Platone/Aristocle è uno degli uomini più acuti e influenti nella storia del
pensiero. Della filosofia precedente possediamo solo frammenti, di lui quasi
tutto. I 28 dialoghi pervenutici sono al vertice non solo della filosofia, ma anche
della letteratura universale. Nei suoi scritti ci offre una testimonianza senza pari
di quella che doveva essere la vita ad Atene a cavallo tra il V e il IV secolo, quando
la cultura greca raggiunse il suo culmine. Gran parte della terminologia filosofica
fu coniata nei dialoghi platonici.
Il filosofo ateniese ci è noto grazie a svariate fonti e in particolare a un testo
molto significativo, la Lettera VII, una sorta di autobiografia intellettuale cui
tradizionalmente si attinge per contestualizzare il suo pensiero. La lettera VII ci
attesta il ruolo centrale della politica nel pensiero di Platone. Veniamo così a
sapere che egli era il rampollo di un’antica famiglia dell’aristocrazia ateniese e
che partecipò ad avvenimenti cruciali nella storia della sua città, come la
sconfitta per mano degli Spartani nelle guerre del Peloponneso. Fallito il suo
tentativo di divenire consigliere nel governo di Siracusa, Platone fondò
l’Accademia (così chiamata perché sorgeva presso i giardini di Accademo, mitico
eroe ateniese) , il primo polo universitario dell’antichità, destinato alla
formazione delle future classi politiche. L’insegnamento proposto era chiaro: il
potere va sempre sottomesso alla ragione. La figura del maestro Socrate, il più
giusto tra gli uomini, protagonista eroico di molti dialoghi, e soprattutto la sua
condanna a morte nel 399 a. C., segnarono profondamente il pensiero di Platone.
Il processo ingiusto di Socrate convinse il filosofo del fatto che la democrazia
fosse un sistema corrotto, non perché fossero corrotti i politici, ma perché
intaccato dalla retorica e dalla demagogia. Il pensiero politico di Platone è
espresso in forma matura in quello che è ritenuto il suo capolavoro, la
Repubblica, e costituisce il punto di arrivo di tutta la dottrina platonica.
Opere:
non c’è tra gli studiosi un totale accordo sul numero di dialoghi autentici, né
sull’ordine in cui furono redatti, ma rifacendosi alle fonti storiche, si tende a
classificare l’opera di Platone in tre grandi gruppi:
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dialoghi giovanili: sono i dialoghi cosiddetti socratici, scritti durante gli
ultimi anni della vita del maestro o, più probabilmente, nei primi anni
dopo la sua scomparsa. Testo chiave di questo periodo, pur on essendo in
forma di dialogo, è l’Apologia di Socrate, in cui si narra il processo contro il
suo maestro. Altri testi significativi sono Critone (sul rispetto delle leggi) e
Lachete (sul coraggio). Di questo gruppo fanno parte anche: Eutifrone,
Ione, Iside, Carmide, Gorgia, Ippia minore, Ippia maggiore e Protagora.
dialoghi della maturità: si ritiene che Platone li abbia scritti tra i 40 e i
56 anni, dopo la fondazione dell’Accademia. Repubblica, Simposio, Fedone,
Fedro, Menone, Eutidemo, Menesseno e Cratilo.
dialoghi della vecchiaia: sono caratterizzati da una revisione fortemente
critica delle teorie precedenti, inclusa quella delle Idee. I testi più
importanti sono il Sofista, il Politico e le Leggi. Dello stesso periodo anche
Parmenide, Teeteto Timeo Crizia Filebo e le Lettere, che non sono scritte in
forma di dialogo e sulla cui autenticità non tutti gli studiosi concordano.