venduti.
Relativamente al valore delle giacenze, il
metodo FIFO rispecchia l’andamento dei
prezzi di mercato, poiché utilizza prezzi
recenti.
Last In – First Out (Ultimo Entrato – Primo
Uscito).
Questo
metodo
ipotizza
che
le
ultime
produzioni e gli ultimi acquisti in linea
temporale, siano i primi beni ad essere venduti.
Per
quanto
attiene
al
valore
della
giacenza, il metodo LIFO valorizza i costi ai
prezzi più vecchi, in contrapposizione ai
ricavi che sono invece recenti RISERVA
LIFO
Esistono 2 diverse varianti del LIFO:
- per movimento: ogni scarico di magazzino
viene valutato secondo le ultime quantità
acquistate;
- a scatti: il primo anno le rimanenze devono
essere valutate al LIFO continuo o tramite il
criterio del CMP; nell’esercizio successivo si
valutano le quantità in giacenza rispetto al
periodo precedente, rilevando le eventuali
differenza nella giacenza.
Anno 2009
Durante l'anno 2009 si effettuano i seguenti acquisti della materia prima "A":
Prezzo
Quantità
Totale
45,00
10.000,00
450.000,00
49,00
8.500,00
416.500,00
54,00
2.000,00
108.000,00
20.500,00
974.500,00
Non vi sono esistenze iniziali al 01/01/2009
Durante il 2009 sono utilizzate materie prime per una quantità di 16,400
Al 31/12/2009 si hanno pertanto le seguenti rimanenze:
Quantità rimasta
20.500,00
- 16.400,00
4.100,00
Prezzo medio ponderato
974.500,00
20.500,00
=
47,54
Pertanto, le rimanenze finali 2009 sono pari a:
Prezzo
47,54
Quantità
4.100,00
Totale
194.900,00
6) i criteri di valutazione non possono essere
modificati da un esercizio all'altro.
Deroghe al principio enunciato nel numero 6)
del comma precedente sono consentite in casi
eccezionali. La nota integrativa deve motivare
la deroga e indicarne l'influenza sulla
rappresentazione della situazione patrimoniale
e finanziaria e del risultato economico.
Il cambiamento dei criteri valutativi, come
precisato
dal
precedente
articolo,
possibile, ma solamente in casi eccezionali.
è
Del
cambiamento
segnalazione
nella
dei
Nota
criteri
dev’essere
Integrativa,
che
data
dovrà
comprendere:
- la descrizione del nuovo metodo utilizzato;
- le eventuali differenze di valore che si sono generate
a seguito del cambiamento del criterio di valutazione.