Scopo del lavoro: La prostatectomia robotica non è scevra da

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COMPLICANZE ANESTESIOLOGICHE NELLA PROSTATECTOMIA
ROBOTICA: REVISIONE DELLA NOSTRA CASISITICA
Fidanza F, Mosca, Beato A, De Carne C, Dandrea M, De Stefani S, Bianchi G.
Scopo del lavoro: La prostatectomia robotica non è scevra da complicanze
anestesiologiche, una buona preparazione e selezione del paziente può ridurre tali
complicanze con vantaggi per il paziente.
Materiali e metodi: Dal ottobre 2007 all’aprile 2011 abbiamo eseguito 206 RALP. I
pazienti sono stati classificati come ASA I o II ed in 7 casi come ASA III ( pregresso
IMA, AAA, comunicazione intraventricolare) . L’età media è stata di 62.7 anni (4875 anni), peso medio 80 Kg (50-120) BMI medio 26.7 (18-39). Tutti i pazienti hanno
eseguito esami ematici, ECG, ECO addome nel pre-operatorio, nei pazienti obesi
(BMI > 30) si è eseguito esame di funzionalità respiratoria. Tutti i pazienti hanno
eseguito profilassi con EBPM, quella antibiotica è stata eseguita con Piperacillina o
Fluorochinolonici in caso di allergia.
Sul letto operatorio il paziente viene posto in posizione supina con calze elastiche
compressive antitrombosi e le gambe posizionate in gambali di Allen. Si esegue un’
anestesia generale bilanciata con Remifentanyl in infusione continua e Desfluorane.
Si posizionano due accessi venosi periferici 14-16 G ed uno arterioso. Una garza
viene posta all’ interno del cavo orale per evitare il rigurgito e gli occhi sono chiusi e
coperti con Tegaderm ad evitare l’accidentale contatto con i succhi gastrici
eventualmente refluiti a causa del Trendelenburg. Una volta indotta l’anestesia si
posiziona un cuscino retronucale appositamenterealizzato per distribuire il peso in
modo uniforme a livello delle spalle ed evitare lesioni al plesso brachiale.
Durante l’ intervento il paziente viene mantenuto in ipotensione controllata e con
scarsa infusione di liquidi per evitare il rischio di edema, sia esso cerebrale che
polmonare, conseguente alla posizione di Trendelenburg prolungata. Al termine della
sutura e dunque poco prima di riportare il paziente in posizione orizzontale, si
infondono 500 cc di Colloidi e 1000-1500 cc di Cristalloidi per compensare l’effetto
del cambio di posizione sulla pressione venosa centrale.
Risultati: Registriamo 1 (0.4%) solo caso di conversione a cielo aperto dovuto alla
scarsa tolleranza del paziente alle pressioni intraddominali da pneumoperitoneo e alla
posizione di trendelemburg. In 13 (6.3%) pazienti si dovuto ricorrere ad
emotrasfusione nel post-operatorio, nei primi 10 casi abbiamo assistito a 4 parestesie
dell’ arto inferiore, 1 caso di sospetto IMA con successiva coronarografia negativa, 1
caso di FA successivamente autorisoltosi. 1 caso di TVP. Non si sono verificati
PNX, edemi cerebrali, glaucomi acuti, e re-intubazioni per motivi respiratori.
Conclusioni: Dalla nostra esperienza possiamo concludere che una attenta selezione
del paziente e l’utilizzo di adeguati presidi e accortezze anestesiologiche riducono le
complicanze anestesiologiche.
I nostri dati dimostrano che i pazienti ideali sono quelli ASA 1-2, non obesi, con
BMI <29, infatti l’obesità rappresenta la più frequente controindicazione alla RALP
in quanto la posizione di Trendelenburg e il pneumoperitoneo peggiorano la
ventilazione imponendo maggiori pressioni con alto rischio di PNX o di eventuali
conversioni. Per quanto riguarda invece i pazienti ASA III essi rappresentano un
limite per la RALP anche se dalla nostra esperienza una buona preparazione
anestesiologica pre-operatoria ed una elevata esperienza dell’anestesista possono
candidare alcuni pazienti a sottoporsi alla RALP senza elevati rischi.
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