HEGEL 1. I capisaldi del sistema 3. Il giovane Hegel Rigenerazione etico-religiosa e rigenerazione politica Gli scritti giovanili comprendono la produzione letteraria dal 1793 al 1800. L'argomento dominante è quello teologico anche se è strettamente connesso con quello politico. Hegel studia un tema legato alla rivoluzione francese: la rigenerazione morale e religiosa dell'uomo come fondamento della rigenerazione politica. Tesi: non si può realizzare una rivoluzione politica se non è basata su una "rivoluzione culturale", una rigenerazione della persona nella sua vita interiore e del popolo nella sua cultura. Politica e religione -> unità inscindibili. Tesi presenti nelle opere Sui rapporti interni del Wurttemberg e Costituizione della Germania, emerge l'idea che l'aspirazione dei popoli a una vita migliore e alla libertà deve diventare realtà vivente; come? -attraverso riforme che annullino il vecchio sistema sociale -attraverso "l'ansia di libertà del popolo", grazie al quale la forza di libertà interiore possa incarnarsi in istituzioni sociali nuove, basate sull'uguaglianza. Per fare ciò è necessaria una maturazione della coscienza del popolo. In altri frammenti Hegel chiarisce il rapporto religione-politica: potrà nascere un ordine politico egualitario quando i cittadini avranno imparato a vivere la religione come comunanza dei cuori, quando ciascuno di essi avrà imparato a conoscere nella vita interiore del suo vicino il riflesso dell'unica vita di dio. [vedere dio negli uomini] Cristianesimo, ebraismo e mondo greco: perdita e nostalgia dello <<spirito di bellezza>> A Berna, tra il 1795 e il 1797, Hegel scrive La vita di Gesù e La positività della religione cristiana. In quest'ultimo critica le Chiese cristiane affermatesi dopo la morte di Gesù, in esse sarebbe sparito il messaggio religioso del maestro -> fratellanza come precetto di vita, superamento della legge esteriore(fatta di dogmi e comandi) attraverso la legge interiore (basata sull'amore). A Francoforte, tra il 1798 e il 1799, Hegel scrive Lo spirito del cristianesimo e il suo destino in cui ripercorre tutta la storia degli Ebrei. Essi hanno scelto di vivere in inimicizia con la natura e in ostilità con gli altri uomini, basando la loro vita su una fedeltà eslusiva in Dio. Gli ebrei sono vittima del destino che essi stessi hanno aizzato contro di loro (destino=forza con cui la natura reagisce quando l'uomo le si pone contro). Hegel infine studia la figura di Gesù, la quale è più vicina al mondo greco che ha fatto una scelta diametralmente opposta a quello ebraico. I greci hanno vissuto il loro rapporto con la natura in spirito di bellezza. I greci non hanno creato alcuna scissione tra sè e l'unica vita del tutto. Le chiese moderne sono condanante da Hegel in quanto pensano dio come lo pensavano gli ebrei, occore dunque una nuova religione e un nuovo messaggio d'amore. Hegel nel 1800 si trasferisce a Jena e da qui non si attende più che la rivoluzione dello spirito dell'uomo e dei popoli nasca dalla religione, ma dalla oggettiva evoluzione storica e dalla filosofia, in quanto capace di pensare scientificamente, secondo la sua intima necessità, il corso del mondo. 4. Le tesi di fondo del sistema Finito e infinito La realtà non è un insieme di sostanze autonome, ma un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione. Non c'è nulla al di fuori di questo organismo e quindi coincide con l'assoluto, e con l'infinito. Mentre i vari enti di esso coincidono con il finito. Di conseguenza il finito come tale non esiste, ma è una'espressione parziale dell'infinito, e non può esistere se non in connessione con il tutto; è, cioè, una manifestazione e un momento necessario dell'infinito. Riassumendo: il finito, in quanto è reale, non è tale, ma è lo stesso infinito. Questa visione si può definire monismo panteistico, in quanto Hegel vede nel mondo (=il finito), la manifestazione e la realizzazione di Dio (=infinito). Per Hegel l'assoluto si identifica con un soggetto spirituale in divenire (e non è una "sostanza" già data e imutabile), di cui tutto ciò che esiste è un "momento/tappa" di realizzazione ; è quindi un processo di auto-produzione che giunge a svelarsi e raggiunge la piena coscienza di sè solo con l'uomo (=lo spirito) e le sue attività più alte (arte religione e filosofia). Infinito= -assoluto, -spirito, -dio. Ragione e realtà Il soggetto spirituale che sta alla base della realtà viene chiamato da Hegel "idea" o "ragione", intendendo con questi termini l'identità tra pensiero ed essere [o meglio tra ragione e realtà]. Aforisma Hegeliano: <<ciò che è razionale è reale(1); e ciò che è reale è razionale(2)>> (1)la razionalità non è idealità, dover essere, ma è la forma stessa del reale e lo costituisce. [razionalità=sviluppo dell'Idea] (2)la realtà non è una materia caotica ma il dispiegarsi di una struttura razionale (idea o ragione) in modo inconsapevole nella natura, e consapevole nell'uomo. Il mondo è razionalità dispiegata che si manifesta attraverso una serie di momenti necessari; viceversa la ragione si concretizza nella realizzazione del mondo. La funzione della filosofia Hegel ritiene che il compito della filosofia consista nel prendere atto della realtà e comprenderne le strutture razionali che la costituiscono. Paragone della nottola di Minerva: che inizia il suo volo la sera così come la filosofia sopraggiunge quando la realtà ha già compiuto il suo processo di formazione. Il compito della filosofia è di giustificare razionalmente ciò che esiste. 4. Idea, natura e spirito. Le partizioni della filosofia. I tre momenti dell'assoluto: idea, natura e spirito. L'idea <<in sé e per sè>>: è l'idea considerata in se stessa, a prescindere della sua concreta realizzazione nel mondo. [tesi] L'idea <<fuori di sè>>: è la natura, cioè l'alienazione dell'idea nella realtà. [antitesi] L'idea che <<ritorna in sè>>: è lo spirito, cioè l'idea dopo essersi fatta natura torna “presso di sè”, nell'uomo. [sintesi] A questi tre momenti dell'assoluto corrispondono tre sezioni in cui si divide il sapere filosofico: 1) La logica che studia l'idea in sé; 2) La filosofia della natura che studia l'idea fuori di sé; 3) La filosofia della spirito che studia l'idea che torna in sé. 6. La dialettica L'assoluto è divenire e la dialettica è la legge che regola tale divenire, che rappresenta, al tempo stesso, le legge (ontologica) di sviluppo della realtà e la legge (logica) di comprensione della realtà. Tre momenti del pensiero: -astratto o intellettuale: grado di ragione più basso, il pensiero si ferma alle determinazioni rigide della realtà, considera solo le loro differenze secondo il principio di identità e non-contraddizione. [tesi] -negativo-razionale (o dialettico): nega le determinazioni astratte dell'intelletto, mettendole in rapporto con le determinazioni opposte. [antitesi] -positivo-razionale: coglie l'unità delle determinazioni opposte, che sono unilaterali di una realtà più alta che li ricomprende e sintetizza entrambi. In sintesi la dialettica consiste: 1) nell'affermazione di un concetto astratto e limitato che funge da tesi; 2) nella negazione di questo concetto come qualcosa di limitato o finito e nel passaggio al concetto opposto che funge da antitesi; 3) nell'unificazione della precedente affermazione e negazione in una sintesi che ribadisca la tesi ma che comprenda entrambe. Da qui (3) si sviluppa il concetto di Aufhebung che implica l'abolizione e allo stesso tempo la conservazione della tesi, dell'antitesi e della loro lotta. Ogni sintesi diviene, a propria volta, tesi di un'altra antitesi, cui succede un'ulteriore sintesi e così via, sino al compimento del processo globale dell'Assoluto. Puntualizzazioni circa la dialettica La dialettica è la totalità dei tre momenti e non rappresenta solo il secondo momento (che H. chiama “dialettico” in senso stretto). La dialettica non fa che illustrare il principio fondamentale della filosofia hegeliana: la risoluzione del finito nell'infinito. La dialettica esprime il processo mediante cui le varie parti o determinazioni della realtà perdono la loro rigidezza, si “fluidificano” e diventano “momenti” di un'idea unica ed infinita. [crisi del finito e la sua risoluzione necessaria nell'infinito] La dialettica ha un significato ottimistico, perchè ha il compito di unificare il molteplice, negativo incluso. In altre parole il negativo sussiste solo come un farsi del positivo. Riprendendo il discorso dell'Aufhebung sembrerebbe che la dialettica sia apparentemente un processo infinito, ma per Hegel così facendo sfocerebbe in una “cattiva infinità” perchè non raggiungerebbe mai una meta con la quale lo spirito possa avere il pieno possesso di sé stesso. Hegel opta quindi per una dialettica a sintesi finale chiusa, quindi che ha un ben preciso punto d'arrivo: l'Assoluto (o idea o spirito o infinito ecc) 7. La critica alle filosofie precedenti Hegel e gli illuministi L'illuminismo è basato sulla ragione vista come un intelletto astratto che si deve imporre e piegare la storia, non tenendo conto della natura razionale di essa. La ragione degli illuministi esprime solo le esigenze e le aspirazioni degli individui, è una ragione finita. Hegel e Kant Hegel ritiene la dialettica Kantiana tra Intelletto e Ragione troppo ambigua, in quanto separa in modo netto il Fenomeno(il modo in cui interpretiamo un ente) dal Noumeno(la verità oggettiva). Egli ritiene inoltre la morale di Kant troppo astratta, a causa della netta contrapposizione tra felicità e dovere morale. L'essere non si adegua mai al dover essere, la realtà alla razionalità. Kant, con i suoi dualismi, non riesce a cogliere l'infinito. Hegel e i romantici Del romanticismo Hegel critica l'idea del dover cogliere tutto attraverso l'intuizione, in particolare con l'arte. Egli ritiene invece che la razionalità del mondo possa essere compresa dalla filosofia, mentre l'arte tanto cara ai romantici ne dia una rappresentazione del tutto parziale, poiché legata al sentimento. Inoltre contesta gli atteggiamenti individualistici. Nonostante questo nella filosofia di Hegel si possono ritrovare molte tesi del clima culturale romantico (la creatività dello spirito, llo sviluppo provvidenziale della storia, la spiritualità incosciente nella natura ecc). Hegel e Fichte L'accusa principale posta da Hegel a Fichte è quella di aver ridotto l'Assoluto a una meta raggiungibile soltanto idealmente e non concretamente (“cattivo infinito”), di aver dunque fatto venire meno l'idea della piena realizzazione dello Spirito, intralciato in questa dalla Natura. Rifiuta anche il soggettivismo Fichtiano e il suo non riuscire ad assimilare adeguatamente l'oggetto che è ridotto ad ostacolo dell'Io. Hegel e Schelling Secondo Shelling l'Assoluto era un'unità indifferenziata e Statica tra Natura e Spirito, che non si rapportavano tra loro mediante la dialettica. Hegel, invece, ribalta questo concetto, asserendo che Natura e Spirito siano due unità dialetticamente diverse tra loro. In particolare egli definisce la filosofia del suo ex compagno di studi come "la notte in cui tutte le vacche sono nere". L'assoluto di Schelling è un'unità vuota ed astratta. 2. La Fenomenologia dello spirito 1. Il posto della fenomenologia all'interno del sistema. La fenomenologia è la storia romanzata della coscienza, che attraverso erramenti, contrasti, scissioni, e quindi infelicità e dolore, esce dalla sua individualità, raggiunge l'universalità e si riconosce come ragione che è realtà e realtà che è ragione. Fenomenologia → coscienza infelice. La fenomenologia si divide in tre momenti: – coscienza, in cui prevale l'attenzione verso l'oggetto [tesi] – autocoscienza, in cui predomina l'attenzione verso il soggetto [antitesi] – ragione, in cui si arriva a riconoscere l'unità profonda fra soggetto e oggetto, sintetizzando così coscienza e autocoscienza [sintesi] 2. Coscienza Il punto di partenza della coscienza è la certezza sensibile, all'inizio a parte la certezza più sicura in realtà è la più vuota perchè rende certi solo di “questa cosa”, ad esempio di questo albero, non degli alberi in generale; solamente di questo albero presente qui ed ora davanti ai miei occhi [hic et nunc]. Quindi il questo non dipende dalla cosa, ma dall'io che la percepisce. Dalla certezza sensibile si passa alla percezione: in questo stadio l'oggetto non può essere percepito come unità nella molteplicità delle sue qualità se l'io non stabilisce da solo l'unità dell'oggetto. La percezione diventa quindi intelletto quando si riconosce nell'oggetto una forza che agisce secondo una legge determinata. Dunque l'oggetto percepito come un semplice fenomeno distinto dall'essenza stessa dell'oggetto. Caratteristica del fenomeno l'essere solo nella coscienza. In questo modo la coscienza risolve l'intero oggetto-fenomeno in sè stessa e diventa quindi coscienza di sè ovvero autocoscienza. L'autocoscienza considera sè stessa come oggetto e facendo questo si scinde in diverse autocoscienze. 3. Autocoscienza Con la sezione dell'autocoscienza l'attenzione passa dall'oggetto al soggetto, ovvero all'attivitconcreta dell'Io, considerato nei suoi rapporti con gli altri. Signoria e servitù Nel rapporto servo-padrone avviene un rovesciamento dialettico: Il servo lavorando si mette in relazione con le cose, quindi mette in gioco sé stesso trasformando qualcosa. Posticipa la soddisfazione del desiderio perchè lavora per un altro. Così facendo il servo cresce, aumenta la sua capacità di rinuncia e il signore è l'autocoscienza realizzata in cui si riconosce. Il signore invece non facendo nulla è alle dipendenze del servo. È l'autocoscienza realizzata ma non è indipendente. Vedendo il servo come un oggetto non ha un'autocoscienza in cui rispecchiarsi. In questo modo si ritrova ad essere il servo del servo. Il servo quindi, sapendo trasformare il mondo ed essendosi relazionato, si è costruito un'autocoscienza molto più forte. Stoicismo e scetticismo La seconda forma di coscienza lo stoicismo. Nello Stoicismo la coscienza vuole rompere i propri legami con la natura disprezzandoli, ma in questo modo la libertà raggiunta astratta in quanto non viene negata la realtà della natura. Allo Stoicismo segue lo scetticismo che è una della natura. La negazione della realtà della realtà all'interno della coscienza stessa. Ma sempre coscienza singola, ovvero in contrasto singole. Per questo motivo l'autocoscienza si sè stessa. negazione della realtà natura porta a porre ogni la coscienza rimane pur con le altre coscienze ritrova in contrasto con La coscienza infelice Il disaccordo dell'autocoscienza con sè stessa porta alla coscienza infelice. La coscienza infelice trova il suo corrispettivo storico nella coscienza religiosa medioevale. Essa è più devozione che pensiero, ovvero dipendenza della coscienza singola dalla coscienza divina. La coscienza infelice non conosce per il suo pensiero, ma conosce per dono gratuito della coscienza divina. La coscienza infelice giunge all'ascetismo. Nell'ascetismo la coscienza riconosce l'infelicità e la miseria della carne e tende quindi verso l'unificazione con Dio. Grazie a questa unificazione la coscienza giunge a capire di essere essa stessa coscienza assoluta. 4. Ragione Nel Soggetto Assoluto, l'autocoscienza, diventa ragione e assume in se ogni realtà "La ragione è la certezza di essere ogni realtà" Ma questa certezza intuita per divenire verità si deve giustificare: (1)Il primo tentativo di giustificazione è un Inquieto Cercare nella natura. Questa fase storica è quella del naturalismo rinascimentale e dell'empirismo. La coscienza crede di cercare l'essenza delle cose e invece non cerca altro che sè stessa. [ragione osservativa] (2)La ragione, pur cercando apparentemente altra cosa, cerca in realtà sè stessa. Ma in questa ricerca di sè la ragione osservativa va in crisi. Dalla ragione osservativa si passa a quella attiva, quando si rende conto che l'unità di io e mondo non è qualcosa di dato ma qualcosa che deve venir realizzato. Questo è quindi uno sforzo individuale. [ragione attiva] -Delusa dalle ricerche naturalistiche la coscienza si butta nella Ricerca del Piacere. -Nella ricerca del piacere la coscienza si imbatte nella Legge del Cuore(Romanticismo). La legge del cuore urta contro la legge di tutti. -Per sconfiggere la legge di tutti i Romantici si rifanno alla Virtù, ma il contrasto tra la virtù e il bene realizzato non può che risolversi a favore del bene già realizzato. (3)Alle sezioni della ragione osservativa e della ragione attiva, Hegel fa seguire una terza sezione: <<l'individualità che è a se stessa reale in se stessa e per se stessa>> -Il regno animale dello spirito: agli sforzi e alle ambizioni universalistiche della virtù, succede l’onesta dedizione ai propri compiti particolari. Questo è però un inganno, l'individuo crede che quest'opera sia il dovere morale stesso ("la cosa stessa"), mentre in realtà è solo il suo interesse individuale. -La ragione legislatrice: che cerca in sè stessa delle leggi che valgano per tutti, ma che, per la loro origine individuale si rilevano contraddittorie. -La ragione esaminatrice delle leggi: ma nella misura in cui essa sottomette le leggi al proprio esame, appare costretta a porsi al di sopra delle leggi, riducendone l’intrinseca validità. Con queste tre figure Hegel rileva che se ci si pone dal punto di vista dell’individuo si è condannati a non raggiungere mai l’universalità. Essa si trova solo nella fase dello spirito oggettivo e nell'eticità, la ragione realizzata nelle istituzioni storico-politiche di un popolo e soprattutto dello Stato. La ragione reale non è quella dell'individuo, ma quella dello spirito o dello Stato, che per Hegel sono "sostanza etica" cioè rendono possibile ogni atto della vita individuale. [schema a p.928] 5. Lo spirito, la religione e il sapere assoluto -> la leggo dal libro [poco rilevante perchè viene poi ripresa 3. L'Enciclopedia delle scienze filosofiche 1. La logica La logica prende in considerazione la struttura programmatica o l'impalcatura originaria del mondo. I concetti (o categorie) di cui tratta la logica di Hegel non sono pensieri soggettivi, ai quali la realtà rimanga esterna e contrapposta, ma pensieri oggettivi, che esprimono la realtà stessa nella sua essenza. A differenza di Kant, che riteneva le categorie funzioni mentali che valgono soltanto in riferimento al fenomeno; per Hegel le categorie sono determinazioni del pensiero e della realtà in sè. Con questo risulta evidente che per H. la logica(=studio del pensiero) e la metafisica (=studio dell'essere) coincidano. Triade della Logica Hegeliana: 1)Essere: è il punto di partenza della logica ed è indeterminato (così indeterminato da essere pari al nulla) e privo di ogni possibile contenuto. È qualcosa che si sta facendo, si sta dispiegando. Il superamento sarà il divenire che implica il costruirsi delle determinazioni. Nelle prime varie determinazioni infinitesimali, le prime sono: quantità, qualità e misura. Quando l'essere inizia ad interrogarsi su sè stesso (si piega su di sè) e scorge le proprie relazioni allora si passa all'essenza. [tesi] 2)Essenza: è la natura dell'essere, precede la realizzazione; l'essere si ripiega su sè stesso per andare a trovare le sue profonde radici e scopre le proprie relazioni riconoscendosi identico e diverso. Le tre categorie fondamentali dell'essenza sono: -L'essenza come ragione dell'esistenza: Riconoscendosi identica a sè stessa e diversa dalle altre essenze, l'essenza scopre la propria ragion d'essere; e in virtù di questa ragion d'essere diventa esistenza. -Il fenomeno: è l'apparizione dell'esistenza dell'essenza. Ed è la piena manifestazione di ciò che esiste -La realtà in atto: cioè ciò che esiste, è quindi l'unità dell'essenza e dell'esistenza, cioè dell'interno e dell'esterno. Le tre relazioni che la caratterizzano sono la sostanzialità, la causalità e l'azione reciproca [categorie kantiane della relazione] [antitesi] 3)Concetto: arricchito dalla riflessione su sè, l'essere diventa concetto, che è il concetto della ragione, lo spirito vivente della realtà. -Concetto soggettivo [tesi]: concetto puramente formale -Concetto oggettivo [antitesi]: quale si manifesta negli aspetti fondamentali della natura -Idea [sintesi]: unità dell'oggettivo e del soggettivo, ragione autocosciente. [Approfondimento che aveva fatto la Bottini non presente sul libro] Hegel "smonta" i principi di: identità, non-contraddizione, terzo escluso. -Principio di identità: quando diciamo a=a o diciamo una cosa inutile, che è una banale tautologia; oppure vuol dire più di quello che a noi sembra: vuol dire che a è diverso da qualcosa che non è a. Cioè a diverso da non a: questa è l'origine della differenza, la tesi che pone l'antitesi. Facendo agire il principio della dialettica sul principio di identità, o la consideriamo inutile o vuol dire che nell'identità c'è la differenza, che nella tesi c'è l'antitesi, l'io che pone il non io. -Principio di non-contraddizione: se fosse valido ci fermeremmo a un dualismo come quello kantiano, mentre per Hegel il positivo contiene anche il negativo, la tesi contiene l'antitesi. -Principio del terzo escluso: dopo che i due precedenti principi sono dati come non validi, di conseguenza il principio del terzo escluso non ha più senso. 2. La filosofia della natura Per Hegel la natura è "l'idea nella forma d'esser altro", apparentemenre può sembrare che la natura sia altro dall'idea, in realtà è la prima concretizzazione dell'idea. Però se per Shelling la natura la natura è spirito e viceversa; per Hegel la natura è il modo faticoso e dolore attraverso cui l'idea diventa spirito. Da un lato il filosofo presenta questo passaggio come una sorta di caduta dell'idea e dall'altro come una sorta di suo potenziamento: in quanto da una parte la natura è una prima realizzazione dell'idea, ma dall'altra parte l'idea, nel farsi natura, è "la negazione di sè stessa, ossia è esterna a sè". Lo svolgimento dialettico della natura dà luogo solo ad individualità separate (seme, fiore, frutto) e del tutto ripetitive (il nuovo seme inizia da capo tutto il processo e così via all'infinito), ed è proprio questa individualizzazione estrinseca e questa ripetitività della natura a portare Hegel a considerarla il momento negativo del sistema: momento negativo, anche se necessario quale terreno, quale orizzonte per l'emergere dello spirito. 3. La filosofia dello spirito La filosofia dello spirito è lo studio dell'idea che, dopo essersi estraniata da sè, sparisce come natura, per farsi soggettività e libertà, ovvero auto-creazione e auto-produzione. Lo sviluppo dello spirito avviene attraverso tre momenti: -Lo spirito soggettivo (che è lo spirito individuale nell'insieme delle sue facoltà) -Lo spirito oggettivo (che lo spirito sovra-individuale o sociale) -Lo spirito assoluto (che è lo spirito il quale sa e conosce sè stesso nelle forme dell'arte, della religione e della filosofia). 4. Lo spirito soggettivo Lo spirito soggettivo rappresenta la consapevolezza che lo spirito ha di sè in quanto singolo individuo umano e giunge al culmine con la presa di coscienza della sostanziale libertà dell'uomo. La filosofia dello spirito oggettivo si divide in tre parti: -L'antropologia: studia lo spirito come anima [anima=legami tra spirito e natura che determinano il carattere dell'uomo] -La fenomenologia: studia lo spirito in quanto coscienza, autocoscienza e ragione. -La psicologia: studia lo spirito in senso stretto 5. Lo spirito oggettivo La volontà di libertà ottenuta nello spirito soggettivo trova la sua realizzazione solo nello spirito oggetti, in cui lo spirito si manifesta in istituzioni sociali concrete. I momenti dello spirito oggettivo sono tre: il diritto astratto, la moralità e l'eticità. Il diritto astratto [tesi] Il diritto è modo con cui lo spirito si relaziona all'altro attraverso norme che regolano il rapporto di proprietà. Se non c'è un contratto non c'è una proprietà, nel momento in cui c'è un contratto esso può essere rispettato o violato. Se non si rispetta c'è una colpa e quindi una pena. La pena va a superare dialetticamente l'opposizione tra diritto e colpa, questa pena riporta il colpevole all'interno della società, è un modo attraverso cui la società cresce. Infatti il dispiegarsi dello spirito ha bisogno anche della violazione: l'antitesi. La violazione della norma diventa un modo per rafforzare la società, e anche la norma stessa. Riassumendo: la pena è essenziale per la riaffermazione del diritto. Il colpevole non è solo uno che viola il meccanismo ma è anche necessario proprio perchè la violazione, con la pena, viene interiorizzata e l'individuo comprende l'utilità della pena nell'equilibrio universale del diritto. Nel momento in cui il colpevole ha interiorizzato il castigo, cioè si pente, usciamo daò diritto astratto e entriamo nell'ambito della moralità che riguarda la sfera interiore che è quella kantiana. La moralità [antitesi] La moralità è la sfera della volontà soggettiva, quale si manifesta nell'azione. L'ambito della moralità è quello della morale kantiana. La legge come esterna viene interiorizzata come legge morale dentro di noi (riferendosi al colpevole). Una caratteristica della morale kantiana è che è formale e non sostanziale, in poche parole ti dice come devi fare non che cosa devi fare. Hegel non è d'accordo: se rimane forma, rimane astratta e quindi finita e non tocca la concretezza storica, la completezza dell'uomo, finchè rimane come proponimento l'intenzione non arriva a concretizzare il bene; infatti è importante non solo l'intenzione ma anche come essa si traduce. Hegel risegue lo svolgersi della storia della filosofia e alla fine di questo ragionamento si trova con da una parte la tesi diritto, e come antitesi la morale. Il risultato delle due è l'eticità. L'eticità [sintesi] L'eticità è la morale pubblica tradotta nell'ambito della società. La morale riguarda l'individuo, l'eticità riguarda l'azione dell'individuo nella società. -La famiglia [tesi] La prima società in cui si trova l'uomo è la famiglia, che si articola nel matrimonio (=regola della madre), nel patrimonio (=regola del padre). Non è una relazione di lotta (come tra autocoscienze) ma una relazione che costruisce la società, di una relazione affettiva che genera la famiglia. La sintesi è l'educazione dei figli. La famiglia ha senso perchè è la cellula che produce il nuovo cittadino e lo educa e cresce fino alla maggiore età, all'interno di una comunità organica. La famiglia consiste nei legami dialettici tra uno e l'altro, è un contenitore dialettico. L'unione tra i genitori consente l'allevamento dei futuri cittadini. A un certo punto, una volta educato, il figlio va lasciato andare, sennò la possibilità di crescere e mettersi in relazione col mondo finisce; sarebbe come un fiore che non ha la possibilità di diventare frutto. -La società civile [antitesi] La società civile è l'elemento che unifica le relazioni tra gli individui, i singoli sono atomizzati ma in un contesto che è quello che fa diventare queste relazioni da personali a pubbliche. La società civile è l'antitesi della famiglia, ma permette di passare da una relazione piccola al vero fine della storia che è lo stato. La società civile si articola in tre momenti: 1) il sistema dei bisogni, 2)l'amministrazione della giustizia, 3)la polizia e le corporazioni. 1)Gli individui dovendo sviluppare i propri interessi mediante la produzione della ricchezza e la divisione del lavoro, danno origine a differenti classi 2)La giustizia è nella società civile non nello stato, perchè la giustizia regola dei rapporti economici ed è la voce di quella società. [ES: se la società è schiavista regola i rapporti tra le persone. se capitalista i rapporti di proprietà delle cose.] 3)La sintesi rispetto agli interessi dei singoli, non è lo stato ma è un gruppo d'interesse. Avviene quindi un passaggio singolo-gruppo con le corporazioni. La corporazione mette insieme tutti quelli che lavorano in un certo ambito indipendentemente dal ruolo che ricoprono e dalla loro funzione. Grazie alle corporazioni l'individuo vede il suo interesse nell'interesse di una comunità e quindi vi è la massima realizzazione dello spirito nel soggetto che è nel popolo. -Lo stato [sintesi] Lo stato è la sintesi tra società civile e famiglia in quanto è l'incarnazione suprema della moralità sociale e del bene comune. [stato etico = è ciò che è bene e decide cosa è bene e cosa è male. NON è la famiglia in grande. realizza l'ethos, realizza lo spirito del popolo.] Esso si differenzia dallo stato liberale, perchè se fosse solo uno strumento per garantire la sicurezza e i diritti degli individui si confonderebbe con la società civile. Lo stato di Hegel si differenzia pure da quello democratico, perchè non è basato sulla sovranità popolare, in quanto il popolo al di fuori dello stato è solo una moltidudine informe, e perchè la sovranità dello stato deriva dallo stato medesimo. Per hegel la Prussia è lo stato in cui c'è la massima realizzazione della libertà: l'individuo è sottoposto solo alla legge. Essa è l'ultima manifestazione possibile di stato = stato di diritto: in cui vengono rispettate le leggi e non c'è una volontà capricciosa di un sovrano. Questa legge non è una legge che può essere imposta da altri, è una legge che rappresenta lo spirito di quel popolo; che è come un anello, una catena di spiriti dei vari popoli e diventa lo spirito del mondo. Hegel identifica come costituzione "razionale" la monarchia costituzionale moderna, ossia un organismo politico che prevede una serie di poteri distinti, ma non divisi, tra loro. Tali poteri sono: -il potere legislativo, -il potere governativo, -il potere principesco.Nel pensiero politico hegeliano c'è un'esplicita divinizzazione dello stato. Come vita divina che si realizza nel mondo, lo stato non può trovare nelle leggi della morale un limite o un impedimento alla sua azione. Il solo giudice è lo spirito universale, cioè la storia, la quale ha come suo momento strutturale la guerra. 6. La filosofia della storia Lo stato è la suprema incarnazione moralità nella storia [Lo Stato è dio in terra. dio = spirito->si realizza nella storia.] Ogni stato successivo è sempre migliore. Ha un grado di sviluppo della libertà maggiore. Hegel vede nella successione degli stati la realizzazione di gradi sempre più determinati dello spirito, attraverso un processo dialettico->uno stato si oppone a quell'altro, il momento della lotta è il momento della guerra (che è lo scontro tra due autocoscienze che sono tesi e antitesi, come il rapporto servo padrone). Inutile tentare la pace perchè sarebbe la morte civile, un totale appiattimento. [ottimismo e giustificazionismo.] La storia è fatta dagli individui, quindi la ragione sfrutta le passioni degli individui per realizzare questo piano di costruzione dello spirito -> astuzia della ragione, utilizza il desiderio per far andare avanti lo sviluppo dello spirito; quando ha raggiunto lo scopo abbandona la persona che ha utilizzato (per modo di dire). Il fine ultimo della storia del mondo è la realizzazione della libertà dello spirito; questa libertà si realizza nello Stato; lo Stato è dunque il fine supremo. 7. Lo spirito assoluto Una volta che lo stato si è realizzato, lo spirito si è completamente dispiegato e quindi si passa allo spirito assoluto, che riflette su se stesso attraverso l'arte la religione e la filosofia. -Il momento migliore è l'antitesi cioè l'arte classica che rappresenta un equilibrio perfetto; l'arte romantica è troppo spirita rispetto al contenuto (non riesce più ad esprimere la ricchezza dello spirito) e nell'arte simbolica c'è di nuovo uno squilibrio : troppa materia poco spirito. -La religione cristiana è la migliore perchè i suoi dogmi sono la trasposizione metaforica di significati filosofici. -La filosofia è l'elemento principale perchè comprende razionalmente lo sviluppo dello spirito. Ogni filosofia è la comprensione dello sviluppo dello spirito nel momento storico in cui si è sviluppata. La storia è lo sviluppo della filsofia.