America Settentrionale - FDA Didattica per le materie letterarie

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America Settentrionale
L'America Settentrionale o America del Nord o Nord America è una delle tre principali macroregioni,
distinte per posizione geografica, in cui attualmente viene suddivisa l'intera America (le altre due macroregioni
sono l'America Centrale e l'America Meridionale). In particolare l'America Settentrionale rappresenta gran parte di
quello che secondo alcuni geografi è il continente nordamericano mentre secondo altri geografi è il subcontinente
nordamericano.
Geografia fisica
L'America settentrionale è delimitata quasi esclusivamente da mari e oceani: a nord dal Mare Glaciale
Artico a ovest dall'Oceano Pacifico, a est dall'Oceano Atlantico, a sud dall'America Centrale continentale e dal
Golfo del Messico. In particolare, come confine tra l'America settentrionale e l'America centrale continentale,
viene considerato l'Istmo di Tehuantepec, sulla Baia di Campeche.
L'America Settentrionale ha una superficie di 23.473.000 km² che rappresentano il 95% circa della
superficie del continente nordamericano (o subcontinente nordamericano), il 55,2% circa della superficie
dell'America, il 15,7% circa della superficie delle terre emerse della Terra e il 4,6% circa della superficie della
Terra.
Copre una superficie di circa 24.709.000 km² che corrisponde al 4,8% circa della superficie terrestre e al
16,5% circa delle terre emerse. Nel 2010 la sua popolazione è stata stimata in quasi 430 milioni di persone. Per
superficie è il terzo continente del mondo (dopo l'Asia e l'Africa). Per popolazione è il quarto continente del mondo
(dopo l'Asia, l'Africa e l'Europa).
L'America settentrionale è caratterizzata da tre grandi catene montuose orientate da nord a sud,
all'interno delle quali si aprono le Grandi Pianure: lungo la costa ovest una lunga serie di catene costiere (con il
monte Mc Kinley, 6.194 m, il più alto del continente); poco più all'interno, parallela a queste, si snoda poi la
catena delle Montagne Rocciose, mentre lungo la costa atlantica si eleva la catena dei monti Appalachi, meno
elevata perché più antica.
I fiumi più importanti dell'America settentrionale sono il Mississippi e il San Lorenzo. Il primo scorre negli
Stati Uniti, il secondo negli Stati Uniti e in Canada.
Il bacino idrografico del Mississipi-Missouri che è il più grande dell’America settentrionale e il terzo nel
mondo, alle spalle del Rio delle Amazzoni e del fiume Congo. La sua superficie totale è di 3.238.000 km², un
terzo del territorio degli Stati Uniti d'America e quasi undici volte la superficie dell’Italia.
Il Mississippi raccoglie la maggior parte delle acque che cadono tra le Montagne Rocciose e gli
Appalachi, fatta eccezione per la regione prossima ai Grandi Laghi. Attraversa da nord a sud dieci statiMinnesota, Wisconsin, Iowa, Illinois, Missouri, Kentucky, Arkansas, Tennessee, Mississippi e Louisiana - prima di
sfociare nel Golfo del Messico 160 km a valle di New Orleans.
Il fiume San Lorenzo, altra fondamentale via di comunicazione del continente, si origina dal Lago
Ontario, tra Kingston (Ontario) a nord, Wolfe Island nel mezzo e Cape Vincent (New York) a sud. Da qui passa
attraverso diverse importanti città tra cui Montreal, prima di sfociare nel Golfo di San Lorenzo, il più largo estuario
del mondo.
Scorre per 1197 chilometri partendo dal Lago Ontario, ma la sua lunghezza sale fino a 3058 chilometri
se si considera il North River (Minnesota). Il fiume include il lago di Saint-Louis, il lago Saint-François a Salaberryde-Valleyfield e il lago di Saint-Pierre a est di Montreal. Le sue isole includono due arcipelaghi, le
ThousandIslands presso Kingston e l'arcipelago Hochalega che comprende le Isole di Montreal e l'Isola di Gesù
(a Laval), così come l'Isola di Orléans a Quebec City, e l'isola di Anticosti a nord di Gaspé.
Altri fiumi importanti sono il Colorado (lungo approssimativamente 2.330 km, attraversa una parte
dell'arida regione sul versante ovest delle Montagne Rocciose) e il Columbia (che scorre per 2.250 km nel
versante pacifico dell'America del Nord, nei territori nord-occidentali di Canada (Columbia Britannica) e USA
(Washington e Oregon).
Nell’America settentrionale ci sono cinque laghi importanti: (da ovest ad est, cioè grossomodo da monte
a valle).
Il Lago Superiore: è il lago d'acqua dolce più grande del mondo per superficie (82,414 km²); come
volume, invece, viene superato dal lago Baikal in Russia e dal lago Tanganica in Africa.
Il Lago Michigan è l'unico completamente compreso nei confini statunitensi.
Il Lago Huron è il secondo per superficie(59.600 km²di cui 36.001 appartenenti al Canada); al suo
interno si trova Manitoulin, l'isola lacustre più grande del mondo.
Il Lago Erie, che contiene il minor volume di acqua; il Lago Ontario, il più piccolo per superficie;
I laghi Michigan e Huron sono allo stesso livello e non sono collegati da un fiume tanto che potrebbero
essere considerati due sezioni di un unico lago, mentre gli altri sono collegati dai fiumi St. Marys (dal Superiore
all'Huron), St. Clair (dall'Huron al St. Clair), Detroit (dal St. Clair all'Erie) e Niagara (dall'Erie all'Ontario), sul quale
si trovano le famose cascate. Il sistema è collegato al mare dal fiume San Lorenzo, che sfocia nell'Atlantico.
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I Grandi Laghi sono sempre stati importanti vie di comunicazione, ed oggi grazie ad alcuni canali
artificiali navi di grosso tonnellaggio possono risalire dall'Atlantico fino alle estremità dei laghi Michigan e
Superiore. La facilità delle comunicazioni ha fatto sì che molte delle più importanti città del Canada (Toronto sul
lago Ontario, Ottawa, Montreal e Quebec sul San Lorenzo) e degli Stati Uniti (Chicago sul lago Michigan, Detroit
sull'omonimo fiume, Cleveland e Buffalo sul lago Erie) sorgessero sui laghi o sulle vie d'acqua che li collegano fra
loro ed al mare.
I grandi laghi bagnano le coste della provincia canadese dell'Ontario (un'altra provincia canadese, il
Quebec, è attraversata dal San Lorenzo) e degli stati statunitensi di Minnesota, Wisconsin, Illinois, Indiana,
Michigan, Ohio, Pennsylvania e New York.
Altri laghi importanti del Nord America sono il Lago Athabasca, il Grande Lago degli Schiavi e il Lago
delle Renne, tutti in Canada.
La costa continentale è lunga e irregolare. Il Golfo del Messico è il più grande corpo idrico che rientri nel
continente, seguito dalla Baia di Hudson. Fra i principali si segnalano il Golfo di San Lorenzo e il Golfo di
California.
Numerose sono le isole al largo delle coste del continente: principalmente l'Arcipelago artico canadese,
le Grandi e le Piccole Antille, l'Arcipelago Alexander, le Isole Aleutine, l’isola di Terranova. La Groenlandia, sotto
la corona danese, è l'isola più grande del mondo. Si trova nella stessa placca tettonica (la Placca nordamericana)
e fa parte geograficamente del Nordamerica.
L'arcipelago artico canadese, anche conosciuto come arcipelago artico è un arcipelago a nord del
Canada, nel Mar Glaciale Artico. Si trova all'estremità nord del Nord America e copre un'area di 1.424.500 km²:
questo gruppo di 36.563 isole comprende la maggior parte del territorio del Canada del Nord, Nunavut e parte del
Territori del Nord-Ovest.
L'arcipelago si estende per circa 2.400 km longitudinalmente, e ci sono 1.900 km dalla terra ferma a
Capo Columbia, il punto più a nord dell'isola Ellesmere. È circondato a ovest dal Mare di Beaufort, a nord
dall'Oceano Artico, a est dalla Groenlandia, dalla Baia di Baffin, dallo Stretto di Davis e a sud dalla Baia di
Hudson e dalla terraferma canadese. Le varie isole sono separate tra loro da una serie di vie d'acqua conosciute
come "passaggio a nord-ovest". Due grandi penisole, la Penisola di Boothia e la Penisola di Melville si estendono
a nord della terraferma.
L'arcipelago contiene 94 isole maggiori (più grandi di 130 km²), incluse tre tra le dieci isole maggiori del
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mondo; ci sono anche 36.469 isole minori. Le isole principali dell'arcipelago sono:l’Isola di Baffin(507.451 km ;
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l’Isola Victoria(217.291 km ); l’Isola Ellesmere (196.236 Km ), l’Isola di Banks(70.028 Km ),l’Isola di
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Devon(55.247 Km ), l’ Isola diAxelHeiberg (43.178 Km ),l‘Isola di Melville(42.149 Km ),l’Isola di Southampton
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(41.214 Km ),l’Isola Principe di Galles (33.339 Km ).
Il continente può essere suddiviso in quattro grandi regioni (ciascuna delle quali in diverse sotto-regioni):
le Grandi Pianure che si estendono dal Golfo del Messico all'Artico canadese; la montagne geologicamente
giovani dell'ovest, che comprendono le Montagne Rocciose, il Gran Bacino, California e Alaska; l'altopiano dello
Scudo canadese; la variegata regione nord-orientale, che comprende i Monti Appalachi, la piana costiera lungo il
litorale atlantico, e la penisola della Florida. Il Messico, con le sue lunghe cordigliere e altipiani, rientra in larga
parte nella regione occidentale, anche se la piana costiera orientale si estende verso sud lungo il litorale del Golfo
del Messico.
Le montagne occidentali divise a metà, dalle due catene principali: le Montagne Rocciose (più a est) e le
catene costiere di California, Oregon, Washington, e Columbia Britannica. La vetta più alta è il Monte McKinley in
Alaska(6.194 m). Il Monte Logan è vetta più alta del Canada (5.959 m).
Altre vette degne di menzione sono: LongsPeak, nel Parco Nazionale delle Montagne Rocciose (4.345
m), il Monte Foraker, in Alaska (5.304 m), il Monte Saint Elias, tra Yukon e Alaska (5.489 m), ilMonte
Waddington, in Canada (4.019 m), il Monte Shasta (4.322 m).
L'imponente complesso delle cordigliere nordamericane è composto da un fascio di catene disposte
parallelamente alla costa dell'Oceano Pacifico; queste catene racchiudono estesi ed elevati altipiani, come quelli
del Columbia-Snake, del Gran Bacino e del Colorado; un lungo solco longitudinale separa il margine occidentale
degli altipiani (Catena delle Cascate, Sierra Nevada, con il Monte Whitney, (4.421 m)) dalla Catena Costiera, che
ha il suo maggior sviluppo lungo la costa pacifica degli Stati Uniti, mentre lungo la costa canadese è frazionato in
una serie di isole e in territorio messicano costituisce l'ossatura dell'esile e slanciata penisola di California.
A est gli altipiani sono limitati dalle Montagne Rocciose, con alcuni tra i rilievi più alti del Nordamerica,
oltre le quali si estendono le basseterre centrali accentrate sul grande bacino idrografico del Mississipi-Missouri.
Lungo l'Oceano Atlantico, infine, ma separato da questo da una fascia pianeggiante che si va
gradatamente allargando verso sud, si eleva il sistema appalachiano, che la valle incisa dal fiume Hudson separa
nei monti della Nuova Inghilterra a nord-est e nei monti Allegheny a sud-ovest.
La catena degli Appalachi si sviluppa, quasi parallelamente alla costa, dal golfo del fiume San Lorenzo
fino all'Alabama, per almeno 2500 km con picchi non molto elevati (i più alti sono con 2037 metri il monte Mitchell
e con 1917 m il monte Washington).
Gli Allegheny fanno parte della più vasta catena dei Monti Appalachi; hanno un orientamento nordestsudovest e si estendono per circa 800 km dalla Pennsylvania centrorientale, attraverso il Maryland occidentale e
la parte orientale della Virginia Occidentale, fino alla Virginia sudorientale.
La morfologia dell'America Settentrionale si fa molto semplice nel Messico, costituito da un altopiano
delimitato da due catene montuose, la Sierra Madre Occidentale e la Sierra Madre Orientale.
L'America Centrale, se si fa eccezione per il tavolato calcareo dello Yucatán (che ricorda per la sua
natura litologica e per la sua morfologia la penisola nordamericana della Florida, l'isola di Cuba nel Mar delle
Antille e l'arcipelago atlantico delle Bahama), è percorsa ininterrottamente da rilievi montuosi, spesso vulcanici,
che costituiscono la diretta prosecuzione morfologica e genetica degli apparati vulcanici che interessano la
sezione centrale e meridionale del Messico. L'America Centrale insulare è costituita da isole in parte poste sulla
piattaforma continentale nordamericana (isole Bahama), in parte sulla piattaforma sudamericana (Curaçao,
Trinidad e Tobago) e per la massima parte costituenti un largo festone di isole montuose, che rappresentano i
frammenti di una terra, un tempo completamente emersa, che formava un ponte continentale fra le due Americhe.
La popolazione stanziata nell'America Settentrionale è di circa 430.000.000 di abitanti (dato del 2010).
Politicamente l'America settentrionale è suddivisa fra i seguenti tre stati indipendenti Canada, Messico,
Stati Uniti d'America.
Il Canada è compreso interamente nell'America settentrionale. Degli Stati Uniti d'America non è
compreso nell'America settentrionale solo l'Atollo Palmyra, atollo dell'Oceano Pacifico. Il Messico è compreso
solo in gran parte nell'America settentrionale. In particolare del Messico non rientrano nell'America settentrionale
il Tabasco, il Campeche, lo Yucatán, il Quintana Roo, il Chiapas e una piccola parte del Veracruz e dell'Oaxaca.
In ambito geopolitico normalmente, per quanto riguarda le macroregioni sovranazionali, si prescinde dai
confini riconosciuti in ambito geografico e si considera i confini degli stati ad essi più prossimi. Secondo tale
consuetudine, in ambito geopolitico l'America settentrionale è delimitata a sud da confini diversi rispetto a quelli
riconosciuti in ambito geografico.
In particolare, come confine tra America settentrionale e America centrale continentale, in ambito
geopolitico non viene considerato l'Istmo di Tehuantepec, ma il confine tra Messico e Guatemala e tra Messico e
Belize. Cioè tutto il Messico (quindi anche il Tabasco, il Campeche, lo Yucatán, il Quintana Roo, il Chiapas e tutto
il Veracruz e l'Oaxaca) viene considerato appartenente all'America settentrionale.
Discostandosi da quanto normalmente avviene in ambito geopolitico, l'ONU considera invece tutto il
Messico appartenente all'America centrale. Considera cioè, come confine tra l'America settentrionale e l'America
centrale, il confine tra Stati Uniti d'America e Messico. Secondo l'ONU l'America settentrionale è dunque formata
dai territori dei seguenti stati e dipendenze: Canada, Stati Uniti d'America, Bermuda, Groenlandia e Saint-Pierre e
Miquelon.
Clima
Il clima dell'America Settentrionale è influenzato, oltre che dalla latitudine, dalla disposizione dei rilievi,
dalla distanza delle coste e dalla circolazione atmosferica che determina frequenti cambiamenti di tempo e
violenti cicloni.
Le barriere rappresentate dai rilievi disposti parallelamente alle coste impediscono agli influssi mitigatori marini di
giungere sino alle regioni interne, soggette perciò a clima prettamente continentale, con escursioni termiche
stagionali notevoli, sino a 55 °C.
Le regioni costiere situate alle medie latitudini godono di un clima mite, mentre quelle bagnate dal Golfo
del Messico sono soggette a un clima tropicale; le estreme regioni settentrionali (Canada settentrionale,
Groenlandia) sono caratterizzate da clima polare.
Nelle isole dell'America Centrale il clima è di tipo tropicale, mentre nella regione istmica si ha una netta
divisione in tre fasce determinata dall' altitudine: tierras calientes (terre calde) fino a 600 m, tierras templadas
(terre temperate) da 600 a 1.800 m, tierras frías (terre fredde) oltre i 1.800 m s.m.
Flora e fauna
La flora dell'America Settentrionale dipende dalla morfologia e dal clima, ma è stata molto modificata
dall'opera di colonizzazione. Tutta la parte settentrionale, comprendente le zone a Nord del Circolo polare e la
Groenlandia, è occupata dalla tundra. A Sud della tundra si trovano estesi boschi di conifere (Canada) e di
conifere miste a latifoglie come querce, faggi, pioppi e frassini (lungo il versante dell'Oceano Pacifico).
Nelle regioni centrali, diminuendo la piovosità, la foresta lascia il posto alla prateria o alla steppa. Non
mancano le formazioni subdesertiche (regione del Gran Lago Salato) e le steppe di Cactacee e altre piante
xerofile (Messico centro-meridionale). Il versante rivolto all'Oceano Atlantico presenta esternamente boschi di
aghifoglie o di latifoglie, secondo la latitudine, mentre all'interno o sugli altipiani intermontani la vegetazione è
ridotta o mancante del tutto.
Il versante del Golfo del Messico presenta una vegetazione di tipo tropicale e subtropicale. La flora
dell'America Centrale rappresenta una fase di transizione fra la flora dell'America Settentrionale, presente a Nord
del solco formato dalla valle del Río San Juan e dai lago di Managua e di Nicaragua, e la flora dell'America
Meridionale, presente a Sud del predetto solco.
Nell'America Settentrionale, che costituisce la Regione neartica, vivono i bisonti, i cervi, gli alci, gli orsi e
altri animali comuni anche all'Europa, all'Asia settentrionale e all'Africa settentrionale.
Esclusivi dell'America sono invece: il bue muschiato, il topo muschiato, il Castor canadensis, alcuni
roditori, diversi anfibi tra cui l'amblistoma, alcuni pesci tra i quali Amia e Lepidosteus.
L'America Centrale costituisce con quella Meridionale la Regione neotropica, nella quale vivono in
particolare: le Scimmie Platirrine, i vampiri, gli Sdentati con l'armadillo e il formichiere, i Carnivori col puma e col
giaguaro, il roditore Chinchilla, il tapiro. Tra i Rettili sono comuni alcune lucertole velenose (eloderma), tra gli
Uccelli i tucani, i colibrì, gli uccelli mosca. Nella fauna ittica di queste regioni sono caratteristici i caimani e il
piranha.
Storia
Gli scienziati hanno varie teorie sulle origini dei primi umani che popolarono il Nordamerica. Le stesse
popolazioni indigene del continente hanno tramandato molti miti, e alcune sostengono di essere state presenti fin
dalla sua creazione.
Prima del contatto con gli europei, i nativi del Nordamerica si presentavano suddivisi in diverse realtà,
che andavano da piccole tribù formate da alcuni nuclei familiari a veri e propri grandi imperi. La vastità del
territorio e la varietà degli ecosistemi hanno contribuito a dare un certo grado di specializzazione a delle vere e
proprie “aree culturali” che hanno fondato il proprio stile di vita sfruttando le risorse naturali
Le popolazioni native possono anche essere classificate secondo la loro famiglia linguistica anche se
ma è importante notare che popoli con linguaggi simili non sempre condivisero la stessa cultura materiale, né
furono alleati.
Gli scienziati credono che il popolo Inuit, che si stanziò nell'artico, giunse nel Nordamerica molto più tardi
rispetto ad altri gruppi nativi.
Durante i millenni di popolamento del continente da parte dei nativi, le varie culture cambiarono
progressivamente ed andarono diffondendosi.
Ad alcune delle culture meridionali si deve tra l'altro l'aver coltivato alcuni prodotti agricoli tuttora fra i più
importanti utilizzati a livello mondiale, quali i pomodori e il mais.
A seguito dello sviluppo dell'agricoltura nel sud, molti importanti progressi culturali furono possibili. La
civiltà Maya (1500 a.C. - 987 d.C.) mise a punto un sistema di scrittura, costruì enormi piramidi, si dotò di un
calendario complesso, e sviluppò il concetto di zero circa intorno al 400, qualche centinaio di anni dopo le
popolazioni mesopotamiche. La cultura maya era ancora presente quando arrivarono gli spagnoli, ma
politicamente la posizione dominante era stata presa dell'Impero Azteco (dal secolo XIV al XVI), più a nord.
In occasione dell'arrivo degli europei nel "Nuovo Mondo" la geografia umana del continente cambiò
drasticamente. La portata dei cambiamenti culturali fu tale che diversi gruppi linguistici si estinsero, e altri si
andarono profondamente mutando. I nomi e le culture che i primi europei scoprirono e registrarono pertanto
furono sicuramente diverse rispetto a quelle delle generazioni che le avevano preceduti, e ancor più rispetto a
quelle ancora presenti oggi.
Le popolazioni indigene del continente americano, tra cui i nativi dell'Alaska, migrarono dall'Asia in una
data variabile, a secondo della ricerca, tra i 12.000 e i 40.000 anni fa. Alcune civiltà precolombiane svilupparono
un'avanzata agricoltura, una grande architettura, ed un alto livello di società.
I primi a giungere nell'America del nord dall'Europa furono certamente i Vichinghi, che intorno all'anno
1000 sbarcarono nei pressi del Labrador (Canada). Tuttavia, per ragioni sconosciute, non vi si stabilirono a lungo
e presto abbandonarono l'unico insediamento perdendo il ricordo della scoperta. L'America settentrionale fu
pertanto riscoperta da Giovanni Caboto al servizio della Gran Bretagna, il quale il 24 giugno 1497 raggiunse
l'isola di Terranova credendo di trovarsi in Asia. È considerato il primo europeo ad essere sbarcato nell'America
continentale (Colombo aveva esplorato solo le isole dei Caraibi), semprechè non sia stato preceduto da Amerigo
Vespucci in Sudamerica. L'interesse dell'Inghilterra fu però di breve durata anche perché nel suo secondo viaggio
(1498) Caboto scomparve. Pertanto la classificazione dell'America del nord come continente, e non come uno
sparuto gruppo di isole o come parte dell'Asia, fu ritardata di quasi un trentennio.
Nel 1513 intanto lo spagnolo Juan Ponce de Leon giunse in Florida, divenendo il primo europeo a
toccare gli attuali Stati Uniti d'America (a meno che non l'avesse preceduto Caboto, che forse toccò il Maine
prima di scomparire); si compirono in seguito parecchi viaggi, sia per colonizzare la Florida, sia per raggiungere il
ricco Messico, sia per appurare se il Golfo del Messico fosse un golfo o uno stretto per l'Oriente. Nel 1519 Alonso
Álvarez de Pineda scoprì che questo era una grossa baia e vide per primo il fiume Mississippi. In seguito alla
conquista del Messico (1521) partirono molte spedizioni nei due decenni seguenti per raggiungere il nord e
colonizzarlo. Fu così che nel 1539 Francisco de Ulloa giunse fino in California scoprendo il golfo di California e il
fiume Colorado. Nel 1540-1541 Francisco Vazquez de Coronado raggiunse il Kansas; con la sua spedizione
l'interesse spagnolo per l'America settentrionale decadde del tutto: gli stessi territori appena esplorati furono in
parte dimenticati e la California venne colonizzata solo alla fine del Settecento.
Tuttavia altri navigatori nel frattempo avevano definitivamente classificato l'America settentrionale come
continente: Giovanni da Verrazzano al servizio della Francia e Lucas Vázquez de Ayllón ed EstebanGómez per la
Spagna avevano risalito la costa dalla Florida fino al Canada tra il 1524 e il 1527, trovando terre selvagge abitate
da popolazioni barbare povere e decretando così l'inutilità di quei territori immensi. In particolare Verrazzano fu il
primo a vedere la baia di New York. Malgrado ciò nel 1534 Jacques Cartier diresse una seconda spedizione
francese che esplorò il Canada e risalì il fiume San Lorenzo, ma che non fu di stimolo ai francesi per altri viaggi:
essi sarebbero tornati in loco solo agli inizi del Seicento.
L'America settentrionale, abbandonata da francesi e spagnoli, tornò d'interesse per i britannici, che
essendo meno impegnati dei francesi nei problemi dell'Europa intendevano farsi strada tra le potenze iberiche per
il commercio con le Indie. Iniziarono pertanto quell'infinita serie di viaggi nell'America del nord per scoprire il
favoleggiato Passaggio a nord-ovest che conducesse al Pacifico e quindi all'Asia. Dalla seconda metà del
Cinquecento diversi navigatori tentarono la sorte nelle acque del nord, ricavando solo magri risultati come la
scoperta di una baia o di uno stretto, che poi composero il "puzzle" del Passaggio a nord-ovest; in particolare
Martin Frobisher (1576), John Davis (1590), Henry Hudson (1610-1611), da cui prende il nome il fiume di New
York e l'omonima baia, e William Baffin (1612). Per quanto queste spedizioni non raggiunsero l'Asia,
consolidarono nel Nordamerica la presenza britannica, che nel frattempo si era affermata a sud del Canada, negli
attuali Stati Uniti, con la fondazione della colonia di Jamestown in Virginia nel 1607.
L'interesse britannico risvegliò quello francese ed accese per la prima volta quello olandese: mentre si
poneva fine alla prima fase di ricerca del Passaggio, queste tre potenze intendevano ora possedere delle colonie
nel nuovo mondo per controbilanciare lo strapotere iberico. Samuel de Champlain fece ritorno nel 1604 nelle
zone esplorate da Cartier e fondò le prime due colonie europee dell'America settentrionale, battendo sul tempo gli
inglesi della Virginia: Montréal e Québec. Per finire gli olandesi fondarono Nuova Amsterdam (odierna New York)
alle foci dell'Hudson (1624). Compagnie commerciali appositamente fondate si impegnarono assieme alle
rispettive corone a colonizzare i nuovi territori in cambio del monopolio sugli scambi commerciali.
Un elemento di novità fu introdotto quando un numero crescente di comunità religiose perseguitate in
Europa trovò rifugio oltreoceano, dando così origine alle prime colonie di popolamento, con il trasferimento di
interi nuclei familiari intenzionati a dare vita a insediamenti definitivi (celebri i “Padri Pellegrini”, puritani inglesi
giunti nel 1620 in Massachusetts sulla Mayflower). La carta concessa dal re garantiva la possibilità di governarsi
secondo principi propri, fermi restando gli obblighi di carattere economico-commerciale (esclusività degli scambi
con la madrepatria). La proprietà terriera era molto diffusa, perché divisa di diritto fra tutti i membri maschi della
comunità, accentuando il carattere democratico delle strutture di governo e creando uno stretto legame tra i
concetti di autonomia economica e libertà politica. In quest'opera di popolamento i coloni anglo-francesi dovettero
confrontarsi con la tenace resistenza opposta dalle numerose tribù indiane sospinte sempre più verso l'interno e
private dei loro tradizionali territori di caccia e pascolo.
Nell'America settentrionale i possedimenti coloniali erano così suddivisi: i francesi avevano occupato il
territorio canadese, gli inglesi la costa statunitense e la baia dell'Hudson (in virtù delle esplorazioni nel 1611): qui
venne fondata nel 1665 la Compagnia della Baia di Hudson, che sarà alla base del Canada moderno. Mentre gli
spagnoli iniziavano a temere l'avanzata francese verso sud (che dalla regione dei grandi laghi nel 1681 avevano
annesso tutto il bacino del Mississippi (Grandi pianure) fino al golfo del Messico) e consolidavano la Florida, gli
olandesi avevano perso nel 1667 le colonie di Nuova Amsterdam e del Delaware a vantaggio degli inglesi, che
unificavano così tutta la costa orientale e i territori alle loro spalle, organizzati nelle Tredici colonie. Nel XVIII
secolo la situazione, già abbastanza complessa, sfociò nella guerra dei sette anni tra Francia e Gran Bretagna
(1756-1763); a vincerla furono i britannici, che così si guadagnarono il dominio su tutto il Canada conosciuto e
sull'America settentrionale in generale, scacciando per sempre i francesi; la Louisiana, ovvero le Grandi Pianure,
fu spartita tra Britannici e Spagnoli (ad est e ad ovest del Mississippi). Ma fu un apogeo di breve durata: nel 1776
le Tredici colonie che componevano i possedimenti inglesi della costa orientale ottennero l'indipendenza e
nacquero gli Stati Uniti d'America, la prima nazione del nuovo mondo.
I britannici si ritirarono in Canada e proseguirono da lì le esplorazioni: nel 1787 Alexander Mackenzie
raggiunse il mare Artico discendendo il fiume che porta il suo nome e avviò la colonizzazione del Canada
occidentale, mentre nel 1794 raggiunse il Pacifico attraverso quelle stesse terre. Si risvegliò inoltre la ricerca del
passaggio a nord-ovest, che portò alla definitiva mappatura delle isole artiche canadesi e all'attraversamento del
fantomatico passaggio con Robert McClure nel 1850. Contemporaneamente la Compagnia della baia di Hudson
venne accorpata al Canada (1870), aggiungendo così nuovi sterminati territori ai coloni anglofoni. Si compose
dunque il dominio, la colonia inglese del Canada; alla fine dell'800 l'uomo bianco si era ormai spinto fino al fiume
Yukon, dove nel 1896 scoppiò la memorabile corsa all'oro del Klondyke.
Sempre nel Settecento la Russia era comparsa sulla scena colonizzò l'Alaska, ma i Russi vendettero il
territorio agli Stati Uniti nel 1864. La presenza spagnola passò di mano: con la decolonizzazione dell'America
centro-meridionale nacque lo Stato del Messico, che controllava gran parte degli attuali Stati Uniti Occidentali;
questi tuttavia dopo alcuni decenni di disordini si unirono agli Stati Uniti nel 1848. Un'esplorazione statunitense
importante di questi nuovi sconfinati territori fu quella di Meriwether Lewis e William Clark, che nel 1804
attraversarono il continente dalla costa orientale al fiume Columbia. Nel XIX secolo dunque, con la definitiva
unificazione tra nord e sud e l'abolizione della schiavitù dopo la guerra di secessione (1861-1865) gli Stati Uniti si
imposero come potenza moderna ed effettiva, sebbene gli sterminati territori occidentali fossero ancora
scarsamente popolati e in parte sconosciuti: nacque così l'epopea del Far West, che portò migliaia di coloni in
territori lontanissimi e durò fino all'inizio del '900; come in Canada, essa fu incoraggiata anche da numerose corse
all'oro.
La ricchezza permise a questa nazione di influenzare l'equilibrio mondiale, e di inserirsi tra la schiera
delle nazioni colonizzatrici; essi espansero la loro influenza su tutto il resto dell'America, dove le deboli nazioni
che da quasi un secolo si erano rese indipendenti da Spagna e Portogallo, benché potenzialmente ricchissime
grazie alle risorse naturali non riuscivano a spiccare il volo a causa dei grandissimi divari sociali e delle guerre
civili. Crearono inoltre un dominio sul Pacifico, contemporaneamente alla colonizzazione della Polinesia da parte
degli Europei: a loro andarono le colonie tedesche nel 1918, dopo la vittoria nella prima guerra mondiale. Nel
frattempo il potere europeo in America settentrionale svaniva del tutto con la totale indipendenza del Canada dal
Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e il suo ingresso nel Commonwealth nel 1931. Il Novecento vide
il trionfo degli Stati Uniti come definitivi dominatori del globo; dopo la vittoria degli Alleati nella seconda guerra
mondiale essi si videro contrapposti all’URSS nella cosidetta Guerra fredda divise il mondo in due distinti blocchi.
Nella loro sfera d'influenza gli Stati Uniti ottennero un nuovo prestigio politico, economico e culturale.
Con il fenomeno della globalizzazione si ebbe una diffusione del sistema democratico e della cultura
occidentale in ogni dove, ma anche l'ingerenza economica e politica degli Stati Uniti in molte regioni del pianeta;
con la definitiva vittoria sulla Russia alla fine del secolo non hanno più ostacoli nella politica planetaria, ma di
fronte a nuove superpotenze (India, Cina, Brasile, Giappone, Corea) sembra che il loro astro si stia avviando sul
viale del tramonto. La loro influenza mediatica è comunque ormai consolidata, e non si estinguerà tanto
facilmente.
Geografia umana
Lingue
Le lingue più diffuse nel Nordamerica sono inglese, spagnolo, e francese. Il termine Anglo-America è
utilizzato per riferirsi ai paesi anglofoni delle Americhe: vale a dire il Canada (dove l'inglese e il francese sono
lingue ufficiali) e gli Stati Uniti d'America. Talvolta vengono compresi il Belize e alcune isole dei Caraibi. L'America
Latina è in riferimento a quella parte delle Americhe (generalmente a sud degli Stati Uniti) dove le lingue romanze
derivate dal latino sono predominanti: per quanto concerne il Nordamerica ci si riferisce pertanto alle altre
repubbliche dell'America Centrale, al Messico, e alla buona parte delle isole dei Caraibi (oltre naturalmente alla
maggior parte del Sudamerica).
La lingua francese ha storicamente svolto un ruolo significativo nel Nord America e conserva una
presenza distintiva in alcune regioni. Il Canada è ufficialmente bilingue; il francese è la lingua ufficiale della
provincia canadese del Quebec ed è ufficiale assieme all'inglese nella provincia del New Brunswick. Il francese è
lingua ufficiale anche in alcune isole delle Indie Occidentali (Haiti, Guadalupa, Martinica, Saint Barth, Saint
Martin) e a Saint-Pierre e Miquelon, così come in Louisiana, dove il francese è ancora una lingua ufficiale.
Socialmente e culturalmente l'America del Nord presenta una ben definita entità. Il Canada anglofono e
gli Stati Uniti hanno una cultura e tradizioni similari essendo state entrambe ex colonie britanniche. Una
comunanza culturale e un'economica di mercato si è sviluppata tra le due nazioni, dettato dal potere economico e
da legami storici. Analogie si possono riscontrare nella componente linguistica spagnola del Nordamerica. Anche
qui si è condiviso un passato comune, come ex colonie della Spagna. In Messico e nei paesi centroamericani in
cui la civiltà Maya si è sviluppata, le popolazioni indigene preservano ancora alcune tradizioni. Il Québec da parte
sua costituisce una regione che presenta una cultura propria legata all'eredità coloniale francese ed è la capitale
francofona del paese.
Le lingue indigene d'America hanno una grande diversità linguistica, e il numero di famiglie linguistiche
consolidate è assai elevato: circa 80, più un numero considerevole di lingue isolate. Ci sono stati pertanto molti
tentativi di classificazione che hanno cercato di raggruppare queste famiglie in un numero inferiore di gruppi,
cercando di dimostrare relazioni esistenti fra le lingue delle varie famiglie. Tuttavia ad oggi queste classificazioni
sono state ampiamente dibattute nella comunità scientifica e non hanno trovato un ampio consenso in quanto
basate su ipotesi speculative non sufficientemente supportate da dati impiegati nella analisi linguistica.
In generale le lingue del continente americano sono classificate in tre grandi famiglie:
• amerindia
• na-dene
• eschimo-aleutina
Secondo le ipotesi più attendibili, queste tre famiglie hanno avuto origine in tre ondate migratorie
penetrate nel continente dallo Stretto di Bering circa 18.000 anni fa.
Queste famiglie si dividono in numerosi gruppi ben differenziati.
La famiglia ameríndia è probabilmente la più diversificata del pianeta, vale a dire quella che si suddivide
in più gruppi di lingue: riunisce circa 600 lingue, appartenenti a oltre 100 gruppi.
Le cause di questa diversificazione sono fondamentalmente due: la grande estensione del territorio, che
comprende tutta l'America meridionale, l'America centrale e buona parte dell'America settentrionale (tranne le
zone occupate dalle altre due famiglie linguistiche), e l'isolamento che caratterizzava i gruppi umani del
continente.
Nella zona nord del continente troviamo il gruppo algonchino, con lingue come l'arapaho, il cherokee e il
dakota. Più al centro, si trova il gruppo uto-azteca, con il comanche e il nahuatl. Nella regione andina è presente il
quechua, la lingua indigena più parlata del continente (con circa 10 milioni di parlanti), accanto all'aymara e al
mapuche. Il guaranì e il tupi-guaranì appartengono al gruppo andino-equatoriale. Da una parte e dall'altra del Rio
delle Amazzoni troviamo anche i gruppi ge, pano e carib, con lingue attualmente poco parlate come il madija (ge),
il marubo (pano) e il panare (carib).
La seconda famiglia, na-dene, si estende nel territorio dell'Alaska e del Canada occidentale. Oltre a varie
lingue isolate, comprende il gruppo atapascano, a cui appartengono il navajo e l'apache.
Infine, la famiglia eschimo-aleutina occupa la fascia settentrionale del continente, dall'Alaska alla
Groenlandia. Al gruppo eschimese appartengono l'inuit e lo yupik.
L'enorme diversità linguistica dell'America si è via via ridotta dall'arrivo di Colombo nel 1492, come
conseguenza della colonizzazione. Per fare un esempio, si calcola che prima in Brasile esistevano circa 1.200
lingue; attualmente ce ne sono solo 170, la maggior parte delle quali in processo avanzato di estinzione.
Il guaranì è l'unica lingua amerindia ufficiale in un intero stato americano: il Paraguay. Le altre lingue non
godono di alcun tipo di ufficialità oppure, come il quechua o l'aymara in Perù, hanno uno statuto di coufficialità in
una parte del territorio. Tutti gli stati del continente americano hanno come lingua ufficiale una o varie lingue
portate dagli europei: spagnolo, inglese, francese, portoghese e olandese.
Religioni
Il cristianesimo è la principale religione dell’America settentrionale. La grande maggioranza dei
messicani è cattolica, al pari del 45% dei canadesi e del 26% degli statunitensi. Circa il 39% della popolazione
canadese è protestante, di cui l’11% anglicano. Negli Stati Uniti i protestanti sono il 60% della popolazione.
Canada e Stati Uniti hanno consistenti comunità di ebrei e cristiani ortodossi.
Geografia economica
Economicamente il Canada e gli Stati Uniti sono le due nazioni più ricche e sviluppate del continente,
seguite dal Messico, paese di nuova industrializzazione.
I più importanti mercati comuni sono il Caribbean Community and Common Market (CARICOM) e il
North American Free Trade Agreement (NAFTA). Recente dai paesi centro americani è stato firmato un accordo
di libero scambio il CAFTA con l'intento di migliorare la loro situazione finanziaria.
L’economia americana comprende settori agricoli (granoturco, grano, allevamenti), industriali (compresa
l’industria pesante, l’elettronica, e il software), e di servizi (banche, assicurazioni). Il sistema economico
statunitense è fortemente condizionato dalla tecnologia. Infatti gli USA possono vantare svariate produzioni, tutte
in grandi quantità.
Il settore più toccato dalla tecnologia è sicuramente l’agricoltura, dove è privilegiata una tecnica di tipo
intensivo, cioè, ricavare il massimo anche da piccoli terreni o poco bestiame. Non è raro il massiccio utilizzo di
agenti non naturali per aumentare il prodotto di un terreno; non sono nemmeno rare le condizioni di allevamento
del bestiame, gli animali sono tenuti in enormi capannoni suddivisi in gabbie di misure tali da poter a malapena
contenere l’animale, chiamate “feedlots”, di conseguenza ogni capannone sfrutta al massimo lo spazio che ha a
disposizione. In questi allevamenti gli animali vengono tenuti fermi ad ingrassare e sovralimentati per 3-5 mesi e
poi macellati. Gli USA vantano oltre 100 milioni di bovini, oltre 58 milioni di suini ed un altissimo numero di ovini.
Gli allevamenti sono distinti tra allevamenti per animali usati per il latte ed animali usati per la macellazione. Le
aree per la macellazione comprendono il Texas e le catene montuose Occidentali (Occidental Mountains) dove vi
è grande disponibilità di praterie per il pascolo; le aree dove l’allevamento ha come scopo il latte sono il Nord-Est,
i monti Appalachi e la zona dei grandi laghi, questa parte di territorio è chiamata “dairybelt”.
Le colture sono suddivise nelle cosiddette belt. La “wheatbelt”, la cintura del grano, che comprende la
parte centrale degli USA, territorio caratterizzato da un clima secco, quindi non adatto ad altri tipi di coltura. La
coltivazione del grano è praticata anche in alcuni Stati del Nord come il Minnesota, il Dakota e il Montana, dove il
grano è coltivato in primavera poiché l’inverno è troppo freddo. Questa coltura è diffusa anche in alcune aree del
Sud come Texas, Kansas ed Oklahoma, dove il grano è coltivato in autunno. La “cornbelt”, la cintura del
granturco, che comprende quegli Stati che godono di un clima mite durante tutto l’anno, Indiana, Illinois, Iowa e
Nebraska,ha portato, grazie all’altissima produzione, gli USA ad essere il primo produttore mondiale di grano
turco; oltre a questo, è stata recentemente aggiunta la produzione della soia, infatti la “cornbelt” è chiamata anche
“corn-soybelt”. La “cottonbelt”, che non esiste quasi più, includeva le aree del profondo Sud, ora è limitata a
Texas, Mississippi, Arizona e California, nelle aree più a Sud la coltivazione è stata sostituita da altri prodotti più
richiesti sul mercato e che richiedono le medesime condizioni climatiche come il tabacco, il riso, arachidi e canne
da zucchero. L’orticoltura è anch’essa molto importante ed è praticata nel Nord-Est vicino alle grandi megalopoli
dove vi è una grande richiesta di prodotti deperibili, cioè consumabili in poco tempo, l’orticoltura è anche diffusa in
California e Florida.
Notevole è anche la produzione di legname, grazie agli oltre 300 milioni di ettari di foreste, che
permettono una produzione di 500 milioni di metri cubici di legname all’anno.
Con 5,6 milioni di tonnellate di prodotti ittici gli USA sono il 5° paese mondiale più pescoso dopo Cina,
Perù, Giappone e Cile. In California e nel Golfo del Messico è fiorente anche l’allevamento di ostriche e crostacei.
L’industria è un altro settore dove gli USA sono estremamente competitivi. La “manufacturing belt” (la
cintura manufatturiera), si estende in tutto il nord est, ma si sta espandendo anche verso sud ed ovest. L’industria
americana è specializzata nella produzione di apparecchi high-tech come TV, computer e hi-fi. Gli USA sono
secondi al mondo, dietro al Giappone per la produzione di automobili. Importanti sono anche le industrie della
gomma, dell’alta moda (New York, Baltimora e Chicago), chimica e petrolio (sud e soprattutto in Texas), cinema e
ristorazione (fast-food e multinazionali come la Coca Cola). In America possiamo trovare la più avanzata industria
elettronica. L’industria americana è basata su tre cose: capitali, tecnologie all’avanguardia e diffusione nel mondo.
Il terziario è il campo dove gli Stati Uniti sono più avanzati. Il 72,1% del PIL deriva dal terziario ed il
73,3% dei lavoratori è impiegato nel terziario. Grande importanza è data ai trasporti con oltre 300.000 Km di rete
ferroviaria, usata più che altro per il trasporto merci ed è integrata con un’efficientissima rete stradale; la rete
stradale e ferroviaria coprono tutto il territorio favorendo il trasporto delle merci ed i viaggi. Nonostante gli attentati
dell’11 settembre il trasporto aereo, con i suoi 16.000 aeroporti, è uno dei preferiti dagli americani, si può dire che
in America l’aereo è usato come in Italia è usato il treno. Anche i trasporti navali sono estremamente sviluppati.
La sviluppatissima rete di trasporti ha favorito la nascita di attività commerciali ad essa legate come i motel, le
assicurazioni, gli spedizionieri e le aree di servizio. Altri settori del terziario molto efficienti sono le scuole private,
che offrono, oltre ad un elevato grado di insegnamento, la sicurezza, infatti sono soventi le sparatorie nelle scuole
pubbliche dove bisogna passare sotto dei metal detector posti alle entrate; un altro settore è quello dei servizi
accessori alle imprese come gli studi di assistenza legale, marketing e pubblicità. Senza dimenticare il turismo,
ogni anno gli USA accolgono 30 milioni di visitatori.
Il commercio internazionale vede ai primi posti l’esportazione di prodotti high-tech, tabacco, soia, materie
prime e cotone; mentre gli USA importano energia, manufatti di alta qualità (per la maggior parte abiti) e prodotti
agricoli tropicali. Il commercio interno è guidato dalle grandi compagnie proprietarie di grandi centri commerciali
(departmentstores) diffusi in tutto il territorio. Il settore dove gli USA non hanno competizione è quello delle
telecomunicazioni. Tutti hanno accesso alla Tv satellitare e via cavo, così come alle connessioni internet anche a
grande velocità. Il privilegio degli americani è quello di avere degli stipendi che permettono loro un elevato potere
di acquisto.
L'economia del Canada è una delle più importanti del mondo, ed è tuttora in forte sviluppo. Tra le prime
12 per prodotto interno lordo (1.400 miliardi di dollari), è caratterizzata dall'intenso sfruttamento delle risorse
naturali e dall'elevato tenore di vita degli abitanti, superiore a quello degli stessi Stati Uniti.
Le attività principali sono i servizi (banche, commercio, comunicazione, turismo) e l'industria (mezzi di
trasporto, lavorazione del legno, prodotti chimici, tessili ed alimentari, elettronica strumentale), sorta in gran parte
grazie ad investimenti statunitensi. Importante è anche il settore primario (pesca, allevamenti, grano, soia,
minerali grezzi e non solo), che alimenta forti esportazioni.
L'agricoltura si avvale di tecniche moderne che consentono un'elevata produttività malgrado le limitate
terre coltivabili. In Saskatchewan, Alberta e Manitoba troviamo colture di cereali. Lino, tabacco, soia, colza e
barbabietole da zucchero sono coltivati in Québec e nell'Ontario. Lungo la costa del Pacifico è diffusa la
frutticoltura. È notevole la produzione di legname.
Diffuso l'allevamento di bovini e suini mentre è in calo quello di animali da pelliccia. La pesca è praticata
sia lungo le coste oceaniche sia nelle acque interne. Le specie più diffuse sono merluzzi, aragoste, salmoni, trote
e lucci. La pesca, sia marittima sia nelle acque interne, riveste importanza centrale, che fa del Canada il primo
esportatore mondiale e permette una fiorente industria della conservazione e dell'inscatolamento.
Nel sottosuolo ci sono giacimenti di quasi tutti i minerali. Il Canada è al primo posto per la produzione di
uranio, al secondo per lo zinco e il nichel, al terzo per il rame. Importanti sono le riserve di petrolio, gas naturale,
carbone, potassio, alluminio (bauxite), ferro, piombo, oro e sale (halite). Dagli anni novanta sono attivi anche
giacimenti di diamanti nei Territori del Nord-Ovest, in particolare nei pressi di Yellowknife, ai quali, dalla primavera
del 2008, si è aggiunta una miniera in Ontario, la Victor's Project. In oltre nel campo minerario sono in primo piano
la produzione di carbone, di minerali di ferro, del petrolio e del gas naturale. Importante l'estrazione di nichel,
platino e argento.
Tra le industrie hanno avuto una notevole espansione le attività estrattive e i comparti metallurgico,
meccanici e agroalimentare. Alle industrie del legno che producono cellulosa, carta e pasta di legno si sono
affiancate imprese specializzate nella costruzione di mobili e case prefabbricate. Negli ultimi decenni, inoltre, è
stato dato grande impulso ai comparti delle tecnologie avanzate: informatica, telecomunicazioni, biotecnologie,
ingegneria aerospaziale.
Notevole è stato il progressivo incremento degli scambi commerciali con l'estero, in particolare con USA,
Gran Bretagna e Giappone. Il turismo è in crescita. Il traffico aereo si avvale di ben 900 aeroporti (5 sono quelli
internazionali), importanti per coprire le enormi distanze che separano i centri principali. Questo settore delle
comunicazioni, però, ha risentito della crisi del trasporto aereo successiva agli attentati terroristici dell'11
settembre 2001.
Con la fine della seconda guerra mondiale, il Messico è entrato in una fase di grande sviluppo
commerciale (negli ultimi anni il prodotto nazionale lordo è cresciuto del 7% e il reddito medio pro-capite è
attualmente circa di 8000 dollari l'anno). Il grande boom economico del Messico è stato vissuto tra il 1977 e il
1981, grazie all'aumento del prezzo del petrolio esportato, ma è stato seguito da un ugualmente rapido crollo,
causato soprattutto dal grave debito pubblico, aggravato anche dal catastrofico terremoto che colpì città del
Messico nel 1985. Solo negli anni Novanta, grazie alla politica di privatizzazione e liberalizzazione adottata dal
presidente Carlos Salinas de Gortari, e al trattato di libero commercio da lui stipulato con USA e Canada nel 1992
e in vigore dal 1994 (accordo NAFTA* = North American Free Trade Agreement) si ebbe un'apparente ripresa.
Nemmeno la politica di Salinas è riuscita a riportare alla normalità la situazione, non risolvendo il debito estero del
Messico: il paese ha subito una gravissima crisi finanziaria (1995), con fughe di capitali e l'inflazione al 52%, oltre
che un arricchimento di una piccolissima fascia sociale della popolazione e il totale impoverimento delle altre.
La crescita economica messicana è strettamente legata all’andamento congiunturale degli Stati Uniti che
rappresentano di gran lunga il primo partner commerciale oltre ad essere la maggiore fonte di Investimenti diretti
esteri. Nel biennio 2010-2011 il paese ha registrato una vigorosa ripresa delle attivitá economiche dopo la fase di
contrazione del 2008-2009. I dati preliminari del 2012 confermano un ritmo sostenuto della crescita del PIL.
A sostenere gli elevati ritmi di crescita gli importanti flussi di investimenti diretti esteri, la vivace domanda
internazionale dei prodotti manifatturieri del Messico, la vigorosa crescita demografica, gli investimenti pubblici
focalizzati sulle infrastrutture di trasporto ed energetiche, il boom degli investimenti nel settore minerario.
Il sistema industriale del Paese è caratterizzato da un chiaro dualismo economico. Un gruppo di grandi
imprese manifatturiere, a capitale prevalentemente straniero, controlla il mercato domestico ed adotta i migliori
standard tecnologici e di sicurezza a livello internazionale. Accanto alle imprese transnazionali operano decine di
migliaia di piccole e medie imprese, non strutturate per affrontare i mercati internazionali sia sotto il profilo della
scarsa patrimonializzazione, della qualità dei prodotti, dell’innovazione tecnologica.
La sfida per l’esecutivo è quello di rilanciare le PMI messicane e di inserirle nelle catene globali del
valore. L’ostacolo maggiore che le PMI messicane incontrano nei prossimi anni é legata al limitato accesso al
credito a medio e lungo termine. Le istituzioni finanziarie locali non sono particolarmente focalizzate sui
fabbisogni di investimenti delle piccole e medie imprese.
Il settore energetico, controllato monopolisticamente dallo stato, ha contribuito attivamente per decenni a
finanziare il bilancio pubblico. La legge messicana consente investimenti privati nel settore della raffinazione ed
impedisce la partecipazione privata nell’esplorazione e nell’estrazione di idrocarburi.
Per quanto riguarda i finanziamenti del settore bancario al sistema delle imprese, si segnala che gli alti
tassi di interesse spingono le aziende locali a ricorrere spesso al finanziamento attraverso il credito fornitori. Con
la denazionalizzazione del sistema bancario messicano si é registrato l’ingresso di numerosi gruppi internazionali
che hanno avviato processi di modernizzazione dell’intermediazione finanziaria.
Secondo numerosi analisti economici il Messico non riesce ancora a trasformare adeguatamente in
vantaggi competitivi i propri vantaggi comparativi (frontiera con gli USA, risorse petrolifere e minerarie,
manodopera giovane e qualificata, patrimonio turistico culturale unico).
L’economia informale cresce a ritmi sostenuti. Si stima che oltre oltre 11 milioni di cittadini messicani
vivono d´attività non formalmente registrate e che rappresentano già il 27% della popolazione occupata del
paese.
Le rimesse degli emigrati costituiscono la seconda fonte di divisa estera per il paese, dopo gli ingressi
petroliferi e prima degli investimenti esteri e del turismo. Il Messico riceve dai suoi emigrati circa il 16% del totale
mondiale delle rimesse, collocandosi al primo posto nella graduatoria internazionale.
I maggiori gruppi parastatali come PEMEX (petrolio) e CFE (elettricità) mostrano di non essere in grado
di rispondere alla crescente domanda di energia del paese. La crescente domanda di investimenti pubblici nel
settore e la perdurante chiusura alla partecipazione estera, anche parziale nel capitale delle imprese
monopolistiche, hanno contribuito alla graduale obsolescenza degli impianti. Il monopolio petrolifero contribuisce,
in maniera determinante, al bilancio statale messicano ed é considerato la ”cassa” del governo.
L'agricoltura nel Messico è principalmente di sussistenza; piccoli contadini (più di un quarto della
popolazione attiva che contribuisce a meno del 10% del PIL a dimostrazione dell'ineguale ripartizione delle
ricchezze tra campagna e città) producono piccole quantità di mais e legumi e allevano uno o pochi più animali.
L'agricoltura commerciale, che produce soprattutto cotone e frumento, pomodori, meloni, caffè, canna da
zucchero, caco, banane e ananas, ma anche piante da fibra come l'agave il cotone e il lino, è sviluppata nelle
zone irrigate dell'arido Nord, lungo i fiumi Mayo, Yaquí e Fuerte e nelle pianure più calde e negli altipiani
meridionali.
La rivoluzione del 1910, per quanto sia riuscita a far distribuire le grandi proprietà terriere (haciendas),
divise in piccoli lotti, tra i piccoli contadini, non è comunque riuscita a far attuare la riforma agraria.
La grande proprietà privata si è invece modernizzata, fornendo più della metà della produzione agricola
nazionale, ma l'esodo dei piccoli contadini in città aumenta continuamente il tasso di disoccupazione.
Nella parte più nordica del Messico sono particolarmente sviluppati allevamenti di suini (circa 10 milioni)
e di bovini (circa 25 milioni). Nelle zone invece più aride dell'altipiano si trovano più facilmente pecore e capre (in
totale circa 14 milioni).
Il pesce, che ha un ruolo secondario nell'alimentazione messicana, è un prodotto principalmente
d'esportazione. Tra i più noti pesci esportati si hanno: gamberi (provenienti dal Golfo della California, dalla Baia
di Campeche, dal Golfo di Tehuantepec), i tonni e le sardine (pescate al largo della Baja California, nel Pacifico) e
i pesci tropicali (dal Golfo del Messico).
La produzione forestale, ancora sottosviluppata, offre soprattutto: pino, cedro rosso, leccio e oyamel.
L'80% del prodotto è destinato al legname, il 20% alla polpa.
Le risorse minerarie, prima prodotto unicamente d'esportazione mentre ore si stanno sviluppando
industrie di lavorazione interna, sono di ingente quantità. Il Messico è infatti il principale produttore di argento
mondiale (giacimenti di Pachuca e Parral), ma è ricco anche di oro, piombo, zinco, rame, ferro, antimonio,
mercurio, manganese, tungsteno, bismuto, zolfo, fosfati e petrolio.
Paese
Superficie (km²)
Popolazione (2007)
Densità
Canada
9984670
33390141
3,34
Groenlandia (DK)
2166086
56344
0,026
Messico
1972550
108700891
55,1
Stati Uniti
9826630
301139947
30,6
Totale
23949936
443287323
21,2
Paese
Prodotto Interno Lordo in miliardi di dollari
Anno Stima
Paese
Stati Uniti
Messico
Canada
Groenlandia
Prodotto Interno Lordo in miliardi di dollari
15.290
1.683
1.414
2
Anno Stima
2011
2011
2011
2011
Indice sviluppo umano 2011 – America Nord
ISU molto elevato
6
Canada
7
Stati Uniti d'America
0,911
0,910
ISU elevato
57
0,770
Messico
Paese
Popolazione
Anno
Stati Uniti
313.847.465
2012
Messico
114.975.406
2012
Canada
34.300.083
2012
Groenlandia
57.695
2012
Paese
Anno
Paese
Messico
Tasso di natalità (nascite/1.000
popolazione)
19
Anno
Stati Uniti
Tasso di mortalità (decessi/1.000
popolazione)
8
2012
Groenlandia
15
2012
Groenlandia
8
2012
Stati Uniti
14
2012
Canada
8
2012
Canada
10
2012
Messico
5
2012
Paese
Anno
Paese
Messico
Tasso di mortalità infantile (decessi/1.000
feti nati vivi)
17
2012
Groenlandia
10
Stati Uniti
Canada
Paese
2012
Anno
Canada
Speranza di vita
alla nascita
81
2012
Stati Uniti
78
2012
6
2012
Messico
77
2012
5
2012
Groenlandia
71
2012
Anno
Paese
Messico
Densità di medici (medici / 1,000
abitanti)
3
2004
Stati Uniti
3
Canada
2
2012
Anno
Canada
Posti letto ospedalieri (posti letto / 1000
abitanti)
3
2004
Stati Uniti
3
2008
2006
Messico
2
2008
Paese
Spese per la salute (% PIL)
Anno
Stati Uniti
16
2009
Messico
14
2009
Canada
11
2009
2008
Paese
Tasso alfabetizzazione (%)
Anno
Groenlandia
100
2001
Canada
99
2003
Stati Uniti
99
2003
Messico
86
2005
Paese
Popolazione sotto la linea di povertà (%)
Anno
Messico
51
2012
Stati Uniti
15
2010
Canada
9
2012
Groenlandia
9
2007
Paese
Tasso di disoccupazione (%)
Anno
Paese
Tasso di disoccupazione giovanile (%)
Anno
Stati Uniti
9
2011
Stati Uniti
18
2009
Canada
8
2011
Canada
15
2009
Messico
5
2011
Messico
10
2009
Groenlandia
4
2010
Paese
Anno
Paese
Stati Uniti
Elettricità - produzione (miliardi di
kWh)
3.953
2012
Canada
604
Messico
Anno
Stati Uniti
Elettricità - consumo (miliardi di
kWh)
3.741
2012
Canada
550
2012
239
2012
Messico
182
2012
Groenlandia
0
2012
Groenlandia
0
2012
Paese
Anno
Paese
Stati Uniti
Petrolio - produzione
(barili/giorno)
9.688.000
2010
Canada
3.483.000
Messico
2012
Anno
Stati Uniti
Petrolio - consumo
(barili/giorno)
19.150.000
2010
Canada
2.209.000
2010
2.983.000
2010
Messico
2.073.000
2010
Groenlandia
0
2010
Groenlandia
4.000
2010
Paese
Anno
Paese
2010
Stati Uniti
Gas naturale - consumo (metri
cubi)
683.300.000.000
Anno
Stati Uniti
Gas naturale - produzione (metri
cubi)
611.000.000.000
Canada
152.300.000.000
2010
Canada
82.480.000.000
2010
Messico
59.070.000.000
2010
Messico
62.420.000.000
2010
Groenlandia
0
2009
Groenlandia
0
2009
Paese
Esportazioni (miliardi di dollari)
Anno
Paese
Importazioni (miliardi di dollari)
Anno
Stati Uniti
1.497
2011
Stati Uniti
2.236
2011
Canada
462
2011
Canada
461
2011
Messico
350
2011
Messico
351
2011
Groenlandia
0
2010
Groenlandia
1
2010
2010
2010
Paese
Valore di mercato delle parti in mercati pubblici (US$)
Anno
Stati Uniti
15.640.000.000.000
2011
Canada
1.907.000.000.000
2011
Messico
408.700.000.000
2011
Paese
Linee ferroviarie (km)
Anno
Paese
Strade (km)
Anno
Stati Uniti
224.792
2007
Stati Uniti
6.506.204
2008
Canada
46.552
2008
Canada
1.042.300
2008
Messico
17.166
2008
Messico
366.095
2008
Paese
Canali navigabili (km)
Anno
Paese
Numero di navi della marina mercantile
Anno
Stati Uniti
41.009
2012
Stati Uniti
446
2008
Messico
2.900
2012
Canada
171
2008
Canada
636
2011
Messico
60
2008
Groenlandia
2
2008
Paese
Aeroporti
Anno
Paese
Aeroporti con piste pavimentate
Anno
Stati Uniti
15.079
2010
Stati Uniti
5.194
2010
Messico
1.724
2012
Canada
522
2012
Canada
1.453
2012
Messico
249
2012
Groenlandia
15
2012
Groenlandia
10
2012
Paese
Spesa militari - percento del PIL
Anno
Stati Uniti
4
2005
Canada
1
2005
Messico
1
2006
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