AGGIORNAMENTI Gli antiaggreganti piastrinici nella prevenzione di eventi cardiaci e cerebrovascolari (seconda parte) La ticlopidina è un antiaggregante che, come l’acido acetilsalicilico (ASA), può vantare un’adeguata documentazione clinica di efficacia; rispetto all’ASA, presenta un profilo lievemente migliore di tollerabilità gastrica, una maggiore incidenza di rash e diarrea, neutropenia e porpora trombotica trombocitopenica abbastanza rare ma potenzialmente fatali. La ticlopidina è una tienopiridina che inibisce l’aggregazione piastrinica con meccanismo d’azione diverso da quello dell’ASA (modifica irreversibile di un recettore per l’adenosindifosfato). L’effetto antiaggregante dipende dalla concentrazione ematica del farmaco. A differenza dell’ASA, a dosi terapeutiche (500 mg/die) si raggiunge una inibizione piastrinica significativa dopo 2-3 giorni di trattamento, mentre l’inibizione massima si ottiene in 4-7 giorni. Con dosi superiori a 500 mg/die non si ha una maggiore attività antiaggregante. La ticlopidina non è attiva in vitro e richiede la trasformazione in vivo in un metabolita attivo (o più metaboliti) perché possa manifestare la sua azione. L’attivazione sembra avvenire nel fegato, e i metaboliti sono principalmente escreti per via renale. L’azione antiaggregante persiste per 7-10 giorni dopo l’interruzione della terapia. Dal momento che in tutte le ricerche è stato utilizzato il dosaggio di 500 mg/die (250 mg x 2), si richiama l’attenzione a prescrivere tale dose giornaliera, per la quale sono disponibili dati di efficacia. Gli antiacidi assunti contemporaneamente possono diminuire l’assorbimento della ticlopidina. La ticlopidina è da considerarsi farmaco di scelta, in associazione ad ASA, solo nel trattamento dei pazienti a cui è stato impiantato uno stent coronarico durante angioplastica percutanea; è farmaco alternativo all’ASA in caso di intolleranza o di resistenza a quest’ultimo. 2.1. Prevenzione della riocclusione di stent coronarici Numerose ricerche hanno dimostrato che un’effettiva inibizione della funzione delle piastrine potrebbe essere più efficace della terapia anticoagulante nella prevenzione dell’occlusione acuta degli stent coronarici, per cui da anni in molti centri di emodinamica sono stati avviati diversi protocolli di trattamento antiaggregante. Una ricerca controllata e randomizzata (1) ha BIF Mar-Apr 2000 - N. 2 evidenziato che il trattamento per quattro settimane con ticlopidina (250 mg x 2) in associazione ad ASA (100 mg x 2), rispetto alla terapia anticoagulante (eparina per endovena ed ASA), ha ridotto l’incidenza di eventi cardiaci (morte, infarto, reintervento di angioplastica o bypass d’urgenza) dal 6,2% all’1,6% e, contemporaneamente, l’incidenza di eventi emorragici dal 6,5% allo 0%. L’occlusione dello stent si verificò nel 5% dei pazienti in terapia con anticoagulanti e in nessuno di quelli in trattamento con antiaggreganti. In un confronto tra ASA da solo, ASA ed eparina, ASA e ticlopidina su 1.653 pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica con impianto di stent, l’incidenza di eventi maggiori (morte, rivascolarizzazione, trombosi acuta, infarto miocardico) è stata rispettivamente del 3,6%, 2,7% e 0,5% e l’incidenza di complicazioni emorragiche dell’1,8%, 6,2% e 5,5% (2). In accordo con i risultati di tali ricerche, si suggerisce di trattare per un mese i pazienti a cui sia stato impiantato uno stent coronarico con ticlopidina (250 mg x 2) in associazione ad ASA (100 mg x 2); alla scadenza del mese dall’angioplastica i pazienti potranno proseguire la terapia, su consiglio del medico curante, con il solo ASA. Bibliografia 2. Ticlopidina 1. 2. Schomig A et al. A randomized comparison of antiplatelet and anticoagulant therapy after the placement of coronary-artery stents. N Engl J Med 1996;334:1084-9. Martin BL. A clinical trial comparing three antithrombotic drug regimes after coronary-artery stenting. N Engl J Med 1998;339:1665-71. 2.2. Cerebropatie ischemiche recidivanti durante il trattamento con ASA La ticlopidina è stata studiata nella prevenzione secondaria di eventi vascolari cerebrali in trial clinici ben disegnati. Un primo studio in doppio cieco vs placebo, denominato CATS (1), ha incluso 1.072 pazienti con recente ictus tromboembolico, osservando che, durante un periodo di tre anni, un altro ictus si era verificato nel 10% dei pazienti che assumevano 250 mg di ticlopidina due volte al giorno e nel 17% dei pazienti trattati con placebo. In un altro trial (2) in doppio cieco, randomizzato, 3.069 pazienti con pregresso attacco ischemico transitorio (TIA), deficit neurologico reversibile o un ictus minore nei tre mesi precedenti l’inizio dello studio, sono stati trattati con 3 Bibliografia ticlopidina (250 mg due volte al giorno) o con ASA ad alte dosi (650 mg due volte al giorno). L’end point primario, morte da qualsiasi causa + ictus non fatale, si è verificato in una percentuale leggermente minore nel gruppo trattato con ticlopidina (20%) rispetto a quella del gruppo ASA (23%). Per quanto concerne l’evento cumulativo ictus fatale e non fatale, si è riscontrata, a tre anni, una percentuale ancora leggermente favorevole alla ticlopidina (10% vs 13% della ticlopidina), mentre non si è evidenziata alcuna differenza statisticamente significativa sulla mortalità per qualsiasi causa tra i due gruppi. La grande meta-analisi Antiplatelet Trialists’ Collaboration non ha messo in evidenza differenze di efficacia tra ticlopidina ed ASA sull’end point combinato infarto del miocardio, accidente ischemico cerebrale e decesso da cause vascolari (3). Il numero di pazienti da trattare con ticlopidina per un anno (NNT/anno) per prevenire un nuovo ictus è circa 80. In definitiva, la ticlopidina è un farmaco antiaggregante la cui efficacia può essere considerata simile a quella dell’ASA nel ridurre l’incidenza di recidive cerebrovascolari; tuttavia, tenendo conto del rischio di gravi trombo-leucocitopenie che può provocare, il farmaco di elezione per pazienti con storia di TIA o di ictus resta l’ASA. Di solito la ticlopidina è riservata ai pazienti in cui insorge ischemia cerebrale mentre sono in trattamento con ASA o che mostrano intolleranza all’ASA. 1. 2. 3. Gent M et al. The Canadian American Ticlopidine Study (CATS) in thromboembolic stroke. Lancet 1989;1:121520. Hass WK et al. A randomized trial comparing ticlopidine hydrochloride with aspirin for the prevention of stroke in high risk patients. N Eng J Med 1989;321:501-7. Antiplatelet Trialists’ Collaboration. Collaborative overview of randomised trials of antiplatelet therapy. I. Prevention of death, infarction, and stroke by prolonged antiplatelet therapy in various categories of patients. BMJ 1994;308:81-106. 2.3. Malattia vascolare periferica Non esistono studi ben disegnati che abbiano confrontato la ticlopidina con altri farmaci antiaggreganti nel trattamento della claudicatio o dopo chirurgia vascolare (1). Secondo uno studio svedese (2), la ticlopidina dimostra una significativa riduzione della mortalità generale in pazienti con claudicatio rispetto a quelli trattati con placebo, dovuta ad una marcata diminuzione delle morti coronariche. Quindi, secondo alcuni autori, è consigliato l’utilizzo elettivo della ticlopidina nella malattia aterosclerotica periferica. In realtà, la studio svedese non aggiunge nulla di più rispetto a quanto suggeriscono i dati della Antiplatelet Trialists’ Collaboration (3) a proposito del vantaggio derivante dall’uso di qualsiasi farmaco antipiastrinico (in particolare, dell’ASA) nella prevenzione di tutti gli eventi cardiovascolari in soggetti ad alto rischio, quali appunto i soggetti con claudicatio. 4 Bibliografia AGGIORNAMENTI 1. 2. 3. Anonimo. Clopidogrel and ticlopidine – improvements on aspirin? DTB 1999;37:59-61. Janzon L et al. Prevention of myocardial infarction and stroke in patients with intermittent claudication: effects of ticlopidine. Results from STIMS, the Swedish Ticlopidine Multicentre Study. J Int Med 1990;227:301-8. Antiplatelet Trialists’ Collaboration. Collaborative overview of randomised trials of antiplatelet therapy. I: prevention of death, myocardial infarction, and stroke by prolonged antiplatelet therapy in various categories of patients. BMJ 1994;308:81-106. 2.4. Manifestazioni correlate ad interferenze da ASA con la ciclossigenasi L’ASA può provocare sindromi reattive che possono essere suddivise in due sottotipi principali: • sindrome asmatica; • sindrome orticaria-angioedema. Le caratteristiche dell’asma da ASA sono state ben precisate; in particolare è molto frequente la coesistenza di una poliposi nasale e da tempo è stata segnalata una triade sintomatologica, costituita da asma intrinseco, poliposi nasale ed intolleranza all’ASA. La sindrome asmatica, spesso preceduta da episodi di rinite vasomotoria, può precedere, anche di anni, la comparsa di una sindrome reattiva da ASA ovvero il primo episodio di essa può essere scatenato dall’assunzione di ASA; in altri casi, invece, l’inizio della sindrome asmatica coincide con un intervento di polipectomia. Una volta iniziata, la sindrome asmatica persiste, spesso con carattere di gravità, indipendentemente dall’ingestione di ASA. La somministrazione di ASA, comunque, anche a dosi minime, provoca in questi soggetti lo scatenamento di una crisi asmatica, talora di estrema gravità che interviene generalmente entro 20-60 minuti dall’ingestione del farmaco. Con il termine orticaria si intende un’eruzione caratterizzata da elementi cutanei rilevati, di colore pallido (pomfi o chiazze orticate), circondati da cute normale o rosea, ed accompagnata da prurito più o meno intenso. L’edema (angioneurotico) di Quincke o angioedema costituisce una sindrome a diversa etiopatogenesi (immunologica o extraimmunologica), caratterizzata dall’insorgenza accessionale di tumefazioni edematose fugaci e circoscritte a carico del sottocutaneo e delle mucose. L’edema di Quincke presenta numerose analogie, dal punto di vista etiopatogenetico, istologico e clinico, con l’orticaria, e soprattutto con la forma di orticaria gigante, per cui attualmente le due condizioni morbose vengono raggruppate sotto l’unica denominazione di sindrome orticaria-angioedema (1). Le sindromi reattive da ASA sono conseguenti ad una interferenza/inibizione della ciclossigenasi che essa induce, e sono manifestazioni che, pur presentando strette analogie con la sintomatologia di altre sindromi a dimostrata etiopatogenesi allergica, se ne differenziano per il diverso meccanismo patogenetico, sempre extraimmunologico. Per tale motivo sono dette anche sindromi reattive pseudoallergiche (1). BIF Mar-Apr 2000 - N. 2 AGGIORNAMENTI 1. Errigo E. Malattie allergiche. Lombardo ed. Roma 1994:211, 315, 323. 2.5. Gastro-enterorragie durante il trattamento antiaggregante con ASA Vedi 1.12. (Bollettino d’Informazione sui Farmaci n. 1/2000 pag. 16) 2.6. Effetti indesiderati Gli effetti indesiderati più temibili in corso di trattamento con ticlopidina sono di tipo ematologico. Questo antiaggregante può provocare neutropenia, un evento che può essere anche letale in quanto si associa ad un aumentato rischio di gravi infezioni (1-4). Nello studio TASS (2), l’incidenza di neutropenia (meno di 1200 neutrofili/microlitro) è stata descritta nel 2,4% dei pazienti sottoposti a trattamento e in forma particolarmente grave (meno di 450 neutrofili/microlitro) nello 0,9% (0% nei soggetti sottoposti ad ASA). Nello studio CATS (1), neutropenia severa (meno di 450 neutrofili/microlitro) è stata osservata nello 0,8% dei pazienti. La neutropenia di solito si manifesta nei mesi iniziali della terapia, mentre è infrequente nelle prime due-tre settimane di trattamento. La neutropenia si risolve, di norma (ma non sempre), interrompendo la somministrazione del farmaco (1,5). Un altro grave evento indesiderato della ticlopidina, talora letale, è la porpora trombotica trombocitopenica (PTT) (2,6-13), una sindrome caratterizzata da trombocitopenia, anemia emolitica microangiopatica, modificazioni neurologiche, insufficienza renale progressiva e febbre. Una revisione della letteratura (14) ha documentato 60 casi di PTT, con una percentuale di mortalità tra i colpiti del 33%. In 48 pazienti la PTT si è manifestata dopo 1-4 settimane dall’inizio della terapia. Uno studio recente sull’incidenza della PTT in una coorte di soggetti sottoposti a stent coronarico (15) ha individuato 9 casi su 43.332 pazienti, con un’incidenza dello 0,02%, molto maggiore quindi a quella che è l’incidenza di tale evento nella popolazione generale, stimata intorno allo 0,0004%. Attualmente si calcola che la ticlopidina possa provocare PTT con una incidenza di un caso ogni 1.6005.000 pazienti trattati. Questi eventi ematologici potenzialmente gravi e anche letali consigliano di riservare la ticlopidina alla prevenzione della riocclusione di stent coronarici (valutazione beneficio/rischio) e ai casi in cui l’ASA risulti realmente controindicato. La crasi ematica, e in particolare la conta dei globuli bianchi e delle piastrine, vanno attentamente controlBIF Mar-Apr 2000 - N. 2 late prima di iniziare la terapia, almeno ogni due settimane per i primi tre mesi di trattamento e, successivamente, ad ogni segno intercorrente di infezione. Altri effetti indesiderati riportati della ticlopidina sono: disturbi gastrointestinali, soprattutto diarrea (in circa il 20% dei pazienti), nausea, dispepsia e anoressia, che si manifestano in particolare durante le prime due o tre settimane di trattamento, rash cutaneo (in circa il 3% dei trattati), prurito, orticaria. Rash cutaneo e diarrea precludono l’impiego continuativo della ticlopidina in circa il 15% dei pazienti. Eventi indesiderati più rari segnalati in letteratura sono: trombocitopenia, anemia aplastica, sindrome emolitica-uremica, colestasi severa, epatite, nefrite interstiziale acuta. Pare che le donne di oltre 75 anni abbiano più probabilità di sviluppare effetti collaterali ematologici (3). La ticlopidina è controindicata nei soggetti che presentano o hanno presentato leucopenia, trombocitopenia o agranulocitosi. Inoltre, la controindicazione sussiste (ma questo vale per tutti gli antiaggreganti) anche nei pazienti con malattie che prolungano il tempo di sanguinamento e in quanti presentano lesioni con probabilità di sanguinamento (es., ulcera gastroduodenale attiva o ictus emorragico acuto). Bibliografia Bibliografia I pazienti intolleranti ad ASA generalmente presentano identiche reazioni a tutti gli altri FANS, anche se tale reazione crociata non è la regola. 1. Gent M et al. The Canadian American Ticlopidine Study (CATS) in thromboembolic stroke. Lancet 1989;1:121520. 2. Hass WK et al. A randomized trial comparing ticlopidine hydrochloride with aspirin for the prevention of stroke in high risk patients. Ticlopidine Aspirine Stroke Study Group. N Eng J Med 1989;321:501-7. 3. Wysowski DK et al. Blood dyscrasias and hematologic reactions in ticlopidine users [Letter] JAMA 1996;276:952. 4. Molony BA. An analysis of the side effects of ticlopidine. In: Haas WK, Easton JD, eds. Ticlopidine, Platelets, and Vascular Disease. New York: Springer-Verlag 1993:117-39. 5. Janzon L et al. Prevention of myocardial infarction and stroke in patients with intermittent claudication; effects of ticlopidine. Results from STIMS, the Swedish Ticlopidine Multicentre Study. J Intern Med 1990;227:301-8. 6. McTavish D et al. Ticlopidine. An updated review of its pharmacology and therapeutic use in platelet-dependent disorders. Drugs 1990;40:238-59. 7. Shear NH et al. Prevention of ischemic stroke. [Letter] N Engl J Med 1995;333:460. 8. Page Y et al. Thrombotic thrombocytopenic purpura related to ticlopidine. Lancet 1991;337:774-6. 9. Ellie E et al. Thrombotic thrombocytopenic purpura associated with ticlopidine. Stroke 1992;23:922-3. 10. Kovacs MJ et al. Thrombotic thrombocytopenic purpura associated with ticlopidine. Ann Pharmacother 1993; 27:1060-1. 11. Ariyoshi K et al. Thrombotic thrombocytopenic purpura caused by ticlopidine, successfully treated by plasmapheresis [Letter] Am J Hematol 1997;54:175-6. 12. Kupfer Y et al. Ticlopidine and thrombotic thrombocytopenic purpura. [Letter]. N Engl J Med 1997;337:1245. 5 Bibliografia AGGIORNAMENTI 13. Sheffield JV et al. More about thrombotic thrombocytopenic purpura. N Engl J Med 1998;338:548. 14. Bennet CL et al. Thrombotic thrombocytopenic purpura associated with ticlopidine: a review of 60 cases. Ann Intern Med 1998;128:541-4. 15. Steinhubl SR et al. Incidence and clinical course of thrombotic thrombocytopenic purpura due to ticlopidine following coronary stenting. JAMA 1999;281:806-10. DA RICORDARE ➢ La ticlopidina è un farmaco che dispone di un’adeguata documentazione di efficacia e di tossicità; inibisce l’aggregazione piastrinica con meccanismo d’azione diverso da quello dell’ASA (modifica irreversibile di un recettore per l’adenosindifosfato). ➢ La ticlopidina è da considerarsi farmaco di scelta, in associazione ad ASA, solo nel trattamento dei pazienti a cui è stato impiantato uno stent coronarico durante angioplastica percutanea; è farmaco alternativo all’ASA in caso di intolleranza o di resistenza a quest’ultimo. ➢ In accordo con i risultati di studi effettuati, si suggerisce di trattare per un mese i pazienti a cui sia stato impiantato uno stent coronarico con ticlopidina (250 mg x 2) in associazione ad ASA (100 mg x 2); alla scadenza del mese dall’angioplastica i pazienti possono proseguire la terapia, su consiglio del medico curante, con il solo ASA. ➢ L’efficacia della ticlopidina nel ridurre l’incidenza di recidive cerebrovascolari può essere considerata simile a quella dell’ASA; tuttavia, tenendo conto del rischio di gravi trombo-leucocitopenie che può provocare, il farmaco di elezione per pazienti con storia di TIA o di ictus resta l’ASA. Di solito la ticlopidina è riservata ai pazienti in cui insorge ischemia cerebrale mentre sono in trattamento con ASA o che mostrano intolleranza all’ASA. ➢ Il pericolo di neutropenie, agranulocitosi e di porpora trombotica trombocitopenica consiglia di riservare la ticlopidina alla prevenzione della riocclusione di stent e ai casi in cui l’ASA risulti realmente controindicato. 3. Clopidogrel Il clopidogrel è un antiaggregante piastrinico che, come la ticlopidina, appartiene alla classe delle tienopiridine; differisce strutturalmente dalla ticlopidina solo per la presenza nella sua molecola di un gruppo carbossimetilico (Figura 1). Alcune importanti caratteristiche del clopidogrel ricalcano quelle della ticlopidina. L’effetto antiaggregante dipende dalla concentrazione ematica del farmaco: una inibizione significativa dell’aggregazione piastrinica si raggiunge dopo 2-3 giorni di trattamento con 75 mg/die, mentre si impiegano 4-7 giorni per raggiungere l’inibizione massimale. Dosi più elevate non determinano una maggiore attività antiaggregante. Il farmaco è inattivo in vitro e richiede la trasformazione a metabolita o a metaboliti attivi per manifestare la sua azione in vivo. L’attivazione sembra avvenire nel fegato e i metaboliti sono principalmente escreti per via renale. L’azione antiaggregante persiste per 7-10 giorni dopo l’interruzione della terapia. 3.1. Lo studio CAPRIE L’efficacia antiaggregante del clopidogrel è stata dimostrata mediante un singolo mega-trial denominato CAPRIE (Clopidogrel versus Aspirin in Patients at Risk of Ischemic Events), uno studio comparativo, in doppio cieco, randomizzato, condotto a livello internazionale (v. Box 1). 6 Figura 1. Struttura chimica della ticlopidina e del clopidogrel Ticlopidina Clopidogrel Il disegno dello studio si basava sull’assunto di una sostanziale unitarietà delle complicanze della malattia aterotrombotica nei tre distretti cerebrale, coronarico e periferico, a sua volta derivato dai risultati della metaanalisi della Antiplatelet Trialists’ Collaboration (ATC) (1), secondo cui l’ASA è efficace nella prevenzione delle complicanze della malattia aterotrombotica nei tre distretti. A partire da ciò, lo studio ha reclutato contemporaneamente tre categorie di soggetti considerati ad “alto rischio” per le complicanze trombotiche del processo aterosclerotico, vale a dire pazienti con infarto miocardico recente o con ictus cerebrale di natura ischemica recente o con una vasculopatia periferica sintomatica. Va premesso che lo studio CAPRIE non è stato progettato per sopperire ad una carenza di evidenze BIF Mar-Apr 2000 - N. 2 AGGIORNAMENTI BOX 1 Titolo CAPRIE Steering Committee. A randomised, blinded, trial of clopidogrel versus aspirin in patients at risk of ischaemic events (CAPRIE). Lancet 1996;348:1329-39. Obiettivo Confronto tra clopidogrel e ASA somministrati a tre gruppi di pazienti con ictus recente o infarto recente o malattia arteriosa periferica. Disegno Studio randomizzato, controllato, in doppio cieco. Attuazione 384 centri clinici di 16 Paesi. Pazienti 19.185 pazienti, età media 63 anni, 72% maschi. Criteri di inclusione Ictus cerebrale ischemico recente (tra 1 settimana e 6 mesi) o infarto miocardico recente (entro 35 giorni) o vasculopatia periferica sintomatica. Criteri di esclusione Età < 21 anni, deficit cerebrale severo, endarterectomia dopo ictus qualificato, ictus qualificato causato da endarterectomia carotidea, aspettativa di vita < 3 anni, ipertensione non controllata, controindicazione ai farmaci dello studio, potenzialità di gravidanza, precedente partecipazione ad altri studi su clopidogrel. Gruppi di trattamento Gruppo clopidogrel: 9.599 pazienti, trattati con 75 mg/die in un'unica somministrazione giornaliera. Gruppo ASA: 9.586 pazienti, trattati con 325 mg/die in un'unica somministrazione giornaliera. Ogni sottogruppo in ciascuna delle tre diverse presentazioni cliniche (ictus, infarto, vasculopatia periferica) comprendeva circa 6.400 pazienti, randomizzati ai due trattamenti. Principali eventi misurati End point primario. Riduzione di eventi vascolari maggiori combinati: ictus ischemico, infarto miocardico, morte. End point secondari. Riduzione di a) eventi combinati ictus ischemico, infarto miocardico, morte vascolare, amputazione; b) morte vascolare; c) ictus e infarto non fatali, morte per ogni causa; d) morte per ogni causa. Durata del trattamento Da 1 a 3 anni (media 1,91 anni). Bibliografia della meta-analisi dell’ATC, dal momento che implicitamente riconosce che l’ASA è sicuramente efficace nei soggetti a rischio cardiovascolare (tanto da assumerlo come farmaco di controllo), ma è stato disegnato a partire da un’ipotesi di una maggiore efficacia, quantificabile nel 12-13%, del clopidogrel rispetto all’ASA. 1. Antiplatelet Trialists’ Collaboration. Collaborative overview of randomised trials of antiplatelet therapy. I: prevention of death, myocardial infarction, and stroke by prolonged antiplatelet therapy in various categories of patients. BMJ 1994;308:81-106. 3.2. I risultati dello studio CAPRIE I risultati della ricerca sono riportati nella Tabella 1. In essa si osserva (prime due colonne verticali) che sul totale dei 9.586 pazienti, trattati con 325 mg/die di ASA, rispetto ai 9.599 trattati con 75 mg/die di clopidogrel: • l’incidenza dell’evento principale misurato (combinazione di ictus, infarto miocardico e mortalità vascolare) risulta del 5,83% nel gruppo ASA e del 5,32% nel gruppo clopidogrel; • l’incidenza dell’end point secondario misurato (ictus, infarto, morte vascolare + amputazione) risulta pari al 6,01% nel gruppo ASA e al 5,56% nel gruppo clopidogrel; • l’incidenza degli altri due end point misurati - morte vascolare e morte per ogni causa - risulta rispettivaBIF Mar-Apr 2000 - N. 2 mente del 2,06% e 3,11% nel gruppo ASA e dell’1,9% e 3,05% nel gruppo clopidogrel. In particolare, per quanto riguarda l’evento principale analizzato, rappresentato dagli eventi combinati di ictus, infarto miocardico e mortalità cardiovascolare, si osserva che: • la percentuale di eventi rilevati nel gruppo di pazienti randomizzato al trattamento in sperimentazione o Experimental Event Rate (EER) è pari al 5,32% (gruppo clopidogrel) mentre la percentuale di eventi osservati nel gruppo di controllo (gruppo ASA) o Control Event Rate (CER) è pari al 5,83%; • da ciò deriva che la riduzione relativa del rischio (RRR) dell’evento principale misurato nei pazienti randomizzati a clopidogrel rispetto ai trattati con ASA è dell’8,7%. In sintesi, lo studio CAPRIE evidenzia una differenza modesta nell’efficacia dei due trattamenti per quanto concerne l’evento principale misurato (terza colonna della Tabella 1): la riduzione relativa del rischio (RRR) dell’evento principale combinato (ictus, infarto, morte vascolare) è dell’8,7%, marginalmente significativa (IC 95%: 3 ÷ 16,5; p=0,043) e chiaramente inferiore rispetto alla stima di una riduzione del 12 – 13% su cui era stato dimensionato il trial. Il vantaggio di minime proporzioni si ridurrebbe ulteriormente, e non sarebbe più significativo, se all’evento combinato ictus, infarto, morte vascolare 7 AGGIORNAMENTI si aggiungesse l’amputazione maggiore, essendo poco sostenibile qualsiasi differenza tra l’arto perso per un’ischemia periferica e quello paralizzato per un’ischemia cerebrale. Per gli altri end point indagati, la riduzione relativa del rischio tra i due gruppi di pazienti non appare statisticamente significativa; in particolare, nei pazienti trattati con clopidogrel rispetto a quelli trattati con ASA non risultano ridotte né la mortalità vascolare né la mortalità totale. Lo studio CAPRIE evidenzia inoltre che la riduzione assoluta del rischio (ARR) dell’evento combinato primario (ictus, infarto, morte vascolare) nei pazienti randomizzati a clopidogrel rispetto a quelli del gruppo ASA è pari a 5,83 – 5,32 = 0,51% (Tabella 1, quarta colonna). Per gli altri eventi indagati la riduzione assoluta del rischio tra gruppi clopidogrel e ASA è la seguente (Tabella 1, quarta colonna): – ictus, infarto, morte vascolare, amputazione: 0,45%; – ictus e infarto non fatali, morte per ogni causa: 0,47%; – morte vascolare: 0,16%; – morte per ogni causa: 0,06%. Dal momento che la ARR dell’evento primario tra gruppo clopidogrel e ASA è pari allo 0,51%, significa allora che bisogna trattare 100 soggetti con clopidogrel per 1,91 anni (durata media del CAPRIE) al fine di prevenire 0,51 eventi, o 196 soggetti per prevenire un evento vascolare maggiore. 196 è l’NNT dell’evento primario. Allo stesso modo sono calcolati gli NNT per gli end point secondari che il CAPRIE si era prefissato di misurare (v. Tabella 1, quinta colonna): così, rispetto ai pazienti in trattamento con ASA, devono essere trattati con clopidogrel: – 213 soggetti per prevenire un end point combinato ictus e infarto non fatali, morte per ogni causa; – 222 soggetti per prevenire un end point combinato ictus, infarto, morte vascolare, amputazione; – 625 pazienti per prevenire una morte vascolare; – 1.666 pazienti per prevenire la morte per ogni causa. Gli indicatori in precedenza riportati, consentono al lettore di calcolare i costi del trattamento con clopidogrel rispetto a quelli con ASA. Indicativamente, la terapia giornaliera con 300 mg di ASA costa 200 lire, mentre quella con clopidogrel, 75 mg, costa circa 5.000 lire (prezzo inizialmente proposto). Il costo della terapia giornaliera con ticlopidina (250 mg x 2) oscilla da 2.400 lire circa (prezzo specialità medicinale) a 1.900 lire (prezzo medicinale generico). Tabella 1. Principali risultati dello studio CAPRIE sulla totalità dei pazienti Eventi Incidenza di eventi per anno ASA Clopidogrel CER EER Ictus, infarto, morte vascolare 5,83% Ictus, infarto, morte vascolare, amputazione RRR (IC 95%) ARR NNT 5,32% 8,7% (3 ÷ 16,5) 0,51% 196 6,01% 5,56% 7,6% (–0,8 ÷ 15,3) 0,45% 222 Morte vascolare 2,06% 1,90% 7,6% (–6,9 ÷ 20,1) 0,16% 625 Ictus e infarto non fatali, morte per ogni causa 6,9% 6,43% 7,0% (–0,9 ÷ 14,2) 0,47% 213 Morte per ogni causa 3,11% 3,05% 2,2% (–9,9 ÷ 12,9) 0,06% 1.666 Per il significato delle sigle adottate si veda il Glossario nella terza pagina di copertina. 3.3. I risultati dello studio CAPRIE per sottogruppi di pazienti Come è stato precisato al punto 3.1, il CAPRIE, a partire dall’ipotesi che un trattamento antiaggregante sia di fatto ugualmente efficace in diverse categorie di soggetti a rischio di complicanze trombotiche, ha provveduto al reclutamento contemporaneo di tre diversi sottogruppi di pazienti, e cioè con infarto miocardico recente o con ictus cerebrale di natura ischemica recente o con una vasculopatia periferica. I 19.185 pazienti complessivamente entrati nello studio furono pertanto classificati in base alle tre diverse presentazioni cliniche, comprendente ognuna oltre 6.000 pazienti rando- 8 mizzati a clopidogrel o ad ASA. L’incidenza di eventi combinati ictus, infarto, morte vascolare è stata valutata in questi tre sottogruppi di pazienti e i principali risultati sono riportati in Tabella 2. L’analisi dei risultati ottenuti nelle tre categorie di pazienti dimostra nei pazienti con pregresso ictus una riduzione non significativa dell’incidenza dell’evento combinato (7,71% ASA vs 7,15% clopidogrel), mentre nei pazienti con pregresso infarto miocardico si osserva un aumento dell’incidenza dell’evento combinato, ancorché non significativo, in quelli trattati con clopidogrel (4,84% ASA vs 5,03% clopidogrel). Nel sottogruppo diagnostico con malattia arteriosa periferica si BIF Mar-Apr 2000 - N. 2 AGGIORNAMENTI dimostra una riduzione significativa di incidenza dell’evento combinato nei pazienti trattati con clopidogrel: 4,86% ASA vs 3,71% clopidogrel, con RRR del 23,8% (IC 95%: 8,9 ÷ 36,2). La ARR dell’end point primario (ictus, infarto, morte vascolare) tra i pazienti con ictus recente è pari a 0,56% (ciò significa che è necessario trattare 179 pazienti per evitare un evento), tra i pazienti con infarto è pari a –0,19% (in questo caso non è possibile calcolare l’NNT in quanto il clopidogrel ha dimostrato di indurre un maggior numero di eventi rispetto all’ASA), e infine tra i pazienti con vasculopatia periferica è pari a 1,15% (bisogna cioè trattare 87 pazienti per evitare un evento). L’analisi dei risultati per sottogruppi clinici selezionati in base alla patologia indice, che ne aveva determinato l’ingresso nello studio, dimostra che la maggior parte della differenza di efficacia, per quanto esigua e al limite della significatività statistica (RRR = 8,7%; ARR = 0,51%) tra clopidogrel e ASA, appare attribuibile ad una consistente differenza, pari a circa il 24%, a favore del clopidogrel nei pazienti con vasculopatia periferica sintomatica. In altri termini, i risultati dello studio sembrano suggerire che il reale beneficio del clopidogrel rispetto all’ASA possa non essere lo stesso nelle tre diverse situazioni cliniche esaminate e che i pazienti con vasculopatia periferica potrebbero essere gli unici ad avvantaggiarsi dal trattamento con clopidogrel; i pazienti con ictus trarrebbero un beneficio minimo dal trattamento con clopidogrel rispetto all’ASA, mentre gli infartuati subirebbero un lieve peggioramento. Ci sono molte dimostrazioni che l’analisi per sottogruppi dei risultati dei trial espone ad errori, e pertanto va interpretata con cautela. Nel caso del CAPRIE, l’analisi per sottogruppi era programmata nel disegno del trial e rispondente a ragioni plausibili (possibili differenze fisiopatologiche della patologia aterosclerotica fra i tre distretti). Questo può attenuare, senza cancellarli, i motivi della cautela da mantenere nell’interpretazione dei risultati per sottogruppi. Formalmente, la conclusione dello studio resta pertanto quella di un marginale vantaggio derivante dal trattamento con clopidogrel nel totale della popolazione presa in esame. Nella pratica, può essere giustificata l’incertezza del medico nell’accettare tale beneficio del clopidogrel nell’ictus (risultato non significativo) e ancor più nell’infarto (risultato non significativo a favore dell’ASA). Tabella 2. Principali risultati dello studio CAPRIE in sottogruppi di pazienti Incidenza di eventi combinati ictus, infarto, morte vascolare per anno Sottogruppi di pazienti ASA Clopidogrel RRR (IC 95%) ARR NNT Ictus recente 7,71% 7,15% 0,56% 179 Infarto recente 4,84% 5,03% -0,19% (non val.) 4,86 3,71% 7,3% (-5,7 ÷ 18,7) - 3,7% (–22,1 ÷ 12,0) 23,8% (8,9 ÷ 36,2) 1,15% 87 Vasculopatia periferica Per il significato delle sigle adottate si veda il Glossario nella terza pagina di copertina. 3.4. Sicurezza e tollerabilità di ASA e clopidogrel nello studio CAPRIE Dal punto di vista della sicurezza, entrambi i regimi terapeutici sono risultati ben tollerati. In particolare, il clopidogrel non ha indotto un eccesso di neutropenie (tanto temuto a carico della ticlopidina) né di porpora trombotica trombocitopenica (PTT) rispetto all’ASA. Le uniche differenze statisticamente significative tra gli eventi avversi gravi osservati nei due gruppi di trattamento riguardano le emorragie gastrointestinali (2 in più ogni 1.000 pazienti trattati, nel gruppo ASA) e i rash (1-2 in più ogni 1.000 pazienti trattati, nel gruppo clopidogrel). La Tabella 3 riporta le percentuali degli effetti avversi clinicamente rilevanti osservati nello studio CAPRIE. I risultati dello studio CAPRIE sembravano suggerire che il clopidogrel potesse sostituire la ticlopidina in tutti i casi in cui l’ASA appariva BIF Mar-Apr 2000 - N. 2 realmente controindicato. In realtà, come per tutti i nuovi farmaci, una valutazione più esauriente del profilo di sicurezza del clopidogrel è possibile solo attraverso un’attenta sorveglianza post-marketing, quando il farmaco è utilizzato nella pratica clinica reale su ampie popolazioni. Dopo la commercializzazione del farmaco, sono comparse in letteratura segnalazioni di nefropatia membranosa (1), artrite acuta (2), e ageusia reversibile (3), broncospasmo, angioedema e reazioni anafilattoidi (4) casi non osservati durante la sperimentazione clinica. La preoccupazione maggiore riguarda il rischio di PTT, di cui sono stati segnalati 11 casi (5). Siccome la ticlopidina può provocare PTT con una incidenza di un caso ogni 1.600-5.000 pazienti trattati, dal momento che clopidogrel e ticlopidina agiscono con lo stesso meccanismo d’azione e differiscono nella struttura chimica solo per un gruppo carbossimetilico 9 AGGIORNAMENTI Tabella 3. Percentuali di effetti avversi clinicamente rilevanti di ASA e clopidogrel nel CAPRIE CLOPIDOGREL (N=9.599) ASA (N=9.586) Emorragici - sanguinamento di ogni tipo - sanguinamento gastrointestinale - sanguinamento intracranico - altri eventi (porpora, ecchimosi, ematoma) - ematuria, sanguinamento oculare 9,3% 2,0% 0,4% 0,6% rari 9,3% 2,7% 0,5% 0,4% rari Ematologici - neutropenia grave - trombocitopenia grave - anemia aplastica 0,04% 0,2% 0,01% 0,02% 0,1% - Gastrointestinali - eventi totali (dolore addominale, dispepsia, gastrite, stipsi) - eventi clinicamente gravi - eventi determinanti interruzione trattamento - diarrea 27,1% 3,0% 3,2% 4,5% 29,8% 3,6% 4,0% 3,4% Cute ed annessi - eventi totali - eventi gravi - rash - prurito 15,8% 0,7% 4,2% 3,3% 13,1% 0,5% 3,5% 1,6% Sistema nervoso centrale e periferico - cefalea, capogiro, vertigine, parestesia 22,3% 23,8% Epato-biliari - eventi complessivi 3,5% 3,4% (vedi Figura 1), è stata posta particolare attenzione al monitoraggio attivo di questo evento (e dell’agranulocitosi). Degli 11 pazienti trattati con clopidogrel che hanno manifestato PTT, 10 hanno risposto favorevolmente alla trasfusione plasmatica, 2 hanno rischiesto 20 o più trasfusioni e 2 hanno presentato ricadute mentre non erano più in trattamento con clopidogrel. Un paziente è invece deceduto nonostante un trattamento trasfusionale immediatamente dopo la diagnosi. In conclusione, anche il clopidogrel può provocare PTT e il medico deve essere particolarmente attento a questa possibile evenienza quando decide di utilizzarlo. Recentemente, il trattamento con clopidogrel è stato anche associato a sindrome emolitico-uremica (6), una patologia simile alla PTT. Gli effetti collaterali del clopidogrel riportati nel British National Formulary (7) sono: emorragie (comprese quelle gastrointestinali ed intracraniche); disturbi addominali, nausea, vomito, diarrea, stipsi, ulcera gastrica e duodenale; cefalea, vertigini, parestesie; rash, prurito; disordini epatici e biliari, neutropenia, segnalazioni isolate di anemia aplastica. 10 Il profilo di sicurezza del clopidogrel è oggetto di periodiche revisioni da parte dell’autorità regolatoria europea; in occasione della riunione del Comitato per le Specialità Medicinali (CPMP) di Aprile 2000, è stato deciso l’inserimento della PTT nel paragrafo “Effetti indesiderati” della scheda tecnica del farmaco. Altri effetti indesiderati quali febbre, artralgie, artrite e agranulocitosi saranno prossimamente discussi e probabilmente inclusi anch’essi tra i potenziali eventi indesiderati del clopidogrel. Bibliografia EVENTI AVVERSI 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Tholl U et al. Clopidogrel and membranous nephropathy. Lancet. 1999;354:1443. Garg A et al. Clopidogrel associated with acute arthritis. BMJ 2000;320:483. Golka K et al. Reversible ageusia as an effect of clopidogrel treatment. Lancet 2000;355:465. Riassunto delle caratteristiche del prodotto: Effetti indesiderati (4.8). Aprile 2000. Bennett CL et al. Thrombotic thrombocytopenic purpura associated with clopidogrel. N Engl J Med 2000;342:1773-7. Moy B et al. Hemolytic uremic syndrome associated with clopidogrel. Arch Int Med 2000;160:1370-2. British National Formulary-39. Pharmaceutical Press, published 3/2000, pag. 118. BIF Mar-Apr 2000 - N. 2 AGGIORNAMENTI 3.5. Le conclusioni dello studio CAPRIE Lo studio non ha provato alcuna delle due ipotesi di partenza, infatti: – il confronto tra clopidogrel e ASA ha dato risultati significativamente differenti fra i tre sottogruppi di pazienti, smentendo l’ipotesi dell’unitarietà del rischio legato alla patologia aterotrombotica nei tre distretti cerebrale, coronarico e periferico; – rispetto all’ASA, la riduzione di rischio di eventi avversi cardiovascolari nei pazienti trattati con clopidogrel è stata inferiore a quella ipotizzata. Il vantaggio isolato riscontrato nei pazienti con malattia arteriosa periferica non rientrava nelle ipotesi su cui era stata disegnata la ricerca. Pertanto il risultato non può essere considerato conclusivo e come tale sufficiente a essere trasferito nella pratica; esso rappresenta invece un’interessante ipotesi di lavoro sull’efficacia del clopidogrel nei confronti dell’ASA, da saggiare in successivi trial disegnati ad hoc. In conclusione, al momento, clopidogrel mostra vantaggi clinico-epidemiologici modesti e marginali rispetto all’ASA, molte incertezze per quanto concerne la safety (segnalazioni di effetti indesiderati che avvicinano il suo profilo di tossicità a quello della ticlopidina) e un costo molto superiore. DA RICORDARE ➢ Clopidogrel è un antiaggregante piastrinico strutturalmente simile alla ticlopidina da cui differisce esclusivamente solo per la presenza nella sua molecola di un gruppo carbossimetilico. ➢ L’efficacia antiaggregante del clopidogrel è stata studiata mediante una ricerca comparativa denominata CAPRIE, in cui il nuovo antiaggregante è stato confrontato con acido acetilsalicilico (ASA) in pazienti a rischio di eventi cerebrovascolari per ictus cerebrale ischemico recente, infarto miocardico recente o vasculopatia periferica sintomatica. ➢ Il CAPRIE ha evidenziato una differenza modesta nell’efficacia del clopidogrel vs ASA per quanto concerne l’evento principale misurato (ictus, infarto, morte vascolare), marginalmente significativa e inferiore rispetto alla stima di riduzione su cui era stato dimensionato il trial. ➢ L’analisi dei risultati del CAPRIE per sottogruppi di pazienti dimostra una riduzione non significativa dell’incidenza dell’evento combinato (ictus, infarto, morte vascolare) nei soggetti con pregresso ictus trattati con clopidogrel rispetto a quelli trattati con ASA e un aumento non significativo dell’incidenza dell’evento combinato (ictus, infarto, morte vascolare) nei pazienti con pregresso infarto miocardico trattati con clopidogrel. ➢ La conclusione del CAPRIE resta quella di un marginale vantaggio clinico del clopidogrel sull’ASA nel totale della popolazione presa in esame, con un costo della terapia decisamente superiore rispetto all’ASA. ➢ Dopo la commercializzazione del clopidogrel, sono già comparse in letteratura segnalazioni di porpora trombotica trombocitopenica, sindrome emolitico-uremica, nefropatia membranosa, artrite acuta, ageusia, non osservate durante lo studio CAPRIE. ➢ L’autorità regolatoria europea ha già deciso l’inserimento della porpora trombotica trombocitopenica nel paragrafo “Effetti indesiderati” della scheda tecnica del clopidogrel; altri effetti indesiderati quali febbre, artralgie, artrite e agranulocitosi saranno a breve oggetto di discussione e, probabilmente, saranno anch’essi inclusi tra i potenziali eventi indesiderati di questo farmaco. BIF Mar-Apr 2000 - N. 2 11