Bani Roberto Niccolò Bani NUDA STORIA MODERNA Il Divario Socio-Culturale in Europa Prof. Roberto Bani indirizzo: via Mantignano 55 – 50142 Firenze telefono: 055 784324 // 349 7320209, casella e-mail: [email protected] Abbi il coraggio di usare la tua propria intelligenza Immanuel Kant In copertina Primavera di Sandro Botticelli – Elizabeth I Tudor Comunità e Singolo - Interno e Esterno MENTE idee parole dialoghi CULTURA PSICHE motivazioni azioni relazioni SOCIETÀ Indice Società Culture 5. Il Divario Socioculturale in Europa Medioevo Evo Moderno Medioevo e Crociate Medioevo in Italia Venezia Firenze Papato e Riforma Europa Inghilterra Francia Russia Portogallo Spagna Germania Italia Rinascimento Papismo Teocrazia Riforma Controriforma Sovranità, Commento Illuminismo, Commento Sunto 6: Sistema Privatista Moderno Vizi e Vizi 5 IL DIVARIO SOCIOCULTURALE IN EUROPA Medioevo e Crociate Krak dei Cavalieri in Siria STORIA Si usa dividere il medioevo europeo in tre fasi: barbarica, imperiale e teocratica. Si è detto della fase di devastazioni barbariche e come tra gli invasori emerga il regno franco che coi carolingii si fortifica e Carlo Magno porta a Sacro Romano Impero, titolo e struttura poi rimasti in terra germanica. Si è così consolidato un sistema di potere fondato sulla nobiltà e sulle armi: i barbari selvaggi sono mutati in sovrani quali re, duchi, conti, marchesi; ma necessitano della santa benedizione della d chiesa che convalida il loro potere. Le gerarchie nobiliare e ecclesiale si precisano e compattano fino a efficacemente rispondere ai nuovi invasori: 732 gli islamici sono bloccati da Carlo Martello a Poitiers, 962 ungari o magiari sono distrutti da Ottone di Sassonia a Lechfield, normanni sono convertiti e integrati. Europa medioevale può p sembrare un sistema statico ma mostra presto un’evidente dinamica favorita da fattori naturali: verso il 1200 il clima meno freddo per una microfase di riscaldamento facilita l’agricoltura aumentando la popolazione. popolazione Si ripristina una buona viabilità su terre e fiumi che favorisce isce spostamenti e commerci, e navigazione marina verso nuove terre e mercati: mercati tutto facilita l’emergere del nuovo ceto borghese. Si può dal al 700 parlare di sistema e fase imperiale che prima consolida e poi vorrà espandersi: espandersi il ceto nobiliare-ecclesiale tenterà l’espansione delle elle crociate. crociate Solo più tardi la spinta ambiziosa e intraprendente degli europei si attuerà ben più efficacemente nell’economia mercantile, manifatturiera manifatturier e dopo industriale del ceto borghese, verso l’intero pianeta. Nel VII secolo la rapida vittoriosa avanzata aveva portato le verdi bandiere dell’islam in Palestina, Siria, Anatolia, Nord Africa fino in Spagna, minacciando l’intera Europa. Il cristianesimo era cresciuto in quelle terre ma l’evento ne sposta il baricentro da intorno al Mediterraneo, com’era il dominio di Roma, in Europa dove maturerà quegli eventi che scaturiscono il mondo moderno. Occorreranno molti secoli e guerre per bloccare tale avanzata che sarà in parte pure rintuzzata: a ovest l’armata andalusa è sconfitta a Poitiers poi la Spagna opera la sua reconquista; a est la secolare minaccia su Bisanzio passa alla conquista turca fin sui Balcani per venire definitivamente fermata solo al secondo assedio di Vienna del 1683. Fattisi marinai i musulmani si gettano sul mare prendendo Cipro, Rodi, Creta, Sicilia, Baleari, ma proprio le città marinare di Barcellona, Pisa, Genova con le loro flotte per prime dimostrando che l’islam può essere vinto e ciò invoglia a più ampie rivincite. Resterà la guerra di corsa coi veloci vascelli da Tunisi, Algeri, Alessandria per tormentare le coste italiane, francesi, spagnole: sul mare sarà loro fatale la battaglia di Lepanto. Crociate: serie di guerre svoltesi in medio oriente nel millenario confronto tra due mondi socioculturali, e insieme tardo fallace tentativo di reagire alla conquista islamica per riprendere le terre dove Gesù era vissuto. Da tre secoli i bizantini arretrano davanti agli arabi, la cui relativa tolleranza verso ebrei e cristiani ne consolida la conquista. Giungono i turchi e creano in Anatolia il potente guerriero stato di Rum da cui s’allargano su Gerusalemme nel 1077: razziano monasteri e chiese, devastano i simboli cristiani e un susseguirsi di angherie, rapine e uccisioni si riversa sui pellegrini della Terrasanta. Se i turchi portano un clima di terrore certo le angherie sono ingigantite e moltiplicate dai cronisti al fine di indurre la convinta reazione armata della cristianità, che da tempo sente il bisogno di rispondere all'invadenza islamica. Come spesso accade molti fattori agiscono e si combinano. La chiesa sprona alle crociate per proteggere i pellegrini ma prosaico fine è di avvalorare il proprio ruolo di guida ideale della cristianità e avallare il potere totale introdotto dalla riforma di Gregorio VII; i nobili franchi e normanni tentano di applicare il sistema feudale in medio oriente. Quindi pressione sui bizantini e violenze sui pellegrini, ma certo nelle menti di papi e re c’era la visione della disfatta piena della fede avversa con conquista delle sue terre. Tanti risposero all’appello del papa: fedeli per pregare sul santo sepolcro, nobili privi di feudo in cerca di terre, nullatenenti per il bottino, avventurieri in cerca di fortuna. D'altronde una sola passione fanatica regna dietro le opposte religioni: se gli uni agitano la jihad per assoggettare il mondo alla fede in Maometto, gli altri agitano la crociata per porlo sotto la fede di Cristo. Sul pragma aleggia l’ideale: uomini d’arme ma pure intimamente religiosi che volendo liberare il Santo Sepolcro erano certi di fare quanto vi era di più giusto e santo ci fosse al mondo. Quando, pressato dai turchi, il basileo Alessio Comneno chiede aiuto, nel concilio di Clermont del 1095 papa Urbano II indice il pellegrinaggio armato di massa a Gerusalemme al grido Dio lo vuole. Avevano sul mantello la croce rossa del sangue di Cristo, ma la religiosità non fece agire i crociati in modo pio: guerrieri devoti ma pure arroganti e brutali. La massa armata tutt'altro che disciplinata, tenuta coesa solo dai vincoli familiari e feudali mentre quasi onorario è il titolo di comandante, folla di soldati, preti, servi e altri diretti nello stesso posto che una volta partita sarà difficile da controllare. Crociata dei Poveri 1095 Il proclama papale suscita vasto entusiasmo e immediatamente molti partono, male armati e senza esperienza bellica. Crociata dei Poveri o Pezzenti guidata da Pietro Eremita a cui in precedente pellegrinaggio, mentre pregava al Santo Sepolcro, era apparso Dio che gli affidava la missione di predicare la liberazione dei luoghi sacri. Pietro con Gualtieri Senza Averi, nobile squattrinato, condussero una folla di oltre 20000 anime priva di ogni rifornimento e costretta a depredare dove passava, sia in Europa sia in Anatolia dove i Selgiuchidi li massacrano presso Nicea. Altra spedizione percorre il centro Europa, una folla guidata da un nobile e fanatizzata all’idea degli ebrei nella condanna di Gesù passa di città in città a massacrarli e derubarli finché viene sterminata dal re di Ungheria. Crociata dei Fanciulli è simile ma accadrà nel 1212 con due eventi paralleli. Nikolaus è un pastore tedesco che guida 7000 anime attraverso le Alpi fino a Genova per poi procedere in parte a Roma e in parte a Marsiglia dove saranno catturati dai mercanti di schiavi: nessuno giunse in Terrasanta. Stefano di Cloyes è il pastorello dodicenne che mentre pascola le pecore vede Gesù che gli suggerisce di parlare col re di Francia per preparare una crociata. Ovunque predica e a Saint Denis dicono abbia pure fatto miracoli, fino a convincere 30.000 persone a cui però Filippo II ordina di tornare a casa. Ma Stefano è convinto della sua visione, insiste a far proseliti con tanti fanciulli a cui promette che il mare Mediterraneo si aprirà davanti a loro come il mar Rosso con Mosè, per farli arrivare a piedi in Terrasanta. A Marsiglia i piccoli crociati si precipitano per vedere il mare aprirsi ma il miracolo non avviene, alcuni si rivoltano contro Stefano accusandolo di averli ingannati e se ne tornano a casa ma molti restano sulla riva guardando il mare in attesa del miracolo. Finché due mercanti marsigliesi, dai nomi allettanti di Ugo il Ferro e Guglielmo il Porco, si commuovono e offrono ai fanciulli gratis il passaggio che Stefano lietamente accetta: su sette navi parte l'intero contingente, due affondarono in una tempesta ma le altre giunsero oltremare in terra musulmana dove i marsigliesi vendettero ai locali mercanti i fanciulli come schiavi. Dato il gran numero d’ingenui ne venne loro un bel bottino. Prima crociata o dei Nobili 1097-1101, papa Urbano II Dopo le abborracciate improvvisazioni ora l’Europa fa sul serio e più schiere di armati convergono su Bisanzio sotto gli alti feudatari: Ugo di Vermandois, Raimondo di Saint Gilles, Boemondo di Taranto e Goffredo di Buglione, capo supremo. Giurano al basileo Alessio Comneno di restituirgli le terre che gli erano appartenute poi muovono in Anatolia e la grossa armata sottovalutata dai Selgiuchidi a più riprese li batte; cadute le città di Nicea, Edessa, Antiochia, tocca alla costa con Sidone, Tiro, Acri. 7 giugno 1099 è davanti a Gerusalemme che assedia ma mancano le macchine da guerra e alcune navi dei crociati di Genova vengono smantellate e dalla costa il legname è trasportato e trasformato in torri d’assedio che il 15 luglio consentono di passare sulle mura: il primo a entrare in città è il pisano Cucco Ricucchi, presto seguito da Goffredo e suo fratello Baldovino. Ma la guerra, il sole cocente, le privazioni hanno indurito i crociati che inferociti e in preda a un fervore fanatico perdono ogni limite dandosi al massacro di tutti gli abitanti: uomini, donne, vecchi, bambini, in bestiali gesta i soldati cristiani scannano musulmani, ebrei e pure ortodossi. Si narra che tanto era il sangue per le vie da coprire le zampe dei cavalli e da passare su mucchi di cadaveri, anche se ciò non si scostava dalle usanze dell'epoca. Fu la crociata che fruttò i maggiori successi ma le terre prese non furono restituite a Bisanzio, com’era nei patti: divennero feudi d’oltremare le contee di Edessa e di Tripoli, i principati di Cilicia e di Antiochia, il regno di Gerusalemme. Si può desumere che l’inaspettata potenza dell’armata sorprese e vinse i turchi, cosa che non accadrà in seguito quando saranno guidati da validi condottieri, strateghi cauti e pazienti non meno che coraggiosi. Seconda crociata 1145-1149, papa Eugenio III San Bernardo di Chiaravalle, grande sostenitore della crociata, in risposta alla difficoltà per il cristiano di conciliare la guerra alla parola di Dio aveva teorizzato il malicidio: chi uccide un uomo intrinsecamente cattivo, qual’è chi si oppone a Cristo, non uccide l’uomo ma il male che è in lui; dunque costui non è omicida ma malicida. Raffinata e logica eloquenza per mandare la gente in guerra e tanti saranno coloro che non torneranno a casa che il teologo verrà soprannominato fabbrica di martiri. Ma vediamo i prodromi. Imad al-Din Zangi, figlio del governatore d’Aleppo nonché abile e audace comandante dei Selgiuchidi, aveva assediato Damasco sia nel 1135 sia nel 1140 per subito rinunciare perché il reggente della città Mu’in al Din Unur si era alleato con i crociati. Così a loro muove guerra e nel 1144 conquista la contea di Edessa provocando la seconda crociata; se nel 1146 Zangi muore l’opera prosegue col figlio Nur alDin noto ai cristiani come Norandino. Però la crociata parte male perché l’esercito tedesco guidato dal sacro romano imperatore Corrado è sconfitto in Anatolia. Ad Acri si tiene il convegno dei capi cristiani che invece di volgersi alla riconquista di Edessa re Luigi VII di Francia con superficiale spavalderia indirizza alle decantate ricchezze di Damasco. L'esercito crociato vi giunge passando per i frutteti perché siano per loro sicura fonte di alimenti, ma sono difesi da muri e torri e avanza sparso negli stretti sentieri tra gli orti: dall’alto e con imboscate i musulmani lo tempestano con frecce e lance; solo una carica di Corrado li caccia dentro Damasco. Unur in persona porta un attacco di sorpresa contro il campo dei crociati che sono respinti lontano dalle mura, di nuovo nei frutteti a subire imboscate, per poi finire nella pianura aperta povera di cibo e acqua. Dissensi ci sono in entrambi gli schieramenti: i crociati litigano su chi avrebbe avuto Damasco una volta presa, Unur teme e non si fida di Norandino ma infine chiede il suo aiuto; quando si affaccia con la sua armata l’esercito crociato si ritira e lui si prende la città. Epilogo: le smanie guerraiole di Bernardo di Chiaravalle, abate e teologo incitatore, e l'insensato tentativo di prendere Damasco rompono il precario equilibrio tra stati cristiani e musulmani. In soli quattro disastrosi giorni di assedio hanno passato al potente nemico Norandino dopo Edessa pure Damasco e creato le premesse per la prossima disfatta del regno di Gerusalemme. Infatti Norandino punta adesso sull’Egitto dei ribelli Fatimidi dove invia il fedele generale Shirkuh al cui seguito c’è suo nipote Saladino, che a breve diventa sultano d'Egitto e eredita fino in Siria i potentati turchi: una ferrea tenaglia accerchia il dominio crociato. Terza crociata o dei Re 1189-1192, papa Gregorio VIII Quando un sistema perde di coesione c’è spesso una sua parte, un personaggio scomodo che particolarmente contribuisce a demolirlo, questo personaggio fu allora il principe d’Antiochia Rinaldo di Châtillon che prese a assaltare le carovane che transitavano nella regione e soprattutto quelle dei credenti che si recavano alla città santa di Mecca. Da anni a Gerusalemme re Baldovino IV, malato di lebbra, aveva mediato e siglato trattati di pace coi musulmani che ormai accettavano come normale la presenza dei feudi cristiani, ma la malattia s’aggrava. Quando nel 1180 sua sorella Sibilla, madre del designato erede al trono Baldovino V ancora bambino, s’incorona regina e nomina re il nuovo marito Guido di Lusignano, il re lebbroso gli delega il potere. Le gratuite violenze di Rinaldo contro inermi pellegrini suscitano indignazione nel mondo musulmano e quando nell'estate del 1181 aggredisce proditoriamente la carovana partita da Damasco dove tra gli altri cattura la sorella di Saladino questi intima di liberarli e di restituire il bottino. Lo stesso re Guido capisce la gravità del fatto e chiede a Rinaldo di lasciare i prigionieri liberi ma non lo fa. Iniziano allora una serie di scontri e incursioni dove Guido mostra la sua insufficienza al punto che Baldovino IV gli toglie il potere e pur malato segue su una lettiga le operazioni militari, sapendo reagire alle forze ayyubbide; però nel 1185 a soli 24 anni Baldovino muore. Tornata la reggenza a Guido di Lusignano il partito oltranzista prende il sopravvento, nel 1187 Saladino assedia la città di Tiberiade e per liberarla l’esercito cristiano muove verso il destino dei Corni di Hattin. Battaglia di Hattin si svolge il 4 luglio 1187 presso Tiberiade intorno a due colline, resti di un vulcano inattivo, chiamate Corni di Hattin. L’esercito di 24000 crociati al comando di re Guido avanza in colonna ma Saladino, con l’armata di 35000 guerrieri, lo precede e lo fa insistentemente colpire dagli arcieri a cavallo. La retroguardia è costretta a fermarsi per rispondere ai continui attacchi e l'intera armata resta bloccata in mezzo alla pianura, passa tutto il giorno senza acqua fresca sotto il sole cocente e chiusi nelle pesanti armature data la continua pioggia di frecce. Oltretutto, valutato il vento favorevole, i musulmani incendiano i cespugli secchi per cui accecano e affumicano i guerrieri crociati; l’intera notte e al mattino sono ancora accecati dal fumo e tormentati dalle frecce dei rapidi cavalieri turchi, addirittura alcuni disertano rivelando al nemico le intenzioni dei capi crociati. Per cui quando assetati e demoralizzati abbandonano il luogo e prendono per le fonti di Hattin il tentativo è bloccato dal nemico: non possono andare avanti ne tornare indietro. Il conte Raimondo con due cariche di cavalleria tenta di rompere l’accerchiamento e accedere alle fonti d'acqua ma gran parte della fanteria diserta: tenta di fermare la cavalleria musulmana ma i suoi cavalieri tartassati dalle frecce devono battersi a piedi per poi ritirarsi con gli altri verso i corni. Qui i crociati sono circondati e dopo un altro giorno di fumo, frecce, sete e bollore nelle armature sono attaccati e travolti. Guido e Rinaldo, fatti prigionieri, sono condotti nella tenda del Saladino che a Guido offre un calice d’acqua: ciò significa che è sotto la sua protezione ma Rinaldo, sfinito dalla sete, impulsivamente prende il calice e beve. Saladino reagisce fulmineo, afferra la spada e mozza la testa a Rinaldo. Poi si rivolge a Guido e afferma di avere così esaudito un voto solenne fatto dopo l'assalto del principe, sotto tregua concordata, contro la carovana di pellegrini diretta a Mecca. Non ha più ostacoli Saladino e a settembre muove prendendo San Giovanni d'Acri e altre città costiere, poi torna su Gerusalemme che, pur tenacemente difesa da Baliano e dalla regina Sibilla, il 2 ottobre si arrende. Si dice che papa Urbano III sia morto alla notizia di questi eventi. Migliaia di prigionieri sono venduti schiavi, tutti i cavalieri templari e ospedalieri catturati messi in fila di fronte a una fila di guerrieri turchi sono da questi uccisi a colpi di spada, solo Guido e i nobili verranno riscattati. La Vera Croce, ovvero la croce su cui si riteneva fosse morto Gesù e veniva ostentata come reliquia pure nelle battaglie, fu tolta dalle braccia del cadavere del vescovo di Acri e sparì per sempre. Forse perché era stata rivestita d'argento. Tanto per rallegrare la situazione il nuovo papa Gregorio VIII disse che la caduta di Gerusalemme era il castigo di Dio per i peccati degli europei che comunque, per colpa o per orgoglio, si misero a tirare su la nuova crociata: questa volta si mossero i re. A maggio 1189 l’imperatore Federico Barbarossa è il primo a partire per la Terrasanta e l’enorme armata tedesca giunta in Anatolia sbaraglia i turchi a Konia. Però mentre guada un fiume scivola da cavallo e annega con la pesante armatura; l’esercito lo tumula a Antiochia per poi venire in gran parte sterminato dalla peste. Nel luglio 1190 re Riccardo I salpa da Marsiglia con l’armata inglese, per il giovane battagliero re inglese la crociata sarà una vera gara ad ostacoli. In Sicilia re Tancredi fa prigioniera Giovanna sorella di Riccardo, che espugna la città di Messina e ne ottiene la liberazione. Lasciata l’isola la flotta subisce una violenta tempesta perdendo molte navi tra cui quella che porta il tesoro; la nave ripara a Cipro dov’è catturata dal reggente Isacco, che a Riccardo promette di restituirla ma non lo fa: il focoso re inglese in pochi giorni conquista l'intera isola. La Terrasanta è disastrata però Corrado di Monferrato riesce con grande abilità a difendere Tiro mentre Guido, lasciato libero da Saladino, pone assedio a san Giovanni d’Acri ricevendo presto aiuto da re Filippo di Francia, da Leopoldo d’Austria coi resti dell’armata tedesca e re Riccardo con gli inglesi. Il 12 luglio 1191 la città cade e i quattro sovrani subito litigano. Saladino ha astutamente liberato l’incompetente Guido affinché alimenti la confusione tra i cristiani: infatti se re Filippo sostiene la causa di Corrado come erede al trono di Gerusalemme, re Riccardo vuole Guido. E c’è da spartire il bottino dove ognuno vuole la fetta più grande ritenendo di avere portato il maggior contributo alla pugna. Proprio a causa dei contrasti Filippo e Leopoldo se ne vanno. Riccardo resta solo e quando è chiaro che Saladino non rispetta i termini di resa, iracondo fa uccidere 3000 prigionieri musulmani sulle mura affinché il macabro spettacolo sia visibile dall'accampamento di Saladino. Si mette quindi in marcia verso sud per puntare su Gerusalemme. Battaglia di Arsuf il 7 settembre 1191 i crociati avanzano in colonna lungo la costa quando gli arcieri turchi a cavallo attaccano e si ritirano a più riprese in un’azione di guerriglia, tattica usuale per scompaginare l’armata che poi sarà attaccata dal grosso dell’esercito musulmano. Ma Riccardo ha dato ordine di non rispondere, la schiera si mantiene compatta quando all’improvviso templari e ospedalieri attaccano da testa e da coda l’esercito ayyubbide che se ne sta pronto dietro le dune, poi l’intera armata carica travolgendo prima gli arcieri e poi la fanteria nemica. Quel giorno Riccardo vince la battaglia ma pure il mito dell'invincibilità del duce musulmano. Poi conquista Giaffa, che in assenza del re verrà persa e poi ripresa. Infine il 21 settembre 1192 i due nemici Riccardo e Saladino siglano l’accordo per cui Gerusalemme sta sotto controllo musulmano ma i pellegrini cristiani disarmati possono visitarla. Il 9 ottobre Riccardo lascia la Terrasanta. Però nel viaggio di ritorno viene fatto prigioniero proprio da Leopoldo d'Austria, offesosi per come era stato trattato ad Acri: sarà rilasciato dopo 15 mesi dietro cospicuo riscatto; tornato in Inghilterra nel 1194 riporta all'obbedienza il fratello Giovanni. Cinque anni dopo in Francia durante l'assedio del castello di Châlus muore colpito dalla freccia di una balestra. Saladino poco dopo il trattato di pace sarà stroncato da febbre a Damasco. L’esito deludente spinge papa Innocenzo III a indire la nuova crociata. Quarta crociata 1202-1204, papa Innocenzo III Febbraio 1201, una delegazione di nobili francesi giunge a Venezia per commissionare la costruzione di una grande flotta, 1200 navi, che porti in Terrasanta l’armata crociata con fanti, cavalieri, cavalli e tutto l’occorrente compresi viveri e foraggio. A giugno 1202 la flotta è pronta ma i soldati arrivati sono meno del previsto e solo metà del debito viene pagato; però vogliono partire e la città, temendo di perdere l’enorme credito, accetta di partecipare. I crociati stessi danno il comando al doge Enrico Dandolo che però li conduce a Zara per riprendere la città. Venuto a sapere del sanguinoso saccheggio papa Innocenzo III inorridisce e scomunica: i nobili affermano di essere stati ricattati e costretti all’atto sciagurato dal doge Dandolo che però non si cura più di tanto. Intanto giunge a Zara il principe Alessio IV figlio dell'imperatore Isacco II, detronizzato, accecato e tenuto in carcere dal fratello Alessio III: il principe bizantino chiede aiuto ai crociati per riavere il trono in cambio di denaro, alimenti, riunione delle due chiese e a Venezia di saldare il debito dei crociati e accordi mercantili. Ha pure detto che saranno gioiosamente accolti dal popolo ma crociati e veneziani trovano solo porte sbarrate e mura zeppe di soldati: occorrono alcuni giorni di aspra battaglia per entrare in città. Alessio III fugge e Isacco II liberato subito conferma ai crociati le promesse fatte dal figlio. Ma una cosa è fare promesse e un’altra è mantenerle. Alessio IV trova le casse del regno vuote e impone tasse gravose, tergiversa coi capi crociati che tiene buoni con ricchi doni, l’armata resta accampata in attesa di decisioni. Passano i giorni e i boriosi cavalieri scorrazzano in città, cercano viveri e rubano, sono mal visti e provocano delle ostilità, in uno scontro si da fuoco a delle case e per giorni Bisanzio brucia; qualcuno tenta di incendiare le navi veneziane, si giunge alla rivolta. Alessio IV viene strangolato, Isacco II muore, il nuovo imperatore Alessio V rifiuta ogni esborso a crociati e veneziani e impone loro di andarsene. Ma non è gente che se va senza guadagno, ce l’hanno con quel regime corrotto e voltagabbana, decidono il secondo assalto alla città e addirittura viene tra loro stabilito un contratto di spartizione firmato nel marzo del 1204. Così se il primo attacco è respinto il secondo riesce: i veneziani con passerelle sulle cime degli alberi delle navi si portano sulle mura quindi aprono le porte e si spargono, per Bisanzio è il caos. I soldati di Cristo si danno alle più efferate barbarie: saccheggiano, uccidono, assaltano conventi torturando i monaci e stuprando le monache, ovunque per le strade ci sono morti in laghi di sangue. Una prostituta seduta sul trono del patriarca canta strofe oscene in francese. Se i franchi arraffavano tutto, i veneziani si concentrano su cose di gran valore: porteranno a casa i quattro cavalli bronzei che ornano (ora in copia) la basilica di San Marco e molte cose preziose serbate nel tesoro. L'inferno dura 14 giorni, infine si quieta. Nasce l’Impero latino di Costantinopoli sotto controllo dei franchi ma che assegna a Venezia la Morea e alcune isole come basi commerciali, impero che già nel 1261 sarà cancellato dalla riscossa bizantina. Così termina la quarta crociata iniziata per combattere i turchi e finita col massacro di altri cristiani. Quinta crociata 1217-1221, papa Innocenzo III Data l’insoddisfazione della quarta, il concilio Laterano indice la nuova crociata che s’indirizza allo strategico porto di Damietta a oriente del delta del Nilo. Nel 1219 giunge pure san Francesco d'Assisi che si reca dal sultano ayyubide per convertirlo ma non ottiene il risultato sperato. La città viene presa ma nell'agosto 1221 i crociati sono pesantemente sconfitti per cui abbandonano la città e se ne tornano in Europa. Sesta crociata 1228-1229, papa Onorio III È l'unica crociata solo politica. Federico II l'aveva preparata su un piano squisitamente diplomatico: avendo sposato Isabella di Brienne, erede al trono di Gerusalemme, e inviati ricchi doni, pietre preziose e un cavallo con sella d'oro, si presenta al sultano Malik al Kamil ottenendo la cessione della città a patto che le fortificazioni siano demolite. Ma la cosa non piace al papa che scomunica l’imperatore sia perché non c’era guerra sia perché ne segue il successo del tutto personale di Federico. Settima crociata 1249-1250, papa Clemente IV Dopo le devastazioni dei mongoli gli Ayyubidi cercano di ritrovare potere sguinzagliando bande di predoni che nel 1245 saccheggiano Gerusalemme massacrando 30.000 cristiani e con macabra riesumazione delle spoglie dei re crociati nella Basilica del Santo Sepolcro. La notizia scuote la cristianità che decide la nuova spedizione, così Luigi IX re di Francia, che in seguito sarà fatto santo, salpa da Aigues Mortes e va in Egitto occupando Damietta, sul delta del Nilo, ma poi si blocca sotto le imprendibili mura di al-Mansura e la tenace resistenza di Baybars. Che addirittura propone di dargli Gerusalemme pur di andarsene ma il re rifiuta; forse gli conveniva perché un esercito mussulmano di soccorso lo accerchia e fa prigioniero, e pure s’ammala di dissenteria. Sarà liberato dietro riscatto. Ottava crociata 1270, papa Clemente IV Scontento dei risultati Luigi IX ci riprova col fratello Carlo d'Angiò, questa volta va a Tunisi che assedia ma dissenteria e peste decimano l'armata francese e pure il re muore. Quando Edoardo I d'Inghilterra giunge è troppo tardi, tuttavia con Carlo d'Angiò si sposta a Acri, ma intanto il sultano mamelucco Baybars ha preso Antiochia assedia Tripoli e sbarca a Cipro. Con lui Edoardo stabilisce un trattato di pace e poi se ne torna in Inghilterra. Seguirono marginali episodi di ostilità finché nel 1291 è attaccata una carovana siriana con morte di 19 mercanti, il sultano mamelucco Khalil chiede un risarcimento ma le sue richieste restano inascoltate. Allora assedia e prende Acri, massacra 60.000 prigionieri e conquista l’intera Palestina così cancellando qualsiasi traccia di dominio crociato. Alla fine le crociate non furono che il tentativo cristiano di riconquistare parte delle terre occupate dall’islam, tentativo effimero e inconcludente anche perché non seppe radicarsi nella popolazione locale che semplicemente si adattò a passare dai primi ai secondi rimasti poi durevoli detentori. Dietro c’è il tentativo della nobiltà di traslare in medio oriente il sistema feudale che fallisce, la spinta si esaurisce e sempre più i nobili e i papi si volgeranno alle politiche e guerre europee, la gente all’espansione mercantile e alla ricchezza come valore primario. Sempre meno l’europeo crede nei beni celesti e sempre più si tuffa nei beni terreni. Accompagna re Edoardo d'Inghilterra un certo Teobaldo Visconti che nel 1271 diventa papa col nome di Gregorio X: quando dal pulpito proclama una nuova crociata il suo appello rimane inascoltato. Franco Cardini e Marina Montesano – 2006 Storia Medievale Editore Le Monnier Firenze Ridley Scott regista de Le crociate - Kingdom of Heaven del 2005, buon film sulle vicende della terza crociata Medioevo in Italia STORIA Volendo connotare la storia medioevale in Italia si trova una relativa omogeneità in aree ognuna dal diverso passato che, divenuto cultura, senza dubbio condiziona la vita delle persone fino a oggi. Piemonte con centro primario Torino soggetto al casato Savoia che poi impronterà l’unità d’Italia per cui ne parleremo con questa. Lombardia e zone limitrofe con Milano; le Repubbliche Marinare con Venezia; Firenze e la Toscana; il centro col Papato o Stato Pontificio. Infine meridione e isole con centro principale Napoli, nata verso l’VIII secolo a.c. come Partenope e allargata a Neapolis città nuova, dal 536 ducato bizantino. Siamo alla situazione frammentaria di fine primo millennio tra residui bizantini, longobardi, franchi e stato della chiesa, tutti minacciati dell’espansione militare islamica ormai non più araba ma saracena perché viene da genti del Maghreb. Così ad agosto 846 un corpo di spedizione saraceno sbarca a Ostia, giunge fulmineo a Roma che devasta e saccheggia fin nella basilica di san Pietro. Dureranno secoli le rapide incursioni seguite spesso da invasioni su isole minori, Baleari e Sicilia dal 830, come pure sulle coste di Puglia, Campania, Liguria, Provenza. Si reagirà a questa espansio-ne militare ma le forme economiche e politiche affermatesi sopra e sotto lo Stato della Chiesa saranno ben diverse. Gerarchismo nel Meridione Normanni giungono a gruppi facendo i mercenari, tra loro il casato degli Altavilla viene da Hauteville in Normandia e si pone a servizio del duca longobardo di Salerno; Roberto il Guiscardo, in francese volpe, lo depone e con una serie di attacchi si spande su Puglia e Calabria. I nobili meridionali chiedono allora l’intervento di papa Leone IX ma l'esercito pontificio è rovinosamente sconfitto nel 1053 a Civitate. 1059, Roberto fa un patto col papa ottenendo la legittimazione ma con l’impegno di scacciare gli ultimi bizantini dalla Puglia e i saraceni dalla Sicilia; infatti nel 1072 suo fratello occupa Palermo e nel