“Tre motori sono meglio di uno”. I sistemi

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Dott. Gianni Di Nuzzi
Psicologo – Psicoterapeuta – Personal trainer
Tel. 334 1136047 www.giannidinuzzi.it
NOTA INFORMATIVA
GLI ARTICOLI PRESENTI IN QUESTA SEZIONE SONO LIBERAMENTE
REDATTI E CURATI DAL DOTT. DI NUZZI, ATTINGENDO DALLA PROPRIA
COMPLESSIVA FORMAZIONE, E QUINDI DALLE FONTI SCIENTIFICHE PIU'
ACCREDITATE E DALLA PROPRIA ESPERIENZA PROFESSIONALE.
AL LETTORE SI RIVOLGE LA PIU' VIVA RACCOMANDAZIONE A VOLER
COGLIERE TALE MATERIALE COME UNA SEMPLICE FONTE DIVULGATIVA,
CHE IN NESSUN CASO PUO' SOSTITUIRSI AD UNA CONSULENZA DIRETTA
EFFETTUATA DA UN PROFESSIONISTA.
Agosto 2016
“Tre motori sono meglio di uno”. I sistemi energetici dell'organismo.
Dopo avervi presentato numerosi articoli di psicologia, e dopo aver intercettato alcuni punti di
connessione tra psicologia e sport in un apposito lavoro (luglio 2013), desidero in questa sede
esporvi alcuni concetti essenziali che ogni persona interessata al benessere – dunque non solo gli
sportivi – dovrebbe conoscere, in merito a come funziona il nostro organismo quando gli viene
richiesto di compiere uno sforzo muscolare, che si tratti di una semplice passeggiata o del
sollevamento pesi con enormi sovraccarichi. In sostanza, proverò ad illustrare il reclutamento dei
tre diversi sistemi di cui disponiamo per sintetizzare energia, evitando di ricorrere ad eccessive
esplicazioni tecniche, non coerenti con la finalità divulgativa di questo scritto.
Che cosa s'intende quando si parla di sistemi energetici?
Ogni lavoro muscolare, per essere compiuto, ha bisogno di una contrazione, rappresentata
dall'accorciamento delle fibre del muscolo. E che che cosa rende possibile tale contrazione? A
partire dal controllo esecutivo del sistema nervoso, è in buona sostanza un'azione chimica che
innesca la contrazione, mediante un processo definito “traduzione chemiomeccanica”: l'energia
chimica si trasforma in energia meccanica e questo permette all'organismo di muoversi o di vincere
la resistenza di un peso, ad esempio sollevando un oggetto. Alla base di tale processo c'è una
“moneta”, di rapida fruizione, costituita da una molecola di adenosina e tre gruppi fosforici:
adenosintrifosfato (ATP). I gruppi fosforici sono caratterizzati da un legame molto instabile, in
particolare la coda di questa moneta energetica è pronta per essere sganciata e comportarsi come
una molla carica. Dunque, l'ATP rilascia un gruppo fosfato che viene trasferito alla proteina
contrattile, traducendo appunto l'energia chimica in energia meccanica. A questo punto, l'ATP si è
trasformato in ADP (adenosindifosfato) ed ha bisogno di essere ricostituito, seguendo un ciclo
continuo che non può essere interrotto, poiché l'ATP è utilizzata per tutte le funzioni corporee
richiedenti energia. La risintesi di ADP in ATP è ricavata mediante tre differenti sistemi energetici:


Sistema Anaerobico Alattacido (grande potenza, bassa capacità)
Sistema Anaerobico Lattacido (buona potenza, media capacità)
 Sistema Aerobico
(bassa potenza, grande capacità)
Il primo sistema risintetizza l'ATP utilizzando le scorte di creatinafosfato (che cede appunto il
suo fosfato) presenti nel muscolo, e questa è la ragione per cui la potenza è rimarchevole, vista la
disponibilità in loco; ma è anche ciò che spiega una bassa capacità, visto che le scorte non sono
infinite e devono a loro volta essere ricostituite. Questo significa: massima energia, ma breve
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durata, massimo 8 secondi. E' denominato anaerobico poiché non richiede l'apporto di ossigeno per
attivarsi, e alattacido in quanto tale procedimento chimico non implica la produzione di acido
lattico.
Il secondo sistema (anaerobico lattacido) si identifica al primo per l'assenza di ossigeno, ma si
differenzia perché in questo caso la sintesi sfrutta un processo chimico a 9 tappe che prende il via
dall'impiego dello zucchero muscolare e termina con la produzione di acido lattico. Anche in questo
caso abbiamo a disposizione risorse consistenti (sebbene meno del primo) e per un periodo
maggiore: circa 50-80 secondi. Però l'acido lattico deve essere smaltito per consentire al muscolo di
contrarsi di nuovo in maniera ottimale, e dunque il cosiddetto debito d'ossigeno che viene a
formarsi è fronteggiato dall'ingaggio del terzo sistema che ora vedremo.
Il terzo sistema (aerobico) è, come già detto, quello con la potenza minore, ma anche quello di
maggiore durata, e certamente quello più interessante per i riferimenti al benessere che intendo
richiamare in questa sede: mentre i primi due, come abbiamo accennato, utilizzano esclusivamente
fosfocreatina e glicogeno presenti nel muscolo per ricostituire l'ATP, il sistema aerobico, dipendente
dall'ossigeno, può usare anche gli acidi grassi depositati nell'organismo, innescare un lavoro
cardiovascolare a beneficio della salute complessiva, ed essere reclutato senza sollecitazioni
estreme, cioé in assenza di condizioni che risulterebbero proibitive per un soggetto non allenato.
In conclusione, avere dimestichezza con i sistemi energetici dell'organismo è una forma di
conoscenza imprescindibile per chi vuole svolgere attività fisica in modo consapevole, e dunque
sapere come comportarsi per lavorare sulla resistenza, sull'esplosività, sul dimagrimento, etc.
Naturalmente non bastano alcune nozioni essenziali, visto che a ciò si aggiungono altre
preziose conoscenze sulla biochimica, sulla fisiologia e l'anatomia umana, e certamente anche sul
timing della nutrizione, cosa – quando – quanto mangiare... Per questo è meglio evitare il fai da te e
affidarsi agli esperti, almeno in prima battuta. Però auspico che alcune delle suddette precisazioni
siano già utili a qualcuno, magari per sfatare falsi miti e luoghi comuni, ad esempio quando si
ritiene che per dimagrire occorra sudare molto e faticare ancor di più... Sbagliato! Non è il sudore
che determina il dimagrimento (da evitare dunque la felpa per la corsa estiva!), bensì il
reclutamento del sistema energetico aerobico, con un lavoro fisico (anche la camminata va
benissimo) non estenuante, che non provochi il fiatone (quello indica appunto il debito d'ossigeno
del sistema anaerobico alattacido), per un periodo continuo non inferiore a 30 minuti, ad una
frequenza cardiaca detta “lipolitica”, rilevabile con l'utilizzo di una formula e del
cardiofrequenzimetro.
E certamente occorre un po' di motivazione, definire gli obiettivi, valutare gli aspetti
psicologici... Ma questo è già stato e sarà oggetto di ulteriori lavori, dunque per il momento ci
fermiamo qui. E buona forma a tutti voi!
Principali riferimenti bibliografici
Campbell, N. (1998), principi di biologia, Zanichelli, Bologna.
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