PLATONE
Idee e mondo sensibile
Il materiale informativo è tratto dal testo:
G. Reale, D. Antiseri, La filosofia nel suo sviluppo storico, vol. I; Editrice La Scuola (Brescia)
Abbagnano N. - Fornero G., Protagonisti e testi della filosofia, vol. A, tomo 1, Milano, Paravia,
2000
Platone
Discepolo di Socrate, Aristocle - detto "Platone" per le sue larghe spalle, ovvero per il suo stile ampio - è
uno dei più grandi filosofi dell'antichità; al suo pensiero si sono ispirati pensatori di tutti i tempi.
Platone
Nato da famiglia aristocratica nel 428 a.C.
Lettera VII: la morte di Socrate lo colpì come ingiustizia che condanna la politica del suo tempo
si dedica al progetto di una riforma della politica alla luce del sapere e di una preliminare riforma
dell’esistenza umana= idea di una “politica filosofica”
Platone
Dopo la morte di Socrate compì molti viaggi (Megara presso Euclide, Egitto, Cirene, Italia merid dove
frequentò comunità pitagoriche e a Siracusa dove ebbe amicizia con Dione ma dove fu anche venduto
come schiavo dal tiranno Dionigi il vecchio per i suoi progetti di riforma politica)
Platone
I soldi del riscatto (che furono rifiutati) servirono alla fondazione dell’Accademia (fiorita nel Ginnasio
fondato da Accademo) organizzata sul modello delle comunità pitagoriche, dove insegnò fino alla
morte (347 a.C.) con la parentesi di un nuovo viaggio a Siracusa presso Dionigi il Giovane che l’aveva
chiamato per un progetto di riforma dello stato che sfumò.
Le opere
34 dialoghi e 13 lettere
scritti giovanili o socratici: Apologia, Critone, Ione, Lachete, Liside, Carmide, Eutifrone, Eutidemo, Ippia
minore, Cratilo, Ippia maggiore, Menesseno, Gorgia, Repubblica I, Protagora.
Scritti della maturità: Menone, Convito, Fedone, Repubblica II-X, Fedro
Scritti della vecchiaia: Parmenide, Teeteto, Sofista, Politico, Filebo, Timeo, Crizia, Leggi.
all’ultimo periodo appartengono anche le lettere VII (documento fondamentale dove esprime la
motivazione chiave della sua vita: la passione politica che sta alla base del filosofare) e VIII che si
rivelano posteriori alla morte di Dione e quindi al 353 a.C.
si tramandano anche “dottrine non scritte” (fonti parlano di corsi intitolati “Intorno al Bene”) in cui
avrebbe sviluppato una sorta di metafisica a sfondo pitagorico fondata sui concetti di Uno e Diade.
I dialoghi platonici e il Socrate personaggio dei dialoghi
Platone ha esposto la sua "filosofia" nei "dialoghi", cioè in opere in cui alcuni personaggi espongono le
loro opinioni, in modo tale che dal confronto, e quindi dalla critica delle opinioni sbagliate, venga fuori
la "verità". Nel far questo, egli ha preso a modello il modo di filosofare di Socrate, che ridusse tutta la
sua attività di maestro a un dialogare con i discepoli.
In questi dialoghi, protagonista sarà per lo più Socrate (anche quando si affrontano argomenti che Socrate
non ha trattato), ma protagonista è anche il lettore dei dialoghi, perché la verità (cioè, ciò che Platone
vuole insegnare in quel dialogo) non viene esposta in modo sistematico, ma emerge dall'analisi e dal
ragionamento che il lettore riesce a fare insieme ai personaggi. Lo stesso Socrate, più che limitarsi ad
esporre il "punto di vista" di Platone, opera criticando le opinioni altrui e mostrandone la non-verità.
Ovviamente, il Socrate dei "dialoghi" non coincide con il Socrate realmente esistito, ma è una specie di
portavoce dello stesso Platone.
Il dialogo
Recupero e nuovo significato del "mito" in Platone
Leggendo i dialoghi platonici, può sorgere un dubbio: come mai Platone, che attribuisce tanta importanza
alla "ragione" (logos), alla riflessione razionale come strumento del filosofare - tanto è vero che
considera la vera realtà non quella che appare ai nostri sensi (vista, udito, olfatto,...), ma quella che
possiamo cogliere con la ragione, e che lui chiama "idea" - ha usato il "mito", che è una forma di
narrazione "fantastica"? Che senso ha il "mito" per Platone?
Mito
Il "mito" suggerisce la verità, piuttosto che spiegarla razionalmente. Perciò forse Platone vuol farci capire
che alcune verità non possono semplicemente essere trasmesse dal filosofo all'allievo, ma richiedono,
da parte di quest'ultimo, uno sforzo di rielaborazione personale, un impegno a "ricercare" la verità,
sulla strada che il maestro ha indicato: in ciò consiste il significato più autentico della "filosofia" come
"amore della saggezza" e quindi come un processo continuo di ricerca personale.
Mito
Il "mito" serve al filosofo per parlare di realtà che vanno al di là dei limiti cui l’indagine razionale
può spingersi
“sentieri interrotti” (Heidegger) = cercare un’altra via che Platone individua nell’allusione mitica
Le opere - Apologia
Esaltazione della vita consacrata alla ricerca filosofica. Socrate dichiara ai giudici che non tralascierà mai il
compito che gli è stato affidato dalla divinità: l’esame di se stesso e degli altri per rintracciare la via
della virtù e del sapere
Le opere - Critone
Dilemma : accettare la morte in rispetto alle leggi o fuggire dal carcere? = La ricerca è tale missione che
l’uomo non può tradirla
Capisaldi dell’insegnamento socratico:
1. la virtù è una e si identifica con la scienza
2. come scienza la virtù è insegnabile
3. nella virtù come scienza consiste la felicità dell’uomo
Le opere - Protagora
In polemica coi Sofisti nega al loro insegnamento ogni valore educativo e formativo
la scienza soltanto si può insegnare e quindi la virtù si può trasmettere e comunicare in quanto è scienza.
Le opere - Eutidemo
Caricatura dell’eristica dei Sofisti (= arte di battagliare e confutare tutto quello che si dice, vero o falso
che sia…
fondamento (difeso anche dai Cinici) = non è possibile l’errore e qualsiasi cosa si dica, si dice cosa che è,
quindi vera
Socrate: in tal caso non ci sarebbe nulla da insegnare e da apprendere
dialogo si pone come esortazione alla filosofia: unica scienza che produce conoscenze e anche insegna a
utilizzare tali conoscenze per il vantaggio e la felicità dell’uomo
Le opere - Gorgia
Polemica con la retorica, tecnica della persuasione indifferente alla giustizia della tesi da difendere
implica la convinzione che la giustizia è solo una convenzione umana che è da sciocchi rispettare
l’intemperante non è l’uomo migliore né il più felice perché passa da un piacere all’altro senza saziarsi
il bene deve conseguirsi con la virtù, che coincide con l’ordine e la regolarità della vita umana.
L’anima ordinata è saggia, temperante e giusta ad un tempo
Le opere - Cratilo
Vedere se il linguaggio sia mezzo per insegnare la natura delle cose (Cratilo, Sofisti, Antistene)
Platone: non prodotto di convenzione e i nomi imposti ad arbitrio = come ogni strumento deve essere
adatto allo scopo, così il linguaggio deve essere adatto a discernere la natura delle cose, cioè deve
imitare ed esprimere (con lettere e sillabe) la natura della cosa significata.
Tuttavia non si può (come Cratilo) sostenere che la scienza dei nomi sia anche scienza delle cose e che
scoprire la realtà significhi scoprirne i nomi
Le opere - Cratilo
Per giudicare la correttezza dei nomi dovremo rivolgerci alla realtà
1. Linguaggio è convenzione (Eleati, Sofisti, Democrito
2. Linguaggio è prodotto dell’azione causale delle cose (Cratilo, Eraclito e Cinici)
3. Platone = strumento che avvicina l’uomo alla conoscenza delle cose = “ciò che l’oggetto è”, “sostanze”
“idee”
La "seconda navigazione“
(naturalisti e Socrate)
I filosofi "naturalisti" avevano cercato la spiegazione di tutto (la verità) in cause di tipo fisico (acqua, aria,
terra, fuoco,...).
Socrate, al contrario, aveva indicato che la verità è di tipo concettuale, cioè può essere colta solo dalla
ragione, perché essa è universale e necessaria, mentre ogni cosa fisica è sempre particolare.
La "seconda navigazione“
(la scoperta della metafisica)
Platone porta a compimento la dottrina socratica, affermando che il "vero" non è ciò che percepiamo con i
sensi, ( perché il mondo sensibile varia continuamente), ma ciò che sappiamo mediante la ragione,
qualcosa di non sensibile, ma razionale, e quindi la verità è "oltre" la sensibilità e il mondo fisico: è
"metafisica" ("metà ta fisicà", in greco, vuol dire appunto: "oltre il mondo fisico, sensibile").
A differenza di Socrate, però, Platone attribuisce al "concetto" socratico una esistenza reale (e non solo
nella mente dell'uomo), e lo chiama Idea. La verità, dirà Platone, è "idea", cioè realtà razionale.
La dottrina delle idee
contro il relativismo sofistico, collegata alla vocazione politica del filosofo
I due piani dell'essere
Con la scoperta di Platone (seconda navigazione), nella storia della filosofia occidentale viene stabilita,
una volta per tutte, la distinzione tra due piani dell'essere, cioè della realtà quale il filosofo può
conoscerla: il piano che possiamo cogliere con i nostri sensi (e perciò "sensibile", o "fenomenico",
cioè appartenente alle cose che appaiono ai sensi) e quello che possiamo individuare solo con la
ragione (e perciò "ultra-sensibile", "metafisico","intellegibile", cioè che può essere colto dall'intellettoragione). Il primo è "apparenza", il secondo è "sostanza".
La dottrina delle idee
La dottrina delle idee
La dottrina delle idee
La genesi della teoria è da ricercarsi nell’approfondimento del concetto di scienza (epistéme) in antitesi ai
Sofisti
pensiero riflette l’essere
mente come specchio che riproduce ciò che esiste
idea = ousìa, entità immutabile e perfetta, realtà autonoma che esiste in una diversa dimensione dell’essere
(“iperuranio”)
idea = modello unico e perfetto delle cose mutevoli, molteplici e imperfette di questo mondo
Le Idee: modello unico e perfetto delle cose molteplici e imperfette
Il mondo che ci circonda è pieno di oggetti, alcuni simili tra loro, altri molto diversi. Se noi, per esempio,
incontriamo un nostro amico, riconosciamo in lui un "uomo", cioè un essere che ha alcune
caratteristiche in comune con altri esseri simili a lui. Di queste caratteristiche, alcune sono mutevoli e
varie (es. il colore dei capelli o degli occhi, l'altezza, ecc.) e noi non le consideriamo essenziali per
stabilire che il nostro amico è un "uomo" (cioè egli può essere alto o basso, biondo o bruno, senza
essere meno uomo). Altre caratteristiche sono invece tali che senza di esse non possiamo considerarlo
"uomo"; ad es., Aristotele dirà che un uomo è un "animale razionale", intendendo con questa
definizione che l'uomo appartiene al genere degli esseri animati ("animale"),- ha una serie di
caratteristiche in comune con gli animali -, ma se ne differenzia per qualcosa di specifico, che è appunto
la "ragione" ("razionale").
Le Idee: modello unico e perfetto delle cose molteplici e imperfette
Platone deriva
Da Parmenide l’idea che la vera realtà e il vero sapere devono essere immutabili, universali e oggettivi
Da Eraclito l’idea che la realtà sensibile e la conoscenza sensibile siano caratterizzate da molteplicità e
mutevolezza
Le Idee: modello unico e perfetto delle cose molteplici e imperfette
Quali sono le idee? Esistono idee relative ad ogni cosa?
Per ogni tipo di cosa che noi conosciamo esiste la corrispondente idea, altrimenti non potremo conoscere
quella cosa.
Tra i tipi di idee i più importanti sono
Idee valori: supremi principi morali, politici, estetici, ecc, come: bene, bello, giustizia, verità, ecc.
Idee matematiche: gelive ai principi scientifici come: identità, uguaglianza, quadrato, proporzione, ecc.
Idee di cose naturali e artificiali: per ogni insieme di cose esistenti esiste anche la corrispondente idea
Le Idee: modello unico e perfetto delle cose molteplici e imperfette
Rapporto Idee e Cose
Se le cose sono quello che sono, per esempio “belle”, a causa dell’idea di bellezza, nasce il problema di
stabilire in che modo la proprietà-idea della bellezza è propria delle idee belle.
Partecipazione o Metessi = le cose partecipano delle idee, nel senso che ne sono parte. L’idea di bello
sarebbe dunque formata da tutte le cose belle prese insieme.
Parusia = La proprietà-idea è presente entro la cosa. La bellezza sarebbe una proprietà “contenuta” nelle
cose belle. Ma così l’idea perderebbe le sue caratteristiche di universalità e immutabilità.
Mimesi = le cose imitano l’idea che le caratterizza. Per esempio, le cose belle sono tali perché imitano
l’idea-proprietà di bellezza. Come fossero copie dell’idea e l’idea lo stampo in base a cui sono fatte le
singole cose.
L'Iperuranio, ovvero il mondo delle Idee
Le caratteristiche necessarie perché un essere sia quello che è sono da considerarsi "essenziali"- cioè tali
da costituire l'essenza, la sostanza -, perché senza di esse l'essere in questione sarebbe diverso da
quello che è.
Platone dà un nome a queste sostanze, le chiama Idee, e afferma che esse si trovano in un mondo diverso
da quello che cade sotto i nostri sensi: l'Iperuranio ("sopra il cosmo fisico").
Idee e pensieri
Bisogna però stare attenti: le Idee, come le intende Platone, non sono i contenuti della nostra mente, del
nostro pensiero; esse hanno una realtà autonoma, sono - come Platone dirà in seguito - come dei
"modelli", che stanno nell'Iperuranio, e dei quali le cose che stanno sulla terra sono delle semplici
copie, più o meno simili, ma mai perfettamente identiche, all'originale.
Idee = cause
Le Idee sono le vere cause di tutte le cose sensibili (che mutano), ed esse non mutano, sono incorruttibili,
perché altrimenti dovrebbero, a loro volta, dipendere da cause ancora più generali.
L'Iperuranio non è però un luogo "fisico", visto che è abitato da "essenze non fisiche"; dobbiamo
immaginarlo come luogo "metafisico", come una specie di altra dimensione, fatta di realtà puramente
"razionali" ed "intellegibili": le Idee.
La conoscenza delle Idee
Come si spiega che pur vivendo nel mondo del divenire e dell’imperfezione abbiano nozione delle forme
ideali ?
(problema affrontato nel Menone, Fedone e Fedro)
La scienza: ragione e intuizione
Per dimostrare una verità scientifica è necessario dedurla (= ricavarla) da un principio superiore
Es.: a) Ho di fronte una figura sensibile
b) Riconosco che essa è un triangolo
c) attribuisco a questa figura tutte le
proprietà del triangolo
b
a
c
È la conoscenza del Triangolo (= Idea, modello del triangolo) che mi permette di avere conoscenze
scientifiche riguardo ai triangoli
La conoscenza del Triangolo precede l’esperienza: se non conoscessi già il Triangolo non potrei sapere
che quelle figure sensibili che vedo sono dei triangoli:
“È impossibile per Platone credere che l’anima acquisisca una qualsiasi conoscenza delle forme attraverso
i sensi
La conoscenza delle forme, precedente all’esperienza sensibile, è detta intuizione (= nòesis, contatto
diretto dell’anima con gli intelligibili)
Il procedimento con cui dai principi deduco le conseguenze è opera della ragione (= diànoia, conoscenza
discorsiva), tipica dei ragionamenti matematici.
La conoscenza delle Idee
Come è possibile conoscere le idee?
La possibilità di una conoscenza universale e immutabile dipende dalla possibilità di conoscere le idee.
Ma come è possibile conoscere le idee?
A posteriori = le idee vengono conosciute attraverso i sensi. Tale soluzione risulta impossibile in quanto
per riconoscere una cosa ( un uomo, una cosa bella, ecc.) devo già conoscere l’idea corrispondente.
A Priori = le idee sono innate nella mente umana da sempre, fanno parte della dotazione naturale del
nostro intelletto. Platone spiega questo fatto con la dottrina della reminiscenza.
Dottrina della Reminiscenza = “ricordo”. Esposta nel racconto del mito della metempsicosi. L’anima
prima di incarnarsi in un corpo è vissuta nel “mondo delle idee”. Dopo che si è incarnata ricorda le idee
che ha visto nella sua vita precedente.
La conoscenza delle Idee
Conoscere è ricordare
= forma di innatismo: la conoscenza non deriva dall’esperienza sensibile (che funge solo da stimolo del
ricordo) ma da metri di giudizio preesistenti e connaturati al nostro intelletto
Portiamo con noi una verità prenatale
La gerarchia delle Idee
Come abbiamo detto sopra, nell'Iperuranio le Idee sono molteplici: Idee di valori estetici, Idee di valori
morali, Idee delle varie realtà fisiche, Idee di enti matematici, ecc.; esse però non si trovano alla
rinfusa, ma sono ordinate secondo una scala gerarchica, che va dalla Idee meno universali (in basso) a
quella più universale (in alto), che, secondo Platone, è l'Idea del Bene. Tale Idea è come un sole, che,
illuminando tutte le altre, ce le fa intendere.
L’Idea del bene
Platone non ha scritto nulla su questa Idea (Idea del Bene), dalla quale derivano tutte le altre, ma ne
parlava ai suoi discepoli nelle sue lezioni "Intorno al Bene", perché - come scrive nella Lettera VII "La conoscenza di queste cose non è affatto comunicabile come le altre conoscenze, ma dopo molte
discussioni fatte su queste cose, e dopo una comunanza di vita, improvvisamente, come luce che si
accende da una scintilla che si sprigiona, così nasce nell'anima, e da se stessa si alimenta".
Gli enti matematici
Al livello più basso della gerarchia del mondo intellegibile, si trovano gli "enti matematici" (numeri e
figure geometriche), i quali si trovano più in basso delle altre Idee, perché sono molteplici (molti uno,
molti due, molte linee,...), ma si trovano più in alto delle cose sensibili, perché sono enti intellegibili e
non fisici: perciò Platone li chiama enti "intermedi" tra le Idee e le cose sensibili.
Difficoltà della filosofia platonica
Le Idee sono separate dalle cose: non si capisce bene come esse possano essere cause delle cose
Platone non fornisce mai una risposta chiara a questo problema, ma la suggerisce attraverso il mito del
Timeo: un “Demiurgo” (= artigiano) contemplando le Idee del mondo intelligibile imprime le forme in
una “materia” preesistente. Non “crea” ma “ordina” il cosmo
Il “Demiurgo” è probabilmente una metafora che indica una “anima del mondo”: l’anima è infatti proprio
quella realtà che è capace di
contemplare le Idee
ordinare, reggere un corpo materiale
La conoscenza
L'uomo vive nel mondo sensibile, a contatto con gli oggetti. Come può dunque "conoscerli", visto che
conoscerli significa scoprire in essi, al di là delle apparenze mutevoli, il sostrato razionale (Idea), di cui
essi non sono che semplici copie?
La risposta di Platone è la seguente: conoscere significa "ricordare". La conoscenza è
"anamnesi" (ricordo).
Platone spiega questa concezione del conoscere in due modi: uno mitico ed uno dialettico.
Mito orfico
Secondo il mito orfico, l'anima umana, immortale, si incarna più volte (in corpi diversi), ma, fra
un'incarnazione e l'altra, dimora presso le Idee e le conosce. Quando si unisce al corpo (che è una sorta
di prigione), l'anima dimentica ciò che conosce (le Idee). Poi, a contatto col mondo, viene stimolata a
ricordare ciò che già sa.
Metodo dialettico
La dimostrazione dialettica Platone la fa con uno schiavo ignorante. Interrogandolo, Socrate dimostra
che lo schiavo è in grado di risolvere un problema geometrico (il che implica conoscenze matematiche,
che nessuno ha insegnato allo schiavo). Donde ha tratto lo schiavo le conoscenze necessarie a risolvere
il problema? Non da "fuori di sé" (insegnamento, esperienza,...); quindi non può che averle tratte "da
sé". Ciò dimostra che esistono nell'uomo delle conoscenze di cui egli non ha coscienza, se non
opportunamente guidato a riconoscerle.
Conoscere = ricordare
Conoscere è quindi un ricordare, che procede per tappe: perciò diversi saranno i gradini di questa salita
verso la conoscenza più perfetta: quella delle Idee.
Platone, dopo aver distinto tra una conoscenza più fallace (doxa o opinione) ed una più vera (episteme o
scienza), divide ciascuna della due in due gradi diversi. Avremo così, in ordine di salita, quattro tappe:
eikasia (immaginazione), pistis (credenza), dianoia (conoscenza mediana), noesis (pura intellezione).
Tappe del conoscere
La dialettica
Gli uomini comuni si fermano ai primi due livelli (eikasia e pistis), quindi all'opinione; i matematici
arrivano al terzo livello (dianoia); solo il filosofo raggiunge la vetta: la noesis o intellezione pura delle
Idee.
Il procedimento conoscitivo del filosofo, mediante il quale egli passa da un'Idea all'altra, fino al
raggiungimento dell'Idea suprema, è detto "dialettica" (dal greco: dià e leghein, dire tra).
Esistono due tipi di dialettica: una "ascensiva" (dal mondo sensibile, alle Idee, fino a quella suprema) ed
una "discensiva" (partendo dall'Idea suprema, e procedendo per divisione, si scende verso il basso).
Immortalità dell’anima – Il mito di Er – “Fedone”
La dottrina dell’amore – il Convito
Il sapere stabilisce tra l’uomo e le idee e gli uomini associati nella comune ricerca un rapporto che egli
definisce come “eros”
Pausania distingue tra l’eros volgare che si rivolge ai corpi, dall’eros celeste che si rivolge alle anime
Medico Erissimaco vede nell’amore una forza cosmica che determina le proporzioni di tutti i fenomeni
Aristofane col mito degli androgini divisi dagli dei per punizione esprime uno dei caratteri fondamentali
dell’amore: l’insufficienza
Socrate sostiene che l’amore è figlio di Penìa (povertà) e Poros (acquisto)
Eros
Platone ci offre un'interpretazione alquanto originale dell'amore (in greco: Eros), facendone una sorta di
metafora della stessa filosofia.
Infatti Eros è desiderio di qualcosa che non si possiede ancora, ma di cui si intravede, in qualche modo, il
valore.
Mito di Eros
Eros, secondo il mito,è figlio di Poros (ricchezza) e di Penia (povertà), quindi è un essere intermedio,
che traduce in sé la presenza dei genitori nel suo essere "desiderio di", "aspirazione a". Egli non
possiede la pienezza del padre (soddisfatto del suo status divino), né la privazione assoluta della madre
(insoddisfatta e senza possibilità alcuna di soddisfazione), ma si muove da una condizione di mancanza
verso una condizione di possesso, identificandosi con questa "tensione", con questa continua ricerca.
Eros = filo-sofia
Per questa sua caratteristica, esso ben rappresenta ogni processo di "ricerca" e di mediazione (tra
sensibile e soprasensibile, tra umano e divino,...) e soprattutto la "filosofia", che è desiderio
dell'assoluto (verità, Idee), partendo dalla condizione umana; infatti la "filo-sofia" è "desiderio di
sapienza", non possesso pieno di essa, e il filosofo diventa una specie di metafora dell'uomo, anche
lui, in quanto composto di anima e di corpo, sospeso tra il cielo e la terra, ma con una profonda
nostalgia della sua patria celeste.
Eros = amore del bene-bello (!!!!!-!!!!!!)
Eros è perciò il vero desiderio della Bellezza, che a sua volta coincide con il Bene, e perciò l'amore
platonico è una via che porta all'assoluto.
Esistono vari livelli di amore come la bellezza ha gradi diversi, da quello sensibile a quello spirituale, fino
all'amore più puro e perfetto: l'amore del Bello in sé, dell'Assoluto.
Concezione "dualistica" dell'uomo – “Fedro”
Come l’anima giunge alla bellezza suprema? E’ il problema affrontato nel “Fedro”
Nell’anima caduta il ricordo delle sostanze ideali è risvegliato proprio dalla bellezza
L’amore si fa guida dell’anima verso il mondo dell’essere
Eros diventa procedimento razionale, dialettica
La dialettica è la vera arte della persuasione, la vera retorica, col compito di guidare le anime (psicagogia),
con la mediazione della bellezza, verso il loro destino.
Concezione "dualistica" dell'uomo – “Fedro”
Anima e corpo, nel loro insieme, costituiscono l'uomo; ma essi sono qualitativamente diversi:
soprasensibile e immortale, l'una; sensibile e mortale l'altro. Perciò l'uomo è composto
"dualisticamente", ma la sua parte migliore (l'anima) non si trova bene nel corpo - che anzi, secondo la
dottrina Orfica, è da considerarsi come una "buia prigione"- e aspira a ritornare là dove si sente a casa
sua: nell'Iperuranio, a contatto con altre realtà (Idee) della sua stessa natura (intellegibili).
Platone paragona l'attività dell'anima rispetto al corpo a un "carro alato", trascinato da due cavalli
impetuosi (anima irascibile e anima concupiscibile), che vengono guidati da un auriga esperto (anima
razionale).
Lo Stato e il filosofo
Nella "Repubblica", Platone traccia le linee di uno Stato ideale, modellandolo sulle caratteristiche
(anime) dell'essere umano.
Nessuna comunità può sussistere senza la giustizia, contro i Sofisti che la riducevano al diritto del più
forte. Alle tre "anime“ (concupiscibile, irascibile, razionale) presenti nell'uomo corrispondono
altrettanti funzioni sociali, svolte da "gruppi" (classi) di individui, per il mantenimento di quel grande
"corpo sociale", che è appunto lo Stato:
i lavoratori / mercanti
i guerrieri
I filosofi
Lavoratori/mercanti
i lavoratori e i mercanti, con la loro attività, provvedono al sostentamento materiale dell'organismo
sociale. La virtù dell'anima concupiscibile è la temperanza, cioè la sottomissione agli appetiti della
ragione; allo stesso modo, la temperanza dei mercanti consiste nella loro ubbidienza alla classe che
nello stato rappresenta la ragione: i filosofi.
Guerrieri
i guerrieri formano la seconda classe. La virtù dell'anima irascibile è la fortezza o il coraggio; loro
compito è difendere lo Stato, ed anche loro devono sottomettersi ai filosofi.
Filosofi/Custodi
l'ultima classe è rappresentata dai filosofi, il cui compito è di guidare lo Stato, allo stesso modo in cui
compito dell'anima razionale è di guidare l'uomo. La loro virtù specifica è la sapienza e il loro scopo è
la ricerca del Bene.
La giustizia
La giustizia è poi la virtù comune a tutte e tre le classi e consiste in questo, che ciascuna classe adempia al
proprio compito e non se ne attribuisca altro che quello.
Giustizia garantisce l’unità e la forza dello Stato ma garantisce anche l’unità e l’efficienza dell’individuo
Da tutto ciò si capisce che a Platone lo Stato interessa in quanto ha per scopo il perfezionamento morale
degli uomini.
degenerazioni dello stato
aristocraticismo platonico
Il "mito della caverna "
Nella "Repubblica" si trova uno dei miti platonici più famosi: il "mito della caverna".
Immaginiamo che alcuni schiavi vivano incatenati in una caverna, con le spalle all'uscita e con la faccia
rivolta verso la parete di fondo. Immaginiamo poi che fuori della caverna ci sia un muro, oltre il quale
passano degli uomini, che portano sulle spalle delle statue raffiguranti tutti i generi di cose e che dietro
di loro arda un fuoco, mentre in alto splende il sole.
Educazione e conoscenza
Educazione al sapere e alla virtù coincide con l’educazione alla filosofia
Sapere = fotografia dell’oggetto
All’essere corrisponde la scienza
Al non-essere l’ignoranza
Al divenire la doxa
Gli schiavi
Gli schiavi nella caverna, vedendo proiettate sul fondo della stessa le "ombre" delle statue e udendo - per
effetto dell'eco - le voci di chi passa di fuori, crederanno - non avendo mai visto altro - che questa sia la
vera realtà.
Ma se uno di loro riuscisse a "liberarsi" dalle catene, cambierebbe la sua opinione. Prima, vedendo le
statue, crederebbe che esse - e non le ombre - siano la vera realtà; poi, procedendo verso l'esterno,
attribuirebbe agli "uomini" che portano le statue il carattere di vera realtà, e infine, abituatosi alla luce
del sole, capirebbe che esso, con la sua luce, è la causa di tutte le cose visibili.
I quattro significati
del mito della caverna
Il "mito della caverna" ha quattro significati:
1) Innanzitutto rappresenta i vari livelli della realtà: le ombre sono le pure apparenze; le statue sono le cose
sensibili; gli uomini e gli oggetti al di là del muro sono le idee e il Sole simboleggia l'Idea del Bene.
2) In secondo luogo, rappresenta i gradi della conoscenza: la visione delle ombre è l'eikasia
(immaginazione, le impressioni superficiali r slegate delle cose); quella delle statue, la pistis (credenza,
la percezione chiara e precisa degli oggetti); quella degli oggetti e degli uomini la dialettica nei vari
gradi.
La conoscenza razionale (episteme) che rispecchia il mondo immutabile delle idee e che comprende:
Ragione matematica o discorsiva (diànoia che ha per oggetto le idee matematiche e che avanza per
passaggi concatenati)
L’intelligenza filosofica o noetica che ha per oggetto le idee valori (intuizione intellettiva immediata)
3) In terzo luogo, rappresenta l'aspetto mistico-religioso del platonismo: durante la vita umana, l'anima è
come incatenata in una caverna, dalla quale aspira ad uscire per raggiungere la sua vera patria, a
contatto con le realtà intellegibili.
4) Infine, il mito della caverna rappresenta la concezione politica di Platone: egli parla di un "ritorno nella
caverna", da parte dello schiavo liberatosi, per aiutare anche i suoi compagni di una volta a liberarsi
dalle catene. In tal modo Platone sottolinea l'impegno del filosofo a non ritenersi pago, una volta
raggiunta la visione della verità, ma anzi ad impegnarsi (politicamente) per indicare anche agli altri
uomini la via della verità e del Bene.
L’estetica
Nella “Repubblica” contenuta anche la celebre digressione sull’arte per essere messa al bando
dall’educazione dei filosofi
Platone ha una concezione negativa dell'arte: essa è una "copia" (mimesi) del mondo sensibile, il quale a
sua volta è una "copia" del mondo delle Idee; perciò l'arte è una "copia della copia della verità“. L’arte
è corruttrice (spinge lo spirito umano verso le cose del mondo e lo allontana dalla Idee) e va bandita
dallo Stato ideale.
Il “comunismo” platonico
Affinchè lo Stato funzioni bene Platone suggerisce l’eliminazione della proprietà privata e la comunanza
dei beni per le classi superiori affinché, al di là dei propri interessi, attendano alla gestione della cosa
pubblica.
I custodi avranno case piccole, cibi semplici, vivono insieme (Russell: “monastero senza celibato”) – non
avranno famiglia ma donne in comune – le unioni matrimonali saranno temporanee, stabiliti dallo stato
in vista di criteri eugenetici della procreazione di figli sani
= modello ascetico del filosofo: felice della conoscenza non ha bisogno di beni materiali
L’educazione e le sue tappe
I Custodi, prima di saper custodire gli altri, devono custodire se stessi. Da ciò l’importanza
dell’educazione = individui addestrati dalla nascita a pensare il bene collettivo. E ciò in base alla natura
“aurea” che li predispone a controllare gli interessi egoistici e passionali, in nome della ragione
Nella parte centrale della “Repubblica” si dedica a delineare il compito proprio del filosofo, che ricerca la
conoscenza nella sua totalità, esplicitando il concetto di sapere come fotografia dell’oggetto
L’educazione e le sue tappe
Enumera 5 discipline matematiche fondamentali:
Aritmetica arte del calcolo
Geometria scienza degli enti immutabili
Astronomia scienza del movimento ordinato e perfetto
Musica scienza dell’armonia
Preparano il filosofo alla suprema scienza: dialettica: la scienza delle idee
Comunismo e statalismo
Da sinistra: aspetti comunitari ed anti-individualistici
Da destra = modello del nazi-fascismo: statalismo, struttura gerarchica della società, culto dei Capi, sanità
della razza
Filosofi inglesi e USA: nella “Repubblica” il modello di stato antiliberale e totalitario
Popper “La società aperta e si suoi nemici” (1945) paradigma di regime autoritario e dispotico che
discende da un assolutismo dottrinale
Russell “Saggi impopolari” (1950) ha giudicato scandalosa l’ammirazione che l’opera politica di Platone
ha sempre riscosso
L’ultimo Platone
• Come va pensato il mondo delle Idee?
• Come va concepito il rapporto Idee – realtà naturali ?
L’ultimo Platone – il “Parmenide”
• posto uno l’Idea e i molti gli oggetti che partecipano all’Idea, come l’Idea partecipa a più oggetti
senza perdere l’unità nella molteplicità ?
• Confronto/scontro con Parmenide = l’inesistenza di ogni forma di non essere pregiudica la
molteplicità delle Idee e i loro rapporti reciproci poiché ogni Idea, non essendo l’altra,
implicherebbe l’ammissione del non-essere
L’ultimo Platone – il “Teeteto”
• Platone si sposta sul terreno della conoscenza
• contro i Sofisti si dimostra come sia impossibile la scienza rimanendo nel dominio della
soggettività umana e delle mutevoli opinioni dell’individuo, senza rifarsi alle Idee
• Se non è possibile rinunciare alle Idee, bisogna rinunciare al principio eleatico
•
“Sofista” = definitivo parmenicidio di Platone
L’ultimo Platone – il “Sofista”
• teoria dei “generi sommi” cioè degli attributi fondamentali delle Idee:
1. Essere = ogni idea è o esiste e quindi rientra nell’essere
2. Identico = ogni idea è identica a se stessa (quindi essere ed essere identico sono due generi
differenti dell’essere)
3. Diverso = ogni idea è identica a se e quindi diversa da ogni altra
4. Quiete = ogni Idea può starsene in sé
5. Movimento = oppure entrare in rapporto, comunicazione con altre
L’ultimo Platone – il “Sofista”
◊ Errore di Parmenide = confondere il diverso con il nulla / il non-essere può esistere come diverso
= infranto il divieto parmenideo di parlare del non essere e quindi della molteplicità
◊ Eristi= l’errore non esiste in quanto implicherebbe un dire il nulla che, come insegna Parmenide,
non è Platone= errore non vuol dire pronunciare il nulla ma nel dire le cose in modo diverso da
come effettivamente sono
L’ultimo Platone – il “Sofista”
Che cos’è l’essere ?
I materialisti lo riducono a corporeità; Platone lo identifica con le Idee. Ma diciamo che “sono” sia le entità
corporee, sia quelle incorporee (es. le virtù)
= Platone ricerca allora una definizione più generale e universale dell’essere = l’essere come possibilità
= esiste tutto ciò che può entrare in una rete di connessioni possibili (controprova: il nulla inesistente
perché non può entare in alcune relazione)
* Anticipa l’ontologia aristotelica che indagherà i caratteri formali comuni ad ogni tipo di essere
L’ultimo Platone – il “Sofista” – “Politico”
La dialettica
Scienza che stabilisce la mappa delle relazioni che costituiscono il tessuto dei rapporti possibili del mondo
delle Idee
1. Determinazione e definizione di una certa idea
2. Divisione dell’Idea nelle sue articolazioni interne
A. Se tutte le Idee comunicassero tra loro, ogni discorso sarebbe vero (come per gli Eristi)
B. Se nessuna Idea comunicasse con altre non sarebbe possibile alcun discorso se non del tipo
tautologico (es. uomo è uomo) come per i Cinici
= dialettica che definisce un’Idea mediante successive identificazioni e diversificazioni con un processo
dicotomico che avanza dividendo per due fino a giunbgere a un’idea indivisibile
L’ultimo Platone – il “Filebo”
Il Bene
Nella Repubblica aveva posto il bene come l’oggetto supremo del pensiero. Questa natura oggettiva del
bene dev’essere modificata ora che si sono riconosciuto i diversi generi dell’essere.
Per l’uomo il bene vede una gerarchia dei valori che pone l’ordine, la misura, il giusto mezzo
La virtù come scienza della misura
L’ultimo Platone – il “Timeo”
Il problema che si pone a questo punto è il seguente: come è possibile che dal mondo delle Idee
(intellegibili) nasca il mondo delle cose (sensibili), che è quello nel quale noi viviamo? Platone vuole
superare il rigido dualismo fra mondo e Idee
La risposta di Platone è la seguente: esiste un Demiurgo (un Dio artefice, ma non creatore, come il Dio
cristiano, perché il Dio cristiano ha creato il mondo "dal nulla", e quindi ha creato anche la materia,
mentre invece il Demiurgo trova già esistenti sia le Idee che la materia), il quale, prendendo a modello
le Idee, che sono delle "forme", plasma la materia sensibile (chora o Necessità).
Il mondo come copia
Dunque, il mondo che cade sotto i nostri sensi, e che noi consideriamo spesso come l'unica realtà, è
invece nient'altro che una "copia", ovvero un insieme di copie molteplici e mutevoli, dell'unico vero
mondo, quello delle Idee (modelli ideali).
Perché il Demiurgo ha voluto generare il mondo sensibile? Platone risponde: per "bontà" e amore di bene.
Perciò, per farlo più perfetto possibile (anche se sempre imperfetto, rispetto alle Idee), lo ha dotato anche
di un'anima (l'anima del mondo),una sorta di principio vivificatore, a somiglianza dell'anima umana.
Il tempo
Per rendere questo mondo simile al modello ideale, che è eterno, il Demiurgo ha generato il tempo, che
Platone dfinisce “immagine mobile dell’eternità”, cioè che nel suo succedersi ordinato riproduce
l’ordine immutabile dell’eternità
Il tempo è misurato dal movimento degli astri attraverso i quali si incarna la volontà del Demiurgo che si
serve di essi per formare e governare la scala gerarchica degli enti
importanza dell’astronomia (=sforzo di comprendere gli scopi divini attraverso lo studio dei moti astrali
da cui tutto dipende)
Il male
L’opera del demiurgo è limitata dalla “resistenza” della materia cui Platone attribuisce le imperfezioni e i
mali del mondo
= soluzione al problema metafisico del male su cui tornerà la filosofia cristiana
Il Timeo e il pitagorismo
Platone intepreta i numeri come schemi strutturali delle cose e fa della matematica la “sintassi” del mondo,
cioè il codice di interopretazione di tutto ciò che esiste
Nelle dottrine non scritte avrebbe finito per interpretare il mondo delle idee come un mondo di numeri:
Il principio supremo, come abbiamo visto, è l'Idea del Bene, che è detta anche "Uno", perché tutto deriva
da lei.
All'Uno era contrapposto un secondo principio, generalissimo, ma meno universale: la Diade, o principio
della molteplicità.
Dalla cooperazione di questi due principi - il primo (Uno) "determinante", il secondo (Diade)
"indeterminato" - nasce la totalità delle Idee "determinate", ovvero le singole Idee, ciascuna con le
determinazioni (caratteristiche) proprie, che la fanno diversa dalle altre.
Il Timeo nella storia
Fu tra i pochissimi dialoghi platonici noti nel Medioevo e influenzò una tradizione plurisecolare
Diffonde il concetto di una Mente intelligente e ordinatrice del mondo
Demiurgo diviene una delle figure più celebri del platonismo e sarà assimilato al Dio xano
Il Timeo nella storia
Platone finisce per incarnare la più decisiva antitesi a ogni naturalismo e materialismo a favore di una
visione finalistico-religiosa del mondo (con le nozioni di scopo, anima, valori) mettendo a tacere il
meccanicismo democriteo, contribuendo a ritardare la nascita della scienza
Idea pitagorica che la matematica costituisca la chiave interpretativa della natura sarà alla base della scienza
moderna
Idea chiave = l’essere è qualcosa di buono e razionale (ottimismo metafisico)
Il “Politico”
Quale dev’essere l’arte del reggitore dei popoli?
= arte della misura, del giusto mezzo.
Sarebbe auspicabile viver senza leggi, ma esse sono indispensabili per l’impossibilità di dare prescrizioni
precise ad ogni singolo individuo e indicano perciò ciò che è bene genericamente per tutti
Le “Leggi”
Problema politico della Repubblica si applicava ad una comunità umana perfetta… nelle “Leggi” il
problema si fa più determinato e specifico e si riferisce alle leggi che devono essere adottate per
governare e indirizzare gli uomini verso la comunità ideale
È necessario che in uno stato ben ordinato vi siano leggi e sanzioni
Fine delle leggi è promuovere la virtù che si identifica con la felicità
Questa educazione ha come suo fondamento la religione
Le “Leggi”
Religione come incentivo al rispetto delle virtù e delle leggi e quindi come fondamento di coesione sociale
e di stabilità politica
= ateismo cancro di ogni comunità
Religione a sfondo cosmico che vede la Divinità concretizzata nell’ordine degli astri dei cieli recupera
così l’antico pensiero mitico che vedeva divinità negli astri
= fondazione cosmica dell’etica e della politica = se la realtà è solo materia appare impossibile per P.
derivarvi una solida proposta politica. Se si intepreta il mondo come un organismo razionale e retto da
leggi divine, lo stato degli uomini potrà essere concepito come riflesso e impegno di realizzazione di
tale ordine
Le “Leggi” vs “Repubblica”
non più tripartizione delle classi; governo fomr amista di democrazia e aristocrazia; ammessa la famiglia e
incoraggiato il matrimonio; reintrodotta la proprietà privata
Educazione gestita e sorvegliata dallo Stato
Consiglio notturno (che sostituisce i re-filosofi) come supervisore generale della vita collettiva e garante
dell’osservanza delle leggi, religione e costumi
“Crizia” – la concezione della storia
Esponendo il mito di Atlantide, Platone recupera una concezione della storia come regresso da una mitica
età primordiale, affermando che la felicità risiede prima della fondazione della civiltà e non dopo di essa,
ritornando a quella immagine mitica del passato di cui i Sofisti e Democrito avevano cercato di liberarsi